B
 

BABBO NATALE
L'età in cui i bambini smettono di credere in Babbo Natale.
All'età di 9 anni i bambini smettono di credere all'esistenza di Babbo Natale. A 8 anni ci crede ancora il 75% dei bambini, a 10 solo il 25%. Le femmine smettono di crederci qualche mese prima dei maschi, ma la differenza è minima.
Babbo Natale e il suo rapporto con lo sviluppo psicologico.
È un segnale di "libertà psicologica e affettiva" credere a Babbo Natale fino all'età di 9-10 anni. Non si pensi che sia un segno di immaturità da parte dei bambini di oggi perché è il contrario. Dai 6 ai 10 anni si ha la fase psicologica definita delle "operazioni concrete", in cui i bambini compiono dei ragionamenti basandosi su ciò che vedono e la società gli offre molte stimolazioni concrete riguardo a Babbo Natale, lo si vede dappertutto: in televisione nelle pubblicità, nelle trasmissioni, nei centri commerciali, a spasso per le città, e Babbo Natale va nelle scuole e nelle case dei bambini. Un bambino che ragiona su ciò che vede non ha motivi di dubitare della presenza di Babbo Natale, che fra l'altro è una figura buona e gradevole, perciò c’è nei bambini la massima disponibilità all’accettazione. Quando a 9 e 10 anni la mente del bambino inizia a prepararsi a compiere le "operazioni formali", cioè a  ragionare anche su concetti astratti e sulle idee, allora iniziano a manifestarsi i primi sospetti e dubbi. Credere in Babbo Natale rientra in questo percorso dello sviluppo psicologico ed è bene che gli adulti non interferiscano dicendo troppo precocemente che Babbo Natale non esiste, perché creerebbero un trauma al bambino interferendo con il normale sviluppo psicologico. Non dovranno  però nemmeno sostenerne l'esistenza di Babbo Natale quando ormai il bambino ha una capacità di ragionamento tale che può capire da solo la verità.
Che cosa devono dire i genitori?
Finché il bambino non ha compiuto 8 anni i genitori devono sostenere fermamente l'esistenza di Babbo Natale. Da 8 a 9 anni dovranno confermarne l'esistenza, ma senza portare prove concrete, per evitare che appena il bambino scopra la verità perda un po' di fiducia nei genitori, rendendosi conto che essi hanno detto una bugia. In questa fascia di età c'è un periodo in cui il bambino ha capito che Babbo Natale non esiste, ma ancora vuole continuare a crederci: i genitori assecondino queste situazioni perché ogni tipo di sviluppo dell'organismo avviene gradualmente. Quando il bambino ha compiuto 10 anni ai primi dubbi dei figli i genitori possono dire la verità.
Un consiglio: anche se i bambini smettono di credere a Babbo Natale, gli fa piacere continuare certi riti, per esempio l'arrivo di Babbo Natale o la calza della Befana. Sono cose piacevoli che vanno assecondate.
I bambini di oggi ci credono come i loro genitori
La maggior "visibilità" che oggi ha Babbo Natale, grazie alla televisione e alla pubblicità, spiega il fatto che l'età in cui i bambini smettono di credere a Babbo Natale è uguale a quella dei genitori, mentre molti comportamenti e atteggiamenti sono cambiati grazie alla maggior presenza dei media.

BALANOPOSTITE.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: infiammazione del pene. La balano postite infatti  è l'infiammazione della pelle e delle mucose della sommità del pene, in cui in genere determina un rigonfiamento notevole, che talvolta impressiona i genitori. Può essere determinato da un'irritazione dovuta al pannolino umido, o la scarsa igiene che favorisce la proliferazione di batteri o funghi. La terapia razionale sarebbe quella di seguire un tampone sulle secrezioni e usare un antibiotico individuato dall'antibiogramma, ma nell'attesa in genere vengono praticati impacchi freddi per ridurre l'infiammazione, il pene viene mantenuto "all'insù" per favorire lo sgonfiamento e in genere vengono usate pomate con antibiotici, anestetici e derivati del cortisone. Si tratta di una terapia non ben documentata dal punto di vista scientifico ma è largamente praticata. In genere la situazione si risolve in un paio di giorni.

