I
 

IACTATIO CAPITIS.

 Si presenta nel bambino di pochi anni di vita soprattutto al momento di addormentarsi.

Il bambino muove ritmicamente la testa avanti e indietro, lo può fare stando in piedi o disteso battendo la testa sulla sponda del letto o sul cuscino.
Quando il bambino fa così significa che si sente solo.
I genitori devono avere un maggiore interesse per lui e abbondare in coccole, bacini e carezze.

Che cosa fare

I genitori non devono svegliare il bambino, si tratta di un fenomeno che non richiede alcun trattamento.

IDROCELE.
È il liquido presente nella borsa scrotale (quella che contiene i testicoli). Si può avere un assorbimento spontaneo del liquido. L’eventuale intervento va rimandato dopo l’anno di età, infatti è un aumento del liquido all’interno dello scroto e perciò del suo volume. Se è di piccole dimensioni regredisce spontaneamente entro l’anno di età, mentre quelli più grandi e che persistono anche oltre l’anno di età e vanno operati. L’ecografia è inutile. È importante distinguere l’idrocele dall’ernia, per farlo basta una lampadina. Si illuminerà la parte posteriore dei testicoli, se si vede filtrare la luce si tratta si idrocele, infatti il contenuto è liquido e fa filtrare la luce. Se invece non si vede nulla, significa che si tratta di ernia perché il contenuto è formato da tessuti. (Vedi anche il paragrafo Ernia inguinale del lemma Ernia a pag. 00)

IGIENE ORALE

Le malattie parodontali, ossia gengivite e parodontite, si possono instaurare unicamente in presenza di placca batterica; al contrario, in assenza di placca, non  è assolutamente possibile  che tali patologie possano essere innescate.
Lo spazzolino rappresenta il principale strumento per l’igiene orale; nel corso degli anni il mercato ha introdotto una moltitudine di tipologie  e forme di spazzolini. In commercio si possono trovare spazzolini dotati di differente conformazione dell’impugnatura (diritto, con doppia curvatura, curvo a 45°) , della testa (concava o piatta), delle setole (a ciuffi normali/ fitti; con differenti profili dei filamenti: piatti, ondulati, a cupola, a doppio livello; dure, morbide, di media durezza; con estremità arrotondata o non). In particolare, la scelta dello spazzolino dovrà considerare i seguenti fattori, in relazione alle necessità ideali del singolo paziente:

  • testa di dimensione adeguata all’ampiezza del cavo orale del bambino;
  • manico di dimensione adeguata all’età del soggetto ed alle propria manualità;
  • setole a testa arrotondata in nylon o poliestere;
  • setole disposte in modo da consentire il raggiungimento delle zone interdentali.

È comunque indicato uno spazzolino dotato di setole morbido, in quanto ugualmente efficace nel rimuovere gli accumuli di placca e meno traumatico sui tessuti gengivali, in nylon e con setole ad estremità arrotondata, con una testina piccola abbastanza da consentire l’accesso a tutte le zone della bocca.
Gli spazzolini devono essere conservati all’aria aperta, con la testa rivolta verso l’alto, ponendo attenzione che non vengano a contatto con altri spazzolini,  in modo particolare quelli di un’altra persona. Allo stesso modo anche gli spazzolini “portatili” devono essere mantenuti in contenitori  che non siano completamente chiusi, ma che posseggano fori sufficienti per permettere allo spazzolino di asciugarsi in modo completo. I contenitori ermeticamente chiusi favoriscono la crescita batterica.
Lo spazzolino va sostituito ogni due o tre mesi, per evitare che i filamenti si logorino, diventino fragili e poco efficienti.
La tecnica consigliata. Si deve appoggiare lo spazzolino in parte sulle gengive e in parte sulla zona cervicale del dente (colletto) con direzione apicale, si effettua una leggera pressione e vibrazione per poi effettuare una rotazione in direzione coronale esercitando una leggera pressione (come se fosse un “rullo”). Tale metodica consente di rimuovere efficacemente gli accumuli di placca batterica eventualmente presenti, esercitando nel contempo un modesto” massaggio gengivale”.
Naturalmente è necessario spazzolare scrupolosamente anche le superfici occlusali o masticatorie (quelle che sono a contatto con i denti dell'altra arcata, cioè che si toccano): si posiziona lo spazzolino sulle superfici masticanti dei denti molari con le punte rivolte verso la base dei denti; si fa vibrare lo spazzolino con lievi movimenti circolari e con una leggera pressione, mantenendo le punte dei filamenti sulle superfici occlusali in modo che queste possano rimuovere la placca presente nelle cavità e nelle fessure occlusali. Non si deve premere eccessivamente poiché se i filamenti si piegano e le punte non possono penetrare all’interno delle cavità e delle fessure.
La frequenza di spazzolamento dei denti. Il consiglio è di spazzolarsi i denti dopo ogni pasto ( anche spuntini, specie se a base di sostanze zuccherate), è importante una completa rimozione quotidiana della placca batterica. Si raccomandano almeno due o tre pulizie al giorno. La permanenza di batteri nel cavo orale per lungo tempo ne amplifica il potenziale patogeno. Fondamentale è l’igiene orale da compiersi prima di coricarsi: il buio e il clima caldo-umido del cavo orale, facilitano la crescita batterica. 
E’ orami ampiamente dimostrato come l’azione meccanica dello spazzolino risulti di gran lunga superiore all’azione del dentifricio, tanto che qualche dentista consiglia l’utilizzo dello spazzolino asciutto prima e poi di terminare le manovre di pulizia con l’ausilio del dentifricio: il senso di freschezza indotto dal dentifricio potrebbe indurre il soggetto ad affrettare le manovre di spazzolamento.
La scelta del dentifricio. Non ricorrere a dentifrici eccessivamente abrasivi; le confezioni riportano il valore relativo all’abrasività (RDA o Radioactive Dentin Abrasion ) compreso tra 30  e 120. Il valore massimo accettabile è 100, in quanto valori superiori potrebbero nel tempo determinare danni allo smalto.
In età pediatrica, fin dal momento dell’eruzione dei primi denti da latte si devono utilizzare dentifrici al fluoro. Naturalmente i dentifrici fluorati utilizzati nei bambini al di sotto dei 6 anni devono contenere una quantità di fluoro adeguata in quanto fino a questa età il riflesso della deglutizione non è ancora pienamente sviluppato; i dentifrici per bambini devono contenere fino ad un massimo di 500 ppm di fluoro. L’utilizzo di dentifrici al fluoro è comunque generalmente raccomandato a qualsiasi età, in quanto in grado di favorire la remineralizzazione dello smalto, a seguito di ogni attacco acido, ma è particolarmente indicato in presenza di recessioni gengivali con esposizione di porzioni di radice, per prevenire la carie radicolare e desensibilizzare i colletti esposti.
Dato che le principali patologie del cavo orale (carie, gengiviti e parodontiti) si sviluppano con netta prevalenza a livello interdentale, risulta assolutamente necessario completare le manovre di igiene orale con la pulizia interprossimale.
In presenza di papille interdentali integre il filo interdentale rappresenta molto efficace per la rimozione della placca batterica dagli spazi interdentali.
Va usato da tutti i pazienti a partire da 10-11 anni.

IMENOTTERI.
(vedi Insetti)

IMPETIGINE.
(vedi Infezioni della pelle)

INCIDENTI.
Nella quasi totalità dei casi sono dovuti a una mancanza di attenzione e di vigilanza da parte degli adulti. La maggioranza degli incidenti avvengono fra le pareti domestiche e soprattutto nella cucina. È importante il ruolo del medico perché attraverso consigli e indicazioni pratiche, può esercitare una attiva funzione di prevenzione.
Già dagli 8 mesi, quando i bambini iniziano a muoversi nell’ambiente, si devono togliere soprammobili, piantane, ricoprire con gli appositi para-angoli tutti gli spigoli dei mobili e tenere lontano farmaci e prodotti domestici. Attenzione anche all’elettricità: predisporre salvavita e copri-spine; non lasciare mozziconi di sigaretta accesi nei posacenere; controllare attentamente il ferro da stiro, i tegami con contenuto caldo e lo sportello del forno.
Regolare anche a una bassa temperatura l’acqua calda dei rubinetti proprio per evitare ustioni.
Attenzione anche quando si usano sia i farmaci, sia i prodotti domestici o per i lavori di casa, infatti anche se in condizioni normali vengono conservati in posti sicuri, quando vengono usati diventano accessibili e perciò pericolosi per i bambini.

