R
 

RABBIA, VACCINAZIONE CONTRO LA.
Esistono pochi casi in cui è richiesta, perché questa infezione è ormai da anni rara in Italia.
Classificazione del rischio di rabbia:

  • Basso rischio

Se a mordere è stato un  cane o un gatto
- non si deve fare nessuna prevenzione se l’animale è vaccinato, oppure si può tenere sotto osservazione per dieci giorni
- si deve avvertire il medico se l’animale è fuggito.
In caso di morso di bovini, ovini, equini, caprini, conigli, scoiattoli, criceti, topi, lepri
- si devono consultare gli operatori delle ASL, ma, difficilmente, si deve fare profilassi antirabbica.

  • Alto rischio

In caso di morso di volpe, tasso, ghiro, donnola, riccio, martora, faina, puzzola, pipistrello, capriolo, scimmia, carnivori in genere
- si deve eseguire la profilassi con immunoglobuline umane specifiche o vaccino.

RACHIDE.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: colonna vertebrale.

RAFFREDDORE.
In realtà si chiama “rinite”, ma è conosciuta da tutti con il nome di “raffreddore”.
Tale termine è nato perché esprime la sensazione di freddo quando si ha la rinite. Si sente freddo perché un infezione del naso è pur sempre una malattia anche se lieve perciò determinerà malessere in tutto l’organismo, infatti è provocato, quasi esclusivamente dai virus che essendo agenti infettivi molto piccoli (in genere hanno dimensioni 25 volte inferiore a quella di un batterio) si possono diffondere e disseminare con facilità. Non si pensi però che il freddo c’entri qualcosa nel provocare il raffreddore. Si tratta infatti di un’infezione, provocata dai virus. Possono essere 200 virus diversi a provocarlo, anche se un terzo dei casi è dovuto al Rhinovirus.
1)   I bambini, ogni anno, presentano da 3 a 8 episodi di raffreddore e sono più colpiti i maschi, mentre dall’età di 12 anni in poi gli episodi si dimezzano (da 2 a 4), ma sono più colpite le femmine soprattutto perché hanno contatti più stretti con bambini piccoli, che sono la principale fonte di contagio.
2) I contatti stretti sono indispensabili per il contagio, perciò non si “prende” il raffreddore con un fugace incontro e il virus non si trasmette nemmeno con la tosse e la saliva.
3)  Con gli starnuti, il soffiarsi il naso e attraverso le mani sporche di secrezione nasale, invece, si può trasmettere il virus del raffreddore, perciò
4) le dita delle mani sono il principale veicolo degli agenti infettivi del raffreddore, infatti con molte ricerche si è potuto dimostrare che il virus è isolabile proprio nelle mani e che, se si applica sulle dita una soluzione che uccida i virus, si ha una riduzione di casi di raffreddore. La prevenzione, perciò, si basa principalmente sul lavarsi accuratamente le mani ogni volta che si tocca un “raffreddato” e non disperdere le secrezioni nell’ambiente, quindi è utile usare i fazzoletti di carta da gettare poi nei rifiuti con cura. Soprattutto le madri e tutte le persone che devono accudire i bambini piccoli dovranno prestare particolare attenzione.
5)   In particolare si deve ricordare che i virus del raffreddore penetrano nell’organismo attraverso gli occhi e il naso, perciò andranno toccati il meno possibile quando c’è un’epidemia di raffreddore.
Questa informazione sull’origine virale del raffreddore è importante perché condiziona le cure e i comportamenti da adottare.
Ecco come rispondere alle domande più frequenti dei genitori.
1. Perché il bambino prende il raffreddore tante volte? Considerando che possono essere circa 200 gli agenti infettivi il bambino li dovrà incontrare un po’ tutti per fabbricare gli anticorpi adatti a fronteggiare gli “attacchi” successivi. È per questo che il bambino prende il raffreddore, in media dai 4 agli 8 episodi l’anno. Man mano che il bambino cresce però si ammalerà sempre meno, e perciò avrà anche meno episodi di raffreddore perché inizierà ad avere una sempre maggior “scorta” di anticorpi a disposizione.
2. Qual è la cura per il raffreddore? Sono i virus a provocarlo e perciò non servono gli antibiotici che sono inefficaci contro tali agenti infettivi.
Il raffreddore guarisce da solo, in media in un periodo che varia dai 5 ai 10 giorni e non è necessario prendere medicine, l’unica che può risultare utile è Un unguento a base di vaselina da applicare 3-4 volte al giorno sulla pelle intorno al naso è utile per evitarne l’arrossamento e la macerazione che danno dolore.
È importante invece tenere libere le narici.
Il bambino molto piccolo non sa soffiarsi il naso e di conseguenza devono essere i genitori a effettuare dei lavaggi con soluzione fisiologica (in pratica acqua salata) che si acquista in farmacia in apposite confezioni. Il miglior sistema per eseguire un lavaggio efficace delle narici è di reclinare la testa all’indietro al bambino in modo che l’apertura delle narici si trovi allo stesso piano del torace. Sarà importante tenere libere le narici prima delle poppate o dei pasti, in modo che il bambino, occupando la bocca con il cibo, possa avere la possibilità di respirare attraverso il naso. Ugualmente è opportuno eseguire questi lavaggi prima di dormire. Il bambino più grande riesce a soffiarsi il naso e allora non ha bisogno di simili lavaggi. L’uso di gocce o spray per il naso contenenti farmaci devono essere prescritti esclusivamente dal medico e non vanno assunti nemmeno su consiglio del farmacista. In caso di febbre si può usare il paracetamolo.
3. Come si fa a sapere se il bambino ha bisogno dei lavaggi nasali? Il naso di un bambino può determinare 4 situazioni:

  • Starnuti. Non si deve fare nulla. Lo starnuto ha la stessa funzione della tosse per le altre parti dell’apparato respiratorio. Serve a espellere il materiale estraneo, o il muco che si trova nelle narici. È una difesa dell’organismo e non si deve fare nulla.
  • Fa rumore quando entra o esce l’aria. Se il bambino respira bene e fa solo rumore non si deve fare nulla. Se invece oltre al rumore si vede che il bambino ha difficoltà a far introdurre l’aria si dovranno eseguire dei lavaggi come abbiamo detto.
  • Il naso è chiuso. Anche in questo caso sono sufficienti i lavaggi. Solo se il naso resta chiuso ininterrottamente per più di 10 giorni si deve avvertire il proprio pediatra.
  • Dal naso fuoriesce liquido o muco. Anche in questo caso un primo tentativo si può eseguire effettuando dei lavaggi, ma se il problema non si risolve entro 24 ore si dovrà telefonare al medico e chiedergli se è necessario usare spray nasali o altri farmaci.

4. Fino a quando è normale il decorso del raffreddore? Nessun problema per i primi 10 giorni nemmeno se la secrezione del naso diventa giallognola o verdastra.
Da tener d’occhio invece la durata perché se il raffreddore dura più di 10 giorni è probabile che sia sopravvenuta la sinusite.
Si tratta dell’infezione dei seni paranasali che sono 8 cavità, 4 per lato, disposte alla destra e alla sinistra del naso con cui comunicano direttamente. L’aria vi entra e vi esce liberamente e non sono presenti agenti infettivi. Quando c’è il raffreddore s’infiammano come il naso e talvolta possono chiudere all’interno del seno paranasale dei batteri che si riprodurranno e determineranno l’infiammazione dei seni che appunto si chiama sinusite. Il segno clinico più importante per riconoscere questa infezione è proprio quello di osservare la durata del raffreddore.
5. Come si valuta la gravità del raffreddore? In genere il raffreddore non è mai grave, nemmeno se è infiammata la gola e compare tosse o febbre, purché, appunto, duri meno di 10 giorni. Nel bambino molto piccolo, che non sa respirare con la bocca, è probabile che sembri creare una difficoltà respiratoria e il bambino che introduca l’aria con difficoltà. Non ci si deve fare impressionare da queste difficoltà o dai rumori e fischi al passaggio dell’aria. La difficoltà respiratoria si valuta osservando altri parametri, rilevabili con facilità anche dal genitore. Il naso di fatto non c’entra perché la difficoltà a respirare si ha quando l’aria non riesce a diffondersi nelle parti più interne e profonde dei bronchi e polmoni.
Allora non occupiamoci del naso, ma capiamo proprio come funzionano i bronchi e i polmoni. La prima cosa importante è contare il numero dei respiri.
Basta appoggiare una mano sull’addome del bambino e controllare i relativi innalzamenti, ognuno dei quali corrisponde a un respiro. Se il numero è inferiore a 50 nel bambino che ha meno di 30 giorni, o 40 per le età successive significa che va tutto bene.
Se il numero è aumentato significa che l’aria non riesce a diffondersi in tutti i polmoni (una parte per esempio potrebbe essere infiammata durante la polmonite) e allora l’organismo cerca di compensare questa zona dove non può far entrare l’aria, respirando più frequentemente, è per questo che se il numero dei respiri supera i valori che abbiamo indicato si deve far visitare il bambino dal medico.
Quando il bambino ha meno di un anno
In ogni stagione, anche d'estate, il bambino di meno di un anno può presentare una rinite acuta ("prendere il raffreddore"). Sembra una cosa di poco conto, ma l'ostruzione del naso può rendere difficoltosa l'alimentazione impedendo la respirazione nasale: il lattante può smettere di mangiare, divenire noioso, piangere in continuazione sia per la fame che per il raffreddore.  E' bene perciò avere tutte le nozioni indispensabili per il trattamento della rinite che è finalizzato principalmente a mantenere libera la cavità nasale e permettere una normale respirazione.
Prima di tutto va effettuata una accurata pulizia del naso: è bene usare la soluzione fisiologica, che si può acquistare in farmacia o in molti negozi di ottica. Subito dopo, se ce n'è bisogno, si può aspirare la secrezione nasale con apposite perette in gomma, ma si tratta di un trattamento fastidioso e poco efficace. Dopo aver cercato di rimuovere manualmente parte della secrezione mucosa che ostruisce la cavità nasale, impedendo la normale ventilazione, si possono istillare le gocce nasali. Se è possibile è bene farsi consigliare dal proprio pediatra il tipo di gocce nasali più idoneo all'età del bambino. Se non è stato fatto è consigliabile applicare lo stesso tipo di gocce già usato in passato. Nell'eventualità che non si conosca nessun prodotto si può somministrare: argento proteinato 0,5%,  prodotto di largo impiego e perciò di facile reperimento in qualunque farmacia.  Le gocce nasali vanno usate l'al bisogno", cioè quando il lattante ha le cavità nasali ostruite: si possono usare una sola volta, ma anche 5-6 volte il giorno, cioè prima di ogni poppata e prima di dormire. Se si nota che il lattante ha il naso ostruito, prima di dargli da mangiare, sarà utile liberargli le cavità nasali con le gocce da istillazione, somministrate qualche minuto prima dell'inizio della poppata. Ci si comporta così per avere il massimo effetto terapeutico per l'intera durata della poppata.
Ultima raccomandazione: è sempre bene tenere umidificato l'ambiente.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Nessuna limitazione, cioè il bambino può stare a scuola, se c’è febbre può rientrare un giorno dopo la scomparsa.