BALBUZIE.
 Il balbuziente riesce a parlare, cioè a comunicare e a farsi capire, ma il discorso è interrotto da pause, esitazioni, ripetizioni di suoni o sillabe. Nelle forme più gravi ci possono essere anche tic o tremori. La balbuzie può essere di due tipi:

  • “tonica”, quando si presenta all’inizio del discorso e ne impedisce il proseguimento;
  • “clonica” quando determina la ripetizione di una sillaba o di una parola.

L’età della balbuzie.
Si possono raggruppare in 3 periodi:

  • Da 3 a 6 anni. La balbuzie che compare in questo periodo è il tipo  che guarisce, cioè  scompare  nel più alto numero di casi in genere entro i 6 anni di età. È così diffusa da essere un fenomeno “quasi normale”. In questo periodo il bambino deve imparare a parlare, perciò la difficoltà è dovuta al normale periodo di apprendimento. Per capire pensiamo che il cervello del bambino produce le parole più velocemente di quanto riesce a pronunciare. E’ un po’ come quando si sta imparando una lingua straniera e le prime frasi sono piene di errori. Verso l’età di tre anni molti bambini, mentre parlano, iniziano a ripetere alcune sillabe mantenendo lo stesso tono di voce e senza sforzo. Si tratta di un fenomeno molto diffuso probabilmente provocato dalla tensione emotiva, la nascita di un fratellino, l’ingresso alla scuola materna, la morte del proprio cane o del proprio gatto, la scomparsa di un adulto al quale erano affezionati, per esempio quando i genitori si separano.
  • Da 6 a 8 anni. Quando compare in questo periodo si tratta della forma più grave che tende a persistere successivamente con una bassa probabilità di guarigione.
  • Da 8 a 18 anni. Si può presentare, anche all’improvviso, dopo uno shock affettivo o un’intensa emozione. Il bambino di solito parla normalmente e può iniziare ad avere balbuzie quando deve parlare in situazioni che lo possono anche minimamente emozionare, come parlare in classe, al telefono o dover effettuare acquisti.

Le cause.
Al momento attuale si possono raggruppare in 4 elementi:

  • Genetica. Si è scoperto che nel cromosoma 7 c’è un gene chiamato Speech 1. È quello che coordina gli altri geni del linguaggio. In questo caso la balbuzie dipenderebbe da un’alterazione dell’organizzazione  del linguaggio.
  • Movimenti. Ci potrebbe essere un ritardo della maturazione delle strutture (per esempio dei  muscoli) che fanno produrre il linguaggio.
  • Orecchio. Sarebbe alterato il normale meccanismo con cui l’orecchio controlla la voce e l’emissione dei suoni.
  • Cervello. La parte destra funziona  più della sinistra , in modo che nei balbuzienti il messaggio è meno automatico che negli altri e perciò più facilmente alterabile.

Che cosa fare.

  • ascoltare il bambino, anche mentre è balbuziente, con tranquillità, attenzione e pazienza, come se parlasse  in modo  normale,  senza  mostrare ansietà, né
  • senza scandire eccessivamente le parole, infatti il bambino anche se è balbuziente, in definitiva, pensa di parlare normalmente. Se nota una eccessiva attenzione da parte dei genitori, potrebbe ingigantire il problema;
  • i genitori non devono dare di propria iniziativa consigli su come parlare per risolvere il problema, per esempio  respirare prima di parlare.

