A
 

ALLERGIA.
(vedi anche terapia desensibilizzante, congiuntivite e pollini,calendario dei).
È una anormale ed eccessiva reattività dell'organismo verso sostanze provenienti dall'esterno (eterologhe) che si chiamano allergeni, che sono innocue per la maggioranza dei soggetti normali. Il contatto fra l'allergene e l'anticorpo IgE determina la liberazione di sostanze, fra cui la principale è l'istamina, che sono responsabili dei vari sintomi che determinano: se la reazione avviene a livello della pelle si ha la dermatite atopica, se a livello del naso la rinite, o degli occhi la congiuntivite, oppure se a livello delle vie respiratorie l'asma.
L'allergia è dovuta ad allergeni inalatori, costituiti da graminacee, alberi, fra cui l’olivo, animali, al primo posto il gatto, oppure ad allergeni alimentari, tra cui al primo posto il latte di mucca e al secondo pesce e uova. È fondamentale capire se c’è un rapporto di causa-effetto tra esposizione o introduzione di un determinato allergene e la comparsa di eventuali sintomi.
La diagnosi perciò si esegue innanzitutto con l’anamnesi (storia clinica del paziente), i test cutanei e successivamente le IgE specifiche. (Vedi anche Pollini-calendario)
Diagnosi
La diagnosi di allergia e la scoperta dell'allergene responsabile, cioè la sostanza che va scatenare la manifestazione allergica, si scopre con la storia clinica del paziente, quella che scientificamente si chiama anamnesi. È importante in questo settore la collaborazione fra genitori e medico, infatti i sospetti dei genitori devono essere riferiti al medico. I genitori devono osservare se l'assunzione o l'esposizione a certe particolari sostanze, sempre le stesse, o a un gruppo di esse, è in rapporto con la comparsa di manifestazione allergica, per esempio l'assunzione di certi determinati alimenti, o il contatto con particolari oggetti. La storia clinica, cioè i sospetti di genitori e medici sono più importanti della risposta degli esami di laboratorio. Se un bambino presenta la risposta positiva agli esami di laboratorio che dimostrino che il bambino è sensibile, cioè allergico a particolari sostanze che il bambino assume senza problemi, il risultato degli esami di laboratorio non va considerato, per esempio se il bambino risulta allergico al pomodoro, ma lo mangia senza presentare disturbi, il bambino può continuare a mangiarlo, infatti gli esami di laboratorio spesso presentano reazioni incrociate con altre sostanze, per cui può risultare la falsa positività dell'esame.
Test in vivo (praticati direttamente sul paziente)
Il prick test è quello maggiormente utilizzato. Può essere effettuato a tutte le età. Per eseguirlo viene applicata una goccia di estratto allergenico (liquido che contiene le sostanze verso cui si sospetta il paziente sia allergico) sulla cute, in genere sulla superficie volare dell'avambraccio e si punge attraverso la goccia gli strati superficiali del derma con una lancetta sterile di punta d un mm. Dopo 3-4 minuti ogni goccia di allergene viene asportata con un batuffolo di cotone. Per gli alimenti può essere utile eseguire i test utilizzando direttamente i cibi freschi, in questo caso la lancetta viene infilata nell'alimento da testare e dopo si procede con la tecnica del prick test.
Devono essere sempre effettuati 2 test di controllo: uno positivo con soluzione di istamina, l'altro negativo con liquido di diluizione dell'estratto. Il test viene letto dopo circa 10-15 minuti dall'esecuzione.
Scratch test (test per la scarificazione)
Si eseguono scarificazioni (si raschia la pelle) superficiali su cui si applica una goccia di estratto allergenico.
Test per via intradermica
Si iniettano picole quantità di estratto allergenico con siringhe da 1 cc.
Test di eliminazione
Consistono nella eliminazione o sospensione temporanea dell'esposizione all'allergene sospetto quando si ipotizza che certe sostanze, soprattutto, alimenti, siano responsabili delle manifestazioni cliniche.
Test in vitro
I vantaggi di tali test consistono nella elevata sensibilità e specificità, nella assoluta innocuità.
Dosaggi delle IgE totali

  • RIST (Radio Immuno Sorbent Test)

Il dosaggio delle IgE presenti nel sangue viene effettuato nei confronti di un anti IgE marcato con I 125.
È valido soprattutto per il dosaggio di alti valori di IgE.

  • PRIST (Paper Radioimmuno Sorbent Test)

Su particelle di carta di cellulosa come supporto di un anti-IgE.
Le IgE seriche vengono legate e messe in evidenza con un a canti IgE marcato con Iodio 125.
Dosaggio delle IgE specifiche

  • RAST (Radio Allergo Sorbent Test)

L'allergene specifico viene unito ad un supporto e si fa reagire con il siero del paziente. Se sono presenti IgE specifiche, queste si uniscono all'allergene e vengono successivamente messe in evidenza con un siero anti IgE marcato.

  • ELISA (Enzime Linked Immuno Sorbent Assay)

L'allergene è fissato ad un supporto solido, in genere provette di plexiglas, viene poi messo a contatto con il siero del paziente: in caso di presenza dell'anticorpo, questo si lega e viene poi messo in evidenza con un siero di IgE che questa volta non è marcato ma è stato coniugato con un enzima ad esempio fosfatasi alcalina.
Nel caso in cui l'anti IgE si fissa al complesso, esso può essere evidenziato con una reazione colorata che si sviluppa quando viene aggiunto l'idoneo substrato.

