N
 

 

 

NASCITA.
 Già dopo pochi minuti dalla nascita il bambino cerca il capezzolo, apre la bocca e gli occhi, guarda a destra e a sinistra. Vuole la mamma e la deve trovare nelle migliori condizioni possibili, anzi è bene che il neonato venga attaccato immediatamente al seno perché così si stimola la produzione del latte e può ricevere il colostro, ricco di anticorpi importanti per prevenire le infezioni e questi primi contatti sono determinanti per creare il legame tra madre e figlio.

La dimissione in 24 ore. È preferibile sostituire il termine “dimissione precoce” con “dimissione celere”.

Il termine “precoce” può essere usato come tecnicismo (termine tecnico) nella comunicazione medico-medico in quanto si tratta di studiare le modalità di ridurre i tempi della degenza dopo il parto, ma nella comunicazione verso i pazienti è da abolire in quanto dà l’impressione di una dimissione effettuata prima del tempo, perciò affrettata.
È da scartare anche la proposta di sostituire il termine “precoce” con “protetta” o “appropriata”. Il termine “appropriata” o “protetta” rappresenta una forma di linguaggio criptico e non trova nessuna giustificazione, perché non solo non comunica nulla, ma si potrebbe obbiettare che mai nessun medico ha operato una dimissione che non fosse “appropriata” o “protetta”.
Il consiglio è di evitare termini come “giornaliero” o “day”, per esempio “dimission day”, in quanto nei pazienti c’è l’idea di evitare il pernottamento in ospedale, quando si assimila a day hospital che non è possibile per la dimissione dopo il parto.
Considerando che la lingua non è un organismo naturale, ma dipende da chi la parla e, da chi la consiglia, non hanno mai successo termini elaborati in modo teorico. Per questo motivo il termine “primo die”, pur trattandosi di una definizione molto bella, difficilmente potrebbe entrare nell’uso corrente. Si basa sul fatto che nel lessico della medicina esiste “pro die” e giustificando l’uso del latino con il gran numero di forestierismi (parole straniere) usati nel linguaggio medico.
Dal punto di vista linguistico il termine da scegliere dovrebbe esprimere il concetto di “veloce e rapido”.
In base a tutte queste considerazioni è da scegliere la definizione di “dimissione celere” in quanto esprime il concetto di “veloce e rapido” e nello stesso tempo richiama il termine “posta celere” e perciò permette di realizzare la doppia offerta fra “dimissione celere” e “dimissione ordinaria”. Il richiamo alla diversa tariffa per la corrispondenza può giustificare anche la necessità di fare qualcosa in più per ottenere la dimissione celere, perciò la frequenza ai corsi preparatori al parto e la pratica del rooming-in.
L’obiettivo deve essere quello di dimettere i neonati entro 24 ore dal parto, come avviene in alcuni Stati europei, se il bambino è nato a termine, per via naturale, con peso alla nascita superiore a 2750 grammi e non ha presentato problemi durante la gravidanza, il parto o le ore immediatamente successive alla nascita.
Dimissione neonatale in Europa

STATO

DURATA DELLA DEGENZA IN OSPEDALE

Olanda

Qualche ora
Visite a domicilio per la prima settimana

Finlandia

1 giorno

Danimarca

1 giorno
Poi previste visite a domicilio

Svezia

2 o 3 giorni
La madre porta successivamente il bambino per gli esami

Norvegia
(non fa parte della UE)

2 o 3 giorni
Visite a domicilio

Gran Bretagna

3 giorni per il 1° nato
1 o 2 giorni per i parti successivi

Francia

3 giorni

Spagna – Italia
Grecia – Portogallo

Da 3 a 4 giorni

Belgio – Lussemburgo

4 giorni

Germania – Irlanda

Modalità diverse

I vantaggi della dimissione celere sono molteplici: si permette alla madre di riappropriarsi del proprio ambiente (ancora più importante quando ha altri figli), si favorisce l’instaurarsi della relazione madre-bambini, si riduce il rischio di infezioni nosocomiali.
La dimissione precoce fa ridurre i costi economici per le Unità Operativa ostetrico-neonatologiche, ma presente anche un’utilità dal punto di vista dell’organizzazione ospedaliera, infatti come è previsto dal Piano materno infantile, è prevista la soppressione dei punti nascita dove non avvengano almeno 500 parti l’anno, per questo una degenza breve riduce il disagio della famiglia facendo meglio accettare un accorpamento dei punti nascita e perciò un eventuale spostamento della partoriente.
Fino a oggi il problema della dimissione celere è stato affrontato soprattutto dal punto di vista organizzativo e dell’impostazione di percorsi assistenziali, ma l’obiettivo deve essere sopratutto quello di poter mettere in grado la mamma di tornare a casa potendo gestire da sola il proprio bambino.
Per evitare la medicalizzazione del periodo neonatale che presenta il rischio di deresponsabilizzare la madre, rallentare la relazione madre-bambino, delegando ad altri la responsabilità genitoriale, si devono garantire alla madre tutte le informazioni necessarie per gestire in piena autonomia il proprio bambino, in modo che, dimessa dall’ospedale entro 24 ore, sappia gestire il neonato, individuarne gli eventuali segnali di allarme e, in caso di necessità, sapere a chi rivolgersi.
La madre, soprattutto durante gli ultimi mesi di gravidanza, tende a accumulare il maggior numero di informazioni sul neonato e il lattante, e che ricerca questo tipo di informazioni attraverso i media specializzati e i libri di divulgazione, meno dai corsi preparatori al parto. Tali corsi spesso sono sbilanciati eccessivamente verso la preparazione alla gestione del travaglio e alla collaborazione al momento del parto, perciò nell’ottica della dimissione precoce, dovrebbero essere maggiormente orientati verso la puericultura e la gestione del neonato.
Dovrebbe essere attuata una collaborazione con l’ostetrico-ginecologo che al momento delle periodiche visite della donna in gravidanza specifichi con chiarezza che la dimissione precoce può essere effettuata solo se la madre (preferibilmente insieme al padre) ha seguito i corsi preparatori al parto.
Durante il corso dovranno essere dati tutti gli elementi per la scelta del pediatra di famiglia, in particolare, specialmente per chi abita in città grandi, sapere dove sono ubicati gli ambulatori, le modalità e gli orari di accesso, la presenza di eventuali barriere architettoniche ed eventualmente anche raccogliere informazioni da amiche o conoscenti che abbiano già bambini. È importante infatti che i genitori, appena il bambino viene dimesso, abbiano un punto di riferimento a cui rivolgersi in caso di necessità, o anche solo per porre domande: può essere il pediatra di famiglia, il pediatra ospedaliero, eventualmente potranno essere previste delle visite domiciliari. È indispensabile comunque che i genitori, già al momento della dimissione (questo vale anche per le dimissioni ordinarie), dispongano di un punto di riferimento medico e telefonico a cui rivolgersi in caso di bisogno. Naturalmente dovrà essere prevista una organizzazione ospedaliera in modo da poter effettuare nelle ore successive al parto gli screening previsti.
Un’ulteriore esigenza per garantire la dimissione celere è che alla madre venga dato il bambino immediatamente dopo il parto e che abbia praticato il rooming-in.
Una particolare attenzione dovrà essere dedicata ai genitori a riconoscere i segni della comparsa dell’ittero, infatti più del 50% delle riammissioni ospedaliere sono provocate proprio da tale patologia.
Perché la dimissione celere sia anche una dimissione protetta è opportuno pertanto istruire tutti i genitori, anche quelli che hanno già un figlio, infatti non ci si può basare solo su un pregresso ricordo.