La cura

L’intervento principale lo fa il logopedista.
Si deve attendere i 6 anni, prima d’intervenire, infatti è bene lasciare il bambino libero di imparare a parlare correttamente. Dopo tale età si può abituare il  bambino a respirare con il diaframma anziché con la gabbia toracica. Le tecniche sono diverse per esempio di fargli compiere una inspirazione profonda tenendo le spalle abbassate in modo da abituare il diaframma ad abbassarsi al momento della respirazione. L’espirazione, cioè l’espulsione dell’aria gli si fa praticare leggermente pronunciando il suono “S”. Questo tipo di respirazione gli si fa praticare per circa un paio di settimane. Un altro tipo d’intervento si chiama “l’accordo pneumo-fonico”. In questo caso il bambino mentre espelle l’aria emette una “I” o una “E”, in modo che le corde vocali possono vibrare, ma senza sforzo.
Il sistema del chewing-metod. Si fa eseguire al bambino un atto masticatorio per ogni sillaba pronunciata, abituandolo a unire le sillabe tra loro. Dopo aver imparato questi esercizi si faranno al bambino delle sedute durante le quali gli si insegnerà la lettura e la conversazione.

BAMBINI CATTIVI.
 Bambini cattivi non esistono, perché nella maggior parte dei casi hanno solo problemi psicologici.

BAMBINO MALTRATTATO.
 Le lesioni sono alla zona cranio facciale (testa e volto), agli arti superiori, agli arti inferiori e all’addome. In varie parti del corpo ci possono essere ustioni e scottature.
Gli aspetti sociologici che determinano il maltrattamento sono:

  • disarmonia intrafamiliare
  • estrazione sociale bassa
  • familiarità
  • coniugi giovani o separati.

BATTITI CARDIACI
(sono i battiti del cuore cioè le pulsazioni).
Battiti cardiaci (è la frequenza cardiaca)


età

la frequenza media al minuto è

la frequenza può variare
               da                                   a

nascita

140

90

190

1 mese

130

85

175

1-6 mesi

130

85

175

7-12 mesi

115

75

155

1-2 anni

110

70

150

3-5 anni

105

70

140

6-10 anni

95

65

125

11-14 anni

85

55

115

15-18 anni

82

57

107

BEFANA
Non è un Babbo Natale di serie B, che porta regalucci di poca importanza. Né una 'dispensatrice' di punizioni – che infila cenere e carbone nella calza. Per i bambini la Befana deve essere una figura familiare e amichevole, sempre benevola, come una volta, quando la famiglia intera ne aspettava con impazienza l'arrivo.
La calza deve essere piena di dolci, perché per pochi giorni non fanno male, infatti è lo stile di vita dell'intero anno che influenza la salute. Vietato invece il carbone. Non esistono bambini cattivi (vedi).
Per i più piccoli, fino a sei anni, oltre ai dolci l'ideale è un peluche. Da 6 a 12 anni: un berretto invernale, e per gli adolescenti 'sì' alla calza anche per loro, una piacevole tradizione a cui molti non vogliono rinunciare. Per renderla ancora più gradita, è utile un oggetto di abbigliamento piccolo ma molto desiderato.