INCIDENZA.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: percentuale o numero di nuovi casi riscontrati di una malattia.

INCUBATRICE.
Apparecchio chiuso a forma di parallelepipedo con tre lati (quelli maggiori, laterali e superiori) formati da materiale trasparente. Serve per mantenere bambini prematuri o ammalati in condizioni di temperatura, umidità e ossigenazione costanti. Il lato superiore può essere apribile, ma nelle pareti laterali ci sono due manicotti per lato che permettono agli operatori di poter ispezionare l’interno, per esempio per visitare il bambino senza dover aprire il coperchio. Il fondo dell’incubatrice può essere sollevato e piegato leggermente, se le condizioni cliniche del bambino lo richiedono. Alcuni tipi di incubatrice possono essere trasportate anche in ambulanza per un eventuale trasferimento del paziente e, in questo caso, ci sono appositi supporti che permettono di fissare l’incubatrice in un posto idonei dell’automezzo. In alcuni casi nell’incubatrice vengono messi anche i bambini al momento della nascita se presentano una diminuzione della temperatura corporea, ma oggi, a differenza del passato, si preferisce dare il bambino direttamente in braccio alla mamma, in modo che non solo venga riscaldato dalla propria temperatura corporea, ma si possa anche realizzare subito un contatto psico-affettivo.

INCUBO.

 È più frequente fra 1 e 12 anni di età.

È un sogno con paura. In genere si verifica nella seconda parte della notte, cioè verso il mattino. Il bambino compie qualche movimento, si lamenta e si sveglia. Per qualche secondo continua a vivere il sogno che gli ha fatto paura e che lo ha risvegliato.
È provocato da un brutto sogno che ha terrorizzato il bambino mentre dormiva scatenando tutti i fenomeni che, anche durante il giorno, determina la paura: strilli, eccessiva sudorazione, contrazioni muscolari…. Proprio per questo gli incubi si verificano nella seconda parte del sonno, verso il mattino, cioè quella più ricca di sogni e sono più frequenti quando maggiori sono i motivi di tensione, per esempio, per chi va a scuola, in questo periodo perché si presentano le prime difficoltà nello studio. Il comportamento dei genitori è facile: se il bambino è sveglio devono rassicurarlo, tranquillizzarlo, spiegargli che la paura non è dovuta a una cosa “vera”, ma a un sogno e se è stato così grande lo spavento che vuole andare a dormire nel “lettore” per una volta ci si può portare.
Si lascia consolare dai genitori ai quali racconta la scena che lo ha impaurito. In genere si lascia consolare dai genitori e si riaddormenta, in alcuni casi non gli riesce. Al mattino si ricorda l'incubo che ha vissuto. Non è necessario eseguire esami o accertamenti o visite mediche. Solo quando il bambino ha paura va consolato con coccole, bacini e carezze e in seguito non va preso in giro.

Che cosa fare

I genitori non devono svegliare il bambino, si tratta di un fenomeno che non richiede alcun trattamento.
Tale disturbo non ha nessun significato patologico e scompare durante l’adolescenza, perciò non c’è da preoccuparsi. Non servono farmaci.

 

INFEZIONE DELLE VIE URINARIE.

Le infezioni delle vie urinarie sono molto diffuse, infatti solo le infezioni delle vie respiratorie sono più frequenti.

  • Dalla nascita a un anno colpiscono più i maschi e potrebbero essere la spia di una malformazione (è più frequente nei bambini), che, provocando il ristagno di urina, facilita la moltiplicazione dei germi e, quindi, l’infezione. Quando si verificano, perciò, si devono sempre fare altri esami.
  • Da 1 a 2 anni maschi e femmine sono colpiti in modo uguale.
  • Dopo i 2 anni: le femmine sono più colpite, perché, avendo l’uretra (è il canale che unisce la vescica con lo sbocco esterno) più corta, i germi risalgono con maggior facilità, infettando l’urina.

I sintomi

I più comuni sono:

  • bruciori e
  • difficoltà ad urinare,
  • presenza di sangue nell’urina,
  • arrossamento dei genitali.

Alcuni non si riferiscono all’apparato urinario e sono:

  • dolori addominali,
  • vomito,
  • febbre.

I sintomi variano a seconda dell’età:
l   Nel bambino di meno di tre anni che non ha ancora imparato bene a controllare l’urina e dove perciò è difficile rilevare eventuali disturbi, i sintomi sono molto generici:

  • irritabilità,
  • scarsa alimentazione,
  • rallentamento dell’accrescimento, talvolta con
  • perdita di peso,
  • vomito o
  • diarrea  e se ha più di un mese, anche la
  • febbre, spesso molto alta e senza che il medico ne abbia trovato una spiegazione.
  • Nel bambino che ha compiuto tre anni il sospetto di infezione delle vie urinarie si può avere quando
  • urina con difficoltà, eventualmente accusando
  • bruciori o
  • dolore, oppure deve
  • fare spesso la “pipì” e, quando avverte lo stimolo,
  • riesce a malapena a trattenerla.

Come si vede tutti sintomi che riguardano la minzione.
Il sospetto di infezione delle vie urinarie aumenta quando il bambino o l’adolescente
-    si bagna quotidianamente anche solo con qualche goccia di urina.

La diagnosi

Nel bambino piccolo perciò si deve sospettare l’infezione delle vie urinarie quando ha

  • inappetenza,
  • scarso accrescimento in peso,
  • febbre senza una causa apparente, ma il principale problema è la corretta diagnosi.

La difficoltà per diagnosticare le infezioni delle vie urinarie, però, è solo quella di sospettarle, perché la conferma si ha quasi sempre con un semplice esame delle urine (urinocoltura) che non è dannoso per l’organismo, né traumatico nemmeno per un bambino molto piccolo.
Riconoscere precocemente le infezioni delle vie urinarie è comunque fondamentale, perché nel maschio, dove sono più frequenti nel primo anno di vita, possono essere la spia di una malformazione del rene o delle vie urinarie, che, creando un ostacolo al deflusso dell’urina, la fa ristagnare, dando la possibilità ai germi di riprodursi e dare infezione.
Dopo i tre anni di età, le infezioni delle vie urinarie sono più frequenti nelle femmine e costituiscono un reale pericolo, perché molto spesso non danno nessun sintomo, perciò passano inosservate (la definizione è batteriuria asintomatica), ma rappresentano un’infezione cronica, che può danneggiare anche il rene.

La diagnosi si effettua con un esame delle urine standard e l’urinocoltura. Per la raccolta viene usato il sacchetto sterile, ma se il bambino è più grandicello lo si fa urinare direttamente nel contenitore sterile.

