F
 

FAMIGLIA.
L'immagine di famiglia e di modelli genitoriali appropriati per i figli corrispondono alla tipologia tradizionale valida da millenni. Una famiglia in cui i genitori siano rappresentati da un uomo e una donna che si siano proclamati pubblicamente marito e moglie per costituire una entità autonoma inserita all'interno della società, questo modello ha resistito a tutti i mutamenti storici e all'evoluzione della società, pertanto risulta un modello sperimentato ripetutamente e che acquisisce validità e che è stato confermato da tutti gli studi psicologici e biologi successivi.
La scelta di un certo modello di famiglia pertanto non si basa sulla difesa di valori tradizionali o di scelte religiose ideologiche, ma è in linea con le richieste e i bisogni di salute del minore.

FANTASMI DI MALATTIE.
Sono le malattie temute dai genitori che le vedono apparire in presenza di ogni sintomo banale.
Quali sono?
Situazione effettiva                                                  Fantasma di malattia
- alterazione EEG (elettroencefalografiche)       fa temere          epilessia
- linfonodi ingrossati                                        fa temere          tumori
- soffi innocenti                                    fa temere          cardiopatia
- pallore                                                          fa temere          anemia
- tosse                                                            fa temere          malattia dei polmoni
- tonsille ingrossate                                          fa temere          nefrite  
- “mal di pancia”                                             fa temere          appendicite
- mal di testa                                                   fa temere          meningite.

FARINGITE.
Si deve distinguere la rinofaringite, che è provocata dai virus e perciò non richiede terapia antibiotica, dalla tonsillofaringite, provocata dai batteri, soprattutto dallo streptococco betaemolitico di gruppo A. La presenza di quattro sintomi, tosse, raffreddore, raucedine e congiuntivite indicano che la causa è un virus. L’assenza di questi sintomi e l’osservazione nel fondo della gola di petecchie (sono piccole chiazze di colore più rosso rispetto al tessuto della gola), associate a febbre superiore a 38,5°C, indicano che la faringite è provocata dallo streptococco betaemolitico di gruppo A. Per avere la conferma dell’origine della faringite, si deve compilare il seguente questionario.

Domande

Risposte

Punteggio

In che mese si è ammalato?

Feb-mar-apr
Gen-mag-dic
Giu-ott-nov
Lug-ago-set

+2
+1
0
-1

Quanti anni ha?

Da 5 a 10
Da 3 a 4 e da 10 a 11
Meno di 3

+2
+1
-2

Si vedono petecchie (chiazze rosse sul palato)?


No o non si riesce a vedere la gola

+4
0

Si vedono “placche bianche” sulla gola?


No

0
0

Le tonsille sono grosse?


No

0
0

C’è raffreddore?


No

-5
+2

C’è raucedine (La voce è rauca o abbassata) ?


No

-5
+2

C’è tosse?


No

-2
+4

C’è congiuntivite (Gli occhi sono arrossati)?


No

-5
+2

C’è febbre?

Inferiore a 30°C o assente
Da 30°C a 39°C
Da 39°C a 40°C

-2
+1
+3

C’è mal di testa?

Si
No o si è incerti

+2
0

C’è vomito?


No

+2
0

C’è dolore addominale (“mal di pancia”)?


No

+2
0

C’è diarrea?


No

-2
0

Da ricordare:
Sintomi e segni da valutare
Eziologia (origine) virale

  • Rinite
  • Tosse
  • Raucedine
  • Congiuntivite

Eziologia (origine) streptococcica

  • Febbre fino a 40°C
  • Vomito
  • Dolore addominale
  • Adenopatia satellite
  • Ipertrofia ed eritema tonsillare
  • Essudato e iperemia faringea
  • Petecchie sul palato molle.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Nessuna limitazione, cioè il bambino può stare a scuola, se c’è febbre può rientrare un giorno dopo la scomparsa.

FARMACI

Molte malattie si curano senza dover assumere farmaci, i genitori perciò devono abituarsi a uscire dall’ambulatorio del proprio medico anche senza avere una prescrizione in mano, i medici non devono avere paura di essere “giudicati male” dai pazienti se non prescrivono farmaci al termine della visita.

È utile che genitori sappiano che le medicine vanno assunte preferibilmente prima dei pasti, in modo da aver un assorbimento facilitato. Solo se il medico lo indica espressamente andranno assunti dopo i pasti. È importante anche che i genitori controllino la scadenza sulla confezione, ma devono essere rassicurati che un farmaco scaduto perde l’efficacia, cioè non funziona, ma non determina effetti tossici. È importante anche ricordare che le dosi dei farmaci vanno suddivisi nell’arco della giornata in modo da essere assunti alla stessa distanza di tempo. Se le somministrazioni sono 3 o più si potrebbe porre il problema se svegliare il bambino, per questo i medici devono specificare (oppure lo devono chiedere i genitori) se l’intervallo delle dosi va osservato scrupolosamente o meno. In caso dei farmaci somministrati 3 volte una soluzione potrebbe essere dividere le dosi dando la prima appena si sveglia, la terza prima di dormire e la seconda nell’intervallo fra le due. È una situazione che sacrifica la correttezza della somministrazione dei farmaci, ma che evita una situazione di stress legata al risveglio del bambino e anche dei genitori. È comunque una mediazione accettabile quando non ci siano condizioni di particolare gravità. Infine i genitori devono essere informati che, se il medico non dà indicazioni contrarie, i farmaci vanno assunti sempre allo stesso dosaggio, anche le ultime dosi assunte, in pratica la maggioranza dei farmaci va sospesa bruscamente anziché diminuire un po’ alla volta il dosaggio.
Le domande più frequenti