BEFANA
L'età in cui i bambini smettono di credere alla Befana.
All'età di 9 anni i bambini smettono di credere all'esistenza della Befana. A 8 anni ci crede ancora il 75% dei bambini, a 10 solo il 25%. Le femmine smettono di crederci qualche mese prima dei maschi, ma la differenza è minima.
La Befana e il suo rapporto con lo sviluppo psicologico.
È un segnale di "libertà psicologica e affettiva" credere alla Befana fino all'età di 9-10 anni. Non si pensi che sia un segno di immaturità da parte dei bambini di oggi perché è il contrario. Dai 6 ai 10 anni si ha la fase psicologica definita delle "operazioni concrete", in cui i bambini compiono dei ragionamenti basandosi su ciò che vedono e la società gli offre molte stimolazioni concrete riguardo alla Befana, la si vede dappertutto: in televisione nelle pubblicità, nelle trasmissioni, nei centri commerciali, a spasso per le città, e la Befana va nelle scuole e nelle case dei bambini. Un bambino che ragiona su ciò che vede non ha motivi di dubitare della presenza della Befana, che fra l'altro è una figura buona e gradevole, perciò c’è nei bambini la massima disponibilità all’accettazione. Quando a 9 e 10 anni la mente del bambino inizia a prepararsi a compiere le "operazioni formali", cioè a  ragionare anche su concetti astratti e sulle idee, allora iniziano a manifestarsi i primi sospetti e dubbi. Credere nella Befana rientra in questo percorso dello sviluppo psicologico ed è bene che gli adulti non interferiscano dicendo troppo precocemente che la Befana non esiste, perché creerebbero un trauma al bambino interferendo con il normale sviluppo psicologico. Non dovranno  però nemmeno sostenerne l'esistenza della Befana quando ormai il bambino ha una capacità di ragionamento tale che può capire da solo la verità.
Che cosa devono dire i genitori?
Finché il bambino non ha compiuto 8 anni i genitori devono sostenere fermamente l'esistenza della Befana. Da 8 a 9 anni dovranno confermarne l'esistenza, ma senza portare prove concrete, per evitare che appena il bambino scopra la verità perda un po' di fiducia nei genitori, rendendosi conto che essi hanno detto una bugia. In questa fascia di età c'è un periodo in cui il bambino ha capito che la befana non esiste, ma ancora vuole continuare a crederci: i genitori assecondino queste situazioni perché ogni tipo di sviluppo dell'organismo avviene gradualmente. Quando il bambino ha compiuto 10 anni ai primi dubbi dei figli i genitori possono dire la verità.
Un consiglio: anche se i bambini smettono di credere alla Befana, gli fa piacere continuare certi riti, per esempio l'arrivo di Babbo Natale o la calza della Befana. Sono cose piacevoli che vanno assecondate.
I bambini di oggi ci credono come i loro genitori
La maggior "visibilità" che oggi ha la Befana, grazie alla televisione e alla pubblicità, spiega il fatto che l'età in cui i bambini smettono di credere alla Befana è uguale a quella dei genitori, mentre molti comportamenti e atteggiamenti sono cambiati grazie alla maggior presenza dei media.

 

BEVANDE

L’acqua è sempre la migliore bevanda, perciò quella da preferire. Va presentata, però, al bambino con alcune accortezze: quasi tutti i bambini la preferiscono gassata, perciò con le “bollicine” , come dicono, anziché quella naturale; gliela possiamo concedere senza problemi: è vero che fa aumentare il meteorismo, cioè la presenza di aria nell’apparato digerente, ma tutto si risolverà con qualche “ruttino” e allora sarà l’occasione per insegnare ai bambini l’educazione! Un altro vantaggio dell’acqua gassata è che l’aggiunta di anidride carbonica ne rallenta la contaminazione, perciò, d’estate, è più difficile che si infetti.
Attenzione a latte, succhi di frutta e bibite analcoliche ed ecco perché
-     il latte non è una bevanda, ma un alimento, perciò non serve a dissetarsi.
-    i succhi di frutta vano bene, però contengono molte calorie (una confezione in cartone da 250 ml di succo di albicocca o pera contiene circa 150 kcal) e perciò si rischia che, bevendone molti, si favorisca l’aumento di peso.

  • Vanno bene le bibite analcoliche, bevute sempre con “entusiasmo” e perciò sono utili soprattutto quando fa molto caldo e il bambino ha bisogno di reintegrare velocemente i liquidi, però non ne deve mai bere troppe, perché contengono coloranti, in alcuni casi zuccheri semplici, che sottopongono l’organismo, in particolare il pancreas, a un superlavoro per assorbirli. Perciò l’acqua deve costituire i 2/3 di tutte le bevande della giornata e 1/3, al massimo, sarà costituito a scelta da bibite analcoliche.

Ricordiamo che anche le bevande analcoliche contengono calorie: una lattina di aranciata o cola contiene 127 kcal.
Bevande alcoliche. Mai nella maniera più assoluta.