Rinite (raffreddore) allergica
Se il raffreddore di origine allergica è iniziato da marzo a giugno, sarà determinato dai pollini, mentre se è presente tutto l’anno la causa sarà invece la polvere.

Sintomi

  • Secrezione nasale: è un importante elemento per distinguere vari tipi di raffreddore, infatti nella forma allergica fuoriesce dal naso un liquido abbondante e limpido. Mentre nel raffreddore infettivo la secrezione del naso è più consistente, mucosa, filamentosa e talvolta verdastra.
  • Starnuti a salve: la caratteristica del raffreddore allergico è di effettuare uno serie ininterrotta di starnuti, uno di seguito all’altro anche più di trenta.
  • In genere si associa a congiuntivite.
  • C’è prurito al naso, talvolta anche agli occhi e alla gola.
  • Palpebre sono gonfie.
  • La lacrimazione è abbondante.
  • La secrezione oculare è limpida.
  • C’è fotofobia (dà noia la luce).
  • Saluto allergico: il raffreddore allergico provoca uno sfregamento caratteristico, il paziente, anziché strofinarsi il naso con la punta delle dita, lo fa con il palmo della mano, pressandosi il naso in modo circolare.
  • Barra trasversale: a forza di strofinarsi il naso con il palmo della mano, il paziente si  provoca un ripiegamento della pelle nella parte centrale del naso.

La cura

    • Preventiva (da attuare prima della comparsa dei pollini):

Disodiocromoglicato: 1-2 puff  4-6 volte al giorno.

      • Sintomatica (per ridurre i sintomi):

Beclometasone: 1-2 puff 2-3 volte al giorno.

RAGADI ANALI.
Sono più frequenti fra le femmine e nei primi 3 anni di vita. Sono localizzate intorno all’ano e hanno un aspetto lineare o a punta. In genere è provocata da stipsi o infiammazione della zona intorno all’ano. Il sintomo principale è il dolore, evocato dalla defecazione, ma anche la fuoriuscita di sangue rosso, spesso al passaggio delle feci che così risulteranno striate di rosso. Per risolvere il problema delle ragadi anali si deve combattere la stipsi, facendo mangiare al bambino frutta e verdura, ma mai ricorrendo ai lassativi. È importante anche l’igiene personale, cioè lavare speso il bambino. Utile anche tenerlo senza pannolino durante la notte se lo usa ancora.

RANGE.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: oscillazione  (si riferisce  all’escursione  dei valori  ottenuti da un esame. In genere  si tratta dei valori normali che prevedono sempre  un oscillazione, fra un massimo e un minimo, ma sempre normali).

RAUCEDINE
La voce rauca, definita anche raucedine, è determinata da un'infiammazione della laringe e delle corde vocali che si trovano al suo interno. Le corde vocali, che servono per parlare, una volta infiammate, determinano un'alterazione del tono e del timbro della voce. Pertanto la voce rauca è l'espressione di una infezione. A provocarla in genere è il virus parainfluenzale che è diffuso durante il periodo autunno-inverno. Questi virus determinano un'infiammazione del laringe e delle corde vocali che provoca un rigonfiamento della mucosa, che è il rivestimento interno di tali strutture. Tale rigonfiamento restringerà la cavità interna della laringe da cui passa l'aria. Situazione critica nel bambino ove tutto è ristretto. Quando l'infiammazione determinata dal virus è notevole, associata anche a una contrazione di strutture dell'apparato respiratorio, si può avere il laringospasmo, cioè il laringe si restringe chiudendo ancora di più la cavità già ristretta dall'infiammazione. Il risultato sarà che l'aria entrerà con difficoltà e il bambino avrà la sensazione di avere la "fame d'aria".

La forma più efficace di prevenzione è di tenere umidificato l'ambiente, pertanto ora che sono accesi i riscaldamenti, tenere sopra i radiatori accesi degli asciugamani di spugna bagnati, da sostituire appena asciutti, in modo che l'aria umidificata funzioni come un aerosol naturale. È importante anche far bere molto il bambino. Se il bambino ha difficoltà a respirare è importante portarlo in bagno, aprire tutti i rubinetti di acqua calda in modo da creare un ambiente carico di vapore così da contrastare il laringospasmo.

REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO.
Il termine reflusso significa “ritorno indietro” e in questo caso indica quando il contenuto dello stomaco non sufficientemente trattenuto dal cardias che è la struttura anatomica deputata a chiudere la sommità dello stomaco, proprio per impedire che possa “tornare indietro” non è completamente sviluppato, per cui fa uscire dallo stomaco e tornare all’esofago una quantità più o meno grande di cibo.
I sintomi
Vomito, che nel lattante si presenta precocemente, talvolta già durante la prima settimana di vita. Si tratta di una situazione che risolve spontaneamente, speso già nei primi mesi di vita, quando con la crescita del bambino anche il cardias diviene capace di “chiudere bene” la sommità superiore dello stomaco. È importante controllare l’accrescimento in peso (vedi): se l’incremento in peso è normale e regolare, non è necessario fare né esami né cure. Talvolta il contenuto dello stomaco, che contiene già sostanze digestive, può danneggiare l’esofago, in questo caso si avrà emorragia che si dimostra con presenza di sangue occulto nelle feci, vomito striato di sangue: in questo caso è necessario eseguire un’endoscopia. Il reflusso gastro-esofageo non è mai responsabile, come invece erroneamente talvolta si ritiene, di otite o rinofaringiti nel bambino durante i primi mesi di vita.

REGOLA DELLE 4 C
Un intervento efficace per contrastare, combattere, risolvere il soprappeso e l’obesità è seguire la regola delle 4 C. C: comportamento alimentare: limitare i cibi più calorici e mangiare frutta e verdura sia a pranzo sia a cena. Per combattere il soprappeso e l'obesità, che è sempre più diffusa tra i bambini, più che la dieta è importante muoversi. Un'eventuale dieta andrà prescritta dal medico, infatti, il rischio è di togliere al bambino oltre che le calorie anche le sostanze per crescere, mentre invece è importante consumare di più, sia facendogli praticare attività sportiva, ma soprattutto facendogli fare movimento, camminare, andare in bicicletta. C: camminare: si consumano molte calorie senza accorgersene. Vanno create le opportunità per camminare, per esempio accompagnare i bambini a scuola a piedi; anziché stare in casa, fare una passeggiata, per esempio dopo pranzo o dopo cena. C: cane: un pretesto valido per uscire di casa è dover portare fuori il cane. Ci sono ricerche scientifiche che dimostrano che chi ha un cane ha più bassi livelli di colesterolo nel sangue e una minor probabilità di presentare l’infarto del miocardio o altre malattie di cuore o circolazione. Per il bambino che è sempre circondato da presenze inanimate, come televisore, videogiochi, computer e gioca poco sia con i coetanei e gli amici sia con i genitori perché sta troppo tempo da solo, un animale domestico è una presenza vivente che porta solo vantaggi psicologici senza rischi per la salute.

C: ciclismo: andare in bicicletta piace a tutti, bambini, adolescenti e adulti. È perciò un’attività da praticare maggiormente, soprattutto in modo non competitivo. Per gli adolescenti è un po’ più problematico promuovere l’uso della bicicletta perché il loro stile di vita dipende dalle amicizie e dai comportamenti dei coetanei per questo il motorino è una grande concorrenza  in cui la bicicletta ci perde sempre. Il motorino infatti è sempre molto amato perché rappresenta il primo mezzo di trasporto e l’autonomia di movimento.  Al contrario quando i bambini sono piccoli, soprattutto nel periodo delle elementari, vanno molto volentieri in bicicletta e allora il sabato e la domenica o, chi può, nei giorni feriali, è salutare che i genitori vadano a fare un giro in bicicletta con i figli. Ne guadagneranno non solo in salute, ma sarà un modo per rafforzare la relazione tra genitori e figli.

RESILIENCE
Va tradotto come capacità di resistere allo stress
Ecco le dieci caratteristiche di chi ha “resilience”, cioè resiste e vince lo stress:
1)   è simpatico ed educato
2)   sicuro di se stesso
3)   dotato di senso dell’humor
4)   è un “amicone” e instaura con facilità i rapporti con gli altri, ma
5)   è anche un tipo autonomo
6)   è un organizzatore
7)   sa adattarsi bene alle situazioni nuove e “non perde mai la testa”, ma
8)   sa risolvere i problemi
9)   ha spirito di iniziativa
10) è creativo, ma rispetta le regole della convivenza sociale

RESPIRO.
Per misurare il numero dei respiri al minuto, si dovrà appoggiare una mano sull’addome del bambino e contarne i relativi innalzamenti (ogni volta che l’aria entra all’interno delle vie respiratorie, i polmoni si dilatano, spingono in basso il diaframma che sposterà l’intera massa addominale facendola innalzare): se un bambino che ha meno di un anno effettua più di 50 respiri al minuto, o, dal secondo anno in poi, più di 40 deve essere visitato con urgenza.

RICCI DI MARE.
Se si pesta accidentalmente un riccio, gli aculei si infileranno nei piedi talvolta anche in profondità.
Che cosa fare?
Prima di tutto si deve disinfettare l'intera zona colpita, poi si deve cercare di rimuovere con pinzette da ciglia le spine eventualmente presenti, cercando però di non spezzarle.  Appena terminata questa operazione, si dovrà fare immergere la parte colpita nell’acqua salata calda o applicare un impacco per trenta minuti.  Nel caso che qualche aculeo, intero o in parte, resti nel piede, si dovrà seguirne l'evoluzione e se la cute circostante diventa rossa o gonfia, sarà bene rivolgersi ad un medico e preferibilmente al pronto soccorso di un ospedale.

RIGURGITO.
Il rigurgito è l'espulsione dalla bocca di contenuto alimentare che non sia ancora giunto nello stomaco. Può avvenire durante o subito dopo il pasto. Il bambino, apparentemente senza sforzo, emette una o due "boccate".  Può verificarsi in qualsiasi posizione, ma prevalentemente in quella supina.  Se il rigurgito non è frequente nella giornata non ci si deve creare nessun problema e si può consultare, o meglio informare, il proprio pediatra, al ritorno a casa.