È necessario un accurato lavaggio dei genitali senza usare saponi o disinfettanti.
La coltura delle urine: è l’esame che permette di scoprire la presenza di infezione delle vie urinarie, cioè sapere qual è il germe che la provoca e l’antibiotico verso cui è sensibile, cioè, in pratica, quale farmaco lo può eliminare e far scomparire l’infezione.
La raccolta delle urine
Nel bambino che non ha ancora imparato a “controllare la pipì” i genitori dovranno usare degli appositi sacchetti sterili (si acquistano in farmacia) da applicare all’inguine. Si devono seguire, però, tre precauzioni:
1)   i genitori dovranno lavarsi accuratamente le mani, spazzolandosi anche le unghie
2)   lavare i genitali del bambino, senza usare, però antisettici o disinfettanti
3)   il sacchetto sterile andrà cambiato ogni mezz’ora, se, nel frattempo, il bambino non ha urinato.
Nel bambino più grande, se è maschio, gli si potrà raccogliere le urine “al volo”: la prima parte del getto si butta via, la seconda parte gli si farà fare direttamente in un recipiente sterile. Stesso meccanismo, anche se più difficoltoso, per la raccolta delle urine della femmina.
Raccolta così l’urina (ne bastano 20 ml, cioè l’equivalente di 2 cucchiai da minestra), si dovrà evitare che rimanga troppo tempo nel sacchetto o nel contenitore, dando tempo ai germi di riprodursi, aumentare di numero e dare così un risultato errato. I genitori, perciò, appena hanno raccolto le urine, devono trasportarle subito al laboratorio, meglio se in una borsa frigorifero o con le mattonelle ghiacciate, oppure conservarle in frigorifero.
Se il risultato dell’urinocoltura è negativo, certamente il bambino non ha infezione delle vie urinarie, se è positivo si dovrà cercare di interpretarlo: c’è l’infezione se è presente un solo germe (se ne vengono rilevati due o più l’esame va ripetuto perché è probabile che il campione sia stato inquinato durante la raccolta) e se il risultato è superiore a 100.000 colonie/ml (se è inferiore a 1.000 il risultato è sicuramente negativo; da 1.000 a 100.000 è dubbio e l’esame va ripetuto). Una conferma si ha se nell’esame normale delle urine sono presenti i leucociti nel sedimento.
L’urinocoltura effettuata su urine raccolte con il sacchetto è sicura solo se è negativa.
In caso di positività si deve valutare se si tratti effettivamente di infezione delle vie urinarie o l’urina possa contenere germi perché sia stata contaminata, per esempio con le mani o da batteri presenti sulla pelle.
L’urinocoltura positiva (cioè quando contiene 100.000 colonie per ml) dimostra che c’è una infezione delle vie urinarie quando nell’esame delle urine standard si ha la presenza di leucociti (globuli bianchi) nel sedimento e c’è un solo germe presente nella urinocoltura.

La cura e i controlli

Si esegue con gli antibiotici, secondo le indicazioni dell’antibiogramma. Prevede la somministrazione di antibiotico da un minimo di 5 a un massimo di 14 giorni:Amoxicillina + acido clavulanico (50 mg di Amoxicillina/kg/die in 3 somministrazioni al dì per via orale), oppure con “antisettici urinari”, Nitrofurantonina (5 mg/kg/die), l’acido nalidixico (50 mg/kg/die) o la Fosfomicina (50-80 mg/kg in unica somministrazione).

Se dopo un primo ciclo di cura non si ha guarigione, cioè il bambino continua a presentare  infezioni delle vie urinarie, sarà necessario eseguire altri esami e, se necessario, ripetere la cura.

Per l’evoluzione successiva delle infezioni delle vie urinarie si deve considerare che oggi ci sono cinque credenze del passato che sono state abbattute dalle più recenti scoperte scientifiche. Vediamole:

  • No danni. Si è notato che i danni al rene, quelli più temibili e che ne potevano danneggiare la funzione, sono meno frequenti di quanto si pensasse in passato, in genere si determinano quando l’infezione non venga diagnosticata o si presenti spesso cioè sia in forma recidivante.
  • No esami. In passato veniva eseguito con estrema facilità l’urografia e la cistografia minzionale che oggi viene riservato solo ai bambini nei quali si sia già accertato che l’infezione sia effettivamente localizzata al rene.
  • No chirurgia. In passato quando i bambini presentavano una anomalia delle vie urinarie si ricorreva all’intervento chirurgico per permetterne il regolare funzionamento. Oggi vista la scarsità dei danni i bambini vengono operati sempre meno. Crollano anche le indicazioni per l’intervento chirurgico in caso di “reflusso vescico-ureterale”: in condizioni normali l’urina scorre dal rene, passando dall’uretere, arriva nella vescica, da cui poi, convogliata nell’uretra, verrà eliminata all’esterno. In alcune condizioni patologiche la vescica non riesce a “trattenere” l’urina che perciò potrà “tornare indietro” verso il rene e dare infezione. Oggi si è scoperto che in molti casi con la crescita del bambino anche la vescica si sviluppa ulteriormente e così il reflusso scompare e soprattutto non è affatto vero  che il reflusso provoca l’infezione delle vie urinarie ,infatti si è scoperto che nel 75% dei pazienti con reflusso non si ha l’ infezione.
  • No ospedale. Si riteneva che i bambini di meno di tre mesi con infezione delle vie urinarie dovessero essere ricoverati in ospedale per eseguire correttamente la terapia. Oggi però si è stabilito che il bambino di più di un mese può essere curato benissimo a casa.
  • No prevenzione. Già dagli anni ’60 veniva usata una profilassi con antibiotici per impedire nuovi episodi di infezione delle vie urinarie. Gli studi più recenti non confermano l’efficacia di una simile cura, perciò ancora non c’è un accordo internazionale sull’efficacia di tale profilassi.

INFEZIONI DELLA PELLE O PIODERMITE.
Le infezioni della pelle sono più frequenti proprio d’estate soprattutto quando il clima è caldo-umido. Il bambino di meno di sei anni contrae tali infezioni più degli altri e più facilmente alle mani e al volto, infatti d’estate si ha una maggior attività all’aria aperta e perciò una facilità del contatto fisico tra i bambini, per esempio giocando in un parco o in spiaggia. Quando si formano lesioni sulla pelle, per esempio per una piccola ferita, un graffio o la puntura di un insetto, possono penetrare i batteri, che normalmente vengono tenuti all’esterno dalla barriera protettiva, ma che, in questo caso, possono passare all’interno e dare l’infezione che si riconosce perché si formano sulla pelle delle piccole croste di dimensioni che variano da pochi millimetri a due centimetri, di colore giallo-miele o ambra. Per evitare il contagio senza allarmare il bambino si deve fargli lavare spesso le mani con acqua e sapone.
L’impetigine è un’infezione cutanea (della pelle), causata dallo Streptococco beta-emolitico di gruppo A, chiamato anche Streptococcus pyogenes, o dallo Stafilococco aureo.
È l’infezione superficiale della pelle ed è più frequente nei mesi estivi. La pelle è arrossata e coperta da vescicole (sono raccolte di liquido chiamate anche “bollicine” di dimensioni di 1 o 2 mm di diametro provviste di una parete molto sottile per cui si rompono con facilità e si formano delle croste color giallo-miele e sono l’elemento caratteristico dell’infezione.
Una forma poco nota di contagio è quella attraverso l’asse dei water dei bagni pubblici, infatti, sedendoci, si può contrarre l’infezione che farà arrossare la zona intorno all’ano, perciò in questo caso è bene coprire l’asse con delle salviette o con gli appositi copriasse in carta monouso.
La cura
La cura dell’infezione va eseguita con gli antibiotici: un primo tentativo si può fare applicandoli sulla pelle sotto forma di crema o pomata a base di Tetracicline o Gentamicina.
In caso di insuccesso, si dovrà ricorrere ad un antibiotico per bocca da assumere per 10 giorni:  utilizzare l’associazione Amoxicillina + acido clavulanico alla dose di 50 mg/kg/die di Amoxicillina in 3 somministrazioni al dì oppure una Cefalosporina di terza generazione, Ceftibuten 9 mg/kg/die in monosomministrazione (1 sola volta) giornaliera. Utile associare anche una pomata contenente antibiotico.
L’infezione della pelle è molto contagiosa, per cui il bambino non dovrà frequentare i compagni finché non abbia assunto l’antibiotico per un giorno. Particolare attenzione si deve porre quando si va in piscina, infatti il bambino non deve mai camminare scalzo, soprattutto ai bordi, nelle zone bagnate, oppure quando fa la doccia, infatti l’ambiente umido è un terreno ideale per far vivere i funghi, che perciò potrebbero con facilità passare da una persona all’altra.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Dopo 24 ore da quando si è iniziata la terapia con antibiotico.