BICICLETTA.
 È utile, salutare e divertente che i genitori portino i figli in bicicletta, ma servono alcune precauzioni:
1)   Attenzione ai raggi delle ruote, perché c’è il rischio che il bambino vi infili il piede provocandosi contusioni e talvolta fratture.
2)   Occhio ai bambini fra i 2 e i 4 anni, che sono i più soggetti agli incidenti perché vogliono muoversi liberamente, conoscere l’ambiente, “toccare un po’ tutto” senza avere la sufficiente coordinazione motoria, mentre
3)   I bambini dai 5 ai 10 anni sono quelli che possono andare incontro a traumi e incidenti perché assumono posizioni “avventurose” sul telaio o il portapacchi posteriore.
4)   Particolare attenzione in città per i pericoli legati al traffico: naturalmente, quando è possibile, servirsi delle piste ciclabili.
5)   Non andare a velocità sostenuta, infatti il peso del bambino rende più instabile il ciclo e sposta il baricentro anche per i continui movimenti e così si allungano i tempi di frenata, infatti la maggior parte degli incidenti si verificano a 20-25 km all’ora che possono essere raggiunti.
6)   Ogni tipo di seggiolino deve essere sempre fatto fissare da un meccanico ciclista per evitare che si possa sganciare o comunque allentare e risultare instabile.
7)   Il seggiolino deve avere, oltre al sedile, lo schienale e i braccioli
8)   Il seggiolino posteriore può essere privo di braccioli, se si trasporta un bambino che abbia più di 4 anni
9)   Nel sedile posteriore non si devono portare bambini di meno di un anno, perché non hanno acquisito ancora un sufficiente equilibrio
10) Attualmente è permesso trasportare nel sedile posteriore i bambini fino all’età di 8 anni, ma è importante basarsi più sul peso che sull’età, il peso: non dovrebbero essere trasportati “passeggeri” di peso superiore ai 18 kg, che corrispondono a un bambino di 5 anni di aspetto “normale” o uno di 7 “magrolino” o uno di 3 “paffutello”.

BILANCI DI SALUTE. Controlli da 0 a 10 anni.

Una volta si diceva: “controlliamo i bambini al cambio di stagione, ma la moderna pediatria prevede dei controlli più scientifici, che si basano sulle reali esigenze della crescita e che perciò variano secondo le età.
Vediamo i controlli da effettuare a seconda dell’età.
Dalla nascita a 3 anni.
l   Dal pediatra: i genitori lo devono scegliere subito dopo la nascita del proprio bambino fra l’elenco di quelli convenzionati e per questo si devono recare, muniti di un certificato di residenza in carta libera del figlio presso gli appositi uffici della ASL.
Lo dovranno consultare dopo la dimissione ed entro i primi 10-15 giorni di vita del bambino.
Lo si dovrà controllare una volta al mese fino a 1 anno, poi a 15, 18, 24 e 36 mesi.
Queste visite sono importanti perché il bambino deve aver raddoppiato il peso della nascita a 5 mesi, triplicato a 1 anno e quadruplicato a 2 anni. Fino a 1 anno andrà controllata anche la circonferenza del cranio (alla nascita è 34 cm e a un anno 46).
In questo periodo l’accrescimento in peso, ancora più di quello in lunghezza, esprime lo stato di benessere del bambino. Il pediatra effettua gratuitamente presso il proprio ambulatorio anche due esami molto importanti:

      • a 9 mesi il Boel test: serve per verificare se il bambino sente bene: per questo si usano due differenti tipi di campanellini in argento che emettono suoni alti o bassi: si  fanno tintinnare da un lato e dall’altro, se il bambino ci sente bene se si volta verso il lato da dove proviene il suono.
      • a 18 mesi lo Stereotest di Lang: serve per verificare se il bambino guarda con tutti e due gli occhi; per questo il medico gli fa vedere un cartoncino grigio, grande come una cartolina illustrata, in cui sono raffigurate alcune figure, in genere un gatto, una stella e un’automobile. Le figure sono realizzate in modo che, alternando colori bianchi e grigi, possono essere viste solo se le osserva contemporaneamente con i due occhi. L’esame è fondamentale perché serve a scoprire l’ambliopia, che è una malattia per cui il bambino usa un occhio solo, mentre l’altro si “riposa”, infatti viene definito “occhio pigro”.