Ecco in 10 punti le informazioni utili ai genitori.

  • Acquisti: Prima di andare in ospedale per il parto la madre deve aver organizzato la casa con un fasciatoio e la zona dove poter cambiare il bambino, aver acquistato un certo numero di pannolini in plastica, la culla e il passeggino. Non serve altro.
  • A casa: Appena portato a casa ricordarsi che è più facile che i bambini sentano caldo che freddo. Quando d’inverno si può regolare la temperatura è opportuno che non superi mai i 20°, d’estate chi ha l’aria condizionata la può usare.

      Ricordarsi sempre di far dormire il bambino in posizione supina.

  • A spasso: Il bambino può essere portato fuori già in 5a giornata se pesa più di 3 chili, mentre se ha un peso inferiore attendere che lo raggiunga. Scegliere le ore con le temperature più miti e gradevoli. (È ancora valido il detto popolare di “andare a spasso nelle ore fresche quando è caldo, e in quelle calde quando è freddo”.
  • Pianto: quando il bambino piange va sempre preso in braccio. Il pianto non è l’espressione di uno stato di sofferenza del bambino ma è il suo modo di comunicare proprio perché non sa parlare. Con il pianto può voler dire “mi sento solo” o “ho fame”. I genitori devono sempre dargli una risposta. Per cercare di tradurre il pianto è sufficiente che guardino l’orologio: se à trascorsa meno di un’ora dalla poppata precedente è probabile che il bambino dica “mi sento solo” e in questo caso i genitori devono subito prenderlo in braccio, dargli il succhiotto e dondolato parlandogli dolcemente e eventualmente canticchiando una canzone melodiosa. Se entro 5 minuti non si calma gli andrà offerto il latte. Se non lo vuole continuare con le coccole.
  • Allattamento e accrescimento: il bambino va allattato quando piange, seguendo le indicazioni del punto precedente. Non va mai tenuto attaccato al seno per più di 10 minuti per parte. Non va fatta mai la doppia pesata.Per i primi 10 giorni il bambino mangerà poco e dormirà molto ma solo perché si deve adattare. Fino a 14 giorni può esser presente il calo fisiologico perciò il bambino perdere peso anziché aumentare oppure crescere in modo insufficiente. Solo dopo il 14° giorno di vita si può iniziare a pesare il bambino inizia ad aumentare in peso, circa 200 grammi la settimana. Si deve avvertire il medico se il bambino aumenta meno di 100 grammi la settimana. Innanzitutto ogni mamma deve sapere che solo 2 donne su 100 non possono allattare, perciò la madre deve attaccare il seno al bambino con la massima fiducia di avere il latte. La mamma che allatta può mangiare tutto ciò che vuole senza paura delle allergie, ma non si deve lavare il seno con un sapone né usare profumi o deodoranti.  Avvertire il pediatra se il bambino sta più di 18 ore senza mangiare.  
  • Evacuazione e caratteri delle feci: se il bambino è allattato al seno non ci si deve preoccupare del numero e del carattere delle feci. Anche se allattato artificialmente il bambino può evacuare dopo ogni poppata oppure ogni 4 giorni. Le feci del bambino allattato al seno sono di colore giallo oro semi-liquide. Se è allattato artificialmente saranno più chiare e consistenti. Nessuna preoccupazione se le feci diventano verdi nel pannolino o addirittura vengono emesse di colore verde. Un simile colore si determina perché l’aria fa trasformare una sostanza che si chiama bilirubina in biliverdina che è quella che conferisce la colorazione verde alle feci.
  • Respirazione: nessuna paura se il bambino starnutisce o ha il respiro rumoroso perché gli starnuti servono a espellere eventuale polvere o comunque materiale irritante dal naso e il rumore si determina perché le cavità strette talvolta funzionano come uno strumento musicale. Avvertire il medico se il bambino ha il naso chiuso o presenta una secrezione nasale. Il miglior indicatore dello stato di benessere del bambino è contare il numero dei respiri che si rileva appoggiando una mano sull’addome. Se il numero degli innalzamenti (ognuno corrisponde a un respiro) è superiore a 50 si deve avvertire il medico. Se il numero inferiore va tutto bene.
  • Ombelico: Si può medicare senza paura che si stacchi. I genitori si devono far insegnare prima della dimissione come si medica l’ombelico, ma è sufficiente una garza sterile che servirà per avvolgerlo e ricoprirlo e una rete elastica. L’ombelico cade in genere entro la 12a giornata. Se ciò non avviene si deve avvertire il pediatra. Il medico andrà avvertito anche se la garza resta macchiata di giallo (è pus) perché potrebbe essere sopraggiunta un’infezione, oppure di rosso, potrebbe esserci un sanguinamento. Avvertire il pediatra anche se la pelle attorno all’ombelico diventa rossa. Il bagno potrà essere effettuato dopo 3 giorni dalla caduta dell’ombelico.
  • Pelle: i genitori devono imparare a riconoscere il colore della pelle per capire se è divenuta bluastra (c’è un problema al cuore o all’apparato respiratorio) o gialla (c’è l’ittero): nei due casi avvertire il pediatra.
  • Il primo controllo: in genere i genitori devono sapere che il primo controllo dal pediatra va effettuato intorno al compimento del 1° mese, cioè fra i 20 e i 40 giorni di vita, mentre la prima vaccinazione viene effettuata dopo il compimento del 2° mese.

NATALE.  
Per i bambini è la festa più amata, per i genitori può essere un momento di dubbi e ansie. Posso mandarlo a letto tardi la sera? Posso lasciare che si abbuffi? E se mangia troppi dolci? Può partecipare al pranzo se ha la febbre? Quando deve fare i compiti? E i regali, meglio uno caro o due più economici?…. sono alcune delle domande che tutti i genitori si pongono e che rischiano di rovinare la festa a tutti. Ecco il  decalogo  da usare come utile guida per trascorrere il periodo natalizio in piena consapevolezza e serenità insieme ai propri figli.

  • Il Natale è una festa religiosa

I genitori devono presentare il Natale come viene interpretato dalla maggioranza delle persone, e cioè come una festa religiosa che celebra  la nascita di Cristo, e non come una festa laica (per esempio per l'inizio dell'inverno o come la festa del solstizio). La scelta non è confessionale o ideologica, ma si basa su solide motivazioni psicologiche: i bambini hanno bisogno di identificarsi e assimilarsi al gruppo dei coetanei, cioè ai comportamenti dei loro compagni. Considerando che la maggioranza della popolazione ritiene che il Natale sia una festa religiosa che viene ricreata attraverso il presepe, è inopportuno che i genitori si mettano in minoranza e si autoescludano dal comportamento collettivo, perché si tratta di un atteggiamento a rischio per i figli. Proprio perché i bambini tendono a comportarsi come i coetanei, i piccoli si porranno il problema del perché quasi tutti, al contrario della propria famiglia, pensano che il Natale sia una festa religiosa. A questo punto le possibilità sono due, una peggiore dell'altra: o i figli riterranno che i genitori abbiano detto una bugia, oppure, assimilandosi ai propri genitori, si sentiranno dei "diversi" o degli "esclusi".

