A
 

ANGIOMI.
 Se gli angiomi sono piatti si chiamano “voglia di vino”, se sono rilevati “voglia di fragola”. Non c’entra niente cosa la mamma abbia mangiato e bevuto in gravidanza, perché un simile nome deriva solo dall’aspetto che ricorda il vino o la fragola. Sempre rilevati, ma di colore bluastro, sono gli angiomi cavernosi.
Il colore e l’aspetto sono utili per riconoscerli, mentre valutando se rispetto alla cute che li circonda sono allo stesso livello o sopraelevati ci servirà per conoscerne la prognosi e l’evoluzione.
1° elemento: valutare il livello rispetto al piano della cute

  • Se sono piani non ingrandiscono velocemente durante il primo anno di vita, ma non regrediranno mai.
  • Quelli sopraelevati crescono velocemente nel primo anno, poi rallentano. In seguito quelli a “voglia di fragola” tendono alla regressione spontanea, mentre i cavernosi non scompaiono mai e in molti casi vanno operati (per esempio se sono particolarmente antiestetici o vicino a organi vitali).

2° elemento: il colore

  • Se hanno un colore rosso (dal rosa al porpora) su base piatta sono anche chiamati macchia vinosa (è la “voglia di vino”). Si trovano allo stesso piano della pelle che li circonda. Hanno una superficie liscia e sono formati da capillari normali, perciò non sono “pericolosi”. Sono localizzati soprattutto al volto (sono soprattutto tra le sopracciglia, sulla palpebra, sul naso, sul labbro superiore, al mento) e al collo. Con l’età possono avere una evoluzione diversa: può persistere e divenire più rilevato o in alternativa può divenire più chiaro. Vengono eliminati con la laserterapia, talvolta anche durante i primi anni di vita.
  • Se il colore è rosso, ma la base è rilevata sono chiamati anche nevi a fragola: è la “voglia di fragola”. Si chiamano così perché sono di colore rosso vivo e protuberanti. Possono essere presenti alla nascita, ma in genere compaiono entro i primi due mesi, già nelle settimane precedenti si vede comparire una macchia rossa o una zona più chiara, quasi pallida, e progressivamente si svilupperà la protuberanza. Li presentano le femmine più dei maschi. In genere sono al viso, al cuoio capelluto e al tronco. Spesso queste lesioni scompaiono spontaneamente, nel 60% dei casi entro 5 anni e nel 90-95% dei casi entro i 9 anni.

ANIMALI DOMESTICI.
Sono assolutamente da consigliare. I più graditi sono il cane al primo posto, seguito dal gatto. Presentano solo vantaggi perché i bambini e gli adolescenti oggi vivono circondati da presenze inanimate, come televisore, computer, videogiochi… e la presenza di un animale domestico è una importante presenza di un essere vivente. Le malattie che possono trasmettere gli animali domestici all’uomo sono limitate e si possono ridurre drasticamente facendo controllare l’animale periodicamente dal veterinario e facendolo mangiare cibi cotti o in confezioni e per questo hanno poca possibilità di essere contagiati da altri animali e perciò che possono trasmettere le malattie all’uomo, per esempio nel caso del gatto  la toxoplasmosi, malattia pericolosa per la donna in gravidanza. Si riduce anche il rischio di contrarre i parassiti intestinali, contro cui oggi ci sono farmaci preventivi molto efficaci. Questa prevenzione è così efficace che non è neppure necessario eseguire l’esame delle feci.
Anche per l’allergia al pelo del gatto si può stare tranquilli, perché è difficile che sia isolata, perciò chi la presenta è allergico anche ad altre sostanze, per esempio la polvere di casa o le graminacee. Molto rara l’allergia al pelo del cane.
Dal veterinario
È bene far controllare una volta all’anno il cane e il gatto dal veterinario, anche per eseguire le vaccinazioni consigliate, che servono a proteggere il cane o il gatto, ma non l’uomo. Cane e gatto vanno portati dal veterinario anche quando hanno diarrea, perché potrebbe essere di origine infettiva e perciò trasmissibile all’uomo, e in questo caso sono particolarmente a rischio i bambini piccoli. Inoltre quando si vede che una zona del mantello del gatto è priva di pelo, in cui nella pelle scoperta ci sono delle croste, infatti potrebbe trattarsi di tigna, malattia della pelle che l’uomo può contrarre dagli animali.

ANORESSIA.

 (vedi Condotte alimentari)

ANOSSIA.

Per i pazienti è più comprensibile se si dice condizione di assente ossigenazione del sangue.