RINITE
(vedi Raffreddore).

RINOFARINGITE.
La rinofaringite acuta (in pratica il raffreddore unito al mal di gola) è la più frequente infezione nel bambino, provocata quasi esclusivamente dai virus, perciò non richiede quasi mai la prescrizione degli antibiotici, ma in un caso su tre tali farmaci vengono prescritti dal medico dietro l’insistenza dei genitori, ma questo comportamento è sbagliato, perché
È una malattia benigna, infatti guarisce spontaneamente in un periodo di tempo che varia da 5 a 9 giorni e le complicanze sono poco frequenti, dal 6 al 14% dei casi, in genere si tratta di otite media acuta, di sinusite o di convulsioni febbrili. Le complicanze si presentano più facilmente quando il bambino ha meno di 6 mesi, ha presentato spesso l’otite, frequenta l’asilo nido o la scuola materna, oppure, anche se il caso è più raro, chi ha un’immunodeficienza.
La cura
Solo i bambini che appartengono a queste quattro categorie possono (ma non obbligatoriamente) assumere gli antibiotici, per tutti gli altri non sono necessari. La cura del raffreddore e del mal di gola si basa sugli antipiretici in caso di febbre e lavaggi nasali solo con soluzione fisiologica.. I decongestionanti locali possono essere usati.ma su indicazione del medico.

RITARDO DI LINGUAGGIO.
(vedi Linguaggio, ritardo di)

RITMI BIOLOGICI.
Noi viviamo, subendo i cambiamenti fisici dell’ambiente, infatti, il nostro organismo è condizionato dall’alternanza del giorno e della notte, dell’estate e dell’inverno. I ritmi dell’organismo infatti sono regolati da sincronizzatori esterni, primo fra tutti l’alternanza del buio notturno e della luce diurna e interni, regolati da varie sostanze tra cui gli ormoni. Accanto a questi ritmi interni,ne esistono altri,indipendente dall’ambiente esterno,primo fra tutti il ritmo sonno/veglia,legato ad altri ritmi ,per esempio la temperatura corporea.
L’interazione  di tutti questi elementi determinano i cicli circadiani,cioè  “funzionamenti” diversi dell’organismo durante l’arco della giornata che cambiano di ora in ora. Si hanno cambiamenti anche psicologici e dell’umore infatti la mattina è orientata al pessimismo,il pomeriggio e la sera all’ottimismo. A questi si aggiungono i ritmi della società: la campanella che suona a scuola, l’ora del pranzo, del ritorno a casa e della cena. Ecco allora una guida, ora per ora che indica cosa fare.
Partendo da questi studi e integrandoli con le necessità nutrizionali,fisiche e affettive dei bambini delle elementari e delle medie ho tracciato il modello di  una giornata di buon studio e buona salute.  
Il compito dei genitori quando i figli vanno a scuola si potrebbe riassumere nella frase: “la cosa giusta all’ora giusta”.

