T
 

TAMPONE FARINGEO.
Quando si sospetti la presenza dello streptococco betaemolitico di gruppo A, ci sono medici che iniziano a prescrivere direttamente la cura antibiotica e altri che richiedono l’esecuzione del tampone faringeo. Questo si realizza strofinando sul fondo della gola un batuffolo di cotone che si trova alla sommità di una piccola asta di circa 20 cm. Il materiale raccolto con il batuffolo di cotone servirà per eseguire l’esame per la ricerca dello streptococco betaemolitico di gruppo A. l’esame può essere eseguito nell’ambulatorio del pediatra o presso il laboratorio. Le attuali indicazioni sono di eseguire subito un esame definito “test rapido” che in poco più di cinque minuti, dà la risposta dell’eventuale presenza o assenza dello streptococco betaemolitico di gruppo A. se questo esame è positivo, si inizia subito la cura (vedi box n. 3), se, invece, è negativo, viene eseguito, sempre dal tampone faringeo, il test tradizionale, l’esame colturale, che richiede, però un tempo di 48 ore. Se dopo tale intervallo si scopre la presenza dello streptococco betaemolitico di gruppo A (è un’evenienza poco frequente, in quanto i test rapidi sono molto attendibili), si esegue l’antibiotico (vedi box n. 3); se, invece, viene nuovamente negativo, cioè non c’è la presenza dello streptococco, non si deve fare nessuna terapia. Attenzione, però, perché nella gola normalmente ci sono dei batteri, ospiti naturali che però, non danno noia; l’unico che può creare problemi è lo streptococco, perciò il tampone dovrà ricercare solo questo batterio. Se il laboratorio, come in rari casi avviene, ricerca la presenza di tutti i batteri presenti, se ne troveranno molti, per esempio certi stafilococchi o la Candida, ma i genitori non si devono impaurire perché sono ospiti, ma innocui.

TAPPO DI CERUME.
L’orecchio viene tenuto pulito dal cerume che è un detergente naturale,
Il condotto uditivo è provvisto di ghiandole sebacee che producono una secrezione molto vischiosa che però viene diluita da un’altra più liquida prodotta dalle ghiandole apocrine, insieme formano il cerume che, con un movimento dall’interno verso l’esterno  permette la continua detersione di questo canale uditivo, rimovendo anche le cellule del rivestimento esterno che vengono periodicamente sostituite.
Il cerume possiede anche una notevole capacità di mischiarsi all’acqua e perciò rigonfiare.
Se all’interno dell’orecchio questo cerume tende a ristagnare soprattutto perché ha difficoltà ad uscire perché l’orecchie presenta curve e strozzature più del normale, facendo il bagno in mare o in piscina, il cerume, rigonfiando “tapperà” il condotto interno, per questo creerà un ostacolo all’arrivo dei suoni e dei rumori e per questo la persona diverrà ipoacusica sentirà meno e avvertirà una sensazione di ripienezza auricolare (come se avesse l’orecchio “tappato”).
Il tappo di cerume può essere presente in una o entrambe le orecchie.
Che cosa fare?
Non si deve assolutamente cercare di togliere da soli questo tappo, anche se è fastidioso, perciò non si dovranno usare né i cotton fiok (sono sconsigliati sempre in ogni situazione), né eseguire i tentativi “fatti in casa”, per cercare di “stappare l’orecchio” con spilli, aghi … e nemmeno applicare di propria iniziativa olio o altri prodotti, mentre è opportuno rivolgersi al proprio medico o all’otoiatra che in pochi minuti libererà l’orecchio.
Per le differenze con l’otite esterna vedi il “questionario per i genitori” a pag. 00.

TELARCA
(è lo sviluppo del seno nelle femmine).
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: sviluppo del seno.
All’inizio il seno è solo un  piccolo rigonfiamento che aumenta progressivamente, poi  sporgono insieme areola e capezzolo, infine è estroflesso solo il capezzolo (cioè assume la forma come nella donna adulta).

Stadio

Età di esordio in anni

Media

Può variare
da    -    a

La mammella appare come un piccolo rilievo, su cui sporge l’areola

 

11

 

             9    -    13

Sporgenza dell’areola e del capezzolo che formano un rilievo sporgente sopra la mammella

 

13

 

10   -   15

Stadio maturo; sporge solo il capezzolo, mentre si ha l’arretramento dell’areola

 

15

 

             12   -   19

TELEFONO.  

Il telefono oggi è divenuto un mezzo così diffuso che può essere usato da tutti e, da quasi tutti, anche il cellulare che permette di raggiungere il medico da ogni luogo. Va chiarito che se il medico dà consigli per telefono lo fa per ottimizzare la propria prestazione e non per scansare del lavoro. Il medico può richiedere informazioni al paziente per controllare l’evoluzione di una malattia o l’efficacia di una cura, in alcuni casi può decidere se il bambino o l’adolescente sia da visitare o meno, se abbia una patologia urgente o meno. In caso di urgenza può dare i primi consigli. È sempre un modo per rassicurare i genitori.

È importante perciò fare buon uso del telefono. Il medico non deve rifiutare consigli o informazioni, il paziente non deve ritenere che il medico compia un atto illegale se alla fine ritiene necessaria ed esauriente la conversazione telefonica e non visita il bambino.
I genitori devono rispondere in modo esauriente al medico. Il fine della telefonata dovrebbe essere quello di evitare danni per il bambino e l’adolescente e al contrario di trovare soluzioni per migliorare le sue condizioni di salute.
In genere i medici tendono a non prescrivere per telefono farmaci mai usati in passato, mentre talvolta possono indicare la ripetizione, la sospensione, la continuazione o la nuova somministrazione di un farmaco già usato in precedenza.
Seguendo alcuni accorgimenti potremo migliorare l’uso del telefono, rendendo più agevole la comunicazione con il medico, aiutandolo anche a rispondere ai pazienti in modo più produttivo ed efficiente.