ANTIBIOTICI.
Sono farmaci salvavita che hanno modificato il corso della storia della medicina, ma che possono fare o disfare la reputazione e la fama di un medico a secondo della loro prescrizione o non prescrizione.
Oggi però i genitori hanno acquisito una sufficiente capacità critica per cui si sono ridotte anche le loro aspettative nei confronti degli antibiotici.
I genitori devono sapere che “gli antibiotici non abbassano la febbre” e che sono inefficaci contro i virus”.
L’utilizzo degli antibiotici non previene le eventuali complicanze, ma alterano l’equilibrio fra le varie specie di batteri presenti nell’organismo (questo equilibrio  impedisce che una si sviluppi più di un’altra). Ricordarsi anche il fenomeno delle resistenze agli antibiotici prodotte proprio dall’aver permesso lo sviluppo incontrollato dei germi insensibili ad alcune molecole. Gli antibiotici non vanno usati nelle rinofaringiti, nelle infezioni delle alte vie respiratorie, nelle laringiti, nei casi di diarrea.
Per molti antibiotici è possibile suddividere la posologia in 2 o 3 somministrazioni, in base alle esigenze lavorative e all’affidabilità della famiglia (2 somministrazioni per esempio se il bambino resta all’asilo nel pomeriggio).
Le vie di somministrazione degli antibiotici sono solo due, orale e endovenosa.
I genitori devono ricordare che gli antibiotici vanno assunti a distanza regolare, e se coincidono col pasto, meglio prima. Inoltre che non c’è nessun rischio ad assumerli insieme all’uovo e che quando si interrompe la somministrazione va fatta in modo brusco anziché diminuire progressivamente il dosaggio.
Tutti i farmaci “fanno bene” se assunti alla dose giusta. L’abuso li rende tossici. Per esempio in passato l’arsenico a piccole dosi si usava come ricostituente,ma ad alte dosi poteva divenire un veleno mortale. Gli antibiotici hanno “fatto male” perché si sono usati nelle malattie provocate dai virus (sono agenti infettivi per essere attaccati dagli antibiotici).
Nel bambino le infezioni dell’apparato respiratorio (raffreddore, tosse, mal di gola) sono provocate, nel 90% dei casi dai virus, ma gli antibiotici vengono prescritti spesso :in caso di raffreddore nel 44% dei bambini e la percentuale sale al 75% quando c’è tosse. Il risultato è che le infezioni respiratorie sono la causa più frequente per cui vengano prescritti antibiotici, ma nella quasi totalità dei casi guarirebbero da sole nell’arco di una decina di giorni senza dover assumere alcun farmaco. In caso di diarrea di origine virale l’assunzione degli antibiotici addirittura prolunga il decorso della malattia.

Ecco i motivi dell’abuso degli antibiotici

Al contrario vengono prescritti gli antibiotici non solo

  • quando il medico sospetta che la malattia sia provocata dai batteri, ma anche
  • per “tener calmi” i genitori ,infatti  possono sentirsi tranquilli solo se il bambino prende lo “sciroppo”. Anzi se il medico non li prescrive  i genitori
  •  possono far  visitare il bambino da un altro pediatra sperando che gli prescriva l’antibiotico. In altri casi il medico prescrive l’antibiotico
  •  per non dover visitare il bambino più di una volta, infatti la “febbre del venerdì sera” viene curata subito con gli antibiotici. In altri casi l’antibiotico viene prescritto anche quando si sia
  •  in presenza di una malattia virale (per esempio raffreddore, tosse, mal di gola) pensando di evitare le eventuali complicanze. Molti virus, per esempio quello dell’influenza, abbassano le difese immunitarie dell’organismo, perciò si pensa di prevenire le complicanze prescrivendo in anticipo gli antibiotici. In realtà non avviene così e le eventuali complicanze si presenteranno indipendentemente dall’uso o meno degli antibiotici. In ogni caso il rischio di contrarre una malattia batterica,favorita da una precedente infezione virale, è bassissimo: fra bambini che presentano un’infezione virale, solo 1 ogni 450 presenta successivamente  una malattia batterica.