  • Quando i bambini iniziano a non credere più a Babbo Natale

Verso gli 8-9 anni i bambini iniziano ad avere dei dubbi sull’esistenza o meno di Babbo Natale. I genitori non devono dire mai bugie. Finché i bambini ci credono in modo assoluto dovranno coltivare la cosa. Ai primi dubbi, i genitori dovranno sostenere sì l'esistenza di Babbo Natale, anche in modo convinto, ma senza insistere troppo, rispondendo ai dubbi che il bambino si pone senza portare eccessive giustificazioni o prove sulla sua esistenza. In tal modo quando dopo qualche mese i figli si convinceranno che effettivamente Babbo Natale non esiste, i genitori non avranno investito troppo della loro credibilità su un argomento che è destinato a risultare un insuccesso, ma nello stesso tempo non avranno contribuito ad abbattere troppo rapidamente una favola, alla quale anche i grandi, se potessero, vorrebbero credere.

  • Regali

Vanno scelti quelli alla moda, perché sono una garanzia di gradimento e successo, infatti le ditte scelgono i prodotti in base a ricerche sui gusti e le preferenze dei bambini. Inoltre bisogna considerare sempre, come è già stato detto, che bambini e adolescenti vogliono sentirsi uguali ai coetanei, per questo tendono a seguire le mode e avere anche gli stessi gusti.

  • Giochi

Meglio uno in più che in meno, infatti oggi i bambini sono sempre più soli e perciò hanno bisogno di poter occupare il tempo libero in un modo alternativo al guardare la televisione. È utile che i bambini abbiano a disposizione molti giochi tra i quali poter scegliere anche perché, come avviene per gli adulti, per esempio con i capi di abbigliamento, ci saranno alcuni giochi più graditi e altri meno. L’importante è avere la possibilità di scelta. Per quanto riguarda il costo è bene non scegliere mai né giochi troppo costosi né troppo economici e soprattutto meglio un gioco in più che uno in meno. Importante invece è scegliere giochi che permettano di giocare anche in compagnia, con altri bambini o con gli adulti, meglio se con i genitori. Il gioco così non sarà una forma di chiusura per il bambino, ma un modo di aggregazione e di inserimento nella vita di relazione. E’ bene infine chiedere sempre ai bambini le loro preferenze e se possibile accontentarli: come indicazione generale, i giochi da tavolo sono graditi a tutti, le bambole sono il regalo preferito dalle bambine, mentre automobiline e trenini lo sono per i maschietti.

  • Alimentazione

Durante le feste natalizie il cibo ha una importanza fondamentale perché i vari pranzi, per esempio quelli di Natale o dell'Epifania o il cenone di San Silvestro, assumono spesso un ruolo centrale nella festa. Assurdo perciò voler cambiare lo stile di regime alimentare o, ancora peggio, cercare di "fare la dieta" durante le feste. Dal 24 dicembre al 6 gennaio si deve dimenticare ogni tipo di restrizione alimentare. Al contrario sarà importante portare in tavola le ricette e i piatti regionali perché questa è un’occasione importante per fare acquisire ai figli le radici con i propri luoghi.

  • Dolci

Anche in questo caso nessuna preoccupazione perché quello che conta è lo stile di vita che si tiene durante l’anno e non è ciò che si fa in 15 giorni che può danneggiare la salute. Perciò libertà di mangiare i dolci, ma solo in compagnia. Ecco perché. I dolci fanno parte integrante della festa e per questo  non vanno lesinati, ma si deve evitare che la grande abbondanza natalizia ne incrementi l’assunzione eccessiva come fuori pasto, cioè che il bambino li mangi in continuazione. La soluzione è perciò mangiarli e farli mangiare  solo in compagnia, quando sono un occasione per fare festa, e mai lasciare il bambino da solo a mangiare i dolci, per esempio mentre guarda la televisione. Un’ultima raccomandazione è non dimenticare mai di lavarsi i denti dopo i pasti.

  • Sonno

Durante le vacanze natalizie è quasi sempre impossibile mandare a letto i bambini all’ora consueta, ed è anche più difficile che il bambino si addormenti con facilità, considerando tutte le emozioni, le novità delle giornate del periodo natalizio. È importante perciò che i genitori alla sera  non abbiano mai una fretta eccessiva di mandare i bambini a letto per evitare che restino svegli, fenomeno negativo perché l’abitudine  a  restare a letto svegli favorisce l'insonnia. Il consiglio è di mandare a letto i figli solo "quando gli si chiudono gli occhi" e farli dormire quanto vogliono al mattino. Un ulteriore vantaggio di questo comportamento è che i bambini hanno la possibilità di restare dopo cena in compagnia sia dei genitori sia degli altri adulti, il che è utile soprattutto perché durante il resto dell'anno i bambini  sono spesso soli e le famiglie stesse hanno poche possibilità di incontrarsi e stare insieme.

  • Alcol

Assolutamente vietato fino all’età di 12 anni e da non concedere nemmeno per i brindisi. Si ricordi che sarebbe bene non bere mai alcolici in nessuna occasione. Dopo i 12 anni i genitori potranno dare gli alcolici per il brindisi, ma solo se saranno i figli a richiederlo e comunque mai ai pasti. Gli effetti negativi della minima quantità di alcol che viene assunta con i brindisi viene compensata da due vantaggi. Il primo è di far sentire l'adolescente, ormai "grande", rafforzandogli l'autostima, il secondo di farlo sentire maggiormente legato alle tradizioni. Dopo i 15 anni se gli adolescenti lo chiedono possono bere il vino durante i pasti. Ricordando ancora una volta che non è mai bene né bere né tanto meno abituare gli adolescenti a bere gli alcolici, vino compreso durante i pasti. Non si pensi che i giovani abbiano un gran bisogno di bere il vino ai pasti: tutte le statistiche dimostrano che gli adolescenti bevono acqua o comunque bevande analcoliche durante i pasti e l'assunzione di alcol è limitata soprattutto al sabato sera, quasi come una forma di trasgressione. È assurdo perciò abituarli a bere alcolici anche  durante i pasti.

  • Fuochi d'artificio

Non esistono fuochi d'artificio sicuri. I bambini e possibilmente anche gli adolescenti non devono mai usarli da soli, nemmeno quelli più innocui. Il fatto che ci siano fuochi di artificio a norma di legge non significa che non siano pericolosi.

  •  Malattie

Le comuni malattie invernali presenti anche durante le vacanze natalizie, che determinano soprattutto tosse, febbre, mal di gola, raffreddore, non sono certo una controindicazione a passare le feste insieme. I bambini, anche se piccoli, possono essere trasportati da una casa all'altra, purché siano ben coperti e i più piccoli eventualmente anche avvolti in una coperta. Per evitare nei limiti del possibile i contagi è importante aprire le finestre periodicamente, poiché l'aria stagnante favorisce la diffusione di molti agenti infettivi, in particolare del virus dell'influenza. Ricordarsi inoltre che le malattie respiratorie si trasmettono anche attraverso le mani sporche, perché trasportate dalle secrezioni infette: è importante perciò lavarsi periodicamente le mani, almeno per 30 secondi e, per chi ha il raffreddore non abbandonare i fazzoletti usati, ma gettarli nella pattumiera.