  • Prima di telefonare è bene avere a disposizione carta e penna, il numero della tessera sanitaria del bambino, il nome dei farmaci che il bambino sta assumendo e quelli che si hanno in casa a disposizione e che sono già stati usati in precedenza (in ogni caso ne andrà sempre controllata la scadenza).
  • Se c’è bisogno di parlare con il medico per situazioni urgenti è bene farlo il prima possibile, negli altri casi, quando si ha bisogno di consigli è bene telefonare nelle fasce orarie che il medico mette a disposizione.
  • È bene lasciare la prima ora per i motivi urgenti e telefonare nella seconda, o comunque un po’ più tardi per avere consigli più “tranquilli”, per esempio l’alimentazione o la richiesta di ricette o certificati.
  • È bene farsi riconoscere con esattezza dal medico.
  • Quando telefona la mamma non deve presentarsi con il proprio cognome, ma con quello del bambino.
  • Se il medico ha visto solo sporadicamente la famiglia sarà opportuno aggiungere qualche elemento per aiutare nell’identificazione, una conoscenza comune, gli elementi emersi dall’ultima visita.
  • Non ci si deve lasciar prendere la mano dal piacere della conversazione, ricordiamo che il medico sta lavorando, perciò è opportuno essere più brevi e coincisi possibile.
  • Se non è il medico a dirlo si deve chiedere quando è necessario ritelefonare o far visitare il bambino.
  • Se il medico dice di prendere dei farmaci è bene che il genitore gli ripeta le dosi da assumere, è un modo per controllare se ha capito bene.
  • Se risponde la segreteria telefonica è bene ascoltare il messaggio: può darsi che vi sia riportato un altro numero a cui telefonare oppure dia altre indicazioni. Se la segreteria dice di lasciare un messaggio è bene dire, parlando lentamente, il nome e il cognome del bambino, il motivo della chiamata e lasciare un numero telefonico. È bene ripetere due volte queste indicazioni.

 

TELEVISIONE.

Ecco il decalogo per usare bene la televisione

1)   non si deve guardare la televisione più di 2 ore al giorno
2)   i genitori devono conoscere e controllare i programmi che guardano i figli, anzi
3)   devono guardare ogni tanto la televisione insieme ai figli
4)   i genitori devono insegnare ai figli che chi guarda la televisione è più importante di ciò che si vede in televisione e che
5)   il mondo messo in scena dagli spettacoli televisivi non è reale
6)   facciamo capire bene ai figli che la televisione considera alcune persone (per esempio chi è bello, alto, magro, ricco o ha successo) più importante degli altri e che
7)   la televisione manda i messaggi che gli interessa far recepire alla gente più e più volte
8)   quello che viene trasmesso, programmi per i bambini compresi, è finalizzato a vendere i prodotti
9)   non si deve mai mangiare mentre si guarda la televisione
10) non ci deve mai addormentare mentre si guarda la televisione.

Il bambino sente e vede bene se davanti alla TV…

 

 Una domanda che i pediatri si sentono spesso porre da parte dei genitori è: “il mio bambino guarda sempre la televisione da vicino: avrà un difetto della vista?”, oppure “tiene sempre alto il volume del televisore: ci sentirà poco?”, “abbiamo proprio paura perché, quando lo chiamiamo, talvolta non risponde”.
I genitori possono stare tranquilli, perché non si tratta di una malattia.
I bambini guardano la televisione da vicino e tengono il volume alto perché, in questo modo, gli sembra di partecipare maggiormente agli spettacoli: è un po’ una ricerca di essere in “prima fila”, mentre far finta di non sentire i richiami dei genitori in certe occasioni è una scusa per continuare a fare ciò che vogliono, anziché un difetto dell’orecchio.
Comunque alcuni comportamenti che il bambino può avere mentre guarda la televisione possono far sospettare un difetto di vista e udito; ecco, allora, cosa dovete osservare mentre guarda la televisione:
l   potrebbe essere un difetto della vista se,:
-    il bambino “storce gli occhi”
-    ha più di cinque anni e stringe gli occhi
-    sposta il capo, anche se solo leggermente da un lato, in modo da guardare di più con un occhio solo, anziché con entrambi
l   potrebbe avere un difetto dell’udito
-    se, quando guarda la televisione insieme ai genitori, lui non sente bene e chiede di ripetergli le frasi ascoltate, mentre gli altri hanno sentito tutto
-    se tende ad ascoltare solo con un orecchio, per esempio mettendosi sempre a destra o a sinistra rispetto al televisore o a spostare la testa in modo da orientare un orecchio verso la sorgente del suono (potrebbe avere una sordità da un solo lato).