Da 4 a 6 anni

l   Dal pediatra: una volta all’anno è indispensabile effettuare un controllo dell’accrescimento e dello stato di salute e, dai tre anni in poi, si deve iniziare a misurare anche la pressione arteriosa, che andrà rilevata almeno una volta all’anno.
l   Dall’oculista: questa è una visita consigliabile a tutti i bambini prima dell’inizio della scuola elementare, infatti è l’unico sistema per poter scoprire precocemente vari difetti visivi .
Da 7 a 10 anni
l   Dal pediatra: si deve continuare a far visitare e misurare la pressione arteriosa una volta all’anno. È importante in particolare controllare il peso e l’altezza, che devono essere sempre proporzionati fra loro, perché in questo periodo c’è la tendenza a divenire obesi.
l   Dal dentista: ci si deve andare per curare le carie. Se dopo un anno dalla caduta di un dente di latte non è “spuntato” quello definitivo, si dovrà consultare il dentista ed eseguire anche una radiografia di quella parte di arcate dentaria per vedere se il dente, anche se non è “nato”, si sta formando.
Non si deve ancora per effettuare l’ortodonzia, cioè le correzioni degli eventuali difetti di posizione dei denti, perché per questo bisogna attendere che il bambino abbia compiuto gli 11 anni, infatti a questa età “nascono” i canini, che, inserendosi a cuneo fra gli altri, permettono che l’intera arcata dentaria si stabilizzi e assuma l’aspetto definitivo.

Le vaccinazioni

Si possono effettuare gratuitamente in qualunque ASL d’Italia, anche se non è quella di residenza.
Controlli in più
Oltre ai controlli indicati, che sono i “tagliandi” indispensabili per tutti, ci sono alcuni accertamenti che vanno effettuati solo quando siano presenti alcune situazioni, che potrebbero far sospettare la presenza di una malattia. Vediamole:
visita oculistica: si deve eseguire quando
-   il bambino “storce” un occhio anche dopo che ha compiuto nove mesi (prima è un fenomeno normale)
-   se, quando guarda, stringe gli occhi
visita otorinolaringoiatrica: si deve eseguire quando
-   il bambino russa la notte anche quando non ha tosse o raffreddore
-   non vi sente quando parlate sotto voce
-   usa il telefono solo da un lato e, se gli spostate, la cornetta, la riporterà da solo nella posizione precedente
-   ha presentato l’otite più di tre volte in sei mesi o quattro in un anno
visita psicologica: si deve eseguire quando
-   parla “da bambino piccolo” anche dopo che ha compiuto sei anni
-   non ha imparato a leggere dopo che ha compiuto sette anni e mezzo.

BLEFARITE. 
È l'infiammazione del bordo della palpebra. È determinata in genere da un batterio, lo Stafilococco aureo. Per la cura si usano pomate oftalmiche contenenti antibiotico.

BLISTER.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: portacompresse (o, più generico astuccio).

BOCCA-MANI-PIEDI, SINDROME
(vedi Sindrome bocca-mani-piedi)

BODY.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: corporeo (per il corpo).

BOEL TEST.
È un esame che si esegue dai 7 ai 10 mesi di età. è soggettivo, ma è particolarmente indicativo. Si distrae il bambino dandogli un bastoncino rosso in mano, poi gli si fa vedere una girando composta da 2 anelli mobili e si osserverà come segue l’oggetto con lo sguardo. Il tintinnio di 2 campanelli d’argento di tonalità diversa mossi dalle dita dell’operatore indicheranno se il bambino ci sente bene.

BOOSTER.
 Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: richiamo (è riferito a un vaccino).

BORDERLINE.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: al limite (fra normale e patologico)( è riferito a una  situazione  clinica).