NEBULIZZATORI PREDOSATI
I nebulizzatori predosati pressurizzati (sono le “bombolette” spray) sono preferite all’aerosol perché sono efficaci, pratiche e poco ingombranti, purtroppo vengono usati spesso in modo non corretto.
È opportuno perciò che i genitori abbiano tutte le informazioni necessarie all’uso.
È giusto
-   prima di spruzzare il farmaco, si deve agitare la bomboletta
-   l’erogatore va tenuto a una distanza di 4 cm dalla bocca, perciò è sbagliato introdurre il beccuccio dell’erogatore all’interno della bocca o chiudervi intorno le labbra
-   il paziente, respirando normalmente, cioè con la frequenza e l’intensità abituale, dovrà, effettuare un’espirazione normale (espellere l’aria) seguita da una
-   lenta inspirazione (introdurre aria) tenendo la bocca aperta sempre respirando
a questo punto si può premere il tasto dell’erogatore e spruzzare il farmaco spezzettato in minuscole particelle solide sciolte nell’aria.
dopo la “spruzzata” del farmaco, alla fine della inspirazione, il bambino dovrà trattenere il respiro per 10 secondi, in modo che le particelle del farmaco si possano diffondere in tutto l’apparato respiratorio.
Vengono consigliati anche dei distanziatori proprio perché l’aria in cui è sciolto il farmaco venga introdotta completamente e nel modo corretto.
Esistono in commercio alcuni tipi di distanziatori, che, però, oltre che essere ingombranti, potrebbero rendere diffidente e impaurire il bambino.

Una soluzione è quella di ricorrere a oggetti più familiari, per esempio una bottiglia in plastica, scegliendo proprio quella della marca della bibita che piace di più al bambino: si potrà praticare un foro nel fondo della bottiglia e far respirare più volte il bambino dal collo della bottiglia.

NEFROSI
 È una malattia dei reni.
Si hanno lesioni del glomerulo e dei tubuli renali, ma non se ne conosce esattamente la causa.
C’è proteinuria (nelle urine ci sono proteine) in notevole quantità e questo è l’elemento che orienta verso la nefrosi.
Un sintomo clinico evidente è la presenza di edemi, cioè rigonfiamenti diffusi della pelle, al volto, alla zona sacrale, all’addome e agli arti inferiori.
La nefrosi si presenta soprattutto nei bambini da 3 a 4 anni di età.
Sono più colpiti i maschi, ma la malattia è poco frequente infatti si verifica un caso ogni 50.000.
La cura

La nefrosi viene curata principalmente con il cortisone da prendere almeno per due mesi e mezzo.

NEI

 Il termine scientificamente più appropriato è “nevi”.

I nei possono essere presenti alla nascita in un neonato ogni 100. in questo caso possono essere di colore marrone, blu o nero. Si manifestano però soprattutto durante l’adolescenza, cioè dai 10 ai 20 anni e durante la gravidanza.
Sulla comparsa dei nei c’è una predisposizione genetica, infatti se li ha il bambino, almeno uno dei due genitori ne ha molti. Va assolto invece il sole, infatti i nei ci sono anche nelle zone normalmente coperte dagli slip e nella pianta dei piedi.
Le radiazioni ultraviolette dei raggi solari favoriscono la comparsa dei nei, ma non sono l’unico elemento, infatti i nei sono presenti anche nelle zone non esposte ai raggi solari come i glutei o le piante dei piedi.

Ecco allora cosa determina i nei: prima di tutto gli ormoni, infatti se ne ha un aumento in gravidanza e durante lo sviluppo sessuale dell’adolescenza, come pure quando si praticano terapie con l’ormone della crescita o con corticosteroidi. Un altro elemento che sembra favorire la comparsa dei nei è l’inquinamento delle acque e, per quanto riguarda le piscine, la presenza del cloro e gli eritemi da sole.

In genere non creano problemi, perciò non è quasi mai necessario asportarli.

NEONATO

Classificazione secondo la durata della gravidanza
Pre termine      nati prima della 38a settimana
A termine
Post termine nati dopo 41 settimane.
Classificazione secondo il peso alla nascita
Basso peso      rispetto all’età gestazionale
Appropriato     rispetto all’età gestazionale
Grande rispetto all’età gestazionale.

L’utero non è un’incubatrice e il feto, anche se è al buio, partecipa, negli ultimi 4 mesi di gestazione alla vita del mondo esterno.
Questa attività del feto è così ricca e importante che negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo settore della psicologia, quello della “psicologia prenatale”.
La voce della mamma
Fin dalla 28ª settimana di gestazione, si è già sviluppata la corteccia cerebrale, per cui il feto riconosce la voce della mamma e, quando la sente, inizia a succhiare, respira più forte e il cuore gli batte più velocemente, ma questo non avviene quando sente una voce femminile anche se di tonalità e intensità simile a quella della mamma.
Se la mamma parla con altre donne, al feto aumentano il battito del cuore e la velocità del respiro, inizia a succhiare e si muove di più solo quando parla la mamma, mentre riduce l’attività quando sente la voce delle altre.
Se la mamma sta zitta e il bambino ascolta altre voci femminili, dimostra preferenza, cioè ha un aumento dei movimento, della velocità del respiro e di battiti del cuore, quando sente parlare nella stessa lingua della madre.

I gusti del feto

Il feto imparerà a conoscere e a gradire gli odori e i sapori assunti dal liquido amniotico, che sono determinati dai cibi mangiati dalla madre. Questa esperienza sarà così importante che dopo la nascita e fino all’età adulta, il bambino preferirà i cibi che la madre aveva assunto in gravidanza e al cui sapore e odore, era stato abituato.
L’odore della mamma
È vero che durante la vita intrauterina vive al buio in mezzo la liquido amniotico, ma ne riconosce l’odore, per esempio quando varia a seconda dei cibi assunti dalla madre.
Il bambino imparerà così a riconoscere l’odore della propria madre e a distinguerlo da quello delle altre donne e ricercherà questo odore familiare anche nel latte al seno, che dovrebbe costituire l’unico alimento da assumere nei primi sei mesi di vita.
La permanenza in utero costituisce perciò il primo apprendimento del bambino e tutte le cose imparate e memorizzate serviranno soprattutto nelle prime ore dopo la nascita, cioè arrivato nel “nuovo mondo”, infatti il neonato, appena apre gli occhi, cerca subito il volto e lo sguardo della madre e muove la bocca perché vuole succhiare per avere un primo contatto ed è per questo che oggi, a differenza del passato, il bambino viene dato subito in braccio alla mamma ancora prima di fargli il bagnetto.
Come fa il bambino a riconoscere la madre dal momento che non l’ha mai vista? Ne ricerca l’odore che conosce, quello del liquido amniotico, dove lui ha vissuto fino al momento della nascita e solo dopo due o tre giorni imparerà a riconoscer l’odore della pelle del torace, che lo guiderà per tutta la fase dell’allattamento.
Questo  odore è così importante che oggi, a differenza del passato, si consiglia alle mamme che allattano di lavarsi il seno solo una volta al giorno e di non usare saponi o profumi.
Il neonato pretermine
Come definizione si chiamano pretermine i neonati venuti alla luce prima della 38° settimana di gestazione.
Essere nati prima non significa avere un rischio maggiore di presentare malattie o un difetto dello sviluppo, infatti nella maggioranza dei casi tutto si risolve senza problemi.