TEMPERATURA.
(vedi febbre)

TENDENZA SECOLARE.
Indica un fenomeno biologico per cui si è avuto un miglioramento delle condizioni fisiche della popolazione: un allungamento dell’età fertile delle donne, per cui il menarca (la prima mestruazione) si è verificato in anticipo, rispetto alle generazioni precedenti e la menopausa in ritardo, mentre le ultime generazioni sono risultate più alte che in passato: dal 1800 al 1950 l’altezza  della popolazione è aumentata di 10 cm. Questi “guadagni” sono avvenuti perché sono migliorate le condizioni di alimentazione, soprattutto per la maggiore introduzione di proteine e calcio, indispensabili per la formazione e il funzionamento dell’organismo, ma anche per la possibilità di curare o prevenire le malattie che possono rallentare l’accrescimento. Per questo le “tendenze secolari” si sono manifestate prima nei paesi dove si viveva meglio, cioè in quelli più industrializzati e soprattutto negli Stati Uniti. Non si continuerà a crescere all’infinito, ma “queste tendenze” secolari cesseranno quando l’organismo avrà raggiunto le migliori condizioni, oppure la statura massima prevista dal proprio genoma, cioè quella che è scritta nel proprio DNA. Molte ricerche svolte in tutto il  mondo cercano di capire quando cesseranno queste “tendenze secolari” in modo da capire quali siano le condizioni ottimali di vita. In Italia queste tendenze secolari non sono cessate e così possiamo fare ancora qualche “guadagno”. Si è visto che ancora oggi le adolescenti italiane presentano il menarca uno o due mesi prima delle rispettive madri, mentre i giovani nati nel 1977 sono 3 millimetri più alti di quelli nati quattro anni prima, nel 1973.

TENIA
(vedi Parassiti intestinali)

TERAPIA DESENSIBILIZZANTE.
I “vaccini”
Il principio che sta alla base dei “vaccini” contro l’allergia è quello di somministrare,  iniziando da quantità molto piccole, dosi crescenti della sostanza verso cui il paziente è allergico in modo da permettere all’organismo di “conoscerla” un po’ alla volta e “scaricare i serbatoi” che contengono le sostanze dell’allergia. Oggi, tramontato il successo di una volta, i “vaccini” sono caduti in disgrazia, ma, in alcune situazioni, sono ancora utili; ecco quando:
l   nelle allergie da pollini, nel bambino sono più efficaci che nell’adulto. Per essere efficace, però, il vaccino non deve contenere più di due allergeni e anche questo è un limite perché gli allergici spesso sono sensibili a molte sostanze.
l   nell’allergia da imenotteri, cioè api, vespe, calabroni: chi è stato punto da uno di questi insetti e ha presentato eruzione sulla pelle, lontano dalla zona della puntura o disturbi a carico di tutto l’organismo, come, per esempio, difficoltà respiratoria, per prevenire che un secondo incontro con un insetto gli provochi disturbi, è bene che effettui il vaccino; non è indicato, invece, nelle persone che presentano solo un arrossamento nella zona della puntura, infatti questo fenomeno è dovuto ad irritazioni locali, anziché allergia.
Farmaci o vaccino? I farmaci di cui oggi disponiamo sono così efficaci che permettono di ottenere degli ottimi risultati sia per prevenire che per curare l’allergia. Infatti il vaccino mantiene per anni la protezione dall’allergia, perciò in alcuni casi viene considerata una terapia complementare ai farmaci. Per i “vaccini” resta lo svantaggio di sempre: sono un po’ dolorosi e, dovendoli praticare o presso l’ambulatorio del proprio medico, o nei centri specializzati, creano spesso anche problemi organizzativi e perdite di tempo.
“Vaccini” iniettati sottocute
°  Pro
-    sono utili nelle allergie da pollini (nel bambino sono più efficaci che nell’adulto)
-    proteggono dall’allergia più a lungo (in genere per anni) dei farmaci
°  Contro
-    sono un po’ dolorosi e
-    dovendoli praticare o presso l’ambulatorio del proprio medico, o nei centri specializzati, creano spesso anche problemi organizzativi e perdite di tempo, non solo legate allo spostamento, ma in più si deve restare per mezz’ora nelle vicinanze dell’ambulatorio, infatti si potrebbero verificare
-    reazioni sfavorevoli, per esempio orticaria e asma
-    per essere efficace, però, il vaccino è opportuno che non contenga più di due allergeni e anche questo è un limite perché gli allergici spesso sono sensibili a molte sostanze.
“Vaccini” per via orale
Cosa sono.
Il principio è identico a quelli iniettati. Per i “vaccini” assunti per bocca non vi sono prove cliniche sufficienti che ne dimostrino l’efficacia clinica, perciò oggi non sono più usati, mentre “funzionano” se vengono introdotti nell’organismo applicandoli sotto la lingua.
°  Pro
-    sono facili da somministrare perciò lo si fa in casa
-    le reazioni sfavorevoli sono poco frequenti, ma si possono verificare nausea, vomito o dolori addominali
°   Contro
-    Il “fai da te” non è sempre un vantaggio, infatti, non avendo il controllo indiretto del medico, spesso ne viene cessata l’assunzione, o per pigrizia o per dimenticanza o perché i genitori ne sospendono la somministrazione appena il bambino accusa i primi disturbi digestivi.
-    Il costo di un ciclo vaccinale per via orale è di circa 1 milione, infatti si devono usare dosi più concentrate anche 20 volte di più rispetto all’identico preparato da iniettare, ma, facendo bene i conti, anche se la terapia iniettoria costa la metà, fra tickets, parcelle, spese di trasporto e di parcheggio, alla fine si spende un’identica cifra.
I Farmaci
Cosa sono. I farmaci di cui oggi disponiamo sono efficaci.
Per prevenzione si usano o antistaminici o cortisonici per via orale.
°  Pro
-    sono ben tollerati: gli antistaminici più moderni non hanno più gli effetti ipnotici di una volta, che spesso davano una sonnolenza fastidiosa e così intensa da rendere controindicata la guida, mentre i cortisonici assunti temporaneamente non creano assuefazione né effetti negativi sull’organismo.
°   Contro
-    Hanno un effetto poco duraturo, che cessa quando vengono sospesi.

TERAPIA INIETTORIA DESENSIBILIZZANTE.
(vedi Terapia desensibilizzante)

TERATOGENO.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: che determina malformazioni.
Teratogeno significa che può determinare malformazioni. In genere ci si riferisce ai farmaci assunti dalla madre durante la gravidanza. Oggi comunque sono pochi i farmaci che possono essere assunti dalla donna incinta.