INFEZIONI RESPIRATORIE

Il bambino “normale” non è quello che non si ammala mai, ma colui che non presenta più di un determinato numero di malattie ogni anno. Infatti è inevitabile che i bambini piccoli si ammalino, perché devono realizzare quello che si chiama l’“apprendimento immunologico”: per i primi tre mesi di vita il bambino si difende dalle malattie con gli anticorpi che gli ha passato la mamma durante la gravidanza, poi, crescendo, queste difese, un po’alla volta si esauriscono e l’organismo deve produrle da solo e lo farà proprio ammalandosi: infatti, ogni volta che un bambino viene in contatto con un agente infettivo, soprattutto virus, ma anche batteri, per esempio entrando in una stanza dove ci sono persone con il raffreddore, la prima volta che incontra uno di questi agenti infettivi non possiede le difese immunitarie per affrontarlo ed eliminarlo, perciò dovrà ammalarsi: durante i giorni della malattia l’organismo fabbricherà “su misura” gli anticorpi per eliminare quel determinato “microbo”. Queste difese “su misura” verranno conservate dall’organismo e così, ogni volta che il bambino incontrerà lo stesso agente infettivo, lo potrà eliminare.

Così man mano che aumentano questi anticorpi “su misura” contro i più diffusi virus o batteri, il bambino, avendo le difese già pronte, si ammalerà sempre meno, proprio perché diminuisce il numero degli agenti infettivi “sconosciuti”. L’importante allora è conoscere il numero “normale” delle malattie.
Ecco quante volte in un anno un bambino si ammalerà con tosse, raffreddore e la possibilità che abbia anche febbre:


Età

Numero delle malattie “normali”

1-2

5-6

3-4

4-5

5-9

3-4

10-18

2-3

Il bambino di meno di 6 anni che non va all’asilo presenterà un numero quasi dimezzato di infezioni, ma “recupererà” negli anni successivi.
Come si vede ogni anno che passa i bambini si ammalano sempre di meno.
Che cosa si può fare
Innanzi tutto ricordiamo che d’inverno ci si ammala di più non a causa dell’aria fredda, ma perché si sta maggiormente negli ambienti chiusi, dove è più facile trasmettersi i virus e i batteri e dove si respirano le eventuali sostanze che possono aver inquinato l’aria.
Ecco allora come si possono rendere più salubri gli ambienti, perciò riducendo al minimo l’intensità e la durata di ogni malattia.
l         La casa
-     anche quando piove o fa freddo, le finestre vanno tenute aperte un’ora al giorno
-     chi abita in zone dove l’aria è inquinata, per esempio per il traffico o per la vicinanza con le industrie, è meglio aprire le finestre di notte che tenerle chiuse, infatti l’inquinamento dell’atmosfera favorisce la tosse e le infezioni dell'apparato respiratorio
-     non fumare in casa (se i genitori fumano il bambino ha il 70% di possibilità in più  di avere la tosse
-     quando sono accesi i riscaldamenti, la temperatura non deve mai superare i 20°C e
-     si deve evitare che l’aria sia eccessivamente secca, per questo si devono appoggiare sui radiatori, soprattutto su quelli di camera, due asciugamani di spugna bagnati, in modo che l’aria che si respira sia umida, così il bambino farà una specie di aerosol naturale, non gli essiccherà la superficie interna dell’apparato respiratorio e cosi eviterà quella tosse secca presente di notte che dà fastidio
-     un altro elemento che va controllato è l’umidità che favorisce la formazione delle muffe, che inquinano l’ambiente e danno anche allergia. C’è umidità quando si lasciano chiuse le stanze e si vede formarsi il vapore sui vetri o si formano delle chiazze di umido nei muri, ci si deve rivolgere a un tecnico per rimuovere la causa dell’umidità
-     in casa evitare profumi od odori troppo intensi, perché possono provocare il broncospasmo (è una chiusura transitoria delle prime vie dell’apparato respiratorio): per questo non si devono usare i prodotti balsamici profumati, né spalmati sul torace, né sciolti nelle bacinelle di acqua calda
-     per chi è allergico o lo sono i genitori o altri parenti stretti il trattamento più semplice ed efficace per allontanare la polvere è usare l’apposito coprimaterasso
l   Abitudini e stile di vita
-     non coprire troppo il bambino: è inutile, non gli evita le malattie e gi fa soffrire il caldo anche d’inverno
-     non usare la maglia intima di lana, perché potrebbe far irritare la pelle: è preferibile quella in puro cotone ed è inutile anche quella con l’interno di cotone e l’esterno di lana, infatti, a contatto con la pelle, mettiamogli un tessuto che non crei problemi,. poi se fa freddo, potremo mettergli un golf di più
-     insegnargli a lavarsi le mani spesso, infatti le infezioni respiratorie, per esempio il raffreddore si trasmettono sia attraverso l’aria, ma anche trasportando le secrezioni, cioè il muco infetto, in più con le mani si possono trasportare molti altri agenti infettivi fino a pidocchi e parassiti intestinali: si dovrà insegnare al bambino a lavarsi spesso le mani, quando sono sporche, prima e dopo i pasti, quando esce dal bagno e prima di uscire da scuola, oppure appena è arrivato a casa. È importante che si insaponi il palmo e il dorso delle mani, fino al polso, e che se le frizioni con il sapone per almeno mezzo minuto e poi le sciacqui. A scuola dovrà usare un sapone liquido, salviette di carta e chiudere il rubinetto usando la salvietta con cui si è asciugato le mani.
-     fargli usare i fazzoletti di carta che andranno gettati nel cestino dopo averli usati, comunque se usa quelli in stoffa, dirgli di rimetterli in tasca, infatti le infezioni respiratorie si contraggono anche toccando fazzoletti sporchi
-     gli oggetti che il bambino piccolo porta alla bocca andrebbero lavati una volta al  giorno
-     insegnargli a respirare con il naso, perché l’inverno offre tre vantaggi: riscalda l’aria, la umidifica e trattiene gli eventuali agenti infettivi e le altre sostanze nocive
-     ricordarsi che i bambini crescono sani e forti all’aria aperta, perciò andranno portati fuori anche quando è freddo o piove ed è inutile tenerli in casa quando hanno solo la tosse o il raffreddore
-     va combattuta anche la tendenza alla vita sedentaria, perciò fargli fare sport e, per chi ha più di 5 anni almeno per tre ore (ma l’ideale sarebbe cinque) alla settimana
l   Ecco cosa non serve
-     la vaccinazione antinfluenzale è sconsigliata nei bambini, comunque serve a evitare l’influenza, quella che arriva a gennaio-febbraio, ma non tutti gli altri casi di tosse e febbre, che sono di gran lunga più frequenti nei bambini
-     assumere vitamina C: nonostante le credenze, non è dimostrato che prevenga le infezioni
-     far tenere coperte le orecchie: l’otite, che è l’infiammazione delle orecchie, viene provocata da batteri e virus che provengono dalla gola e non dall’esterno, perciò è inutile tapparle
-     per i farmaci immunomodulatori o immunostimolanti non esistono prove cliniche che dimostrino con certezza che funzionino
-     inutili anche integratori, antibiotici preventivi, immunoglobuline e rimedi omeopatici

-     la maglia di lana non protegge, ma, anzi, favorendo la sudorazione, può far arrossare la pelle

      -     attenzione, invece, ai prodotti di erboristeria: anche se naturali sono sempre farmaci e potrebbero essere tossici
l   Queste cure servono per prevenzione
-     Il bambino che l’anno precedente ha presentato più di tre volte in 6 mesi o quattro in un anno l’otite, tutte le sere, fino ad aprile, dovrà prendere una piccola quantità di antibiotico
-     la vitamina A sembra che prevenga le infezioni dell’apparato respiratorio e di quello digerente: se si prende come farmaco dovrà essere il medico a prescriverlo, ma, per evitarne la mancanza, basterà mangiare un po’ di più i cibi che la contengono, che, peraltro fanno bene a tutto l’organismo ; ecco dove si trova: carote, verdure gialle, spinaci, broccoli, zucca, tuorlo dell’uovo, fegato, pesce; si trova anche nel formaggio di cui i bambini dovrebbero mangiarne di più, perché contiene calcio importante per la formazione delle ossa.
Questionario
Ecco come scoprire se un bambino si è ammalato troppo o meno del previsto
Rispondere alle varie domande, sommare i punteggi ottenuti e leggere la risposta
l   Quante volte: negli ultimi 12 mesi ha avuto
-    febbre superiore a 38°C che sia durata più di 6 ore