In questi casi fanno bene.
Vanno prescritti  quando ci sono i segni di un’infezione provocata dai batteri.La si può sospettare quando:

  • gli esami di laboratorio indicano la presenza di un’infezione batterica, per esempio globuli bianchi inferiori a 5.000 o superiori a 15.000/mm3; la VES è superiore a 30 mm. alla prima ora; la proteina C reattiva è aumentata o la radiografia del torace evidenzia una malattia batterica;
  • la febbre dura  da più di 5 giorni;
  • c’è un’infezione respiratoria e il bambino ha meno di 1 mese;
  • il bambino ha asma o è cardiopatico.
  • Il raffreddore dura più di 10 giorni.In questo caso infatti è quasi certo che si tratti di sinusite(è l’infiammazione dei seni paranasali),che è una delle poche malattie delle prime vie respiratorie che necessitano di terapia antibiotica,infatti  serve in pochi casi di mal di gola(solo quelli dovuti allo Streptococco beta emolitico di gruppo A) e in meno della metà di otite,mentre nella tanto temuta  bronchite , è eccezionale dover   usare gli antibiotici.

Per i genitori – Il test per scoprire se gli antibiotici servono veramente.
Osservate vostro figlio e cercate i segni che sono indicati nella prima colonna, quella a sinistra. Poi valutate le possibilità presenti nella seconda e terza colonna (al centro e a destra). Segnate le varie risposte e poi alla fine leggete il risultato. Se siete indecisi o è presente una situazione diversa da quella indicata il risultato è comunque zero.

Ecco cosa osservare

Queste risposte valgono 0 punti

Queste risposte valgono 1 punto

Età

Superiore a 3 mesi

Inferiore a 3 mesi

Febbre:

 

 

   -l’inizio

Lento e graduale

Rapido:sale improvvisamente ,in meno di un’ora sopra 39°C

   -I gradi

Inferiore a 39,4°C

Uguale o superiore a 39,5°C

   -Se si danno gli antipiretici

La febbre si abbassa

Resta immutata o diminuisce non più di mezzo °C o al massimo per un’ora

   -La durata

Inferiore a 5 giorni

Uguale o superiore a 5 giorni

Il raffreddore è presente da

Meno di 10 giorni

 10 giorni o più giorni

Sorriso

È presente come di consueto

Sorride poco o non sorride affatto

Pianto

È normale come di consueto o non piange

È un pianto lamentoso, debole o che diminuisce d’intensità

Colore della pelle

Roseo

Mani o piedi (o altre parti del corpo) pallide o bluastre (cianotiche)

Sonno/veglia

Normale. Se dorme si sveglia velocemente

Ha sonnolenza e gli si chiudono gli occhi. Per svegliarlo lo si deve stimolare a lungo ma si riaddormenta in breve tempo.

C’è raucedine (voce rauca)

No

Il risultato. Sommate le risposte che esprimono lo stato di salute del vostro bambino e calcolate il punteggio ottenuto. Se il punteggio è 5 o  superiore è probabile che servono gli antibiotici, per risultati inferiori il contrario.