  • 6,30-7,30: il risveglio. Il bambino ci mette circa 8 minuti per svegliarsi completamente. Non si può pretendere perciò che si alzi immediatamente. Il consiglio è di svegliarlo 10 minuti prima e permettergli così un tranquillo risveglio. 3-4 minuti li dovrà impegnare a lavarsi i denti (preferibilmente con un dentifricio a base di fluoro). 10-15 minuti invece andranno dedicati alla prima colazione. Si deve dedicare alla colazione un tempo sufficiente in modo che nessuno sia in ritardo e che l’ambiente possa essere rilassato e perciò invitante. Il televisore spento. Ci deve essere la tavola apparecchiata e possibilmente chi è in casa dovrà mettersi a sedere in modo da creare un ambiente favorevole al pasto. La prima cattiva abitudine da combattere è proprio quella, purtroppo molto diffusa tra i bambini e i ragazzi e, di fatto assecondata dalla fretta dei genitori, di andare a scuola senza aver fatto una colazione sufficiente. È importante invece mangiare per introdurre gli zuccheri che servono a far funzionare il cervello. L’ideale è latte (puro o con orzo o cacao) con biscotti o pane e marmellata o cereali secchi, brioches o dolce, infatti in questo modo si introduce un giusto assortimento di grassi, zuccheri e cereali. Però se il bambino rifiuta il latte è bene non forzarlo perché potrebbe essere allergico a latte e latticini. Se al bambino non piacciono questo tipo di pietanze i genitori dovranno trovare dei sostituti graditi, comunque il bambino deve sempre mangiare prima di andare di andare a scuola. Ecco alcune alternative: yogurt, frutta di stagione, spremuta, tè (al limone o al latte), pane con olio extravergine di oliva, pomodoro, mozzarella.
  • 7,30-8,30: in “viaggio” verso la scuola. Anche questa fase dovrebbe esser fatta senza limiti di tempo perché se la distanza fra la scuola e l’abitazione è inferiore a 1 km sarebbe opportuno coprirla a piedi. È noto infatti che la salute dipende in buona parte dall’attività fisica che si compie. Il modo più semplice e salutare è camminare: si consiglia di compiere almeno 3 km il giorno o 3 ore la settimana. Non troviamo la scusa che lo zainetto del piccolo studente è troppo peso, infatti è stato scientificamente dimostrato che non crea nessun danno perché il peso è uniformemente ripartito e viene trasportato comunque per un breve arco di tempo.
  • 8,30-10,30: il risveglio mentale. Alle ore 8,30 si ha il picco minimo che gli aumenta progressivamente. Durante il sonno l’organismo “regola al minimo” le proprie funzioni per risparmiare energia visto che in pratica non ha “nulla da fare”. Certo non si può pensare che un sistema così complesso come il corpo umano si accenda e riparta immediatamente. Infatti deve “scaldarsi” riaccendendo tutte le funzioni e accelerandole progressivamente fino a portarle al “massimo dei giri”. Non è vero perciò che queste sono le ore migliori per studiare perché si ha “la mente fresca” è il contrario: in questo momento che ancora la mente non funziona a pieno ritmo si devono privilegiare le azioni che richiedono il minor numero di operazioni mentali, perciò gli esercizi scritti più meccanici, il disegno per i piccoli, o il teatro, ma l’attività ideale che dovrebbe essere svolta in questo periodo dovrebbe essere la ginnastica, cioè la lezione di educazione fisica: un risveglio muscolare favorirebbe anche il risveglio mentale. Non vanno fatti invece i compiti in classe. In questa fascia oraria per i bambini che frequentano le medie si possono tenere anche le lezioni di educazione artistica in cui si devono fare disegni o composizioni varie, educazione tecnica in cui devono eseguire il disegno tecnico e musica.
  • 10,30-11,00: lo spuntino. È un pasto importante: insieme alla prima colazione deve fornire un quarto di tutte le calorie della giornata (vedi tabelle). È importante che il bambino si senta uguale ai propri coetanei, perciò deve poter scegliere liberamente quello che vuole.
  • 11,00-12,30: (il livello massimo si raggiunge fra le 11,15 e le 11,45) il momento del ragionamento. In questa fase predomina la “memoria di breve durata”: si ricordano le nozioni per pochi secondi e in numero limitato. Questo è il periodo in cui il bambino ha la maggior capacità di ragionale: è il momento migliore per studiare matematica, analisi logica e grammaticale, temi d’italiano, fisica, informatica e chimica. È il momento migliore anche per i compiti in classe. Insomma sono le ore “d’oro” dell’intera mattinata di lezione; gli insegnanti dovrebbero farne tesoro.
  • 12,30-13,00: la “decelerazione”. Questa è la fase in cui diminuisce rapidamente la capacità di concentrazione. Naturalmente non essendoci due esseri umani uguali ci sono alunni che lo fanno prima, altri più tardi. Conviene concludere gli argomenti iniziati alle 11 e trattare materie in cui prevalgano operazioni mentali concrete, cioè parlando su cose che si riescano a vedere o immaginare con facilità, perciò geografia, scienze.
  • 13,00-14,00: il pranzo. Se il pranzo lo si consuma in famiglia tutti devono mangiare le stesse pietanze. In ogni caso è importante rispettare la rotazione settimanale degli alimenti, infatti la carne va mangiata 3-4 volte, mentre il pesce 2-3 volte e 1-2 volte un piatto unico a base di cereali e legumi. Per chi studia sono particolarmente indicati un piatto di fagioli o ceci che contengono molto ferro, utile per facilitare l’apprendimento.
  • 14,00-15,00: la sonnolenza. Questa è l’ora più critica di tutta la giornata perché ognuno ha sonnolenza. È un fenomeno normale che va rispettato: dopo i 4 anni il bambino non ha più bisogno del sonnellino pomeridiano. Questo periodo va invece riservato, quando è possibile alla vita all’aria aperta, possibilmente in piena libertà. Chi ancora fa il tempo pieno sarebbe il momento per qualche “partitella”, invece a casa potrebbe uscire a giocare con gli amici o a fare una passeggiata con uno dei genitori, per i più  fortunati in bicicletta.
  • 15,00-17,00: la memoria (si tratta della “memoria a lungo termine”. Si ha una limitata capacità di memorizzazione). È il periodo della giornata in cui la memoria funziona maggiormente, perciò si apprende e quindi si studia meglio. Queste perciò sono le ore per fare i compiti. In questa prima parte del pomeriggio converrà iniziare a studiare le materie che hanno la quantità maggiore di nozioni, perciò lingua straniera, storia, italiano. I compiti scritti vanno lasciati per ultimi.
  • 17,00-17,30: la merenda. È uno dei 5 pasti principali ma quello che deve fornire il minor numero di calorie: il 10% del totale giornaliero (vedi tabella). Deve essere perciò un pasto leggero perché il bambino deve arrivare a cena con la fame.
  • 17,30-20,00: la ricreazione. Meglio sarebbe aver già finito di fare i compiti. Per chi ne ha tanti consideriamo che la capacità di apprendimento diminuisce più ci si avvicina alla cena perciò lasciamo per ultimi, come abbiamo già detto, i compiti scritti e le materie più facili.

Ultimo sforzo, dopo aver terminato i compiti, prepariamo lo zainetto per il giorno dopo, soprattutto per i bambini delle medie, controllando nel diario le materie e perciò i libri e il materiale (album da disegno, righe, squadre, cartelline…) necessari.
Finiti i compiti l’ideale sarebbe poter fare sport e attività fisica. Ricordiamo che è necessario eseguire 5 ore la settimana di sport, compreso quello effettuato a scuola. Quando non è possibile i bambini possono guardare la televisione, usare il computer o divertirsi con un videogioco. Ricordiamo però che queste attività non devono occupare complessivamente più di 2 ore al giorno.