Età / Punti

+1

-1

-3

da 1 a 2 anni

3 o meno

4 o 5

6 o più

da 2 a 3 anni

3 o meno

4

5 o più

se il bambino frequenta l’asilo nido aggiungere 1 punto al risultato ottenuto

da 3 a 4 anni

2 o meno

3

4 o più

da 4 a 6 anni

1 o 0

2 o 3

4 o più

da 6 a 10 anni

1 o 0

2

3 o più

-    mal d’orecchie
1 volta o mai                                                                                 =          + 1
2 volte                                                                                          =          -1
3 volte o più                                                                                 =          -3
-    tosse complessivamente                           
per 3 settimane                                                                             =          + 1
da 4 a 8 settimane                                                                         =          -2
più di 9 settimane                                                                          =          -3
-    raffreddore di durata superiore a 3 giorni e inferiore a 9
3 volte o meno                                                                              =          + 1
4 volte                                                                                          =          -1
5 o più volte                                                                                 =          -2
-    raffreddore di durata superiore a 10 giorni
1 volta                                                                                          =          -1
2 volte                                                                                          =          -2
3 o più volte                                                                                 =          -3
-    diarrea di durata di 3 o più giorni con 3 o più scariche al giorno
1 episodio                                                                                    =          0
2 episodi                                                                                      =          -1
3 o più episodi                                                                              =          -3
l   il bambino ha
1 fratello                                                                                       =          + 1
2 fratelli                                                                                        =          +2
3 o più fratelli                                                                                =          +3
l   il bambino va all’asilo o a scuola                                                    =          +2
-    il bambino abita in una città
con più di 50.000 abitanti                                                              =          +1
Il risultato
p  Se si è ottenuto un risultato negativo, il bambino può ammalarsi di meno, perciò si deve leggere con attenzione il testo precedente e correggere tutti i comportamenti sbagliati. Inoltre farlo controllare dal medico, se non si è fatto negli ultimi 3 mesi
p  Se si è ottenuto da 0 a 2 punti: il numero di malattie è quello giusto, perciò si tratta di un buon risultato, che, però, potrà migliorare cercando nel testo precedente qualche comportamento da correggere.
p        Se si è ottenuto 3 o più punti: l’ambiente è salubre in tutti i sensi.

INFEZIONI RESPIRATORIE RICORRENTI. 
Nel bambino di meno di sei  anni sono attese fino a 6 infezioni all’anno. Se il bambino che non va all’asilo, le infezioni “normali” si dimezzano. Tre  casi  su  quattro  (il 75%) di queste infezioni “attese”, sono a carico dell’apparato respiratorio. In pratica sono le malattie caratterizzate da tosse e/o raffreddore e/o mal di gola e/o mal d’orecchio e/o febbre. Quando si supera tale limite scientificamente si parla di”infezioni respiratorie ricorrenti.  quando Il bambino presenta infezioni respiratorie più di sei volte in un anno oppure più di una volta al mese da ottobre a febbraio, che sono considerati i mesi di maggior possibilità di contagio.
Che casa fare Se il  bambini presenta infezioni respiratorie ricorrenti. dovrà  eseguire gli esami per ricercare una malattia che determini questa accentuata suscettibilità alle infezioni

INFLUENZA.
È provocata da uno dei virus influenzali tipo A o B. In genere si presenta con epidemie più o meno estese che iniziano da metà dicembre e terminano alla fine di febbraio. Negli ultimi anni il picco epidemico si è avuto nel mese di febbraio. Nonostante che già a settembre vengono comunicate informazioni sull’andamento dell’epidemia influenzale dell’inverno successivo, è importante che i medici informino i propri pazienti che non è possibile predire in anticipo come sarà l’andamento della successiva epidemia che dipende dalle caratteristiche del virus influenzale e dalle condizioni climatiche che si presenteranno durante l’inverno. Infatti è noto che quando le temperature sono rigide la gente sta in casa con una maggior possibilità di ammalarsi, mentre al contrario un clima mite fa stare la gente maggiormente all’aria aperta con una minor possibilità di contagio. Negli ultimi anni si è sovente verificato che l’incremento epidemico si è avuto proprio gli ultimi giorni di gennaio, quelli definiti “della merla” in cui le persone si sono rinchiuse in casa facilitando lo scambio dei virus influenzali che è massimo proprio all’interno delle famiglie.
L’altro elemento che i medici devono particolarmente spiegare ai pazienti è che l’influenza è una malattia ben definita che si può contrarre una sola volta all’anno e non sempre e che perciò non va confusa con tutte le infezioni delle vie respiratorie sostenute da altri agenti virali e che sono frequenti proprio durante il periodo invernale. Infatti sovente le persone si vaccinano contro l’influenza, anche stimolate dalle campagne di stampa che puntualmente vengono condotte soprattutto nel mese di settembre. L’equivoco nasce dal fatto che i pazienti eseguono personalmente o fanno eseguire ai propri figli il vaccino pensando di non ammalarsi più durante tutto l’inverno, ma è chiaro che, anche se si proteggono dall’influenza non c’è motivo che non contraggano le altre infezioni tipiche del periodo invernale. Se manca la giusta informazione per i pazienti si rischia che dopo avere eseguito la vaccinazione antinfluenzale si creino delle eccessive aspettative e dopo che si siano ammalati, all’opposto si determina  una grande disillusione spesso responsabile anche di sfiducia nei confronti della medicina in generale.
È anche importante spiegare ai pazienti che l’influenza ha un quadro clinico ben caratteristico con febbre alta, talvolta superiore a 38,5°C che dura anche 4 giorni o talvolta può avere un rapporto trifasico con un iniziale innalzamento febbrile molto elevato, 1 o 2 giorni senza febbre e poi la nuova ricomparsa di un periodo caratterizzato da febbre alta. Altra caratteristica sono i dolori alla schiena e alle articolazioni. La caratteristica dell’influenza perciò è un quadro clinico dominato soprattutto dalla febbre alta, dal malessere, la spossatezza e dolori alle ossa e articolazioni. Il paziente, bambini e adolescenti compresi, con l’influenza, in genere tendono a stare a letto. Le altre infezioni respiratorie che si presentano durante l’inverno hanno altre sintomatologie predominanti, può essere tosse e raffreddore se in gioco c’è un virus parainfluenzale. In altri quadri clinici predomina una sintomatologia gastrointestinale, cioè localizzata all’interno dell’apparato digerente con vomito e diarrea, come nel caso in cui siano coinvolti gli adenovirus o i rotavirus nel caso del bambino del meno di 3 anni. Se i pazienti avranno tutte queste informazioni potranno avere dei punti di riferimento per acquisire consapevolezza sull’andamento delle malattie che possono presentarsi durante il periodo invernale.
È ormai invece generalmente acquisito la necessità di non assumere farmaci particolari in caso di influenza, perciò c’è una generalizzata predisposizione ad attuare una cura con farmaci sintomatici, perciò un antipiretico/antidolorifico che viene usato il paracetamolo nel bambino di meno di 12 anni e la nimesulide o altri tipi di farmaci similari nell’adolescente di età superiore ai 12 anni.
Resta il problema controverso sulla vaccinazione antinfluenzale. Anche in questo caso si deve ben spiegare ai genitori che il vaccino influenzale non protegge da tute le infezioni respiratorie dell’inverno. Va spiegato anche che nel bambino e nell’adolescente l’influenza decorre con una percentuale estremamente bassa di complicanze e che il vaccino previene solo il 30% dei casi di influenza, perciò anche eseguito il vaccino uno può presentare la malattia in 2 casi su 3. Il vaccino infatti serve soprattutto per la popolazione a rischio perché previene il 50% dei casi di ospedalizzazione e l’80% dei casi di decesso. Ma queste due ultime situazioni sono eccezionali nel bambino e nell’adolescente senza malattia cronica o di lunga durata. Per questo il vaccino antinfluenzale nel bambino e nell’adolescente va riservato solo ai casi di soggetti che presentino malattie croniche o di lunga durata che nell’età evolutiva è rappresentata soprattutto da patologie a carico di polmone, cuore, sistema nervoso centrale, reni, sangue; asma, diabete, fibrosi cistica.  Negli ultimi anni c’è stata una tendenza a proporre il vaccino a tutti i bambini e agli adolescenti, cioè a quelli che non rientrassero nelle fasce a rischio. La motivazione era di vaccinare i bambini e gli adolescenti, cioè coloro che, soprattutto attraverso la scuola, potevano facilitare la diffusione del virus dell’influenza. Impedendo questa forma di diffusione del virus contro l’influenza si impediva che si ammalassero le persone più a rischio, cioè i pazienti sopra i 65 anni o i soggetti con malattie croniche di lunga durata. In alcuni Stati è stato calcolato il rapporto costo/ beneficio e si è scoperto che si spende meno a vaccinare bambini e adolescenti che a curare persone anziane o a rischio. Una tale impostazione non è eticamente giusta perché non è giusto9 vaccinare una categoria di soggetti per proteggerne un’altra.