TERME.
Le reali indicazioni delle cure termali in età pediatrica sono molto deboli.

TEST.

Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: esame.

TESTA, mal di…
(vedi Cefalea)

TESTICOLI.
Le dimensioni dalla nascita alla pubertà presentano un diametro maggiore che varia da 1,9 a 2,5 cm e un diametro minore da 1 a 1,3 cm; il volume perciò varia da 1 a 3 ml, che corrisponde più o meno a un cucchiaino da caffè (3 ml). Alla nascita pesano in media 0,6 gr ognuno e aumentano così poco di dimensioni che fino agli undici anni pesano meno di 2 gr ognuno.
Se i testicoli hanno dimensioni diverse fra loro, sono necessari accertamenti da parte del pediatra.
Nell’adulto le dimensioni sono di 4,8 come diametro maggiore e 2,8 come diametro minore e un volume di 25 ml (corrisponde al contenuto di 2 cucchiai e mezzo grandi da minestra).
Dimensioni medie dei testicoli


Età

Lunghezza e larghezza in mm (medie)

Volume in ml medie

Neonato

19x12

1,6 ±0,4

1-9 anni

15x20

<=1

TESTICOLO AD ASCENSORE
(Vedi criptorchidismo)

TESTICOLO “GONFIO”.
È importante distinguere l’idrocele dall’ernia, per farlo basta una lampadina. Si illuminerà la parte posteriore dei testicoli, se si vede filtrare la luce si tratta si idrocele (vedi), infatti il contenuto è liquido e fa filtrare la luce. Se invece non si vede nulla, significa che si tratta di ernia inguinale (vedi) perché il contenuto è formato da tessuti. (Se c’è anche dolore o arrossamento vedi: scroto acuto).

TESTICOLO MANCANTE.
(vedi Criptorchidismo)

TESTICOLO MOBILE
(Vedi criptorchidismo)

TESTICOLO RITENUTO
(Vedi criptorchidismo)

TETANO, VACCINAZIONE.
La vaccinazione antitetanica in Italia è obbligatoria: per questo tutti i bambini ne ricevono tre dosi durante il primo anno di vita (sono tre “punture” eseguite a 2, 4 e 11 mesi) e un richiamo a 5 e 15 anni di età, che è indispensabile per poter frequentare la prima elementare. In questo modo tutti i bambini sono protetti dal tetano fino a 10 anni, perciò, in caso di ferita o di morso di animale, saranno completamente protetti verso il tetano e perciò non dovranno eseguire nessun tipo di trattamento, né richiamo del vaccino, né iniezione di immunoglobuline. I genitori che hanno figli di 5 o 6 anni dovranno verificare nel tesserino delle vaccinazioni se hanno già effettuato il richiamo dell’antitetanica.

TICKET.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: scontrino.

TIGNA.
È provocata da funghi che vengono trasmessi o da persona a persona o da un animale (per i bambini principalmente gatti, ma anche cani e criceti) oppure dal terreno, dove possono esserci squame o peli infetti, all’uomo. L’infezione colpisce ambedue i sessi, ma è rarissimo osservarla dopo l’adolescenza, ma i bambini sono più facilmente esposti per i maggiori contatti stretti che hanno fra coetanei, l’abitudine a giocare per terra, indipendentemente dalle condizioni igieniche e le grandi effusioni che fanno con gli animali comunque quando sono controllati periodicamente dal veterinario, il rischio diminuisce notevolmente.
La tigna è una malattia che si presenta in modo caratteristico. Ha una forma rotondeggiante, è circondata da un anello esterno rosso, con una zona interna più chiara. Sulla lesione ci sono vescicole e delle squame. Se la tigna si presenta al cuoio capelluto in corrispondenza della lesione si avrà la caduta dei capelli. Si possono trovare le lesioni anche al volto, al tronco e agli arti.
La tigna del piede si chiama piede d’atleta: si trova soprattutto fra le pieghe fra un dito e l’altro specialmente fra il terzo e il quarto spazio determina soprattutto dolore e prurito.
La cura
Se la tigna si trova al capo, bisognerà usare la griseofulvina microcristallina. La terapia si basa sulla somministrazione per via orale (15-20 mg/kg/die in 2 somministrazioni al giorno a stomaco pieno, max 750 mg/die) per 4-6 settimane, comunque fino a 2 settimane dopo la risoluzione clinica.
Per la tigna che si trova nel corpo, o nei piedi si deve applicare un prodotto imidazolico (antifungino) sulla pelle, due volte al giorno per due-quattro settimane.