  • Prima o dopo i pasti?  Quasi tutti i farmaci vanno  a stomaco vuoto per facilitarne l’assorbimento. Gli antinfiammatori(aspirina e derivati o nimesulide)
  • Gli orari vanno rispettati?Si,ma  senza esagerare. È bene  garantire intervalli regolari ,ma  non è necessario svegliarsi durante la notte,salvo che non lo indichi espressamente il medico. Se il farmaco va assunto tre volte al giorno un utile mediazione può essere  di prenderlo appena svegli,alle tre del pomeriggio e prima di dormire. Nessun problema se il farmaco prevede due somministrazioni.
  • E’ importante i cibi che si assumono?Attenzione all’alcol che può interferire con l’attività del farmaco.
  • Se si dimentica una somministrazione? Crea problemi se si tratta di farmaci antiepelettici, antidiabetici o cardiologici. Per gli altri una somministrazione mancata non crea problemi. Se si dimentica una sola pillola anticoncezionale non si resta incinta.
  • Se si prende due volte? Nessun problema con gli antibiotici, gli antinfiammatori, prodotti per la tosse. Anche negli altri casi, si può stare tranquilli perché quasi sempre per introdurre la dose tossica si deve assumere una quantità che spesso corrisponde a molte volte la dose abituale. Per prudenza si deve avvertire il medico in caso di psicofarmaci, antipertensivi, antidiabetici, farmaci per la tiroide o contro il mal di testa.
  • Le pomate si possono usare  come e quando si vuole? No perché potrebbero alterare la struttura e il funzionamento della pelle .Attenzione soprattutto a quelle contenente cortisone.
  • Le “punture”,cioè la via intramuscolare è più efficace  dei farmaci  assunti per bocca? No, oggi un farmaco assunto per bocca viene assorbito quasi completamente, non c’è perciò più motivo  di eseguire le” punture”. Le fleboclisi restano invece valide  nelle malattie in cui servono risultati più rapidi. Preferire pertanto sempre i prodotti da somministrare per bocca anziché supposte o “punture”.
  •  
  • Quali farmaci si possono prendere di propria iniziativa? Quelli che si acquistano senza ricetta, ma è sempre preferibile consultare, anche per telefono, il proprio pediatra.
  • Quali sono i farmaci che si possono comprare senza ricetta? Tutti quelli di cui si vede la pubblicità in giornali e televisione si acquistano senza ricetta; tutti gli altri, salvo poche eccezioni, è necessario farseli prescrivere dal medico.
  • Se si prende un farmaco scaduto? Non succede nulla ,perché dopo la scadenza  il farmaco perde di efficacia,cioè non “funziona più” o agisce meno,ma non si trasforma in un prodotto tossico.
  • Se si sbaglia via di somministrazione? Andare subito al pronto soccorso dell’ospedale se si è messo sugli occhi un farmaco che non sia per uso oftalmico. Nessun problema  negli altri casi, al massimo qualche fastidio transitorio.
  • Quali sono farmaci sicuri cioè che non facciano male? Non ci sono farmaci che facciano male, anche le vitamine, se prese in eccesso, possono essere dannose, perciò non si deve sottovalutare nessun tipo di farmaco.
  • Quanto dura un farmaco di cui non sia indicata la scadenza nella confezione? Tre anni
  • Quanto dura un farmaco se è aperta la confezione? Se il farmaco è stato conservato, come è scritto, “in luogo fresco e asciutto”, cioè, in pratica, all’interno di un cassetto o di un armadio, la sua attività resta valida fino alla scadenza indicata sulla confezione. Le sospensioni orali, cioè i farmaci, la cui polvere va sciolta in acqua, indicativamente, una volta aperte, durano circa una settimana (in alcuni casi anche due): comunque questo è uno dei casi in cui sei debba leggere il foglietto illustrativo, dove è indicata l’effettiva durata della confezione, una volta che sia stata preparata, cioè, la polvere sciolta in acqua.
  • Quali sono i farmaci che vanno tenuti in casa? I farmaci da tenere sempre di scorta, perché se ne potrebbe avere bisogno, prima o poi, è una confezione di paracetamolo (vedi Febbre).

IL DECALOGO PER USARE I FARMACI IN SICUREZZA
Dove vanno conservati i farmaci in casa?

  • Non in luoghi umidi, perciò si devono evitare bagno, cucina e, quasi sempre, anche il ripostiglio. L’ideale è tenerli in camera da letto, in un ripiano alto, dove non possano arrivare i bambini. Per evitare di perdere qualche confezione, è bene tenerli in una scatola o in un cassetto. Da evitare le borse in plastica chiuse ermeticamente perché potrebbero creare all’interno un ambiente umido
  • Mentre si stanno usando i farmaci, cioè si sta effettuando una cura, andranno tenuti in posti in cui i bambini non possano prenderli, e mai dimenticati in tavoli o mobili bassi. È opportuno anche, proprio per evitare di scambiare i farmaci dei grandi e dei piccoli, tenerli in due posti separati.
  • Se, come spesso accade durante l’inverno due fratellini devono eseguire due cure diverse, anche in questo caso vanno separati bene i vari farmaci.
  • Ancora meglio è opportuno identificare bene i prodotti che usano i bambini, da quelli degli adulti ed quelli assunti dai fratelli. Sarebbe opportuno creare dei piccoli contenitori , ognuno con un colore e una forma diversa, all’interno del quale mettere le medicine che si usano. È un po’ come i portatovaglioli usati in famiglia.
  • Se a dover somministrare i farmaci sono delle persone presbiti, o comunque che devono usare gli occhiali, è bene che li mettano proprio per evitare di leggere male i dosaggi o contare in modo errato le gocce da somministrare, o vedere male le tacche del misurino.
  • Quando si fa visitare il bambino dal medico i genitori devono fargli presente le proprie esigenze organizzative, perché molti farmaci, come gli antibiotici, si possono somministrare una sola volta, altri due o altri ancora tre. È il caso dell’antibiotico più usato dai bambini, l’amoxicillina, e la si può dare in due o tre somministrazioni proprio secondo le esigenze della famiglia. In questo modo si eviterà di far somministrare il farmaco da persone non esperte.
  • Per esseri certi del dosaggio è sempre preferibile scriverlo in un appunto personale sotto dettatura del medico.
  • Quando si telefona al medico ricordarsi di dirgli sempre il peso del bambino, tenere carta e penna per scrivere il dosaggio e alla fine ripeterglielo.
  • Scrivere sempre sulla scatola della medicina il dosaggio da somministrare, meglio se con un pennarello, in modo da leggere con chiarezza i numeri.
  • Non dare mai farmaci di propria iniziativa, salvo che il medico non lo abbia indicato espressamente (è il caso dei farmaci per abbassare la febbre). Non dare farmaci mai di cui non si sia certi del dosaggio, né aumentare di propria iniziativa la quantità del farmaco, pensando che il bambino nel frattempo sia cresciuto in peso.