BOTULISMO INFANTILE
Il botulismo infantile si presenta nel bambino di meno di un anno (soprattutto fra i 3 e i 7 mesi di età), è più frequente di quello dell’adulto, ma, se si garantisce una cura idonea, si ha sempre guarigione.
Ecco come si riconosce: per 4-5 giorni prevale la “stanchezza”, il bambino mangia poco perché ha difficoltà a succhiare e deglutire, ha stitichezza,  piange e sorride in modo “debole” e, se prima aveva iniziato a tenere eretta la testa, ora non è più capace, poi compare la paralisi che parte dagli occhi e “scende in basso”.

BRONCHIOLITE
È l’infiammazione delle   vie aeree terminali  che si chiamano bronchioli. È la più frequente infezione delle vie respiratorie inferiori (cioè dei polmoni) che si presenti nel bambino di età inferiore a 1 anno. La maggior frequenza della bronchiolite si ha fra i 2 e i 6 mesi ,ma possono  presentarla anche i bambini fino all’età di i  2 anni, il decorso è sempre più attenuato man mano che  il bambino cresce, infatti aumenta il calibro delle vie respiratorie, creando perciò progressivamente sempre   meno problemi In genere segue un episodio di raffreddore: si ha dispnea (con intrappolamento d’aria), tachipnea, rantoli crepitanti, sibili.
La bronchiolite inizia come una comune infezione delle alte vie respiratorie (raffreddore, tosse, mal di gola, febbre), ma i genitori possono sospettarne la presenza se il bambino inizia ad avere  difficoltà respiratoria  che si scopre perché aumenta il numero dei respiri che  ogni genitore può contare da solo appoggiando la mano sull’addome del bambino e contando i relativi innalzamenti, ognuno dei quali corrisponde a un atto respiratorio: è tutto normale se sono inferiori a 50 nel bambino che ha meno di un anno e 40 durante il 2° anno di vita. Il sospetto di bronchiolite aumenta se stando vicini al bambino  si sentono fischi o sibili soprattutto quando cerca di emettere l’aria, e si notano dei rientramenti, cioè infossamenti profondi della pelle sopra e sotto lo sterno. Segni di gravità sono:
- bambino ansimante che assume meno della metà della quantità consueta di latte, che non si attacca al seno o che effettua più di 50 atti respiratori al minuto: per misurarli basta appoggiare una mano sull’addome e contare i relativi innalzamenti.
Il bambino che ha meno di due anni e più di una volta fa uno starnuto misto a tosse, va fatto visitare con urgenza dal medico perché potrebbe avere la bronchiolite.
La cura  La bronchiolite è una malattia provocata da un virus perciò sono inutili gli antibiotici. Per la terapia sono utili i  beta due agonisti (salbutamolo) per aerosol. L’uso degli steroidi è controverso. Il bambino con bronchiolite però in genere inizia a star meglio entro 5 giorni, e, massimo in 10, è guarito (può restare un po’ di respiro rumoroso con fischi e sibili). I genitori possono stare tranquilli perché non si tratta di una malattia invalidante (che lascia conseguenze), che si ha una completa guarigione e non è obbligatorio il ricovero in ospedale.
La profilassi.  Alcune  categorie di bambini nei quali la bronchiolite potrebbe avere un decorso grave  devono essere sottoposti a una profilassi con immunoglobuline cioè anticorpi diretti contro una proteina (la glicoproteina F) presente sulla superficie del Virus respiratorio sinciziale. Il consiglio è di iniziare a somministrare tale prodotto(si chiama palivizuinab) a ottobre.novembre e continuare fino ad aprile-maggio (è necessario eseguire una dose intramuscolare al mese per un massimo di 5-6 dosi).
Ecco chi deve eseguire la profilassi:
E’ fortemente raccomandata in

  • Bambini nati con un’età gestazionale inferiore a 32 settimane e devono seguire la profilassi finché abbiano compiuto un anno.
  • Bambini con broncodisplasia o malattie polmonari croniche o cardiopatie congenite scompensate, fino all’età di 2 anni.