TONSILLE.
Le tonsille che sono importanti strutture anatomiche presenti nella gola.
Hanno una funzione immunitaria (cioè per la difesa dell’organismo), e un ruolo meccanico perché favoriscono la deglutizione, comprimendo e schiacciando il cibo.
Fino agli anni ’70 venivano tolte con una eccessiva facilità perché si pensava che fossero inutili e che si ammalassero facilmente.
Il loro ingrossamento si pensava che causasse tutta una serie di disturbi del bambino, come  ammalarsi  spesso, non crescere,  non mangiare.
Nella seconda metà degli anni ’70 venne un primo segnale di arresto alla tonsillectomia eccessiva. Si notò che le tonsille erano indispensabili per lo sviluppo del sistema immunitario almeno per i primi 4 anni di vita del bambino e che perciò non andavano assolutamente tolte prima di tale data. Questa scoperta scientifica incrinò il fronte dell’eccessiva tonsillectomia.
I pediatri basandosi anche sui rischi dell’anestesia e il disagio del bambino iniziarono a sconsigliare ai genitori di sottoporre i propri figli a un simile intervento, raccomandazione raccolta anche dagli stessi otoiatri, cioè coloro che dovevano eseguire l’intervento chirurgico.
Su una simile impostazione scientifica, facilmente si inerirono, durante gli anni ‘80, i “criteri di Pittsburg”:le tonsille andavano tolte solo se determinavano un numero eccessivo di infezioni provocate dallo streptococco betaemolitico di gruppo A. Il numero però era altissimo: 7 episodi l’anno, 5 all’anno per 2 anni o 3 all’anno per 3 anni, ma ogni episodio doveva essere documentato con gli esami di laboratorio. Andavano tolte anche se erano così grosse da rendere difficoltosa la respirazione o la deglutizione.
Applicando in modo rigido questi parametri erano pochi i bambini candidati alla tonsillectomia (asportazione chirurgica delle tonsille). In effetti sono pochi i bambini che ogni anno vengono sottoposti a un tale intervento anche i rischi non sono da trascurare, infatti 1 ogni 12 bambini operati presenta delle complicanze durante o dopo l’intervento,  di gravità diverse.
La  cura
Tonsillectomia (asportazione chirurgica delle tonsille). Le tonsille oggi non vengono più asportate perché sono più alti i rischi dell’operazione che il guadagno di non dover assumere antibiotici.
Anche nel campo degli antibiotici da usare sono avvenuti notevoli progressi: prima c’erano solo “punture” di benzatin-penicillina, estremamente dolorose. Poi si passò allo sciroppo che doveva essere assunto per 10 giorni. Oggi bastano 4-5 giorni di cura con antibiotici del gruppo delle cefalosporine per eradicare l’infezione, come è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA)americana.

TORACE.
(vedi Circonferenza toracica)

TORSIONE DEL TESTICOLO
(vedi Scroto acuto)

TOSSE.
La tosse non è una malattia, ma può esserne un sintomo.
Non si deve avere paura della tosse perché è un’“amica”, infatti è un meccanismo di difesa dell’organismo che serve a eliminare tutto il materiale potenzialmente nocivo che può essere penetrato nelle vie respiratorie, dai virus fino ai corpi estranei e, se non ci fosse la tosse, potrebbe arrivare ai polmoni determinando malattie serie. La tosse è perciò un vero “buttafuori” e per questo non solo non se ne deve avere paura, ma non va eliminata, cioè sedata con i farmaci. Non si deve nemmeno avere paura che la tosse sia il sintomo di una malattia grave, infatti gli “interruttori” che la possono “accendere” si trovano solo nelle prime vie respiratorie e non nei polmoni, infatti la tosse, nella quasi totalità dei casi, è provocata da motivi banali, o le infezioni delle prime vie respiratorie, in pratica le zone vicine alla gola o anche da semplice irritazione, per esempio per il fumo o l’aria eccessivamente secca. È perciò inevitabile che un bambino avrà la tosse un certo di numero di giorni o di settimane ogni anno, spesso anche ogni mese, soprattutto quando frequenta l’asilo o ha fratelli, perché avrà una maggior probabilità di incontrare i virus che provocano le infezioni respiratorie.

I sintomi

Per capire che malattia abbia o non abbia il bambino, si deve ascoltare se la tosse sia secca o produttiva (grassa), verificare che sia presente la notte e osservare che ci siano anche altri sintomi.

Quando la tosse è secca

° non c’è di notte
potrebbe essere
-    una banale irritazione, dovuta alla polvere, al fumo delle sigarette presente nella stanza o l’aria inquinata, per esempio dal traffico, dalle industrie o da odori intensi.
Cosa fare
Bisognerà capire e rimuovere cosa provoca l’irritazione

  • un’infezione delle vie respiratorie, cioè la “tosse di gola”: si può sospettare quando il bambino dice che gli fa male la gola, oppure mangia di meno o ha il raffreddore;

Cosa fare
Se non ci sono altri sintomi, non si devono dare medicine.
-    tosse nervosa: in genere, oltre che secca e anche metallica, si nota la voglia di tossire per forza o “a comando”. È sicuramente di origine nervosa quando il bambino, tossendo, si mette la mano davanti alla bocca. Il motivo principale per cui un bambino può presentare una simile tosse è perché cerca di attrarre l’attenzione, come per esempio quando i genitori non si interessano a lui
°   è presente nelle prime ore della notte e/o al mattino al risveglio
-    la colpa è del riscaldamento, soprattutto quando è centralizzato (perché sta acceso più del necessario): l’aria diviene secca e perciò “asciuga” l’interno delle vie respiratorie, perché le secrezioni tendono ad addensarsi e ad evocare la tosse.
La cura
Umidificare l’ambiente
°  c’è di notte
potrebbe essere

  • raffreddore, in questo caso la secrezione del naso “scivola” nella parte posteriore e arriva in gola, stimolando i recettori della tosse, (“si accenderanno” come un interruttore) vedi pag. 00
  • oltre al raffreddore c’è anche mal d’orecchie, voce rauca, congiuntivite, cioè rossi o “appiccicati”: in questo caso si tratta di una infezione delle vie respiratorie, vedi pag. 00

la tosse è produttiva (grassa)
In questo caso può essere presente o assente durante la notte. Quasi sempre è dovuta a un’infezione delle prime vie respiratorie. In genere ha un decorso caratteristico.
1)   all’inizio c’è il raffreddore
2)   dopo 3 o 4 giorni inizia la tosse secca che può essere presente o assente di notte
3)   in pochi giorni diviene “grassa
4)   il muco, cioè il “catarro” diviene di colore giallo-verdastro
5)   in 5/10 giorni lentamente la tosse scompare