Il peso per andare a casa

C’è un peso che rappresenta una boa importante e sono i 2 chili e mezzo che il neonato deve avere alla nascita o comunque deve aver raggiunto prima di poter andare a casa dopo 3 giorni dal parto (se il peso è superiore a 2.750 g il neonato potrà essere dimesso entro 24 ore dalla nascita), infatti il peso di 2 chilogrammi e ½ indica, indirettamente, che i vari organi e apparati hanno complessivamente raggiunto uno sviluppo, cioè un peso, tale da non aver più bisogno dell’aiuto del medico.
In Italia nascono ogni anni più di 500.000 neonati e di questi circa 32.000 nascono con un peso inferiore a 2 chili e mezzo. Fra questo gruppo il 66% ha un peso compreso fra i 2 kg e i 2 e mezzo, il 18% fra 1500 e 1999 grammi, il 10% fra 1000 e 1499 grammi.
Con le moderne tecniche della neonatologia oggi è aumentata nettamente la possibilità che un bambino sopravviva anche se nasce con un basso peso, infatti sopravvive il 70% dei bambini nati con peso che variava fra 1000 e 1500 grammi e il 20% di quelli il cui peso è fra 500 e 999 grammi.
Nascere, perciò, con un basso peso non è un problema, soprattutto quando il bambino è nato prima delle 40 settimane di gestazione e aveva un peso appropriato, cioè era cresciuto nel modo giusto, proporzionalmente al tempo che era stato nell’utero, se nasce dopo 6 mesi di gravidanza il peso sarà di circa 1150 grammi, se nasce dopo 7 mesi deve pesare 1700 grammi, mentre, se nasce dopo 8 mesi deve pesare 2700 grammi.
Il calo fisiologico  Per i primi 14 giorni l’accrescimento in peso non dice mai il vero, infatti si può avere il calo fisiologico. È dovuto al fatto che, durante i primi giorni il bambino mangia di meno, si ha l’essiccamento del moncone ombelicale, la perdita della vernice caseosa e l’emissione del meconio, tutti elementi che possono far diminuire l’iniziale peso alla nascita. Questa perdita iniziale, soprattutto dovuta al fatto che il bambino per i primi dieci giorni mangia poco e dorme molto, può far sì che l’accrescimento sia lieve, infatti il calo fisiologico, che può raggiungere anche il 10% dei peso della nascita, perciò un bambino nato di 3 chili può perdere fino a 300 grammi, cioè scendere a 2,700 chili, può prolungarsi, in genere, al massimo per i primi dieci giorni e entro i quattordici giorni dalla nascita deve aver raggiunto nuovamente il peso della nascita, in caso contrario si deve avvertire il medico.
Il neonato piccolo per l’età gestazionale
Qualche accertamento in più deve essere fatto nei bambini che presentino un basso peso per l’età gestazionale, cioè quei neonati, che, nonostante siano stati nell’utero tutto il tempo previsto, non abbiano raggiunto il peso ideale, infatti, in questo caso, probabilmente, non hanno trovato delle condizioni così “confortevoli” per nutrirsi e crescere in modo appropriato, come a causa di una malattia della mamma, per esempio dei reni e allora, in questo caso, si dovranno eseguire gli accertamenti necessari per capirne il motivo. Ma anche in questo caso, soprattutto se la malattia non è a carico del bambino, subito dopo la nascita, il bambino recupererà rapidamente il peso.
Come educare i prematuri: le raccomandazioni per i genitori
I genitori non devono crearsi nessun tipo di problema perché il figlio sia nato prima del termine o “sottopeso”, infatti, nella maggioranza dei casi, il neonato, quando ha raggiunto il peso di 2 chili e mezzo, va considerato un bambino normale a tutti gli effetti, ci dobbiamo dimenticare la nascita prematura e la sua “età” inizierà dal giorno effettivo della nascita, sia per quanto riguarda le vaccinazioni da eseguire, il divezzamento e le tappe dello sviluppo psicomotorio.
I genitori non dovranno aver timore che sia più “debole” degli altri, né che debba limitare la propria attività, ma considerarlo in tutto e per tutto simile agli altri. 
Depressione materna  dopo il parto È una situazione che interessa fino all’80% delle mamme nei giorni successivi al parto.. E’ indicata anche con il termine inglese:baby-blues: è un misto di tristezza e ansia. La mamma presenta umore variabile (è instabilità emotiva), è irritabile, cioè “nervosa”, piange con facilità, è ansiosa, ha paura di non essere all’altezza di allevare il proprio figlio. In questa situazione, che, ripetiamo, è perfettamente normale nei giorni successivi al parto, può darsi che a farne le spese sia proprio l’alimentazione del figlio, soprattutto quando la mamma allatta al seno., per risolvere la situazione, deve ricordare che questo tipo di melanconia è estremamente frequente, ma è anche transitoria, cioè si risolve in pochi giorni, nel frattempo la mamma deve attendere fiduciosa e continuare a dare il latte al proprio figlio, sia al seno che artificiale.

Neonato “pelle a pelle”

La mamma (ma anche il papà) se tiene il figlio a contatto della pelle propria “funziona” come un’incubatrice che abbia all’interno una temperatura di 32-32,5°C, infatti permette di far risalire rapidamente la temperatura corporea da 36,3°C a 37°C,.
Questo metodo, definito anche “madre canguro” o “a marsupio” fu introdotto nel 1978 a Bogotà, in Colombia, ma per necessità, infatti, mancando le strutture adatte, e non disponendo di un numero sufficiente di incubatrici, si pensò di risolvere il problema facendo stare i bambini nudi e con il solo pannolino a contatto della pelle nuda della mamma e coperto dai suoi vestiti. I risultati furono eccezionali e questa tecnica ha “conquistato” anche i paesi industrializzati: i bambini crescevano più velocemente, si aveva un miglior rapporto affettivo madre-neonato, era favorito l’allattamento al seno e si aveva un più veloce sviluppo psicomotorio, infatti il contato pelle-a-pelle fa “reincontrare” al bambino la madre, cioè quella persona “nota” che ha imparato a conoscere durante la gravidanza e che ormai gli è familiare il tono della voce e anche l’odore.
Se è preermine il metodo del contatto pelle-a-pelle è vantaggiosa anche per i bambini molto piccoli di peso o nati precocemente, infatti è stata praticata a bambini di 580 gr nati dopo 25 settimane (cioè di “6 mesi”) e lo possono effettuare anche a se gli è stato applicato un catetere o gli viene somministrato ossigeno.
I consigli
La validità di questo metodo suggerisce ai genitori cinque comportamenti pratici, che ognuno potrà seguire con facilità:
1)   subito dopo il parto, appena le condizioni cliniche (soprattutto per la respirazione) lo permettono, si deve subito chiedere al personale che il bambino, anche se è prematuro, venga portato alla madre che lo abbraccerà e che lo metterà a contatto con la pelle
2)   chiedere che, durante la degenza in ospedale, il bambino sia lasciato in camera con la mamma
3)   continuare, sia in ospedale, che appena tornati a casa, a tenere “pelle a pelle” il bambino
4)   la madre dovrà lavarsi il seno una sola volta al giorno, dopo aver terminato la poppata, mai prima, infatti il bambino ne riconosce l’odore
5)   riconosce anche la voce, perciò è bene parlargli il più possibile.
Lunghezza alla nascita
In media i neonati sono lunghi alla nascita 50 centimetri, ma avranno qualche millimetro in più o in meno a seconda del mese in cui sono stati partoriti.