E’raccomandata solo  se sono presenti due fattori di rischio

  • Per i neonati con un’età gestazionale fra 33 e 35 settimane (sono circa 15.000), la profilassi fino a 1 anno è raccomandata se sono presenti due fattori di rischio fra gli 11 riportati che sono:
  • dimissione dall’ospedale dopo la nascita tra gennaio e marzo
  • peso alla nascita inferiore a 2 chili e mezzo
  • il bambino vive in una famiglia dove si fuma
  • assenza di allattamento al seno
  • ci sono altri familiari con allergia
  • il bambino abita in una zona a elevato inquinamento atmosferico
  • è nato da una gravidanza multipla (parto gemellare)
  • ci sono fratelli più grandi in famiglia
  • il bambino frequenta l’asilo nido
  • il bambino presenta gravi malattie come fibrosi cistica, malformazioni della gabbia toracica, malattie neuromuscolari, immunodeficienze, malattie del sangue, tumori

il bambino abita in una località difficilmente raggiungibile e lontano da presidi sanitari

BRONCHITE. 
È un termine che nei genitori evoca paura, ma è ingiustificato, perché con tale termine si indicano le infezioni respiratorie (vedi), in genere determinate dai virus e che guariscono senza problemi. Attualmente il termine bronchite è abbandonato quasi completamente nel linguaggio medico perché si preferisce parlare di infezioni delle prime vie respiratorie e delle basse vie respiratorie.

BRONCOPOLMONITE.
È più corretta la dizione di polmonite. (Vedi)

BRUCHI
In primavera soprattutto a chi va nei boschi, possono apparire sulla pelle rigonfiamenti rossi, talvolta anche di consistenza dura, riuniti a “grappolo” accompagnati da intenso prurito alle mani e al volto, palpebre comprese (di regola gli occhi sono normali), è molto probabile che questa eruzione sia provocata dalla processionaria dei pini.

Si tratta di una farfalla notturna, i cui bruchi si riuniscono durante l’inverno all’interno dei pini, in cui formano nidi, di colore bianco grigiastro, che prendono il nome di falloppe.

 Questi bruchi, che sono parassiti voracissimi, in primavera, escono durante la notte per brucare le foglie delle piante, al mattino, uno dietro l’altro, in processione (da qui il nome) tornano nei propri nidi; quando sono maturi scendono dai pini, sempre in processione, formando un piccolo “serpente” grigiastro, talvolta lunghissimo e vanno nella terra per costruire i loro bozzoli,. I bruchi delle processionarie sono ricoperti da peli urticanti, che, a contatto con la pelle, determinano arrossamenti e rigonfiamenti.
Nessuno si senta protetto se, andando vicino ai pini, ha cercato di non toccare nulla, perché i peli dei bruchi possono arrivare sulla pelle anche trasportati dal vento.

Che cosa fare

Comunque si può stare tranquilli e continuare ad andare per boschi e pinete, perché in caso di lesioni sulla pelle basta applicare, solo qualche volta, una pomata a base di cortisone perché tutto si risolva.
Per prevenzione si deve cercare di riconoscere (e perciò non toccare) i bruchi e, per i più scrupolosi, in primavera potranno mettere guanti e occhiali per proteggersi anche dai “peli volanti”.

BRUXISMO.
È il digrignamento dei denti. Avviene durante il sonno, mentre si sogna. Non è un problema, salvo che disturba chi dorme vicino al bambino talvolta sveglia lo stesso bambino. In alcuni casi i denti si possono consumare di più, ma non si deve fare nulla.

Che cosa fare

I genitori non devono svegliare il bambino, si tratta di un fenomeno che non richiede alcun trattamento.

BYPASS.
Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce:  deviazione ( è riferito alla chirurgia vascolare).

BULIMIA.
 (vedi Condotte alimentari)

 
 
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