 

Vie di somministrazione dei farmaci
I genitori spesso chiedono quale sia la via migliore di somministrazione dei farmaci nel bambino.
Per ogni via sono indicati i pro e i contro ed è assegnata una valutazione mediante un punteggio complessivo da 1 a 10.
Via orale                                                                                           Punteggio: 9
Pro: meno traumatica e invasiva per il bambino. Non richiede personale specializzato.
Contro: possibile rifiuto da parte del bambino e possibili irregolarità di somministrazione.
Via rettale                                                                                        Punteggio: 3
Pro: possibile solo per alcuni farmaci. Non richiede personale specializzato.
Contro: assorbimento variabile e psicologicamente traumatica.
Via intramuscolare                                                                          Punteggio: 4
Pro: certezza di somministrazione.
Contro: dolorosa, invasiva. Richiede personale specializzato.
Via endovenosa                                                                               Punteggio: 10
Pro: rapidità di azione, massima efficacia, indispensabile nei casi gravi.
Contro: difficile da gestire a domicilio.

FEBBRE.


Il questionario per i genitori
Come ti comporteresti nelle seguenti situazioni?
Rispondi SI o NO alle seguenti domande.
Cosa fai quanto al bambino gli viene la febbre?                        SI        NO
Gli metti la borsa del ghiaccio                                              
Lo copri di più                                                                                
Gli dai l’antibiotico?                                                                        
Gli dai il paracetamolo                                                         
Lo copri di meno                                                                            
La risposta è contenuta nel testo seguente

I neonati e i bambini di meno di sei mesi difficilmente presentano la febbre perché non possiedono ancora una termoregolazione efficiente e, infatti anche in condizioni di benessere, non vanno mai coperti troppo perché ancora non sanno sudare bene e hanno un centro termoregolatore che non è troppo sensibile ai pirogeni, che sono le sostanze che inducono l'innalzamento delle temperatura corporea, cioè producono la febbre.  La minore tendenza a presentare la febbre è anche causata dall'abbondanza di una sostanza "antipiretica" l'arginina-vasopressina.
Nei bambini è preferibile usare un termometro del commercio che indichi la temperatura massima in un minuto, per ridurre perciò il "martirio" del lattantino.
Dove misurare la febbre nel lattante?
Generalmente viene misurata la temperatura rettale perché è la modalità più agevole, però può essere alterata da fattori locali come un arrossamento della cute perianale o la concomitanza di un processo diarroico. La temperatura rettale è sempre superiore di 0,5-0,6 gradi centigradi rispetto a quella ascellare. Per una corretta misurazione si deve inserire tutto il bulbo, come fosse una supposta, per il tempo indicato sul termometro. Un altro ottimo sistema di misurazione è la rilevazione della temperatura inguinale. Non va misurata dentro il pannolino di plastica perché risulterebbe sicuramente aumentata, ma anzi è bene attendere qualche minuto dopo aver spogliato il bambino. Si metterà il lattante posto su di un fianco, gli si metterà il termometro all'inguine, in mezzo alle cosce, e si terrà immobilizzato il tempo necessario, bloccandogli il fianco superiore.
La febbre è una difesa dell’organismo, infatti gli animali che non erano in grado di farla sono scomparsi dalla filogenesi. L’unica complicanza della febbre del bambino sono le convulsioni febbrili (vedi).
La temperatura corporea la si può considerare normale fino a 37,3 – 37,5°C e non, come comunemente si pensa, fino a 37°C. La temperatura compresa fra 37,6 e 38°C la si definisce subfebbrile. Ricordare anche che la temperatura corporea può arrivare fino a 38,5°C anche in assenza di malattia, quando la si rilevi dopo esercizio fisico, abbondante sudorazione o anche solo dopo aver mangiato.
Come si misura la febbre
- La misurazione all’ascella o all’inguine con il termometro a mercurio, tradizionale:
è il sistema meno traumatico per il bambino ed è sufficientemente sensibile per cui è il miglior modo di misurare la temperatura corporea. Purtroppo è imminente l’introduzione del divieto di utilizzare il mercurio, pertanto dovrà essere abbandonata tale modalità di misurazione.
- La temperatura rettale è la più precisa rispetto alle altre misurazioni, ma è fastidiosa, traumatica e può creare irritazioni e lacerazioni all’ano.
-  I termometri elettronici, offrono una rapidità di misurazione, ma sono troppo sensibili, per cui sono influenzati dalla temperatura superficiale o dell’ambiente
- Le strisce reattive colorate, sono rapide e poco traumatiche, ma sono poco esatte e soprattutto, essendo molto sensibili, possono presentare risultati falsamente positivi, come per esempio quando la pelle è surriscaldata o sudata o il bambino che si agita,
- La misurazione elettronica all’interno dell’orecchio (temperatura timpanica) è precisa come la temperatura rettale, trattandosi di una rilevazione “interna”, ma anche in questo caso si ha la possibilità di risultati falsamente negativi quando lo strumento non è introdotto nel modo corretto. Ricordarsi che la temperatura timpanica, come quella rettale, è più elevata di quella ascellare di 0,5-0,6°C.

Tavola di conversione fra gradi Centigradi e Fahrenheit

 

Temperature in gradi
centigradi

Temperature in gradi Fahrenheit

Valori normali

35°C

95°F

36°C

96,8°F

37°c

98,6°F

 

37,5°C

99,5°F

Escursioni patologiche

38°C

100,4°F

39°C

102,2°F

40°C

104°F

41°C

105,8°F

 