Se si è nati a

Ecco quanto aggiungere (guadagnano)
o sottrarre (perdono)

Gennaio

0

Febbraio

+1,5

Marzo

+2,5

Aprile

+3

Maggio

+2,5

Giugno

+1,5

Luglio

0

Agosto

-1,5

Settembre

-2,5

Ottobre

-3

Novembre

-2,5

Dicembre

-1,5

Dopo che il bambino ha compiuto le prime due settimane di vita, lo si deve iniziare a pesare regolarmente una volta alla settimana e l’accrescimento, in media, è di 200 grammi alla settimana, ma è sufficiente anche un accrescimento minimo di 100 grammi. Se il bambino, per due settimane, non cresce almeno 150 grammi, si deve avvertire il pediatra.
Come pesarlo.
Uno dei principali timori dei genitori durante le prime settimane di vita del bambino è che la propria bilancia non funzioni bene o sia imprecisa, oppure che loro non siano capaci di pesare correttamente il bambino. Questi sono falsi problemi: la bilancia pesa bene quando, senza nessun peso sopra, è posizionata sullo zero, perciò, nei modelli più diffusi di bilancia, le due alette, quella che si trova al termine della barra dove sono riportati i cursori dei pesi e l’altra a destra, che è fissa sulla struttura della bilancia, collimano in perfetto equilibrio. Accertato che la bilancia funziona bene, si peserà il bambino nei momenti in cui è più calmo, in genere prima o dopo il bagno. Se dovesse muoversi, lo si potrà pesare nuovamente dopo averlo tenuto in braccio, mentre, se non si riesce a fermare la bilancia, il peso giusto sarà quando la lancetta che si trova al termine dei cursori dei pesi, esegue una eguale escursione sopra e sotto la corrispondente lancetta fissa. Con tutte queste precauzioni, il peso è sicuramente quello giusto, ma i genitori possono stare ancora più tranquilli, perché un errore di qualche “manciata” di grammi è ininfluente, perché l’importante è vedere una crescita progressiva. In questo periodo il bambino deve introdurre 125 kcal al giorno per ogni kg di peso.
La lunghezza: è meno indicativa del peso, ma è notevole. Il bambino alla nascita è circa 50 cm, quando compie un mese è aumentato di 5 cm, mentre nel mese successivo è cresciuto di altri 3, cioè dalla nascita è aumentato di 8 cm.
Come misurarlo
Misurare la lunghezza del bambino è facile: lo si deve appoggiare su una tavola e gli si porrà un libro in corrispondenza della testa, poi, esercitando una lieve pressione sulle ginocchia, gli si faranno stendere le bambine, e gli porrà un secondo libro in corrispondenza della pianta dei piedi. Misurando la distanza fra i due libri, si valuterà con esattezza la statura del bambino.
Cosa cambia per  i neo- genitori
La difficoltà di effettuare una corretta alimentazione del bambini può essere la spia che i genitori non hanno compiuta quella fase di transizione, che fa parte del ciclo vitale della famiglia, attraverso cui passano da essere adulti a genitori. Per farlo bene devono svolgere dieci compiti:
1)   accogliere il neonato all’interno della famiglia
2)   regolare e modificare i ritmi di vita secondo l’esigenza del bambino
3)   la coppia uomo/donna, che ora è divenuta anche padre/madre deve imparare a comunicare tenendo presente che vi si è inserito un terzo elemento, il figlio
4)   i genitori devono condividere la responsabilità del figlio, in particolare il padre si deve sentire coinvolto, anziché escluso
5)   va riorganizzato il lavoro domestico, considerato che la neo-mamma ha più cose da fare rispetto al passato
6)   si devono rivedere anche l’organizzazione, il tempo e gli orari da dedicare al lavoro extradomestico
7)   per questo si dovranno “rivedere” e “aggiustare” le proprie abitudini e la gestione del tempo libero, perciò i rapporti con gli amici o le altre attività, per esempio lo sport.
8)   vanno ridefiniti i rapporti con le famiglie di origine, cioè con i neo-nonni
9)   organizzare il tempo libero non più basandosi sulle proprie esigenze, ma considerando la presenza e perciò i bisogni e le necessità del figlio, per esempio divenire frequentatori di parchi pubblici, anziché di discoteche.
10) imparare a conoscere l’ambiente sociale per l’infanzia, asili nido, pediatri …