La cura

  • bere molto: le bevande decongestionano le vie respiratorie e aiutano il muco a sciogliersi, infatti l’acqua è il più potente mucolitico esistente in natura. È bene scegliere sempre le bevande che il bambino gradisce maggiormente, così sarà più invogliato a berle. Quando è possibile, diamogli anche quelle calde, come latte, tè, camomilla. È bene, invece, non forzarlo a bere o a mangiare controvoglia, perché, tossendo, potrebbe vomitare tutto
  • umidificare l’aria: spesso la tosse è provocata dall’aria eccessivamente secca, che “asciuga” il muco e questo accade soprattutto quando sono accesi i riscaldamenti. Per questo è bene tenere sopra i radiatori due asciugamani di spugna bagnati, che, naturalmente, andranno sostituti quando siano asciutti. Si possono usare anche gli appositi vaporizzatori elettrici che si acquistano anche nei supermercati. Però attenzione: non si devono mai sciogliere nell’acqua o comunque usare prodotti profumati o balsamici, perché gli odori potrebbero aggravare la tosse.
  • non si deve fumare in casa, perché il fumo irrita le vie respiratorie

Quando la tosse è secca e persiste dopo aver seguito i consigli che abbiamo indicato, soprattutto se disturba il bambino durante la notte, o sveglia le persone che gli stanno intorno, se ha superato l’età di 5 anni, gli si può somministrare destrometorfano alla dose di 1 mg al giorno per ogni kg di peso. Il farmaco si può somministrare ¾ volte al giorno, in genere per 3-4 giorni per non più di 10 giorni.
Gli altri farmaci conosciuti come mucolitici, espettoranti o mucoregolatori vengono molto usati, ma è un errore perché non ci sono prove cliniche che ne dimostrino l’efficacia, perciò sono perfettamente inutili.
Quando la tosse è produttiva (grassa) non si devono dare sedativi della tosse, perché è bene che il bambino elimini l’espettorato (il catarro). Non ci si deve preoccupare se il bambino non “sputa”, perché, almeno fino a 5 anni, una volta rimosso l’espettorato (il catarro) dalle vie respiratorie, lo deglutisce facendogli prendere la via dell’apparato digerente.
Gli antibiotici sono indicati solo in pochi casi, soprattutto se si tratta di sinusite o pertosse. È ormai dimostrato che, anche se si somministrano anche quando la tosse è provocata da un’infezione virale, che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi, sono inutili, perché non prevengono, né riducono le eventuali complicanze.
I vaccini anticatarrali o gli immunomodulatori (sono farmaci che dovrebbero stimolare il sistema immunitario) non vanno usati perché non ci sono prove cliniche sufficienti, che ne dimostrino l’efficacia.
Non usare prodotti profumati di nessun genere perché gli odori, profumi compresi, possono evocare il broncospasmo.

Quando rivolgersi al pediatra

Con urgenza se

  • il bambino respira con affanno anche dopo avergli ripulito il naso. Per non sbagliare
  • effettua più di 40 respiri al minuto, o 50 se ha meno di 1 anno: per contarli si deve appoggiare una mano sull’addome e se ne contano i relativi innalzamenti, ognuno dei quali corrisponde ad un respiro.
  • il bambino tossendo ha presentato le labbra cianotiche (bluastre)
  • dolore intenso al torace, o
  • si sospetta che abbia inalato un corpo estraneo (piccole parti di giochi, pezzetti di cibo)

prenotare una visita se

  • la tosse dura da più di 3 settimane
  • il “catarro” diventa giallo-verdastro
  • c’è anche febbre
  • c’è bruciore retrosternale (nella parte anteriore del torace)
  • se il bambino ha meno di tre mesi quando ha tosse da due giorni
  • il bambino non riesce a dormire a causa della tosse

ha vomitato in un giorno 3 o più volte

Riassumendo: I dieci consigli in caso di tosse
1.   Umidificare bene l'ambiente con l'umidificatore oppure mettendo sul termosifone degli asciugamani bagnati
2.   Evitare ambienti chiusi e fumosi
3.   Quasi tutti i farmaci contro la tosse sono inefficaci: solo quando la tosse impedisce al bambino di dormire, si potrà usare un sedativo della tosse, solo se lo prescrive il medico
4.   Consultare il medico se la tosse dura più di 10 giorni, se aumenta di intensità , se compare febbre o respiro difficoltoso
5.   Non limitare eccessivamente le normali attività dei bambino
6.   Non utilizzare aerosol: peggiorerebbero la situazione
7.   Non spendere soldi per prodotti di utilità non certa
8.   Il bambino può continuare ad andare all'asilo o a scuola
9.   E' importante che il bambino beva: proponetegli le bevande che più gradisce, soprattutto prima di dormire (meglio liquidi caldi, se li accetta volentieri)
10. Non coprire troppo il bambino

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?

Nessuna limitazione, cioè il bambino può stare a scuola, se c’è febbre può rientrare un giorno dopo la scomparsa.

TOSSINFEZIONI ALIMENTARI.