  • 20,00-21,00: la cena. Tre volte la settimana ci deve essere un pasto a base di formaggio, 2 volte di salumi, una volta un uovo e almeno una volta la pizza. Naturalmente la televisione deve essere spenta. Ricordiamo che frutta e verdura va mangiata sia a pranzo che a cena.
  • 21,00-23,00: relax. Tutti i figli in questa fase vorrebbero giocare con i genitori, ma quasi sempre la televisione capta l’attenzione di tutta la famiglia. Ricordiamo che non deve mai superare la quantità di 2 ore giornaliere (compreso computer e videogiochi). Non deve però guardare mai programmi paurosi o con troppa tensione. Non deve mai addormentarsi guardando la televisione e neppure guardarla mentre sta disteso a letto. C’è il momento per stare svegli, che è quello per esempio quando si guarda la televisione, e il momento di addormentarsi che è uno dei momenti più delicati della giornata. L’arrivo del sonno va agevolato garantendo un ambiente tranquillo in tutta la casa, i genitori non devono essere pedanti, né sfruttare questo momento per insegnare i modi di lavarsi i denti, di mettere a posto i vestiti… perché tutto ciò aumenterebbe l’attenzione e scaccerebbe il sonno. Si deve garantire che la camera sia silenziosa, che in casa non ci siano rumori e gli eventuali televisori accesi abbiamo il volume basso. Ricordiamoci che l’organismo ha dei propri ritmi perciò è opportuno che i bambini vadano a letto sempre alla stessa ora. L’orario giusto per andare a letto è quello in cui “si chiudono gli occhi” cioè il bambino va a letto e si addormenta subito. Per esser certi che non sia un’ora troppo tarda basta controllare il giorno dopo: se il bambino sbadiglia, ha mal di testa, è irritabile, cioè noioso, significa che va a letto troppo tardi e perciò bisognerà mandarlo prima a dormire la sera. Se invece sta bene e non ha disturbi significa che l’ora di andare a letto è quella giusta. Un consiglio ai genitori: è bene che vadano a letto presto anche loro, non solo perché così si garantisce silenzio in casa e i figli si addormentano con più facilità perché è tutta la famiglia che dorme, ma così saranno pronti la mattina dopo per non essere in ritardo e poter garantire un risveglio tranquillo, una prima colazione con tempo sufficiente a disposizione e la possibilità di accompagnare il bambino a piedi a scuola.

Si deve ricordare inoltre che:

  • Tali sincronismi si incrementano con il progredire dell’età.
  • Sono più evidenti fra i 6 e 16 anni.
  • Esiste anche un ciclo settimanale influenzato dal fine settimana per cui il lunedì mattina si ha il rendimento più basso che però aumenta progressivamente fino al martedì pomeriggio per poi stabilizzarsi sostanzialmente, anche se il massimo di prestazioni si raggiungono il giovedì per l’intera giornata e il venerdì mattina.

Il rendimento cala nettamente nella mezza giornata (venerdì pomeriggio o sabato mattina secondo l’orario di apertura delle scuole) che prevede il riposo settimanale.

RITMI CIRDADIANI.
Indicano le modificazioni del funzionamento dell’organismo nell’arco della giornata. Vedi:ritmi biologici.

ROSEOLA INFANTUM.
(vedi Sesta malattia)

ROSOLIA.
È una malattia infettiva provocata da un virus a RNA del genere Rubivirus, famiglia Togavirus. La trasmissione avviene attraverso le goccioline delle secrezioni naso-faringee delle vie respiratorie, oppure dalla madre al feto.
In 2 pazienti su 3 non ce se ne accorge perché i sintomi non sono presenti ma, anche quando ci sono, si riducono a febbre, generalmente bassa e lieve esantema. I problemi, invece, si possono avere quando la rosolia la contrae una donna nei primi tre mesi di gravidanza, infatti si potrebbero determinare gravi malformazioni al feto, ma poiché tutte le donne in età fertile ormai hanno eseguito la vaccinazione o l’esame del sangue per sapere se hanno anticorpi a sufficienza, non solo non c’è da aver paura, ma anzi, tutti questi virus della rosolia in circolazione, quando vengono a contatto con un organismo già protetto, possono far aumentare ulteriormente le difese.
In  due casi su tre ho detto non ci sono segni clinici evidenti, ma  quando i sintomi ci sono però si confondono con facilità con altre forme. Fatta questa premessa ecco il decorso clinico della rosolia: il primo giorno si vedono comparire al volto chiazze o puntini rossi, il secondo giorno l’esantema dovrebbe apparire al tronco, mentre negli arti si manifesta sempre in forma ridotta e poco evidente. La febbre è assente, o, quando c’è, è sempre bassa.
L’unico segno veramente caratteristico della rosolia è la presenza di linfonodi ingrossati alla nuca, nella parte laterale posteriore del collo e dietro le orecchie.
La visita del medico non è sufficiente per fare una diagnosi certa di questa malattia: l’unico sistema è eseguire il test di laboratorio, per ricercare la presenza nel sangue di anticorpi contro il virus della rosolia (gli anticorpi sono in quantità sufficiente da non far contrarre la rosolia solo se il risultato è superiore a 1:32).