APPENDICITE.
E’ l’infiammazione dell’ appendice (esattamente si chiama appendice vermiforme) che è un piccolo tubicino stretto che sporge nell’addome ed è chiuso nella parte esterna, mentre dall’altro lato è aperto in comunicazione con l’intestino cieco. La sua posizione e direzione variano notevolmente da persona a persona ed è per questo che i sintomi possono essere diversi da un bambino all’altro. L’appendicite, che è l’infiammazione di questa struttura, si ha quando viene ostruito il suo sbocco nell’intestino e può essere determinata da feci dure, calcoli, o vermi. L’appendice in questo caso diviene una scatola chiusa all’interno della quale i germi, riproducendosi, determinano l’infezione. A questo punto il bambino ha dolore e il medico, visitandolo, trova, soprattutto all’addome, dei segni clinici che gli fanno capire indirettamente che l’appendice è infiammata. Se verranno eseguiti gli esami del sangue, si scoprirà un aumento dei globuli bianchi e utile può essere la radiografia e/o l’ecografia dell’addome. Se il bambino non viene operato, l’infiammazione progredisce e provoca la distruzione della parete dell’appendice, determinando la fuoruscita dei germi nella parete addominale e la peritonite.
I sintomi guida sono due:
1)   Il bambino sta fermo nonostante il dolore, perché, se si muove, dice che «sente più male», infatti, se è infiammata l’appendice, quest’organo (vedi box) tocca le altre strutture dell’addome provocando più dolore. Perciò è un segno «favorevole» quando il bambino si contorce dal dolore, rotolandosi sul letto.
2)   Il dolore che non passa: quando si tratta di appendicite, cioè un dolore provocato da un’infiammazione di una parte anatomica, perciò da qualcosa di evidente e duraturo nel tempo (anche una banale infiammazione della gola dura alcuni giorni) è facilmente intuibile che il dolore non regredisca spontaneamente, mentre, se è provocato da semplici spasmi intestinali (le cause possono essere molte, per esempio intolleranza a qualche cibo, fino a motivi psicologici ed emotivi), il dolore sarà presente in  modo intermittente e solo quando c’è la contrazione della parete intestinale, infatti fra una crisi e l’altra, il bambino sta bene perché alla base non c’è nessuna malattia. Quando il dolore tende a perdurare si deve consultare il proprio medico, e sicuramente andrà fatto quando dura più di un'ora.
Se si mantiene sempre continuo, dopo sei ore va portato all’ospedale.
Il bambino che tende a stare fermo e il dolore che non passa sono i due elementi che sicuramente indirizzano verso l’appendicite. Alcune situazioni ne fanno diminuire la probabilità, altre la innalzano.
Pro e contro le dieci cose da osservare
   Pro: Il rischio di appendicite si allontana
1)   se piange: infatti l’appendicite non provoca mai crampi intensi
2)   se sono più di quarantotto ore che il bambino non evacua, e in genere tende ad essere stitico, l’origine del dolore potrebbe essere determinata proprio da un ammasso di feci nell’intestino
3)   ha diarrea: la gastroenterite, di cui la diarrea è sintomo, è il principale motivo di dolore addominale nell’infanzia
4)   ha mal di gola: quando c’è un’infezione alla gola, soprattutto se provocata dallo streptococco, o, in genere, in presenza di infezioni virali, ci può essere anche «mal di pancia», senza essere appendicite.
5)   ha presentato, negli ultimi tre mesi, uno o due episodi acuti di dolore addominale ogni mese
   Contro: Queste situazioni fanno avvicinare il rischio di appendicite
6)   se il bambino riferisce il dolore nel quadrante inferiore destro dell’addome (è la zona che si trova nella parte destra sotto l’ombelico)
7)   accusa dolore sempre nel quadrante inferiore destro, se si dondola il letto o si appoggia una mano sulla coscia destra e la si scuote lievemente
8)   il dolore aumenta quando il bambino fa un colpo di tosse, si sposta bruscamente o viene urtato (in questi tre casi potrebbe addirittura avere la peritonite)
9)   cammina con la «pancia proiettata in avanti» e l’anca lievemente flessa (potrebbe avere una appendicite acuta retrocecale o retroiliaca)
10) il dolore aumenta se salta o viaggia in auto
Da ricordare.
L’appendicite,è  rara nel primo anno di vita, inusuale nel secondo, poco frequente dai 3 agli 8 anni, mentre è dai 9 ai 20 anni il periodo in cui è più frequente. In questa fascia di età quando il bambino ha”mal di pancia”, si deve sospettare l’appendicite. Non ci  si deve però pensare ogni volta che il bambino ha il minimo dolore. È appendicite quando il dolore è fisso e il bambino tende a star fermo perché teme che movendosi il dolore aumenti (è dovuto dal contatto dell’appendice infiammata con parete dell’addome). Questi sono già segni indicativi. Per confermare o escludere la diagnosi di appendicite si può far scendere il bambino dal letto, farlo camminare, eventualmente saltare. Se si muove senza difficoltà non ha l’appendicite. Anche la durata del dolore è importante. Quello di origine funzionale è intermittente, perciò quando dura ininterrottamente più di un’ora è probabile che sia appendicite, mentre se persiste per più di 6 ore va operato.

Appendicite cronica o ricorrente
L’appendicite cronica non esiste. In alcuni casi quando il bambino o l’adolescente ha spesso mal di pancia, lo si opera perché si pensa che abbia un’“appendicite cronica” o “ricorrente”, ma questa malattia non esiste, infatti l’appendicite è un’infiammazione acuta, che, se il chirurgo non interviene, evolve in peritonite, dando un dolore così intenso che è inevitabile l’intervento.

APPRENDIMENTO.

Ecco come si sviluppa la mente e perciò le capacità di ragionare

Da 0 a 2  anni :
è lo stadio sensomotorio
Il bambino si muove e agisce nell’ambiente basandosi su quello che  ha intorno a se in quel momento
Da 2 a 6 anni:
è lo stadio preoperatorio
Il bambino è capace di pensare anche  a oggetti che già conosce e che non sono presenti nell’ambiente in quel momento.Si basa sul ricordo e sulla propria esperienza
Da 7 a 12 anni:
è lo stadio delle operazioni concrete
Inizia a lavorare con il pensiero  e applicare principi logici,ma solo  elaborando nozioni concrete,cioè che vede
Da 12 anni in poi:
è lo stadio delle operazioni formali
Inizia a elaborare dei ragionamenti  personali basandosi su concetti astratti,cioè sulle idee.