In vacanza

Se si parte con un neonato

Un neonato, anche se molto piccolo, può seguire la famiglia in vacanza senza nessun problema e i genitori possono organizzarsi a loro piacimento. Tutte le "credenze tradizionali" che affermano il contrario sono sbagliate.
Il primo vantaggio di un simile atteggiamento è quello di integrare il nuovo arrivato nel nucleo familiare, anziché doverlo subire come intruso e guastafeste.  Ci sono altri vantaggi, uno per i genitori ed uno per il bambino: i genitori potranno rilassarsi facendo una vacanza, in linea di massima, a loro misura ed il bambino avrà una situazione climatica sicuramente migliore di quella che avrebbe avuto se fosse rimasto a casa.
Invece che seguire questa impostazione logica e razionale, già durante la gravidanza i genitori parlano con "gioiosa rassegnazione" delle prossime vacanze: "Per quest'anno staremo a casa, perché d'estate sarà già nato il bambino". Frasi come questa vengono ripetute costantemente da molti genitori e ribadite con forza e certezza da tutti i nonni. Ma c'è da chiedersi cosa si resti a fare in città d'agosto. Forse per poter insaccare tutto il caldo possibile e stare in appartamenti surriscaldati, fra mura roventi, con i genitori sempre più stressati e le madri distrutte dal caldo e dall'allattamento?  Allora la risposta è semplice: facciamo le vacanze come di consueto e sarà un'ottima occasione di relax per tutti.
A proposito del mezzo di trasporto si devono ricordare due cose: non è vero che l'aereo faccia male ai neonati, anzi è un modo comodo e veloce di viaggiare; semmai la nave può creare qualche problema se la cabina non è sufficientemente confortevole o al bambino da noia il rumore. Si può affermare perciò che va bene qualunque mezzo di trasporto.
Non si devono creare troppi problemi per il viaggio: i bambini sotto l'anno di età difficilmente soffrono di mal d'auto e sicuramente sono meno insofferenti dei più grandicelli perché ancora non si annoiano.
L'unico problema può essere creato dal caldo: il lattantino deve essere vestito con abiti leggeri, comodi e che permettano di cambiargli il pannolino con facilità.  In auto il bambino viaggerà nei seggiolini omologati dalla legge e non in braccio alla mamma.  Bisognerà guidare con prudenza e nella maniera più uniforme possibile evitando al massimo frenate e curve brusche. Chi ha il climatizzatore lo usi. Se L'abitacolo dovrà essere areato i finestrini andranno aperti in modo da evitare che le correnti d'aria colpiscano direttamente il bambino.  Dovrebbe essere superfluo ricordare che non si deve fumare in auto.
Cosa tenere a portata di mano durante il viaggio?
La priorità va data al termos con l'acqua calda e la polvere del latte, o il latte liquido a secondo del tipo di prodotto che si usa abitualmente.  Se la madre allatterà al seno avrà "tutto pronto" ed è questo un altro vantaggio, fra i molti, del latte materno. Se si usa il latte in polvere è bene prepararlo immediatamente prima della poppata usando l'acqua calda del termos ed è bene averne in abbondanza per essere autosufficienti, perché i lattanti mangiano quando vogliono ed il trambusto del viaggio può rendere ancora più bizzarri gli orari dei pasti.  E' rischioso perciò dover attendere di fermarsi agli autogrill o ai bar: nell'attesa il bambino potrebbe piangere disperatamente dalla fame creando situazioni semi-drammatiche.  Nei punti di ristoro ci si può rifornire di acqua calda se l'aspetto del locale dà garanzie di igienicità.
Ugualmente importante una borsa con pannolini. biancheria di ricambio e tutto l'occorrente per un lavaggio di emergenza.  I lattanti "fanno la pipì" ogni mezz’ora e possono evacuare anche dopo ogni poppata: è bene perciò essere preparati al peggio. Nella borsa va messo l’essenziale per non creare un bagaglio eccessivamente ingombrante, ma con un materiale sufficiente per vari ricambi a secondo della durata del viaggio. Quando e dove è possibile è sempre bene lavare il bambino con acqua corrente e sapone, solo in caso di l'emergenza" possono essere usati i fazzolettini detergenti. Se il bambino usa il ciuccio è utile averne qualcuno di riserva per evitare scene di disperazione nel caso si perdesse o si smarrisse l'unico che possediamo. Sembra un'osservazione superflua però è consigliabile sempre che i genitori controllino la scorta di ciucci prima della partenza. E' bene anche portarsi dietro qualche giocattolo fra quelli preferiti dal lattante.
Il bagaglio
E' sempre bene munirsi di tutto l'occorrente per la preparazione dei pasti del bambino a meno che non si sappia con certezza che si può trovare il necessario nel luogo di vacanza. Talvolta la mancanza di qualche oggetto può creare problemi logistici a non finire e perciò è bene non correre rischi.
Cosa portare? Tutto quello che usiamo normalmente per preparare latte, pappe o minestra. Non ci dobbiamo privare di nulla, ma soprattutto non dobbiamo fare innovazioni o sperimentazioni proprio in vacanza. E' bene anche avere una piccola scorta dei prodotti dietetici che il bambino usa abitualmente, infatti dato il grande numero di preparazionicommerciali, non sempre le farmacie possono disporre immediatamente di tutti i tipi presenti nei vari listini e non è mai prudente cambiare repentinamente gusto e sapore con il rischio di un rifiuto del bambino e le inevitabili crisi di ansia e turbamento dei genitori appena giunti in vacanza. Se si vuole essere scrupolosi al massimo si potrà fare una telefonata alla farmacia del luogo di villeggiatura per informarsi sulla disponibilità dei prodotti che siamo soliti usare. Va ricordato ancora una volta che è bene avere qualche ciuccio di riserva e, per i bambini che hanno l'alimentazione artificiale, è bene avere un altro biberon di riserva. Quelli in vetro sono i migliori, ma sono anche i più facili a rompersi ed un biberon che cada accidentalmente può creare seri problemi, soprattutto di notte, perché non sappiamo l’ubicazione delle farmacie né quale sia di turno.  Un biberon in più è perciò indispensabile.
La scelta del vestiario va lasciata alla mamma, ma qualche vestitino in più permetterà di non dover lavare anche in vacanza. Per le magliettine sono da preferire quelle in puro cotone.
Per evitare che la neo-mamma venga carpita dai circuiti commerciali e porti in vacanza molti oggetti superflui va ricordato che le cose indispensabili sono tre: il passeggino il lettino, il seggiolone. Il lettino andrà portato a meno che non sia disponibile nel luogo di vacanza. Ci sono in commercio modelli nei quali, in caso di necessità, si può applicare una zanzariera, che è molto utile nel caso di presenza di insetti. Non dimentichiamo il guancialino, i lenzuolini e la copertina. Invece che portarsi dietro ingombranti seggioloni o infant-seet, è stato recentemente introdotto in commercio un tipo di seggiolone di sicurezza smontabile e poco ingombrante, che si può applicare ad ogni tipo di tavolo. Non dimentichiamo infine di portare un termometro.

NEVI
Termine scientificamente più appropriato con cui si indicano i nei (vedi)

NEUROPSICHIATRA INFANTILE
È di uno specialista formato per aiutare la gente normale a prendere coscienza, riflettere e possibilmente risolvere i loro problemi e le loro difficoltà. Non ci si deve rivolgere perciò a neuropsichiatri o psicologi infantili sperando in “miracoli”, cioè risolvendo situazioni gravi o apparentemente irrisolvibili. In quest’ottica la psicoterapia è comunque da tentare sempre e nella quasi totalità dei casi è previsto anche il coinvolgimento della famiglia. È utile quando si sostituisce o rimanda il trattamento con farmaci di disturbi psicologici del comportamento o dell’apprendimento. La psicoterapia è richiesta fin troppo dagli insegnanti, accettata poco dai genitori, soprattutto quando è previsto il loro coinvolgimento diretto.

NOCI
Piacciono ,ma c’è il dilemma se facciano bene o male.
Sono “caloriche”: 660 calorie in 100 gr di parte commestibile, cioè di gheriglio, mentre, per esempio  le mele ne contengono 45. A favore delle noci ci sono i risultati di  una ricerca condotta su 18 uomini sani studiati per sei anni ai quali era stata fornita una dieta in cui il 20% delle calorie derivava dalle noci e, in tal modo, si ottenne una riduzione dal 5 al 15% dei valori del colesterolo totale, dimostrando perciò che, mangiando in modo moderato le noci, nonostante siano costituite all’incirca dal 60% di grassi (fanno parte della frutta oleosa), si ha un miglioramento dei grassi presenti nel sangue, infatti c’è una riduzione del rischio di infarto del miocardio.
A chi credere allora? Sicuramente le noci fanno bene se si mangiano con moderazione (come molti altri cibi) fanno bene, infatti hanno un alto valore nutritivo, perché contengono molte vitamine, zuccheri e proteine (15,8 gr ogni 100 gr) importanti perché servono a formare la struttura delle principali componenti dell’organismo. Le noci contengono in particolare molto potassio (368 mg ogni 100 gr di parte commestibile) che è un sale minerale particolarmente importante, perché serve per la contrazione e l’equilibrio dei muscoli, la conduzione dell’impulso nervoso e il ritmo del cuore. Hanno anche un buon contenuto in calcio e in ferro (rispettivamente 83 mg e 2,1 mg ogni 100 gr di parte commestibile (cioè di gheriglio). Se si vuol trovare un difetto alle noci, si può dire che contengono solo tracce, perciò una quantità scarsa di vitamina C.
Ecco spiegato perché le noci fanno bene e, visto l’alto valore nutritivo, sono importanti nei periodi di rapido accrescimento, perciò nel bambino, che può iniziare a mangiarle dopo aver compiuto i quattro anni, nell’adolescente, oppure quando ci si deve mantenere “in forma”, come nell’anziano. Attenzione, invece, chi è sovrapeso: deve mangiare poche noci per evitare di introdurre un eccesso di calorie, visto che ne contengono tante.
Infine, anche se dovrebbe essere superfluo ricordarlo, trattandosi di frutta secca, perciò con poca acqua, dopo aver mangiato le noci, si deve bere in abbondanza, cioè a volontà.