Influenzometro
Leggete il testo e quando il sintomo o ciò che è descritto corrisponde alla vostra situazione, segnate il punteggio che è riportato accanto e alla fine sommate e leggete il risultato
l         Periodo in cui si presenta la malattia
- da dicembre ad aprile                                                                                  + 50
- da maggio a novembre                                                                                 - 200
l         Nei giornali, alla TV
- si dice che è arrivata l’influenza                                                                     + 30
- non avete ancora sentito dire che è arrivata l’influenza                                   - 10
l         Dolore
- alla schiena e alle articolazioni                                                                       + 40
- mal di testa                                                                                                  + 30
- mal d’orecchie                                                                                             - 10
- “mal di pancia”                                                                                            - 10
l         Febbre
- superiore a 38,5°C per 3 giorni                                                                    + 20
- superiore a 38,5°C per 4 giorni                                                                    + 30
l         Occhi
- arrossati                                                                                                      + 5
- con dolore quando si guarda lateralmente                                                      + 20
- con bruciore                                                                                                + 5
- con lacrimazione abbondante                                                            + 10
- appiccicati con secrezione gialla                                                                   - 5
l         Volto
- arrossato                                                                                                     + 5
- pallido                                                                                                         - 10
l         Pelle
- calda e umida                                                                                              - 5
- normale                                                                                                       0
l         Tosse
- secca                                                                                                           + 10
- “catarrosa”                                                                                                  - 10
l         Gola
- fa male                                                                                                        + 5
- brucia                                                                                                          + 5
- è secca                                                                                                        + 5
l         Voce
- rauca                                                                                                           + 10
- normale                                                                                                       0
l         Naso
- secrezione chiara e liquida                                                                            + 10
- chiuso                                                                                                          - 20
l         Apparato digerente
- vomito                                                                                                         - 10
- diarrea                                                                                                         - 10
- stipsi                                                                                                            0
l         Condizioni generali
- malessere                                                                                                    + 5
- svogliatezza                                                                                                 + 5
- ci si stanca con facilità                                                                                  + 5
- mancanza di appetito                                                                        + 5
Il risultato
Se il punteggio è
* uguale o superiore a 210: è influenza. Per la cura basta il riposo e stare al caldo. Contro il dolore o per abbassare la febbre, prendere paracetamolo, oppure per chi ha più di 12 anni può usare anche salicilati e derivati (aspirina): questi farmaci si acquistano in farmacia senza dover presentare la ricetta del medico
* da 190 a 205: il risultato è dubbio, rifate con maggiore attenzione il questionario e se il punteggio torna sempre fra 190 e 205, non si tratta di influenza: consultare il medico
* uguale o inferiore a 185: non è influenza. Probabilmente si tratta di una malattia dovuta ad altri agenti infettivi: consultare il medico.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
24 ore dopo la scomparsa della febbre.

INSETTI.
Le punture degli imenotteri, cioè api, vespe o calabroni sono fastidiose, dolorose, ma raramente creano problemi seri a carico dell’organismo. Solo 1 adulto ogni 30 e 1 bambino ogni 200 presenta reazioni sistemiche (a carico di tutto l’organismo) dopo puntura di imenottero. La puntura di imenotteri può determinare tutta una serie di reazioni che possono variare di intensità e gravità. Si và dalla puntura semplice accompagnata da un dolore fugace e momentaneo, provocato principalmente dalla perforazione della cute, fino allo shock e la morte. I disturbi sono provocati dal veleno degli imenotteri e dalle altre sostanze contenute nel pungiglione. Le api hanno un pungiglione seghettato, che perciò entrerà con facilità, ma come tutti gli oggetti seghettati avrà difficoltà ad essere estratto perché resta impigliato nella ferita lacerando la pelle e provocando dolore. Per questo motivo l’ape punge una sola volta.
Gli altri tipi di imenotteri (vespe, calabroni, giallone) possiede un aculeo liscio che perciò può essere estratto con facilità e pungere solo una volta. I disturbi legati alla puntura dell’imenottero sono provocati dalle sostanze che evocano dolore, come le chinine, fino a dare allergia alle varie componenti del veleno. Il veleno è contenuto in un sacco, definito appunto velenifero, che si trova all’interno dell’addome dell’insetto. In questo caso perciò si valuterà la quantità di veleno iniettato e se abbondante i sintomi saranno accentuati, più lieve se la quantità sarà minore. In altri casi le sostanze presenti nell’ape vengono introdotte nell’organismo e si può creare una allergia. Le sostanze iniettate non appartengono alla specie umana, ma alla specie animale, in particolare agli insetti. È come perciò se si facesse una trasfusione con del materiale incompatibile. L’allergia al veleno di imenotteri va interpretata perciò come allergia a dei prodotti che non appartengono alla specie umana, in pratica è come l’allergia al polline, cioè sostanze che appartengono al regno vegetale, o alla saliva dei gatti. Come avviene in tutti i fenomeni biologici pochissime persone hanno disturbi gravi, altrettanto poche li hanno quasi assenti, la gran parte presenterà sintomi comunque lievi. In pratica la maggioranza delle presenterà un arrossamento, un rigonfiamento e dolore intorno alla zona dove è avvenuta la puntura. Questi disturbi sono dovuti principalmente a un’irritazione locale e sono provocate non solo dalle sostanze contenute nel veleno ma anche nel pateriale estraneo, in pratica la “sporcizia” contenuta nel pungiglione, per esempio pollini, terra e altro materiale. Talvolta può contenere anche pollini e creare delle reazioni allergiche in chi ne è sensibile. La reazione che si determina intorno a una puntura d’insetto è caratteristica: si ha dolore, spesso anche molto intenso e la cute prima assume un colore bianco, poi si arrossa e si rigonfia, il rigonfiamento della pelle è maggiore quando sono punte labbra o le palpebre.
Un’altra differenza fra i vari tipi di insetto risiede nella quantità di veleno che può essere iniettato: è maggiore per i calabroni che perciò rappresentano un pericolo maggiore. Le api, proprio perché hanno il pungiglione seghettato, pungono una sola volta dopo di che l’animale muore, mentre vespe e calabroni che possono estrarlo con facilità possono pungere il bambino più di una volta.
Che cosa fare.

  • Rimuovere il pungiglione. Innanzitutto si deve guardare se il pungiglione è restato conficcato nella pelle come avviene se si tratta di un’ape. Per rimuoverlo si deve afferrare con un paio di pinzette, possibilmente più vicino alla pelle possibile in modo da evitare di liberare il veleno dal sacco corrispondente. Se si liberasse il veleno aumenterebbero i sintomi.
  • Disinfettare usando un comune disinfettante, i migliori sono i derivati dell’ammonio quaternario.
  • Se ne abbiamo la possibilità è bene applicare una crema antistaminica (si acquistano in farmacia anche senza dover presentare ricetta medica).
  • Ghiaccio. Va applicato per circa mezz’ora, va bene qualunque prodotto ghiacciato, da quello in cubetti, ai surgelati…. Il ghiaccio è la cosa che si trova con più facilità. Se proprio ne siamo privi si può ripiegare anche sull’ammoniaca o l’aceto. Se sono state punte le labbra un ghiacciolo fa bene in modo piacevole.
  • Visita medica se dopo 3 ore non si vede una regressione dell’arrossamento e del rigonfiamento (se non lo si trova è bene in questo caso andare al pronto soccorso dell’ospedale).
  • Andare al pronto soccorso se le punture sono 10 o più, se compaiono sul corpo, lontano dalla zona della puntura, chiazze rosse, o se il bambino è pallido, suda freddo o respira con difficoltà.