Che cosa fare

Si può consigliarne la somministrazione degli antipiretici a una temperatura superiore a 38°C, corrispondenti a 38,5°C rettali.
Si può usare parecetamolo.
Si può usare il paracetamolo in gocce alla dose di tre gocce ogni chilogrammo di peso corporeo ogni volta che si somministra. Si può ripetere il farmaco dopo 4 ore se la febbre resterà superiore a 38°C.
Se il bambino non accetta le gocce si può usare: paracetamolo supposte 125, una supposta ogni 4-6 ore se la febbre resterà superiore a 38°C.
Se il bambino accetta bene il farmaco sono sempre da preferire le medicine somministrate per bocca.  Le supposte hanno un assorbimento bizzarro ed irregolare e non si sa mai la quantità esatta di farmaco che viene assunta, talvolta l'effetto terapeutico avviene anche dopo ore come quando il bambino ha l'ampolla rettale piena perché non ha evacuato.
Ecco i dosaggi del paracetamolo in supposte: 125 mg fino a 12 kg, 250 mg fino a 22 kg, 500 mg oltre 23 kg.
Facciamo quale esempio: un bambino pesa 6 chilogrammi, in caso di febbre alta si potranno somministrare 18 gocce (tre gocce per chilogrammo di peso ogni volta: 3 x 6 = 18), un identico dosaggio si potrà ripetere dopo quattro ore, se la temperatura resterà sopra i 38°C. Un bambino di 8 chilogrammi (3 x 8 = 24) dovrà assumere 24 gocce. Uno di 10 chilogrammi (3 x 10 = 30) trenta gocce, oppure 5 ml (il misurino è tarato a questa dose) di paracetamolo sospensione. In caso di rifiuto delle gocce da parte del lattante si potrà somministrare una supposta da 125 mg ogni 4-6 ore con lo stesso criterio delle gocce.
Cosa fare se dopo 4 ore dalla somministrazione di un antifebbrile, il bambino non ha più febbre? Non gli si dovrà dare nessun farmaco, ma si potrà tenere di riserva nell'eventualità che compaia nuovamente una temperatura sopra 38°C.  Il concetto della somministrazione ogni 4 ore va inteso perciò come l'intervallo minimo necessario per poter ridare il farmaco, ma come abbiamo già detto solo se ce n'è bisogno, cioè se c'è febbre. Se la temperatura è sotto 38°C naturalmente non va dato nessun antifebbrile.
In caso di febbre alta è importantissimo non coprire eccessivamente il bambino. 
Anche se d'estate è un po' arduo, è bene non far surriscaldare troppo l'ambiente dove sta il lattante.
Se la temperatura corporea del piccolo paziente supera i 40°C si deve spogliare il bambino.

I salicilati
Si può usare l’acido acetilsalicilico alla dose complessiva nell’arco della giornata di 30-40 mg al giorno e si può somministrare ogni 4-6 ore se la febbre ritorna sopra i 38°C inguinali.
Oggi l'uso dei salicilati è in riservato solo a pochi casi per l'associazione fra assunzione di questo tipo di farmaci e la grave sindrome di Reye che colpisce fegato e cervello.

Quando il bambino ha la febbre deve essere coperto di meno, perché la temperatura corporea si deve poter disperdere con facilità. Solo quando il bambino ha i brividi (è un sistema dell’organismo per innalzare la temperatura corporea), lo si dovrà coprire di più.
È inutile applicare la borsa del ghiaccio sulla testa perché è inefficace, mentre i sistemi fisici per abbassare la temperatura corporea come le spugnatura di alcol o i bagni tiepidi, riescono a far abbassare la temperatura di mezzo grado per circa mezz’ora e al termine l’organismo produrrà i brividi per riportarla ai livelli richiesti.
Non è necessario che il bambino, quando ha la febbre, stia a letto: può alzarsi e girare per casa e se necessario può uscire (per esempio per andare dai nonni o in ambulatorio dal medico), purché durante la stagione più fredda sia coperto maggiormente.
Come farmaco antifebbrile quello da usare è il paracetamolo. I salicilati (derivati dell’aspirina) non vanno usati nei bambini di meno di 12 anni perché, se assunti in corso di influenza o varicella, può determinare la sindrome di Reye, grame malattia che colpisce fegato e cervello.
È importante che i genitori sappiano che gli antibiotici non sono un trattamento della febbre, come riferito dalla credenza popolare per cui “gli antibiotici abbassano la febbre”, ma solo alcuni casi di infezione provocata dai batteri, possono richiedere la somministrazione di antibiotici.

Quando finisce la convalescenza ed è possibile rientrare a scuola?
Un giorno dopo che è scomparsa la febbre infatti la maggioranza dei virus che determinano febbre nel bambino hanno il periodo di massima contagiosità, proprio nel periodo febbrile.

La febbre: il decalogo per i genitori
Ecco in ordine decrescente di importanza i dieci consigli per i genitori:

    • Somministrare come antipiretico (antifebbrile) il paracetamolo.
    • Coprire poco il bambino, preferire indumenti di cotone.
    • Fare bere molto il bambino e non forzarlo a mangiare se non se la sente.
    • Una temperatura fino a 37,3°C è normale.
    • Non misurare la temperatura rettale se il bambino ha diarrea.
    • Non dare l’antibiotico di propria iniziativa.
    • Contattare il pediatra se la febbre dura più di 2 giorni, oppure se compaiono sonnolenza, respiro difficoltoso, vomito, diarrea (più di 4 scariche al giorno), mal di pancia.
    • Il bambino può essere lavato.
    • Il bambino può essere trasportato in auto.
    • Il bambino può uscire e tornare a scuola dopo un giorno da quando è scomparsa la febbre.

 

FEBBRE ESANTEMATICA DEI TRE GIORNI.

(vedi Sesta malattia)

FEBBRE FARINGO-CONGIUNTIVALE.
È provocata dall’adenovirus. È più frequente alla fine della primavera e durante l’estate, soprattutto in chi frequenta luoghi molto affollati dai bambini, perché i virus responsabili, gli adenovirus sono così piccoli e leggerei che si trasmettono con facilità.
I sintomi
Il bambino presenta febbre sui 38,5°C che dura 4-5 giorni, mal di gola, raffreddore e ingrossamento dei linfonodi (sono le «ghiandoline») alla nuca, sul collo e davanti alle orecchie. La congiuntivite che determina un arrossamento dell’occhio e un rigonfiamento della palpebra, inizia da un occhio, ma ben presto interessa anche l’altro e spesso è l’ultimo sintomo a scomparire. Non ci si deve stupire se il bambino presenta mal di testa, è sonnolento e rifiuta di mangiare, perché la febbre faringocongiuntivale determina un notevole malessere.
La cura          
Somministrare il paracetamolo ogni 4 ore, quando c’è febbre o è intenso il dolore alla gola, infatti questo farmaco possiede una doppia attività: quella di abbassare la febbre e di alleviare il dolore.  Anche in questo caso la congiuntivite è molto contagiosa: si devono seguire le precauzioni che abbiamo descritto quando gli occhi presentano una secrezione giallastra.