NOIA PATOLOGICA
È normale che un bambino o un adolescente si annoi  quando non ha nulla da fare, ma che sia contento appena ha la possibilità di incontrare coetanei o effettuare qualche attività che lo interessi o lo coinvolga. La noia diventa patologica quando il bambino o l’adolescente preferisce “restare ad annoiarsi” perché preferisce stare in casa, anziché uscire o incontrare amici. Spesso anche rimanere per ore a guardare la televisione, a usare il computer o i videogiochi non è un modo normale per vincere la noia, ma è un rinchiudersi in se stesso e questo deve essere per i genitori un campanello di allarme. Questo fenomeno di stare in casa si presenta soprattutto, sia nei maschi che nelle femmine, dopo i dieci anni di età, cioè quando inizia l’adolescenza, infatti il ragazzo o la ragazza preferisce stare solo in casa, ad annoiarsi, appunto, che uscire ed incontrare i coetanei: infatti ha paura di non essere sufficientemente bello o bella, perciò di non suscitare l’interesse dell’altro sesso, di essere impacciato, non sufficientemente brillante o di non essere all’altezza, perciò di non essere accettato dagli altri, o, usando un termine più scientifico, dal gruppo. Perciò la noia, dopo i dieci anni, comincia ad essere un sintomo che esprime un disagio, in pratica è un segno della depressione dell’adolescente, che non va mai sottovalutato e quando, perciò, si nota che il proprio figlio, per più di due volte in un mese, preferisce stare da solo in casa, anziché uscire con i coetanei, i genitori devono parlargli, cercare di capire il disagio e, se il rifiuto si presenta sempre per più di due volte nel mese successivo, si deve consultare lo psicologo.
La situazione è ancora più grave, quando, oltre alla noia, il figlio o la figlia
l   si arrabbia con facilità
l   ha mal di testa almeno una volta alla settimana
l   si lamenta del proprio aspetto
l   dice che è soprappeso, anche se ai genitori sembra normale
l   talvolta mangia con voracità
l   trova scuse per non andare a scuola ed
l   è contento quando può restare in casa.
Che cosa fare  Quando è presente, oltre alla tendenza ad annoiarsi anche uno solo dei sintomi descritti, si deve consultare uno psicologo  perché la presenza di tali disturbi indica  e conferma che la noia è un sintomo della depressione e che tale malattia provoca già altri sintomi,cioè è ormai consolidata nel paziente. Non servono invece né esami né medicine:quando il figlio si annoia ed è chiuso in se stesso, i genitori, in genere, pensano subito alla possibilità che abbia qualche malattia e così chiedono al pediatra di eseguire alcuni esami del sangue. Se, come nella maggior parte dei casi, risulteranno perfettamente normali, allora chiederanno che al figlio vengano prescritti “ricostituenti”,  vitamine, integratori, qualcuno ricorrerà alla pappa reale e altri alle cure omeopatiche. Sono tutti comportamenti inutili, talvolta anche dannosi, perché il bambino, ma soprattutto l’adolescente, può convincersi di essere malato davvero e così gli si presenterà un problema in più. I genitori, dunque, seguano i  consigli che abbiamo indicato.

NOMADISMO MEDICO
È la condizione per cui i genitori tendono a consultare più medici finché trovino quello che gli dia ragione.

NUMERO DI MALATTIE ATTESE.
 Ogni anno è inevitabile, o meglio normale, che un bambino si ammali perché deve imparare a conoscere i circa 500 virus e batteri che sono in circolazione e fabbricarsi le proprie difese immunitarie. Man mano che cresce ci sono sempre mewno agenti infettanti “sconosciuti” e perciò il bambino si ammala sempre meno.
Ecco allora il numero di infezioni respiratorie prevedibile.


Età

N° presunto di infezioni dell’apparato respiratorio

0-1

6

1-2

5-6

3-4

4-5

5-9

3-4

10-19

2-3

20-29

Chi ha figli si ammala di più perché ha maggiori possibilità di essere contagiato

Per quelle dell’apparato digerente nel bambino di meno di 3 anni sono prevedibili fino a 2 episodi di diarrea all’anno. Dopo diventano meno frequenti e ci sono annate in cui il bambino non presenta una diarrea.

NUOVE MALATTIE

Negli ultimi 25 anni la situazione delle malattie dei bambini e degli adolescenti è profondamente cambiata:oggi ci si ammala meno e ci si cura meglio,ma sono comparse nuove malattie.

Vediamo quali sono le principali:

  • Obesità: ormai la presenta un bambino o un adolescente ogni 3 coetanei, infatti oggi si parla di una vera “epidemia di obesità”.
  • Disturbi della nutrizione: si va dalla cattiva abitudine di  mangiare al di fuori dei pasti principali, tanto per farsi compagnia, ai pasti consumati troppo velocemente, e poveri di fibra alimentare, cioè frutta e verdura, fino a disturbi gravi quali l’anoressia o la bulimia.
  • Abusi fisici e psichici: nella maggioranza dei casi avvengono all’interno delle mura domestiche e questo indica il grado di disagio che si vive nelle famiglie.
  • Emarginazione: in questa situazione di solitudine e di “vuoto” chi ha un handicap fisico o mentale o anche solo una crisi passeggera resta dietro al gruppo senza che nessuno se ne occupi.
  • Disturbi neuropsichiatrici: sono frequenti perché interessano un bambino o adolescente ogni 3 coetanei. Il disturbo più frequente è la depressione che si manifesta con disturbi differenti a seconda dell’età.Può determinare aggressività, o al contrario tendenza all’isolamento, può causare mal di testa, disturbi del sonno, fra i quali il più frequente è l’insonnia, cioè la difficoltà ad addormentarsi alla sera. Anche l’uso di alcol e droga è provocato dalla depressione e/ da un disturbo di relazione mentre nelle situazioni più estreme si arriva a  tentativi di suicidi che talvolta vengono messi in atto.

 

NUOVI MITI PER GLI ADOLESCENTI. Ecco il giudizio sui  10  nuovi miti del III millennio

Integratori  : inutili
Diete o farmaci per dimagrire: inutili o dannosi

  • Massaggi tempo perso:meglio una passeggiata
  • Abbronzatura: OK autostima (anche per gli uomini)
  • Chirurgia estatica: OK autostima
  •  Afrodisiaci e simili: funzionano solo con la persona giusta!
  • Piecing OK autostima no danni
  • Tatuaggi OK autostima no danni
  • Cellulari: OK facilitano i rapporti umani
  • Computer OK: è indispensabile

NURSERY.  

Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: nido(neonatologia).

 
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  • Prof.Italo Farnetani, all' Accademia Nazionale di Modena.

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