Prevenzione

Per tutti

  • Quando un insetto ci vola vicino non si devono fare movimenti bruschi, anzi si deve restare più immobili possibili e se entra in auto si devono aprire i finestrini e attendere con pazienza che esca.
  • In casa si deve tener ben chiusa la pattumiera. Non si deve lasciare il cibo all’aperto, riporlo nel frigorifero o gettarlo via.
  • Se si mangia all’aperto tenere il cibo chiuso.
  • Ricordare che gli insetti volano vicino ai fiori e ai frutti maturi, ai cespugli, ai vecchi alberi, ai tronchi caduti e alle cataste di legno: quando vi siamo vicino un po’ di attenzione in più.
  • Eliminare in casa ogni ristagno di acqua, controllare in particolare gli umidificatori dei caloriferi e la vaschetta di condensa degli impianti dell’aria condizionata.
  • Tenere pulite le terrazze dove ci sono le piante, i giardini e i prati : l’erba deve essere tagliata spesso.

Per i più prudenti o gli allergici

  • Per l’abbigliamento non si devono indossare vestiti ampi perché gli insetti potrebbero restare intrappolati dentro.
  • Gli insetti vengono attratti dai colori sgargianti e dal nero, mentre pongono meno attenzione al bianco, verde, marrone e kaki che perciò sono i colori da usare..
  • Per chi va in moto usi anche i guanti.
  • Gli insetti vengono anche attratti dai profumi, per cui evitare tutti i cosmetici profumati.
  • Attenzione quando siamo all’aria aperta e si consumano gelati che potrebbero chiamare al solito gli insetti ed evitare di bere direttamente dal contenitore di bibite lasciate all’aria aperta.
  • Chi cammina per i prati, meglio se usa pantaloni lunghi e per chi lavora in giardino anche i guanti.
  • Usare gli insetticidi contro gli imenotteri.

INSONNIA.
È il disturbo del sonno più frequente dei bambini e degli adolescenti (vedi addormentamento).

 

INSUCCESSO SCOLASTICO.

Nella quasi totalità dei casi di insuccesso scolastico la responsabilità è dei genitori, perché non hanno saputo creare un ambiente tranquillo e sereno, in modo il figlio potesse concentrarsi per studiare e imparare, anziché dedicare tutte le proprie energie psicologiche a risolvere e risalire il disagio e lo stress che ha in famiglia, lasciando così poche forze per lo studio. Per non sbagliare i genitori non devono essere autoritari, né permissivi, ma creare un ambiente tranquillo e ricco di affetto, dare regole esatte, spiegando e motivando sempre perché alcune cose si possono fare e altre no.

A questo punto in molti si porranno due domande. La prima: “La scuola, perciò, non c’entra mai?”. Mai. Se il bambino o l’adolescente ha trovato in famiglia un luogo di “nutrimento e benessere” psicologico e affettivo, potrà anche fare a meno dell’aiuto degli insegnanti e degli stessi compagni, anzi i genitori lo aiuteranno a superare tutte le eventuali difficoltà. Se, al contrario, non ha una perfetta intesa con i genitori, anzi ha difficoltà e rapporti conflittuali, cerca aiuto nella scuola, ma, se non ve lo trova, sarà veramente solo e rifiutarsi di studiare e di apprendere è un modo per allontanare il problema. La seconda domanda è: “La difficoltà dell’apprendimento potrebbe essere dovuta a una malattia?”. In alcuni casi, sì, se ci sono disturbi della vista, dell’udito, allergia (vedi box), malattie croniche o di lunga durata che richiedono frequenti assenze o malattie del sistema nervoso, come, per esempio, alcune forme di epilessia, però queste malattie si scoprono sempre durante le scuole elementari o medie inferiori. In questo periodo, perciò, la difficoltà di apprendimento può essere dovuta o a un disturbo psicologico e affettivo o ad una malattia, poi, cioè durante le scuole superiori, l’origine è solo psicologica.
Ecco i cinque principali problemi dell’apprendimento: il bambino o l’adolescente
1)   ha paura di non riuscire a ottenere risultati scolastici soddisfacenti:
l   La causa: il figlio ha capito che i genitori si attendono dei grossi risultati scolastici e ha paura di non accontentarli
▲  I rimedi: i genitori devono rassicurare il figlio, dicendo che loro hanno fiducia in lui, ma che l’importante è che si impegni nello studio e la loro stima e affetto non verranno influenzati dai risultati scolastici
2)   si impegna poco:
l   La causa: i genitori o non sono riusciti a far capire al figlio che è importante studiare, oppure lo hanno distratto con i propri problemi
▲  I rimedi: i genitori devono, soprattutto con il loro esempio, fargli capire che ognuno deve impegnarsi nello svolgere le proprie occupazioni, in casa, nel lavoro e perciò anche nella scuola, e anche il figlio, come gli adulti deve adempiere ai compiti assegnati
3)   non riesce a ricordare le cose studiate:
l   La causa: molto probabilmente il bambino ha dei problemi per cui non riesce a concentrarsi.
▲  I rimedi:    bisogna cercare di capire e risolvere i problemi che lo turbano, inoltre ricordate che la memoria è più efficiente nelle ore centrali del pomeriggio; sfruttiamo questo momento per fargli imparare le poesie o studiare le materie più impegnative
4)   non apprende perché
l   La causa: si distrae con facilità, si muove in continuazione, non sta mai seduto, non sta mai fermo con le mani, gli cade in continuazione la roba dal tavolo, interrompe spesso la lezione, ha difficoltà a concentrarsi, è impulsivo, risponde alle domande prima di aver ascoltato la domanda.
▲  I rimedi: questa situazione viene definita deficit di attenzione con iperattività (vedi pag. 00)
5)   scrive e/o legge male e/o non riesce a matematica:
l   La causa: prima di ogni altra iniziativa è necessario eseguire una visita oculistica e un esame dell’udito; si deve ricordare, però, che è normale che i bambini compiano errori di scrittura e “leggano male” fino all’età di sette anni e mezzo
▲  I rimedi: se, dopo aver risolto i problemi della vista e dell’udito e aver compiuto i sette anni e mezzo il bambino continua a leggere e/o scrivere male, si deve consultare lo psicologo. Lo stesso vale per la matematica, infatti è la materia che richiede maggior autostima (fiducia in se stessi)

Attenzione a questi sintomi
La conferma che la difficoltà di apprendimento è dovuta a un disagio del bambino e dell’adolescente si ha quando sono presenti almeno tre o più dei seguenti sintomi:
l è agitato e di comportamento instabile, perché alterna momenti di aggressività ad altri di isolamento
l si arrabbia con facilità
l è spesso triste
l preferisce stare in casa, anziché uscire
l non ama stare con i coetanei
l ha difficoltà ad addormentarsi la sera o si sveglia presto al mattino
l ha più di otto anni e fa ancora la pipì a letto
l mangia, rispetto ai coetanei, o troppo o troppo poco
l ha spesso mal di testa
l ha dolore addominale ricorrente (“mal di pancia”) una o più volte al mese almeno per tre mesi
l dice frasi del tipo “tanto a me non riesce”, “non ne sono capace”, “io sono uno stupido”
l ha paura ad andare a scuola
l ha marinato la scuola, anche una sola volta
l se ha meno di otto anni si masturba
l se ha più di tredici anni beve alcolici o si droga (se avviene in periodi precedenti è ancora più grave)
Ecco cosa fare
Se la risposta è positiva: i genitori devono cercare di capire in cosa abbiano sbagliato ed è opportuno che si facciano aiutare da uno psicologo

 

INTEGRATORI.
Gli integratori non servono perché con una dieta variata che perciò preveda una rotazione dei cibi, come avviene in tutte le famiglie, si assicura l’introduzione di tutti i principi nutritivi.

IPERCAPNIA.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice condizione di aumento della concentrazione nel sangue di CO2 (anidride carbonica).