Gli elementi che possono far sospettare una tossinfezione alimentare si basano su due aspetti da osservare:

  • i sintomi clinici presenti
  • la distanza in cui questi si sono presentati dopo il pasto

Sintomi
1.   la diarrea  : in genere è simile all’acqua, ma in alcuni casi ci può essere anche il
2.   sangue, che sicuramente rappresenta un elemento di gravità
3    i dolori addominali ci sono quasi sempre: spesso crampi, anche intensi
4    vomito: è uno dei primi sintomi a comparire
5    febbre:
6    il malessere
7    paralisi simmetrica, che si presenta dopo 12-36 ore (il periodo può variare da 3 ore a 14 giorni) dal pasto: interessa all’inizio i nervi dell’occhio, per cui le palpebre sono abbassate e perciò l’occhio resta semichiuso, poi la paralisi “discende” alla bocca e si ha difficoltà a mangiare e a parlare e progressivamente interessa i muscoli della respirazione e gli arti: in questo caso si deve “correre” al Pronto Soccorso, perché potrebbe trattarsi di botulismo
La distanza dal pasto
Una tossinfezione alimentare si può anche sospettare in base alla distanza che passa fra il pasto e la comparsa dei sintomi descritti:
l   se compaiono entro le prime sei ore: sono le forme più benigne, in genere i sintomi predominanti sono il vomito e la diarrea, la guarigione avviene entro le prime 24 ore, non sono necessarie cure, ma è bene bere molto. (In genere ci sono altri “commensali” con lo stesso disturbo (provare a chiedere)
l   da sette a ventiquattro ore: oltre alla diarrea c’è anche il “mal di pancia”: queste forme guariscono in un paio di giorni
l   dopo le prime ventiquattro ore: nella diarrea c’è sangue, la febbre è elevata e ci vuole una settimana, talvolta anche di più per la guarigione
Prevenzione
Quando si presenta un caso di tossinfezione alimentare, tutti, e in particolare i genitori si pongono due domande: cosa si può fare per prevenire, o meglio evitare, la malattia e, nel caso si fosse già contratta, come accorgersi della gravità dei sintomi. Per la prima domanda si deve ricordare che questo tipo di infezioni vengono trasmesse attraverso la via digestiva, che viene definita anche feci-mani-bocca.
Perciò si dovrà agire proprio in questo senso, iniziando dalle

  • mani, facendole lavare spesso e mantenendo le unghie corte, per la
  • bocca, lavare bene le verdure e usare acqua imbottigliata e cibi di cui si sia certi della buona conservazione e usare il latte pastorizzato.

I cibi andranno sempre ben cotti, perciò non andrà mai mangiata la carne cruda o cotta incompletamente, come al barbecue. Per le

  • feci, in caso di sospetto o certezza di tossinfezione, la biancheria andrà conservata separatamente per evitare la diffusione dei batteri.

Attenzione anche agli animali domestici, perché è vero che, se controllati periodicamente, trasmettono pochissime malattie, ma una di queste può essere la salmonellosi, perciò si dovrà portare l’animale dal veterinario, se presenta diarrea.

TOXACARA
(vedi Parassiti intestinali)

TRAINING.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: addestramento.

TRAINING AUTOGENO.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: addestramento autogeno.
È preferibile scegliere il training autogeno che è il modo più naturale per affrontare il parto: si effettua negli ultimi due mesi di gravidanza a cui partecipa anche il marito.
Quando la donna conosce quello che avviene durante il travaglio e il parto non ha ansia, si rilassa maggiormente e collabora anche respirando nel modo giusto.

TRAPIANTO DI RENE.

Ecco le dieci informazioni essenziali.

  • E’stato il primo tipo di trapianto a  essere effettuato (fin dagli anni ’60) perciò è il più studiato e conosciuto.In media  è sufficiente un’attesa di sei mesi per riuscire a trovare  un rene compatibile. I Centri più grandi del mondo sono a  Londra e  a    Lovanio (è. Una città del Belgio).
  • Dà più problemi di rigetto della cornea dove non arriva  il sangue,ma molti meno di fegato e polmone che,al contrario , hanno una abbondante circolazione sanguigna che può trasportare gli anticorpi capaci di riconoscere che l’organo trapiantato  appartiene a un’altra  persona.
  • Come per  altri  trapianti il problema è di trovare organi più simili possibile,perciò di  parenti consanguinei stretti (naturalmente vanno esclusi quelli acquisiti come il  coniuge):l’ideale è un fratello o una  sorella.Vanno esclusi i gemelli monozigoti:è vero  che hanno reni identici,ma che per queste hanno il rischio di ammalarsi in modo uguale ,con la possibilità di sviluppare la  stessa malattia  che ha reso necessario il trapanto nel fratello malato.
  • L’intervento chirurgico è piuttosto semplice:dura da un’ora a un ora e mezzo:In genere non è necessario asportare il rene malato.
  • Problemi postoperatori ci possono  essere.ma sono  risolvibili:il rene trapiantato può funzionare poco,si può restringere l’arteria renale con cui  il nuovo rene  comunica  con  l’organismo che lo ha ricevuto o infine  si può infettare(è la pielonefrite)..
  • Queste complicanze non sono temibili,infatti anche se il trapianto va male c’è sempre  l’altro rene che funziona oppure  si può ricorrere provvisoriamente alla dialisi,in attesa di eseguire un trapianto con un nuovo rene:
  • La degenza dopo l’intervento è di7-10 giorni e,come  per ogni operazione chirurgica,dopo un mese si può riprendere una vita normale.
  • Il rene viene trapiantato con l’obbiettivo che funzioni per tuta la vita (per il fegato è prevista una durata di 8-10 anni perciò dopo  è necessario un nuovo trapianto).
  • Per tuta la vita è necessario che il paziente esegua una cura con farmaci immunosoppressori,che  cioè rendano meno vivace la risposta immunitaria dell’organismo,quella  che potrebbe essere responsabile del rigetto(il nuovo rene  è per l’organismo un nemico perché appartiene a un'altra persona).Il farmaco più usato è l’azatioprina.