ARIA CONDIZIONATA.
 Quando è possibile d'estate si deve usare l’aria condizionata, sia in casa sia in auto. Si può utilizzare l’aria condizionate senza problemi anche di notte, anzi si otterranno tutti i vantaggi di un’atmosfera più gradevole. 20°C è la temperatura su cui regolare il condizionatore. È meglio dormire in una stanza con aria fresca o dove faccia caldo? Allora chi non può accendere l’aria condizionata apra le finestre.

ASCARIDE.
 (vedi Parassiti intestinali)

ASILO.
Il bambino starebbe meglio con la mamma a casa propria, ma è importante il lavoro femminile extra-domestico non solo come necessità economica, ma anche come occasione di realizzazione personale e professionale..  Se i genitori pertanto decidono di mandare il figlio all’asilo,fin dai primi mesi di vita lo facciano senza sentirsi in colpa verso il bambino perché si tratta per il piccolo della prima scelta sociale,ma per armonizzarsi con la famiglia. I genitori non devono sentirsi in colpa nemmeno se il figlio si ammalerà spesso:è tipico dei bambini che vanno all’asilo,ma in realtà  tutto si risolve nell’ammalarsi prima ,mentre chi non frequenta l’asilo si ammalerè maggiormente quando frequenterà la scuola dell’obbligo,infatti ogni bambino deve incontrare nei primi anni di vita quaranta dei circa cinquecento agenti infettivi che possono far ammalare l’uomo,pertanto ,per il bambino che frequenta l’asilo si tratterà di incontrarli prima.

ASMA.
L’asma è la più comune malattia cronica dell’infanzia e perciò è il principale motivo di assenteismo scolastico, ma il paziente deve imparare a conviverci e mantenersi ai livelli più alti consentiti dalle proprie possibilità.
Non tutti possono presentare l’asma bronchiale, ma solo chi è predisposto, infatti, possiamo dire, esistono due gruppi di popolazione, il primo, più numeroso, che ha un apparato respiratorio che non viene influenzato dai fattori esterni, mentre un altro, più esiguo, che possiede le vie respiratorie fornite di alcuni recettori in grado, quando incontrano particolari sostanze, di provocarne il restringimento, cioè la riduzione della superficie interna.
Il motivo.
Ecco cosa scatena l’asma. Prima di tutto gli allergeni:
polvere,
pollini,
forfora,
infezioni respiratorie soprattutto quelle provocate dai virus,
farmaci: per esempio l’acido acetilsalicilico,
additivi alimentari (coloranti e conservanti)
irritanti fisici o chimici: fumo di sigaretta, delle stufe, degli scarichi industriali; tutti gli inquinanti ambientali; gli odori, l’aria fredda; additivi alimentari (coloranti e conservanti),
fenomeni psicologici, soprattutto emozioni;
infine l’attività fisica intensa, compresa quella sportiva.
Sintomi.
L’asma bronchiale va sospettato quando il bambino ha spesso la tosse, soprattutto se associata a fischi e sibili (quando entra o esce l’aria).
Per la diagnosi serviranno però altre conferme. I genitori devono cercare di capire se la tosse e gli eventuali fischi e sibili si presentano maggiormente in determinate circostanze, per esempio in alcuni periodi dell’anno e in questo caso si deve pensare ai pollini, oppure in alcuni luoghi, per esempio in camera da letto e allora si deve pensare alla polvere.
La conferma definitiva si può avere con gli esami (vedi test allergologici) del sangue quando sono aumentati gli eosinofili, che sono un particolare tipo di globuli bianchi che aumentano in caso di allergia o attraverso un esame, il RAST che “identifica” a quale allergia si sia sensibili, oppure con i tests cutanei (indicano a quale sostanza il paziente è “ipersensibile”, cioè sia allergico), che, però, vengono eseguiti solo quando si siano verificati ripetuti attacchi di asma.
Nell’attacco acuto il principale sintomo è la difficoltà respiratoria: nei casi lievi è presente solo nella fase di espirazione (quando si espelle l’aria), ma nelle forme più gravi anche nell’ispirazione (quando si introduce), creando quella situazione definita “fame d’aria”.La difficoltà a respirare si nota anche osservandogli la gabbia toracica: si vedono degli

  • affossamenti fra una costola e l’altra e talvolta
  • sopra e sotto lo sterno, proprio perché i muscoli del torace cercano di fare il massimo sforzo per introdurre ed espellere aria. Nelle forme più gravi è aumentata anche la frequenza del respiro e del battito del cuore: più di 40 respiri e più di 140 battiti al minuto. Se nelle forme lievi il paziente riesce a respirare anche disteso sul letto, in quelle gravi deve per forza stare seduto. La frequenza dell’attacco di asma varia da meno di 2 volte al mese a più episodi alla settimana.