FECI. I caratteri delle feci

Le feci del lattante hanno caratteristiche, consistenza, aspetto profondamente diverso da quelle del bambino più grandicello. E' bene riassumere questi caratteri per poter distinguere gli elementi normali da quelli patologici.
Le feci del neonato allattato al seno hanno un colore giallo intenso tendente al giallo oro. Sono abbastanza molli, talvolta mucose, possono contenere grumi biancastri dati dai saponi. Hanno un odore un po' acido.
Le feci del neonato allattato artificialmente hanno un colore giallo paglierino tendente al giallo grigiastro. Sono più compatte e più secche rispetto a quelle del bambino al seno ed hanno un colore di tipo putrefattivo.
Il numero delle scariche è molto variabile: le feci possono essere emesse dopo ogni poppata, ma anche ogni due o tre giorni.
Le feci verdi: se sono composte non sono patologiche perché la colorazione verde è data dalla ossidazione della bilirubina a biliverdina. Possono assumere tale aspetto se sono state a contatto con l'aria, come quando restano un po' di tempo nel pannolino.
Se la colorazione verde è a carico di feci liquide o semiliquide allora è necessario consultare il pediatra, se invece hanno una consistenza normale e non ci sono altri sintomi, non si deve interpellare nessuno.
Le feci nere sono un sintomo di molte malattie dell'apparato digerente, ma possono essere prodotte anche dalla somministrazione di farmaci contenenti ferro. Prima di allarmarsi è opportuno controllare i farmaci che assume il lattante. Vanno esclusi da questa ricerca i prodotti polivitaminici in gocce che vengono somministrati a tutti i neonati durante il primo anno di vita perché questi non provocano mai feci nere.
Se il latte è  al seno. Attenzione agli errori: è difficile che in questo caso il bambino abbia la diarrea di origine infettiva (è protetto dagli anticorpi della mamma), mentre già in condizioni normali le feci sono più molli che negli altri bambini, in pratica semiliquide, tanto che si spandono spontaneamente nel pannolino. Nessun problema nemmeno se sono verdastre, perché non è un segno di infezione, ma solo di ossidazione. L'ossigeno presente nell'aria le può far ossidare con un meccanismo analogo  a  quello che avviene nel ferro arrugginito. Anche se il bambino ha diarrea può continuare a assumere il latte della mamma.
Se c’è il sangue.  Ci sono quattro possibilità:
1)   se il bambino è stitico o emette feci di consistenza normale e il sangue è rosso vivo, si può stare tranquilli, perché tale colore indica che il sangue non è stato “attaccato” dai succhi digestivi. Più il sangue non è mischiato alle feci, più benigna è la situazione perché vuol dire che proviene dalle parti basse dell’intestino o dell’ano: la causa di gran lunga più frequente sono le ragadi anali (vedi  box)
2)   se le feci sono liquide o semiliquide, la presenza di sangue (è di colore rosso più o meno vivo) può indicare che si tratta di una gastroenterite provocata da batteri o da parassiti: si deve avvertire il medico, perché può darsi che sia necessario eseguire una coprocoltura
3)   se il bambino non emette feci, ma solo muco misto a sangue, simile a marmellata o gelatina di ribes o lampone, si deve avvertire con estrema urgenza il medico, perché potrebbe trattarsi di invaginazione intestinale
4)   se ci sono tracce di sangue quasi irriconoscibile di colore nero come i fondi del caffè o la pece (si chiama melena): in questo caso si deve avvertire il medico, perché il sangue ha perso il colore rosso in quanto è stato “digerito” dai succhi digestivi e perciò l’emorragia ha interessato la parte alta dell’apparato digerente: avvertire il medico. Nessun problema, invece, se la colorazione nera è assunta uniformemente da tutte le feci e il bambino assume farmaci contenenti ferro, perché la colorazione viene conferita alle feci proprio dal ferro “digerito” dallo stomaco e dall’intestino


FEEDBACK.

Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: retroazione e quindi autoregolazione.

FENOFTALEINA.
(vedi Lassativi)

FERITE.
Per arrestare la fuoriuscita del sangue è necessario esercitare sopra la ferita una pressione superiore a quella del sangue, perciò per arrestare l’emorragia basterà applicare sopra la ferita una garza sterile (o in mancanza un fazzoletto pulito) e spingere sopra la zona della ferita o, ancora meglio, se si usa una fasciatura, stringere la fascia finché non esca più il sangue.
Se si fa una fasciatura andrà stretta fino al punto in cui l’emorragia si arresta.
Per la medicazione si deve lavare la ferita con acqua e sapone e applicare un disinfettante, poi coprire la ferita con una garza asciutta oppure con un fazzoletto o un altro tessuto purché pulito.
Nel bambino i punti di sutura non sono quasi mai necessari. I punti di sutura infatti non vanno applicati quando la ferita è superficiale e i bordi sono lineari, come avviene nella quasi totalità delle ferite del bambino. Per il tetano i bambini sono sostanzialmente protetti perché la relativa vaccinazione è obbligatoria (vedi vaccinazioni). Se il bambino è stato vaccinato in modo completo (3 dosi) ma, dopo questo primo ciclo, o dall’ultimo richiamo, sono trascorsi più di 5 e meno di 10 anni si dovrà eseguire il relativo richiamo, se sono trascorsi più di 10 anni si dovrà eseguire un nuovo ciclo completo di vaccinazione antitetanica. 
Quando tornare dal medico
Dopo una prima visita si deve ritornare a far controllare la ferita dal medico se dovesse essersi infettata, infatti in questo caso potrebbe essere necessario che il bambino inizi una cura con antibiotici assunti per bocca. I genitori devono tornare dal medico in sei casi:
1)     la ferita diviene gonfia
2)     oppure rossa
3)     dopo tre giorni, anziché essiccarsi, presenta una secrezione liquida o, comunque, umida
4)     in ogni momento presenta una secrezione giallognola (si tratta di pus prodotta dai batteri che eventualmente hanno infettato la ferita)
5)     il bambino dice che gli fa male
6)     se entro cinque giorni da quando il bambino si è procurato la ferita compare febbre, cioè una temperatura superiore a 37°C