All’inizio  il paziente dovrà eseguire controlli una volta al mese,poi sempre meno frequenti:ogni  3 mesi ,poi ogni 6 mesi e infine ne basterà uno all’anno

TRAUMA AI DENTI.
Se il dente si è avulso (è caduto) si deve cercare di fare tutto nel più breve tempo possibile e con la massima igiene: si dovrà cercare di recuperare il dente perduto che andrà conservato nel latte o in soluzione fisiologica oppure lo potrà tenere in bocca uno dei genitori (o una persona adulta) e recarsi da un medico, meglio se dall’odontoiatra, per risistemare il dente nel proprio alveolo. Indispensabile l’odontoiatra invece se il dente si è scheggiato, infatti potrà essere ricostruito con le apposite resine.

TRAUMA CRANICO.

La visita medica è fondamentale, indispensabile e obbligatoria. È invece inutile la radiografia del cranio in caso di trauma della volta cranica.

TRAUMA OCULARE.

Segni e sintomi presenti in caso di lesione oculare e che perciò ne fanno sospettare la presenza

Segni e sintomi presenti

Bambini di meno di 1 anno: % in cui sono presenti i sintomi

Bambini di più di 1 anno: % in cui sono presenti i sintomi

Pianto eccessivo o irritabilità

100

0

Respiro rumoroso

10

0

Si strofina gli occhi

5

0

Palpebre gonfie

5

5

Occhio arrossato

20

76

Lamento per il dolore oculare

Non è rilevabile

95

Disturbi visivi

Non è rilevabile

32

Dà noia la luce

0

76

Non riesce a tenere gli occhi aperti

0

81

Si sa che c’è stato un trauma all’occhio

10

95

TREND.  
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: tendenza.

TRICOCEFALO
(vedi Parassiti intestinali)

TUBERCOLOSI.
Il primo incontro dell’organismo con l’agente infettivo della tubercolosi, che si chiama micobatterio tubercolare, conosciuto come Bacillo di Koch, determina, nella maggior parte dei casi, un’infezione che non dà nessun sintomo, mentre soprattutto a un secondo incontro si ha la malattia.
Il contagio avviene, nella quasi totalità dei casi, fra persona e persona, soprattutto attraverso la via respiratoria, infatti a trasmettere il micobatterio sono i malati di tubercolosi polmonare “aperta”, cioè in grado di diffondere il micobatterio nell’ambiente soprattutto quando ancora non è stata diagnosticata la malattia. La trasmissione è facilitata dall’aria che ristagna.. Per questo per i bambini una delle principali fonti di infezione è il “nonno che tossisce”, quando ancora non si sa che ha la tubercolosi. Infatti la diagnosi è particolarmente difficile, non solo perché possono essere moltissimi gli organi e gli apparati interessati, ma poiché la tubercolosi è poco frequente, di solito gli esami per ricercarla vengono eseguiti solo in un secondo momento.
Gli esami principali sono tre: quello più significativo, che permette la diagnosi certa di tubercolosi è l’isolamento del bacillo di Koch, la radiografia, i tests tubercolinici, che vogliono svelare se nell’organismo siano presenti gli anticorpi contro il bacillo di Koch, per questo viene infiltrato sotto la cute un preparato contenente gli antigeni, cioè delle piccole particelle del micobatterio (per la introdermoreazione di Mantoux si usa una siringa da insulina. Ormai in disuso il Tine test un supporto con quattro punte). Se ci sono gli anticorpi, scambiando queste particelle per veri “nemici”, accorrono nella zona e cercano di neutralizzarli e si vedrà il segno della infiammazione (della avvenuta “battaglia”) attraverso un arrossamento e un rigonfiamento della pelle: questi tests indicano semplicemente che il paziente è venuto a contatto con il bacillo di Koch, però, come abbiamo detto, il primo incontro in genere non significa malattia e non dà sintomi, però, sono importanti perché, se risultano negativi, non è necessario eseguire ulteriori accertamenti, in caso contrario si dovranno valutare le condizioni del paziente
La prevenzione. Esiste un vaccino di cui il tipo più diffuso è il BCG, (è l’acronimo di bacillo di Calmette e Guérin), che è consigliabile per tutte le persone a rischio, ma che è obbligatorio per i soggetti che hanno da 5 a 15 anni, che convivono con soggetti affetti da tubercolosi, figli di infermieri o medici, o per chi vive in aree in cui si hanno molti casi di tubercolosi, gli studenti che si iscrivono alla facoltà di Medicina o militari al momento dell’arruolamento. Si può fare anche una profilassi usando un farmaco, l’isoniazide, che è indicato fra l’altro per chi vive con un familiare affetto da tubercolosi attiva.
La condotta cambia a seconda che la tubercolosi sia latente o attiva.

Tubercolosi  latente
Diagnosi
-     Test tubercolinico e Rx torace
La cura
-     Isoniazide (10 mg/kg/die per os im ev max 300 mg/die) + Rifampicina  (15-20 mg/kg/die in 1-2 dosi per os max 600 mg/die)
Prevenzione
-     Trattamento precoce degli adulti
-     Sorveglianza epidemiologica, soprattutto dei soggetti a rischio
-     Vaccinazione con BCG

Tubercolosi  attiva
Diagnosi
-     endoscopia bronchiale
-     esami sierologici (del sangue) che ha specificità superiore al 98%
-     tecniche di amplificazione del DNA
-     esami batteriologici poco specifici
-     esame dell’espettorato o dell’aspirato gastrico che dà risposta positiva inferiore al 20%)
-     conoscenza della fonte del contagio
-     test tubercolinico
-     Rx torace
La cura
-     isoniazide: 10 mg/kg/die per os im ev max 300 mg/die + rifampicina: 15-20 mg/kg/die in 1-2 dosi per os max 600 mg/die + pirazinamide: 20-40 mg/kg/die max 2 gr/die eventualmente associare etambutolo: 15-20 mg/kg/die in 2-3 dosi per os im ev max 2,5 gr/die.

 

 
 
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