Cosa succede se la rosolia viene contratta da una donna in gravidanza?
Più la gravidanza è in una fase iniziale, maggiore è il rischio di avere un feto malformato: nel 1° mese è del 50%, nel 2° dal 30% al 20%, nel 3° del 15%, nel 4° del 10%. Dopo decresce progressivamente. Poiché, soprattutto le prime settimane, nemmeno la donna sa di essere incinta, è opportuno che tutte le femmine, prima dell’inizio dell’età fertile, siano protette contro questa malattia e il sistema migliore è quello di eseguire la vaccinazione o comunque di dosare gli anticorpi.
Non è necessario assumere farmaci.

Per la vaccinazione vedi.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Dopo la guarigione, cioè la scomparsa dei sintomi eventualmente presenti.

ROTAVIRUS.
È  un virus, che si chiama rotavirus perché ha una forma che lo fa assomigliare a una ruota. Proprio perché è un virus., cioè molto piccolo, si trasmette con facilità e infatti il maggior numero dei casi si ha da febbraio ad aprile quando si sta molto tempo negli ambienti chiusi. I più colpiti sono i bambini perché non hanno ancora avuto la possibilità di produrre un numero sufficiente di anticorpi, infatti il maggior numero di casi si ha dopo i sei mesi (prima il bambino è protetto dagli anticorpi ricevuti dalla madre) fino a tre anni.  E’ il principale agente infettivo che provoca l’enterite nel bambino.
Sintomi
I sintomi sono riferiti all’apparato digerente e a quello respiratorio:
- Sintomi digestivi: il primo sintomo a comparire è il vomito, che dura 2-3 giorni, poi la diarrea che dura 4-5 giorni, con feci liquide, simili all’acqua e che non contengono mai sangue. La febbre in genere bassa.

- Sintomi respiratori: mal d’orecchie, mal di gola, tosse e raffreddore.

RUBINETTI.

Il contatto accidentale con l’acqua calda che esce dai rubinetti della casa (bagno o cucina) è un pericolo e una fonte di incidenti per i bambini, soprattutto per i maschi e per quelli che hanno meno di cinque anni, infatti è la terza causa di ustione dopo le bevande calde rovesciate sul corpo o il contatto con materiale caldo.

Si deve fare molta attenzione, perché i bambini anche piccoli riescono ad aprire i rubinetti e il contatto per soli tre secondi della pelle con l’acqua a 60°C può determinare un’ustione di 3° grado.
Per allontanare il rischio ecco cinque consigli:

  • tenere l’acqua dei rubinetti ad una temperatura inferiore a 50°C,
  • spiegare ai bambini anche se sono piccoli il pericolo rappresentato dall’acqua calda,
  • non lasciarli mai soli in bagno,
  •  fasciare, se necessario, i rubinetti in modo da impedire che i più piccoli li possano utilizzare da soli,
  • scegliere caldaie fornite del dispositivo che impedisce che ai rubinetti arrivi acqua ad una temperatura troppo alta.

RUMORI.
Sono sempre dannosi quelli superiori a 90 decibel, in una discoteca si possono raggiungere livelli sonori di 110 decibel. Per fare un rapporto, un motorino normale emette rumori di 70-80 decibel, che in accelerazione, arrivano a 90-100 e una moto può raggiungere i 110.

RUSSARE. 
Fra i bambini di età compresa fra  3 e i 6 anni il 33,5%, cioè 1 su 3, la notte russa e questo  conferisce all’Italia  un primato in Europa, perché in Inghilterra russa il 27% e in Francia addirittura il 10%. Per molte famiglie non è una novità, infatti 2 bambini su 3 fra quelli che russano hanno i genitori che lo fanno anche loro, mentre fra gli altri, quelli che “dormono in silenzio”, troviamo genitori che russano solo in meno della metà (il 44% dei casi). Solo in pochi casi russare determina un tale disturbo della respirazione (apnee, cioè mancanza temporanea di ossigenazione) e del sonno da divenire un fenomeno patologico.
Queste osservazioni hanno anche un’importanza pratica per ogni genitore: non ci si deve preoccupare né meravigliare se il bambino russa la notte, perché è un fenomeno estremamente diffuso, perciò non si deve pensare che abbia le adenoidi ingrossate, o i parassiti intestinali, mentre se la causa è il raffreddore il bambino smetterà di russare la notte appena guarito, ma è bene parlarne con il pediatra quando un bambino che russa di notte, durante il giorno ha sonnolenza, sbadiglia ed è irritabile, cioè si “arrabbia” con facilità (questi tre sintomi dimostrano che dorme male, perché il sonno non lo “ristora”).

RUTTINO.
Un bambino di poche settimane di vita, che si è sempre alimentato normalmente e che alla fine della poppata faceva il rituale "ruttino", una sera, improvvisamente, dopo aver mangiato, si dimena, piange, contrae le gambine, fa piccoli "ruttini", ma non riesce a liberarsi dell'aria deglutita durante il pasto.
La difficoltà della eruttazione è una evenienza abbastanza frequente, soprattutto nei primi tre mesi di vita, ed è di più facile riscontro nel bambino allattato artificialmente. Per facilitare l'espulsione dell'aria, cioè l'eruttazione, e fare in modo che il lattantino si addormenti, è bene tenerlo in posizione quasi verticale fino all'eventuale eruttazione.Si può tenerlo anche in braccio, in posizione verticale, appoggiandolo con l'addome sull'avambraccio di un adulto; quest'ultima posizione sarà particolarmente indicata nel caso in cui il bambino pianga. E' sconsigliato invece percuotere, anche leggermente, il torace del lattante.

 

 
 
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