FERRO.
La carenza di ferro è un problema molto diffuso anche nei paesi ricchi, dove “si mangia troppo”, ma non ci si deve meravigliare perché il fenomeno ha una spiegazione ed ecco i motivi:
-    l’uso dei cibi surgelati, che perdono minerali e vitamine quando vengono scottati prima della surgelazione
-    una alimentazione non sufficientemente variata, che perciò non garantisce l’equilibrato apporto dei vari principi nutritivi
-    “diete dimagranti fatte in casa” che possono ridurre eccessivamente l’apporto di alcune sostanze
-    maggiori richieste, come avviene per gli sportivi o durante un rapido accrescimento corporeo come si ha nel primo anno di vita (il peso della nascita triplica in dodici mesi) o nel corso dell’adolescenza perché si ha un incremento della statura anche di 30 cm, infatti quando l’organismo necessita di quantità maggiori di certe sostanze, esaurite le riserve, non può soddisfare l’accresciuto fabbisogno e di conseguenza se ne ha la carenza, in questo caso di ferro, ma, prima di arrivare all’anemia, che è la forma più conosciuta e accentuata dovuta alla scarsità di ferro, ci sono vari sintomi meno conosciuti, più subdoli e che possono far pensare ad altre malattie: disturbi dell’umore, riduzione dell’attività mentale e del rendimento fisico e questi disturbi si esprimono in modo diverso secondo le varie età: nel bambino di meno di 6 anni si hanno dare convulsioni o spasmi affettivi, da 6 a 12 anni riduzione del rendimento scolastico, mentre nell’adolescenza e nell’adulto, specie se di sesso femminile, anche mal di testa, svogliatezza e difetto di concentrazione. Come prevenzione, senza ricorrere necessariamente ai farmaci, bisogna ruotare i cibi, ricordarsi che il ferro non si trova solo nella carne, ma anche in altri alimenti, per questo vi indichiamo qual è il fabbisogno giornaliero secondo le varie età e i cibi dove più alta è la concentrazione di ferro.
Ecco la quantità di ferro da assumere ogni giorno

 

Età  in anni

Fabbisogno giornaliero (mg)

 

0,5-3

7

4-10

9

Maschi

11-17

12

da 18 in poi

10

Femmine

11-14

12 prima del menarca (è la prima mestruazione)
18 dopo il menarca

15-49

18

da 50 in poi

10

Ecco dove si trova il ferro (i valori sono riferiti a 100 gr di alimento commestibile)
Fagioli secchi                           mg       6,7
Ceci secchi                              mg       6,1
Uovo (tuorlo)                          mg       6,1      
Fave sgusciate                         mg       5,0
Prugne                                     mg       3,9
Uva                                         mg       3,3
Spinaci                        mg       2,9
Acciuga                                   mg       2,8
Foglie di rapa                          mg       2,7
Tacchino (petto)                      mg       2,5
Uovo intero                             mg       2,5
Vitello e manzo                        mg       2,3
Pollo (coscia)                          mg       2,0
Cefalo                                     mg       1,8
Sarda                                      mg       1,8

 

FETO

Dalla 28^ settimana di gestazione ha già un cervello sufficientemente sviluppato e in grado di ricevere stimoli dall’esterno. Il feto sa riconoscere la voce della madre anche in mezzo ad altre simili, sempre femminili e con la medesima tonalità e quando la sente inizia a succhiare, presenta tachicardia (il cuore batte più velocemente) e tachipnea (respira più velocemente).

FIBRA ALIMENTARE

(vedi anche Verdura p. 00)

Fra i vari effetti protettivi sulla salute, c’è anche quello di prevenire molte malattie dell’apparato digerente: carie dentale, stipsi, diverticoli, emorroidi e il cancro del colon-retto.

FIBROSI CISTICA.

La fibrosi cistica è dovuta a una anormalità di un gene presente nel cromosoma 7, per cui risulta alterata la presenza del cloro nelle secrezioni dell’organismo e per questo i sintomi della malattia sono a carico di vari organi e apparati, soprattutto di quello respiratorio e del pancreas.

Nei polmoni le secrezioni eccessivamente dense faranno ristagnare il muco impedendo di poter sfruttare tutta la superficie dei polmoni per la respirazione e in più nel muco potranno nutrirsi e riprodursi i batteri dando infezioni spesso gravi.
Nel pancreas se le secrezioni sono troppo dense non riescono ad arrivare all’apparato digerente, mancheranno gli enzimi, prodotti proprio dal pancreas, che servono per assorbire le proteine, i grassi e gli zuccheri e si avrà malassorbimento.
Oggi possediamo sulla fibrosi cistica molte informazioni, ma non è sempre stato così, anzi l’evoluzione delle conoscenze sulla fibrosi cistica è un esempio interessante per illustrare i progressi della medicina.
La storia della fibrosi cistica
Fino al 1936 non si conosceva la fibrosi cistica e si pensava che i decessi provocati da questa malattia fossero dovuti a polmonite o a malassorbimento determinato dalla celiachia. Nel 1936 Fanconi, un grande pediatra svizzero, ipotizzò l’esistenza della malattia e sulla base delle sue osservazioni nel 1938 Andersen la descrisse in modo dettagliato. Aveva notato che nel pancreas erano presenti delle lesioni a forma di cisti, dovute alla dilatazione delle ghiandole. Infatti le secrezioni prodotte erano così dense che non riuscivano ad uscire dallo stretto condotto che le avrebbe dovute portare all’esterno, così si accumulavano facendo ingrandire a dismisura le ghiandole fino ad occupare le zone circostanti del pancreas, facendogli perdere vitalità e divenire un tessuto “duro e fibroso”; da qui derivò il nome di fibrosi cistica del pancreas. Pochi anni dopo, nel 1944 Farber notò che, oltre al pancreas, le alterazioni erano presenti in molti organi e apparati e pensò che l’elemento comune che giustificasse i danni nei vari organi e apparati fosse il muco, particolarmente denso e viscido e così chiamò la malattia mucoviscidosi. Restava da spiegare però perché i bambini con questa malattia, se sudavano molto, per esempio quando erano esposti al sole, svenivano, e nel 1953 Di Sant’Agnese scoprì che c’era un’alterazione della concentrazione dei sali presenti nel sudore e così ritenne superato sia il termine fibrosi cistica del pancreas, perché limitava la malattia ad un solo apparato, e anche mucoviscidosi non era un termine tale da poter interpretare tutti i vari aspetti della malattia e così la definì fibrosi cistica, termine usato anche oggi e che nel 1989 servì per denominare con CF il gene della fibrosi cistica, acronimo del nome inglese della malattia “Cystic Fibrosis”.
L’evoluzione della cura
La conoscenza della malattia ha permesso non solo di trovargli il nome più idoneo, ma anche di poter individuare la cura più appropriata, così, se all’inizio, si somministravano  per bocca gli enzimi che il pancreas non riusciva ad immettere nell’apparato digerente e si garantiva così una sopravvivenza media intorno ai 10 anni, quando negli anni ’70 si riuscì a controllare le anomalie presenti nei polmoni, facendo compiere degli esercizi di ginnastica respiratoria, rimovendo il muco che si accumulava e, con i più potenti antibiotici, riuscendo a eliminare le infezioni: così si riuscì ad innalzare la sopravvivenza media dei pazienti fibrocistici a 20 anni.
Oggi, con la miglior conoscenza della malattia, la possibilità di una nutrizione adeguata, la sopravvivenza media ha superato i 30 anni e domani, con la possibilità di introdurre nel paziente fibrocistico il gene “giusto”, non si morirà più di fibrosi cistica.

