Pianto
 

CHE COSA FARE QUANDO PIANGE

Per bambino, durante il primo anno, ma soprattutto nei primi sei mesi di vita, il pianto equivale al linguaggio ed è perciò un modo di comunicare e dialogare con l’ambiente esterno, soprattutto con i genitori e, in particolare la madre. Per capire pensiamo a un cane o a un gatto, che quando vogliono chiedere qualcosa ai padroni.  per esempio, se hanno fame, vogliono uscire, o che gli sia aperta una porta, si mettono a abbaiare o a miagolare.

Importantissimo da ricordare sempre
Pianto 0-6 mesi
Il testo seguente è fondamentale e consigliamo ogni genitore di stamparlo e incollarlo nei punti centrali della casa, perché si tratta delle informazioni essenziali per poter interpretare il pianto del bambino e sapere cosa fare.
La traduzione di un singolo episodio di pianto
In questo caso è l’orologio che ci permette di capire cosa voglia dire il bambino; se piange

  • durante la poppata, si stacca dal seno o rifiuta il biberon significa che c’è qualcosa che non va nel latte. se è allattato al seno, può darsi che il latte sia insufficiente o non vada bene la posizione, perciò consulta il box n. 2, se è allattato al biberon, controlla che il latte non sia troppo caldo o troppo freddo. In ogni caso, non insistere col volerlo fare mangiare per forza, ma coccolalo
  • nei cinque minuti successivi al termine della poppata, va preso in collo e coccolato: può darsi che il bambino debba fare il ruttino, oppure che il latte sia stato insufficiente: prova a riattaccarlo al seno, mentre è più facile la risposta se ha preso il biberon: se lo ha finito completamente, può darsi che abbia ancora fame e preparaglielo nuovamente. In ogni caso fai una verifica, consultando il box n. 2
  • se sono passati più di sei minuti e meno di un’ora dal termine della poppata precedente, cioè il bambino, dopo aver smesso di mangiare, è stato calmo per alcuni minuti, poi ha iniziato a piangere, è difficile che si tratti di un problema legato all’alimentazione, infatti, se avesse mangiato poco, avrebbe dovuto iniziare a piangere durante o al termine della poppata. L’ipotesi più probabile è che dica “ mi sento solo”, “voglio essere preso in braccio”. Il primo intervento da fare è di prenderlo in braccio, cullarlo, facendo delle oscillazioni di circa dieci centimetri di ampiezza e una ritmicità di una al secondo. Gli si dovrà dare il succhiotto, parlare dolcemente ed eventualmente cantargli anche una canzoncina melodiosa. Se non fa molto caldo, si potrà mettere il bambino a contatto pelle a pelle con la mamma. Se dopo cinque minuti di questi tentativi, non si calma, è ragionevole pensare che abbia ancora fame e per questo gli andrà ridato il latte. se non lo vuole, si deve tenerlo in braccio e coccolarlo.
  • se è passata più di un’ora dal termine della poppata precedente l’ipotesi più probabile è che il bambino abbia fame, per questo gli andrà offerto il latte, al seno o con il biberon. Oggi, infatti, a differenza di quanto si faceva fino a circa quindici anni fa, si dà da mangiare al bambino quando ha fame (ce lo dice proprio con il pianto), senza attendere che sia trascorso un intervallo minimo di tempo, che una volta era fissato in tre ore. Il latte, sia al seno che al biberon, gli andrà offerto a volontà. Se non ha fame andrà coccolato con le stesse procedure che ho indicato al punto precedente.

Da ricordare
Come regola generale, quando il bambino piange ed è trascorsa più di un’ora dal termine della poppata precedente, va attaccato al seno, se dorme non va svegliato (quando ha fame, lo chiede piangendo, se dorme non vorrà dire nulla alla madre e perciò non avrà fame).

 

 
 
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