IPEREMIA.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: aumento della presenza di sangue.

IPERIDROSI.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: eccessiva sudorazione).
È costante: è presenta anche durante il sonno e non viene modificata, non aumenta né diminuisce, per esempio quando si sia stressati o emozionati.

La cura

Iniziare con i trattamenti meno invasivi (più “leggeri”) e aumentarli progressivamente nell’ordine indicato:

  • usare polveri aspersorie inerti (si acquistano in farmacia)
  •  applicare sulla pelle dei farmaci simpaticolitici (riducono l’attività del sistema nervoso simpatico, che è quello che stimola le ghiandole sudoripare a produrre il sudore)
  • iniettare all’interno della pelle la tossina botulinica. Il trattamento potrà essere ripetuto nel tempo, quando l’effetto della tossina botulinica si sia esaurito
  •  in caso di insuccesso si potrà ricorrere a un intervento di simpaticectomia (si tagliano i nervi simpatici) vicino alle zone dove c’è iperidrosi, per impedire che stimolino eccessivamente le ghiandole sudoripare.

IPERPIRESSIA.
 Per i pazienti è più comprensibile dire: febbre alta.

IPERTENSIONE
(vedi Pressione arteriosa)

IPERTRICOSI.

È la crescita eccessiva di peli. Crea danni estetici soprattutto nelle femmine: è facilmente risolvibile, ma va consultato un dermatologo.

IPERTROFIA.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: aumento di attività.

IPOSPADIA.
Si deve osservare quando il bambino fa la pipì, perché se l’urina non esce dalla sommità del glande e il getto viene proiettato all’esterno in modo dritto e lineare potrebbe trattarsi dell’ipospadia, cioè lo sbocco dell’uretra (è il canale che mette in comunicazione la vescica con l’esterno, attraverso il quale transita l’urina) non si trova nella posizione abituale, che appunto è alla sommità, ma appunto in una posizione più laterale, in genere sul glande, ma anche spostato verso la radice del pene. Se i genitori notano che il getto dell’urina non è lineare, devono avvertire il medico: se viene confermata la diagnosi di ipospadia, il bambino va operato prima possibile, far il sesto e il diciottesimo mese di età.

IPOSSIA.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice condizione di scarsa ossigenazione del sangue.

IRCARCA.
È la comparsa do peli alle ascelle, che, nelle femmine precede di poche settimane il menarca (vedi).

ISOIMMUNIZZAZIONE MATERNO FETALE Rh (D).
Madre Rh –, Figlio Rh +.
La sensibilizzazione avviene per la penetrazione di minima quantità di sangue Rh+ fetale nella madre Rh– durante la gestazione, specialmente durante il parto.
Questo contatto di sangue “incompatibile, provoca la sensibilizzazione e i figli Rh+ concepiti in gravidanze successive possono presentare la malattia emorragica del neonato (vedi).

ITTERO FISIOLOGICO.
Costantemente iperbilirubinemia fra 2 e 6 mg%, quasi totalmente indiretta. Al neonato “viene” ittero perché il suo fegato è ancora “piccolo” come lo è per altro tutto l’organismo, infatti alla nascita non sa parlare, stare seduto, camminare…! Se si pensa che l’ittero lo presenta 1 neonato su 2 tra i nati al momento giusto, cioè alla data prevista e con un peso appropriato ma quasi tutti i prematuri, si capirà che più piccolo è il bambino, cioè più è prematuro, più alta sarà la possibilità di avere l’ittero. L’ittero, infatti, si forma perché il fegato del neonato, già in condizioni normali, funziona a “ritmo ridotto” e non possiede una quantità sufficiente di enzimi che sono le sostanze che devono trasformare la bilirubina, in modo che l’organismo la possa utilizzare: già in condizioni normali il fegato “non ce la fa”, figuriamoci quando gli arriva molto lavoro in più, infatti dopo la nascita vengono distrutti i globuli rossi fetali, che saranno sostituiti da quelli “da bambino” simili all’adulto. La distruzione dei globuli rossi avviene nella milza e, fra i vari detriti che ne derivano, uno, l’eme che componeva l’emoglobina, si trasformerà nell’organismo in bilirubina. Il fegato non riesce a trasformare questa enorme quantità di bilirubina, nella forma che può essere eliminata con le urine (si chiama diretta). La bilirubina, invece, resta nella forma indiretta, non può venire eliminata, l’organismo “non sa cosa farsene” e così si “sparge dappertutto”: il rischio è che penetri nel cervello e possa danneggiarlo in modo irreparabile, creando un bambino handicappato. I genitori, però, possono stare tranquilli, perché, quando la concentrazione di bilirubina nel sangue inizia ad aumentare, prima che arrivi ad essere così abbondante da “invadere” il cervello, si “fermerà” nella pelle, facendola diventare gialla. A questo punto i medici iniziano a controllare il valore della bilirubina presente nel sangue, ripetendo degli esami, anche ravvicinati, talvolta ogni quattro ora. La bilirubina, in genere, inizia ad aumentare durante la seconda o terza giornata di vita, resta stabile in quarta e inizia a diminuire dalla quinta giornata.  Quando i valori sono alti, ma non ancora pericolosi si esegue la fototerapia (si mette il bambino sotto una lampada), quando invece si giunge ad una concentrazione tale (vedi box) che potrebbe arrivare al cervello, si sostituiscono attraverso la vena ombelicale 300 ml di sangue con una identica quantità proveniente da un donatore con gruppo sanguigno simile a quello del bambino.
Ecco come  si fa a riconoscere e a vedere l’ittero     I neonati, i prime giorni di vita, hanno spesso la pelle arrossata che difficilmente fa trasparire, soprattutto nei primi momenti in cui si ha ittero, la colorazione giallastra, però non è un problema, infatti basta comprimere leggermente con un polpastrello oppure stirare con due dita la pelle in modo che la colorazione rossa scompaia e così si potrà vedere effettivamente il colore della pelle, cioè si sia giallo o biancastro.
Da ricordare
Cause: è dovuto a       1) distruzione di globuli rossi fetali a livello della milza
2) ridotto livello di enzimi epatici
3) sempre per immaturità epatica con ridotto tasso di albumina nel siero.
L’ittero fisiologico compare in 2a-3a giornata e scompare in 5a-7a giornata.
Attenzione al rischio di ittero nucleare:


bilirubina mg/100 ml

% di rischio

10-18

0

19-24

7

25-29

30

La bilirubina indiretta presenta uno spiccato tropismo (affinità) per la sostanza grigia encefalica (cervello) specialmente nel sistema extrapiramidale, in particolare per i nuclei della base dell’encefalo.
I segni clinici: sono evidenti dopo pochi giorni dalla nascita:
sopore
rigidità
spasmi muscolari
tremori
movimenti coreo-atetosici (convulsioni).
La mortalità è alta, in caso di sopravvivenza gravi turbe encefalopatiche (del cervello) permanenti tutta la vita.
Terapia

  • exanguinotrasfusione
  • fototerapia: la luce renderebbe la bilirubina libera idrosolubile e cioè facilmente eliminabile

Luminal (0,05 gr/kg) come induttore (stimolatore) enzimatico.
Fototerapia o exanguinotrasfusione? Ecco quando


Ore dalla nascita

Fototerapia

Exanguinotrasfusione

 

Può essere eseguita

È indispensabile

Va eseguita se, dopo 4-6 ore di fototerapia, non si è realizzata una diminuzione di 1-2 mg/dl di bilirubina o almeno non ne ha bloccato l’aumento

È indispensabile

Meno di 24

superiore 10 mg/dl

superiore 15 mg/dl

superiore 20 mg/dl

superiore 20 mg/dl

25-48

superiore 13 mg/dl

superiore 18 mg/dl

superiore 25 mg/dl

superiore 30 mg/dl

49-72

superiore 15 mg/dl

superiore 20 mg/dl

superiore 25 mg/dl

superiore 30 mg/dl

dopo 73

superiore 17 mg/dl

superiore 22 mg/dl

superiore 25 mg/dl

superiore 30 mg/dl

ITTERO NUCLEARE.
(vedi Ittero fisiologico)

 
 
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