Prevenzione.
È importante e deve essere continuativa. Si deve evitare che il bambino venga a contatto con gli allergeni che possano scatenare l’attacco acuto, perciò per la polvere evitare che nelle stanze dove vive ci siano dei tessuti o altri oggetti che possano raccoglierla con facilità: tende, moquette, tappeti, bambolotti in peluche, mobili imbottiti e particolare attenzione al letto, perciò lavare spesso le coperte e usare i materassi in materiale sintetico (lattice di gomma). Per i pollini è più difficile evitarli, comunque se è indispensabile uscire all’aria aperta, non si vada nei luoghi dove ci sono tante piante che si sanno allergizzanti per il bambino. Naturalmente non fumare in casa, evitare odori e profumi. I farmaci sono utili perché rallentano o impediscono la liberazione delle sostanze che possono determinare l’attacco d’asma: i più usati  sono Chetotifene e sodio cromoglicato.
Per la cura dell’attacco acuto si usano farmaci beta2-stimolanti fra i quali il più noto è il salbutamolo e la teofillina che servono a far rilasciare la muscolatura bronchiale, perciò a far ritornare alle dimensioni consuete la circonferenza dei “tubi” dell’apparato respiratorio.
I cortisonici potenziano l’azione dei beta2-stimolanti, ma riducono anche l’infiammazione bronchiale, che contribuisce a ridurre il calibro delle vie respiratorie.
I genitori devono sapere che il bambino asmatico può condurre una vita normale e devono imparare a fare eseguire la terapia in modo continuo e esatto.

ASTIGMATISMO
 Chi è astigmatico ha un occhio che non ha l’identica rotondità in tutti i meridiani, cioè in tutti gli “spicchi” immaginari, in alcuni sarà un po’ più appiattito, in altri un po’ più convesso.
Non avendo, perciò, una rotondità uguale, l’immagine non verrà riflessa nello stesso modo, come quando si osserva un’immagine riflessa sull’acqua: sarà nitida se la superficie è liscia, ma diverrà deformata se ci saranno anche solo delle piccole onde. Anche l’astigmatismo può essere corretto con le lenti, in modo da modificare le immagini quando giungono sulla lente, cioè che l’occhio le veda deformate, ma lette con il proprio difetto dovuto, appunto, alla mancanza di rotondità della superficie, le possa ricostituire nella forma giusta.

A TERMINE.

 Per i pazienti è più comprensibile se si dice: è nato alla data prevista.

ATOPIA.
Significa sia predisposizione ereditaria all'allergia, sia indica le malattie o manifestazioni allergiche mediate dalle IgE che sono gli anticorpi che intervengono nell'allergia, pertanto le manifestazioni allergiche che avvengono con un meccanismo immunologico.

AUTO, mal d’…
(vedi Mal d’auto)

AUTOMEDICAZIONE

Ecco una guida degli interventi che possono attuare i genitori quando i figli sono ammalati.
Il prontuario del genitore
Farmaci e altri rimedi: come quando e perché usarli

MALATTIA

RINOFARINGITE
(raffreddore)

FARINGOTONSILLITE
(mal di gola)

OTITE

SINTOMI: ecco quali devono essere presenti

Raffreddore e/o tosse e/o raucedine e/o febbre

Mal di gola e febbre alta

Mal d’orecchie e febbre eventualmente con fuoruscita di materiale dall’orecchio

Antipiretici (anti- febbrili)
(paracetamolo)

Se febbre sopra i 38°C o dolore

Se febbre sopra i 38°C o dolore

Se febbre sopra i 38°C o dolore

Salicilati (aspirina)
Nimesulide

Sì se ha meno di 12 anni

Sì se ha 12 anni

Sì se ha più di 12 anni

Antibiotici *

No

No
Sì solo se si vedono delle chiazzette rosse sul palato

Sì per bocca

Antibiotici (una solo puntura a base di penicillina benzotina

No

Sì, se con il tampone si dimostra la presenza nella gola  dello streptococco betaemolitico di gruppo A