FIMOSI.
Alla nascita il prepuzio (è la pelle che si trova alla sommità del pene e che il cui scorrimento scopre il glande che è l’apice) presenta delle aderenze che ne impediscono lo scivolamento. In questo modo si protegge il glande da traumi e infezioni. Per questo motivo né il medico, né i genitori devono cercare di “aprire” il prepuzio. Ugualmente vietate tutte le manovre di “ginnastica prepuziale”.
Lo scoprimento (l’apertura) serve solo all’atto sessuale. È perciò superflua e inutile nel bambino. La natura ha “sigillato” la sommità del pene per proteggerlo. Per questo è bene lasciare il glande “incappucciato” e non cercare di aprirlo manualmente né farlo fare dal chirurgo. Lo si proteggerà così dalle infezioni e dai traumi. Al momento dello sviluppo sessuale l’aumento delle dimensioni del pene ridurrà (scollerà) le aderenze del prepuzio mettendolo così in grado di scorrere.


FITNESS.

Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: prestanza.

FITOTERAPIA.
Si basa sull’uso di piante medicinali, che sono veri e propri farmaci presenti nelle piante

FLOGOSI.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: infiammazione.

 

FOBIA SCOLARE.  

Paura patologica della scuola che può arrivare fino al rifiuto e all’abbandono scolastico. È presente nell’1-2%.

Presente in soggetti appartenenti a famiglie di livello socio-culturale medio-alto.

Il 70% di questi bambini soffre di depressione, il 60% di ansia e il 50% sia di depressione che di ansia.

FOLLOW UP.  
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: controllo periodico.

 

FONTANELLE   

Le fontanelle sono gli “incroci” fra tre ossa craniche, mentre le suture sno la linea di contato solo fra due ossa; ai due estremi di ogni sutura si trovano le fontanelle. Le strutture possono confluire in una o due fontanelle.

  • La fontanella anteriore o bregmatica si trova nella parte anteriore del cranio, all’incrocio fra le ossa frontali e i due parietali. È la più conosciuta. Ha una forma a losanga, in alcuni casi i due diametri sono uguali, in genere 2 cm per lato, in altri casi può assumere una forma allungata con il diametro che va dalla fronte alla nuca più lungo dell’altro, infatti può essere di cm 2,5-3, mentre quello trasversale di 1,5-2 cm.

All’età di un anno diviene rotondeggiante e ha un diametro appena superiore al cm.
In genere si salda (chiude) entro i 18 mesi, ma, in alcuni bambini, può saldarsi anche a 9 mesi, le ossa craniche continuano ad aumentare di dimensione, facendo scivolare i vari strati, garantendo così la regolarità dell’accrescimento del cranio, con l’aumento di circonferenza. Proprio per questo è più attendibile valutare la circonferenza cranica (vedi) rispetto alle dimensioni della fontanella anteriore.

  • La fontanella pterica o laterale anteriore: si trova nella parte laterale e anteriore del cranio, fra l’incontro dell’osso frontale, temporale e parietale.
  •  La fontanella asterica o laterale posteriore si trova nella parte laterale o posteriore del cranio, fra l’incontro dell’osso temporale, parietale e occipitale.

Le 4 fontanelle si saldano (si chiudono) alla nascita. Nel neonato pretermine, cioè nato prima della data prevista, può darsi che sia ancora aperta.

  • La fontanella posteriore o lambdoidea si trova nella parte posteriore del cranio, all’incrocio fra l’osso occipitale e le due ossa parietali.

In molti bambini alla nascita è ancora aperta, ma presenta delle dimensioni piccole, infatti ha un diametro di 0,5-0,8 cm (quanto la punta di un dito). In genere si ossifica (si chiude) fra le 6-8 settimane di vita. 

Fontanella anteriore
La  fontanella anteriore richiama le maggiori attenzioni, ma ormai riveste poca importanza per i medici, mentre per i genitori è solo una “curiosità”. Le dimensioni della fontanella anteriore, che ha la forma di losanga alla nascita sono 2 x 2 cm, ma essere un po’ più grande o un po’ più piccola non ha nessun significato, infatti si è scoperto che il cranio continua a crescere di dimensioni anche se la fontanella anteriore si salda (cioè si “chiude”) dopo i 9 mesi, cioè prima dei 18 mesi, che è l’età in cui normalmente si deve chiudere, infatti le ossa craniche sono formate da “vari strati” sovrapposti, perciò possono continuare a crescere scorrendo su se stesse. Il secondo elemento per cui i pediatri davano molta importanza alla fontanella era perché si pensava che le dimensioni maggiori di quelle previste per l’età potevano indicare la carenza di calcio e di vitamina D, che però è una situazione estremamente rara, infatti vengono somministrate le gocce polivitaminiche per tutto il primo anno di vita, ma soprattutto una valutazione dei processi di ossificazione dell’organismo si effettua misurando la circonferenza cranica (vedi box): in caso di carenza di calcio e di vitamina D le dimensioni sono superiori a quelle previste.
Per i genitori, invece, è importante sapere tre cose sulla fontanella:
1)   anche se non è una struttura “dura” come le ossa, possono stare tranquilli perché è pur sempre “resistente” e perciò non rischiano di “rompere” la testa del bambino e potergli “lesionare il cervello”, perciò possono lavare tranquillamente, pettinare e spazzolare senza timore la zona di cuoio capelluto, che ricopre la fontanella.
2)   È normale che la fontanella pulsi, cioè si avverta il battito cardiaco, come avviene al polso e che si “gonfi” quando il bambino piange.
3)   In alcune famiglie la fontanella si chiude a tutti più tardi.

FORMAGGI.

(vedi Latte e latticini)

FOTOPERIODISMO.
 Il fotoperiodismo  è presente nell’uomo, negli animali e nelle piante.
Negli esseri viventi è mediato soprattutto dall’epifisi e dalla melatonina ed è regolato dalla durata del giorno rispetto alla notte.