No

Gocce auricolari

No

No

Sì solo se prescritte dal medico
No se con antibiotici

Lavaggi nasali con soluzione fisiologica

Sì se naso chiuso

Sì se naso chiuso

Sì se naso chiuso

Lavaggi nasali con soluzione fisiologica a cui siano stati aggiunti altri prodotti per esempio balsamici

No

No

No

Decongestionanti nasali

Sì se naso chiuso

Sì se naso chiuso

Farmaci per la tosse, mucolitici, espettoranti

No

No

No

Farmaci antitosse a base di destrometorfano

Sì, se il bambino ha più di 2 anni
Per età inferiori vanno usati con cautela

Sì, se il bambino ha più di 2 anni
Per età inferiori vanno usati con cautela

Sì, se il bambino ha più di 2 anni
Per età inferiori vanno usati con cautela

Prodotti balsamici e profumati inalati o applicati sul torace

No

No

No

Antistaminici

No

No

No

Antiinfiammatori

No

No

No

Immunomodulatori

No

No

No

Immunoglobuline

No

No

No

Cortisonici (farmaci a base di cortisonici)

No

No

No

Ferro (farmaci a base di ferro) *

No

No

No

Umidifica
zione dell’ambiente

Non fumare in casa

Farmaci a base di vitamine, ricostituenti, e stimolanti l’appetito

No

No

No

Spremute d’arancia

No

No

No

Bere molto

Bevande calde

Bevande calde con miele

No

No

No

 

MALATTIA

TRACHEBRONCHITE
(tosse)

OTITE RICORRENTE

A COSA SERVONO I FARMACI INDICATI A FIANCO

SINTOMI: ecco quali devono essere presenti

Tosse secca o “catarrosa”, raffreddore, febbre bassa

3 episodi di otite in 6 mesi o 4 in un anno

 

Antipiretici (anti- febbrili)
(paracetamolo)

Se febbre sopra i 38°C o dolore

Se febbre sopra i 38°C o dolore

Febbre dolore

Salicilati (aspirina)
Nimesulide

Sì se ha più di 12 anni

Sì se ha più di 12 anni

Febbre dolore

Antibiotici *

No

Sì a piccole dosi alla sera per 6-8 mesi

Per “guarire

Antibiotici (una solo puntura a base di penicillina benzotina

No

No

Per “guarire”

Gocce auricolari

No

No

Sintomatico (Mal d’orecchie)

Lavaggi nasali con soluzione fisiologica

Sì se naso chiuso

Sì se naso chiuso

Sintomatico
(Raffreddore)

Lavaggi nasali con soluzione fisiologica a cui siano stati aggiunti altri prodotti per esempio balsamici

No

No

I prodotti assunti potrebbero dare irritazione o evocare il broncospasmo (vedi)

Decongestionanti nasali

Sì se naso chiuso

Sì se naso chiuso

Sintomatico
(Raffreddore)

Farmaci per la tosse, mucolitici, espettoranti

No

No

Non ci sono prove scientifiche che ne dimostrino l’efficacia

Farmaci antitosse a base di destrometorfano

Sì, se il bambino ha più di 2 anni
Per età inferiori vanno usati con cautela

Sì, se il bambino ha più di 2 anni
Per età inferiori vanno usati con cautela

Sintomatico
(Tosse)

Prodotti balsamici e profumati inalati o applicati sul torace

No

No

I profumi possono evocare il broncospasmo (vedi)

Antistaminici

No

No

 

Antiinfiammatori

No

No

 

Immunomodulatori

No

No

 

Immunoglobuline

No

No

 

Cortisonici (farmaci a base di cortisonici)

No

No

 

Ferro (farmaci a base di ferro) *

No

Sì, se con gli esami del sangue si dimostra carenza

Prevenzione

Umidifica
zione dell’ambiente

Prevenzione

Non fumare in casa

Prevenzione

Farmaci a base di vitamine, ricostituenti, e stimolanti l’appetito

No

No

 

Spremute d’arancia

No

No

Va bene per introdurre i liquidi, ma non ci sono prove che la vitamina C abbia un effetto anti-infettivo

Bere molto

Equilibrio dell’organismo l’acqua è il più potente mucolitico

Bevande calde

Azione balsamica

Bevande calde con miele

No

No

Il miele non va dato al bambino di meno di 1 anno per il rischio di botulismo (vedi).
Per tutte l’età: meglio non usarlo

* Questo segno indica che i farmaci vanno dati solo su indicazione del medico

AUXOLOGIA.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: accrescimento.

AVVELENAMENTI DA FUNGHI
i sintomi che si presentano in caso di avvelenamento da funghi variano secondo il tipo ingerito; vediamo i principali:
l   vomito, dolori addominali di tipo crampiforme e diarrea: la situazione è meno grave se si presentano entro le prime 3-4 ore, mentre dopo 8 ore dal pasto è probabile che siano provocate dalle amanite tossiche
l   agitazione, convulsioni, confusione mentale, fino al coma si possono presentare dopo qualche ora dall’ingestione dei funghi
l   dispnea (difficoltà a respirare), scialorrea (salivazione eccessiva) e sudorazione abbondante: si manifestano entro poche ore dall’ingestione
l   grave danno renale: si può presentare anche dopo quindici giorni dall’ingestione dei funghi.
Ci sono sintomi che compaiono poche ore dopo aver mangiato i funghi e, in questi casi, si pensa subito a cosa possa aver fatto male, ma, in altri casi, i disturbi compaiono anche dopo 2 giorni perciò talvolta può essere difficile ricordarsi del pasto a base di funghi, per questo è utile valutare la sintomatologia in base all’intervallo trascorso fra il pasto e la comparsa dei primi disturbi.
l   sintomi che compaiono entro 8 ore dall’ingestione

  • sono soprattutto disturbi a carico dell’apparato digerente: raramente causano la morte.

Sono provocati soprattutto da funghi commestibili, deteriorati (andati a male) o dall’Amanita muscaria, Lactarius tormisosus, Enteloma lividum, Russola emetica, Agaricus, Boletus satanas, Clytocibe, Inocybe, o dal porcino ovulo malefico.
In caso di avvelenamento da funghi, dopo un intervallo di tempo dall’ingestione che varia da 1 a 8 ore determinano:

  • nausea,
  • scialorrea (abbondante salivazione),
  • vomito,
  • dolore addominale (“mal di pancia”),
  • diarrea talvolta ematica (con tracce di sangue),
  • costipazione gastro-enterica (senso di ripienezza),
  • modesto danno epatico (del fegato).

In alcuni casi si possono avere disturbi anche fuori dell’apparato digerente, come:

  • sudorazione,
  • allucinazione,
  • agitazione psicomotoria,
  • delirio,
  • collasso cardiocircolatorio,
  • bradicardia (diminuzione del numero dei battiti del cuore) e
  • attacchi asmatici.

l   sintomi che compaiono tardivamente

  • sintomi tossici: sono provocati dall’ingestione di funghi del genere amanita, delle specie phalloides, virosa e verna o dalla tignosa verdognola.

Costituiscono il 15% di tutte le intossicazioni da funghi, determinano una mortalità che varia dal 30 al 50% per cui rappresentano il 90% degli avvelenamenti che portano a morte il paziente.
Infatti, per un adulto, possono essere letali ( mortali) anche solo 20 grammi di uno di questi funghi freschi, figuriamoci per un bambino.
Il decorso clinico è caratterizzato da 3 fasi:

  • gastro-enterica (localizzata all’apparato digerente),
  • epatica (al fegato),
  • renale.

Vediamole in dettaglio.

  • Poche ore dopo il pasto, in genere dopo 8-12, si ha
  • vomito,
  • dolore addominale (“mal di pancia”) e
  • diarrea, poi il paziente sembra star meglio, talvolta questo intervallo dura anche due giorni e poi inizia a stare molto male;
  • Si passa alla seconda fase il danno è al fegato, per cui aumentano nel sangue le transaminasi (enzimi liberati dalle cellule distrutte del fegato) e si ha una diminuzione della capacità di coagulazione e successivamente
  • al rene con insufficienza renale. Quando compaiono sintomi renali il paziente è in serio pericolo di vita.

Che cosa fare
In tutti i casi, quando si sono mangiati i funghi, anche se si pensa che siano commestibili, ma si presenta qualcuno dei sintomi descritti, è bene consultare telefonicamente uno dei centri antiveleni
Se si sono mangiati funghi, quando si presentano uno o più dei sintomi descritti, è bene, se è possibile, ricercare un pezzo dei funghi mangiati (crudo o cotto).
Se il paziente presenta

  • i sintomi indicati fra quelli che si presentano dopo 1-8 ore, si può consultare il proprio medico di famiglia, ma se il paziente
  • sta male, è confuso, non riesce a camminare, andrà portato al pronto soccorso dell’ospedale.

 

 
 
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