Questo meccanismo spiega l’aumento del numero dei parti in coincidenza delle fasi lunari, cioè l’incremento dei parti con la luna piena, l’incremento della statura e del numero delle malattie infettive nel primo semestre dell’anno.

FOTOTERAPIA.
(vedi Ittero fisiologico)

FRATTURA. 
Quando c’è una frattura quasi sempre è a legno verde, perché le ossa si fratturano come quando si cerca di spezzare un legno che non è secco, cioè è ancora verde: si rompe l’interno, ma non la corteccia. Nelle ossa del bambino resta integro il periostio (la corteccia), mentre la lesione avviene internamente, ma il rivestimento esterno, molto resistente, tiene immobilizzato l’osso, come fosse un apparecchio gessato. Altro motivo di tranquillità è che nel bambino le fratture si consolidano rapidamente, perché le ossa hanno un alto potere osteogenetico, che è la capacità di produrre materiale osseo, che serve durante tutta l’età evolutiva a far “allungare” le ossa in modo che il bambino e l’adolescente crescano e diventino “alti”. Questo progressivo accrescimento dell’osso, che in pratica determina un continuo rimodellamento fa sì che anche se una frattura lascia delle piccole deformità, queste scompaiano perché l’osso si allunga, acquisisce una nuova forme, in modo da poter diluire anche gli eventuali difetti. Per questo gli interventi chirurgici per “aggiustare” le ossa fratturate nel bambino sono estremamente rari.
Anche dopo una frattura che abbia richiesto una immobilizzazione con un apparecchio gessato, non è   necessario fare fisioterapia o altri tipi di “riabilitazione”.

 

FREDDO.

Quali fenomeni o malattie della pelle sono provocate dal freddo?

Fenomeni lievi.

    • Pelle secca, disidratata: l’uso di pomate oleose.
    • Mani e piedi freddi: servono per risparmiare calore.

Le malattie provocate dal freddo.

    • Livedo. Sono le aree cianotiche (cute bluastra) disposte come fossero la maglia di una rete. Possono essere congenite, fisiologiche (cutis mormorata) o provocate da malattie organiche (per esempio aterosclerosi).
    • Acrocianosi. Sono colpite mani, piedi e volto. La pelle si presenta di colore variabile dal rosso cupo al bluastro. Le lesioni si possono presentare sempre oppure quando c’è l’esposizione al freddo. La cura è di scarso aiuto, mentre si deve evitare possibilmente l’esposizione di parti nude al freddo (mani…).
    • Eritrocianosi. È un fenomeno quasi simile al precedente (l’aspetto della pelle è più rossa) e sono colpite le persone obese in quanto il grasso sottocutaneo isola termicamente i vasi sotto la cute. La cura: abiti caldi e esercizio fisico.
    • Panniculite da freddo. Sono dei piccoli nodi, che talvolta possono assumere la forma di placca. È la solidificazione del grasso sottocutaneo. Interessa i bambini da 0 a 6 anni.
    • Orticaria da freddo. Il freddo può determinare dei rigonfiamenti sulla pelle di colore roseo… va trattato anche l’eritema da freddo.
    • Geloni. Sono placche rosse-violacee leggermente rigonfiate che sono un’abnorme reazione al freddo… Risolvono in 2-3 settimane. Di solito la guarigione si ottiene con semplici manovre di prevenzione: soprattutto l’uso di abiti caldi.

FRENULO DELLA BOCCA.
(vedi Frenulo linguale)

 

FRENULO LINGUALE. 

È una piccola membrana, simile a un filo che fissa la lingua o il labbro al palato. Fino agli anni Settanta ai bambini spesso veniva reciso, perché si pensava che, limitando i movimenti della lingua creasse difficoltà a parlare: oggi si è scoperto che non è vero e non si recide (taglia) più. Si tratta non solo di un intervento inutile, ma anche pericoloso perché all’interno del frenulo corre un ramo di un’arteria che se viene reciso per sbaglio può determinare un’abbondante e temibile emorragia.

Per il linguaggio inoltre non si deve fare nulla perché il bambino ha tempo fino a 6 anni per imparare a parlare. Solo dopo tale età si ricorrerà a eventuali trattamenti di logopedia.

FUMO DI SIGARETTA

È importante ricordare:
Tosse
Ricordare la frase: “I genitori fumano e i figli tossiscono” infatti:
- Il figlio che ha i genitori che fumano ha più frequentemente la tosse a causa dell’inalazione passiva del fumo:

  • se nessuno dei genitori fuma solo il 15% dei figli sarà tossicoloso,
  • se fuma uno solo dei genitori, il 27% dei figli sarà tossicoloso,
  • se fumano entrambi, il 59% dei figli sarà tossicoloso.

Gravidanza

- Il fumo in corso di gravidanza riduce il peso del feto di 200 grammi e si è notato un rapporto lineare fra numero di sigarette e riduzione di peso e lunghezza alla nascita…
Adolescenti
È considerata una condotta additiva, cioè un comportamento che, anche se lievemente, si discosta dalla normalità. (Vedi anche depressione a p. 00)

FUNGHI, avvelenamento da
(vedi Avvelenamento da funghi).

FUOCHI D’ARTIFICIO.

L’ideale sarebbe non usarli perché non esistono fuochi di artificio “sicuri”, nemmeno se ne è permessa la vendita, perfino le stelline, che i bambini usano con disinvoltura, bruciano a 300°C e perciò sono potenzialmente in grado di fare incendiare i vestiti.

Se non se ne può fare a meno i bambini non vanno mai lasciati soli.
Fare particolare attenzione aglio adolescenti fra i 10 e i 14 anni di età che sono i più a rischio di incidenti.
I fuochi di artificio vanno accesi all’aperto, lontano da case, automobili e dalla scatola dove si contenevano gli altri fuochi.
Fare attenzione anche a che nella direzione in cui si lanciano i fuochi non ci siano delle persone, perciò non vanno lanciati verso zone buie.
I fuochi non vanno mai accesi dentro nessun tipo di contenitore, nemmeno se in ferro, perché, rompendosi, potrebbe disperdere le schegge che si trasformerebbero in tanti piccoli proiettili.
Va sempre tenuto a portata di mano un secchio d’acqua o un estintore da usare in caso di incendio.
Quando si trovano fuochi d’artificio che funzionano male e perciò non bruciano non si deve mai cercare di riaccenderli, ma vanno bagnati prima di essere gettati nell’immondizia.
Non cercare di accendere i fuochi trovati per terra.

 
 
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