  • MAST (Multipled Allergo Sorbent Test)

Vari allergeni sono fissati su una striscia di carta e posti a reagire con anti IgE coniugati con fosfatasi alcalina, lettura fotometrica.
Vantaggi: non viene utilizzato materiale radioattivo, è di facile esecuzione, si possono testare contemporaneamente 35 allergeni diversi.
Le metodiche immunoenzimatiche (ELISA e varianti), sono ugualmente sensibili e specifiche delle metodiche radioimmunologiche, con il vantaggio che sono esenti da rischi per il personale tecnico, i coniugati risultano stabili per lungo tempo e possono essere conservati.
La cura
Il primo intervento da fare è di allontanare l'allergene. È difficile quando si tratta di pollini o di altre sostanze presenti nell'aria, più facile quando si tratta di alimenti che è sufficiente non assumerli o allontanare dalla casa gli oggetti che trattengono la polvere. Privare il bambino della vicinanza del gatto o del cane è una scelta particolarmente impegnativa e dolorosa, perciò va fatta solo in caso di effettiva dimostrazione sia attraverso le osservazioni dei genitori e del medico, sia con la conferma dell'esame.
Un altro importante presidio è l'utilizzo dei vaccini (vedi terapia desensibilizzante).
I farmaci vengono usati sia come prevenzione, sia per la cura dei sintomi quando si manifestano. Alcuni impediscono la liberazione delle sostanze che determinano la comparsa dei sintomi dell'allergia e che vengono liberati dall'unione fra l'allergene e la IgE, per esempio l'istamina, altri agiscono sulle cellule dell'infiammazione o sul tono della contrazione dei muscoli.

Ecco le dieci situazioni “allergiche” più frequenti, che sono dei veri e propri punti di riferimento.
1 -     Congiuntivite: è di origine allergica se il bambino ha gli “occhi arrossati” e dice che gli “pizzicano” o gli “bruciano”. Il paziente ha lacrimazione abbondante, prurito agli occhi e gli dà noia la luce. Se c’è anche una secrezione giallastra, la causa sarà invece infettiva, cioè la congiuntivite sarà provocata dai germi.
2 -     Raffreddore: si deve pensare all’allergia se la secrezione è acquosa, liquida e trasparente. Il bambino, in questo caso, avrà prurito e inizierà a starnutire improvvisamente. Un’ulteriore conferma si ha quando sono presenti altri sintomi allergici, come congiuntivite o eczema.
3 -     Pelle arrossata: sono talmente tante le manifestazioni che le varie malattie allergiche provocano sulla pelle, che non ne esiste nessuna così caratteristica da poter essere usata come segno di riconoscimento. La presenza, però, di rigonfiamenti rossi e che determinano prurito fa sospettare fortemente l’allergia.
4 -     Prurito: se è diffuso a tutto l’organismo, ma più intenso la notte, può far sospettare l’allergia, ma potrebbe essere determinato anche dalla scabbia, che è una malattia provocata da un parassita. Se è localizzato alla testa, la causa potrebbe essere i pidocchi o una dermatite del cuoio capelluto; alle mani, potrebbe trattarsi di scabbia e all’ano di ossiuri.
5 -     Dermatite atopica che è provocata più frequentemente da un’allergia al latte o all’uovo: in questo caso la pelle è arrossata, secca e ispessita, desquamata, leggermente rigonfiata con vescicole e bolle. Il bambino, però, ha l’eczema (cioè la dermatite atopica) anche quando si sente, scorrendovi sopra la mano, che ha la pelle ruvida. L’eczema è, nel bambino di pochi anni, localizzato al volto, in quello più grandicello, agli arti, cioè alle pieghe del gomito e delle ginocchia.
6 -     Latte: è il cibo che più frequentemente provoca le allergie (sono in particolare le proteine che contiene). Il sintomo più tipico è la diarrea cronica, ma si è scoperto che molte persone, fra quelle che non consumano abitualmente latte e formaggi, presentano gli anticorpi contro alcune proteine del latte: il loro rifiuto, perciò, non è determinato da una “questione di gusti”, ma dal fatto che, introducendo certi cibo, hanno disturbi digestivi, dolori addominali etc. È per questo che, quando i bambini non vogliono latte e formaggi, non è bene insistere, ma andranno sostituiti con prodotti alternativi, per esempio caffè d’orzo o succo di frutta alla prima colazione.
7 -     Tosse: se è presente o si aggrava la notte che sia provocata dalla polvere raccolta nei materassi o nelle coperte della camera da letto. Pensiamo, invece, alle muffe, se il bambino inizia a tossire quando entra in ambienti umidi o tenuti a lungo chiusi; ai pollini, se lo fa quando è all’esterno…
8 -     Difficoltà respiratoria: se il bambino inizia a respirare male quando fa sport o dopo un esercizio fisico, si deve pensare all’asma.
9 -     I bambini iperattivi: molti di coloro che non stanno mai fermi, si agitano in continuazione, rispondono prima che la domanda sia terminata, disturbano i compagni… sono allergici ai conservanti ai coloranti degli alimenti, per cui, ancora prima di mandarli dallo psicologo, sarà opportuno sottoporli a visita allergologica.      
10 - Allergia ai farmaci: è sempre bene prendere le medicine solo quando ce n’è effettivo bisogno, però non gli si devono dare nemmeno colpe quando non ce l’hanno. Alcuni farmaci possono provocare arrossamenti sulla pelle, ma solo nei soggetti che abbiano assunto in precedenza la stessa medicina, infatti sono necessari alcuni giorni perché l’organismo fabbrichi contro il farmaco le sostanze che, ad un successivo incontro, determinino le reazioni indesiderate.

Le allergie alimentari
Le allergie alimentari, diversamente da quella respiratorie (da pollini o da polvere), sono più frequenti nei primi anni di vita, poi tendono progressivamente a diminuire. In Italia sono circa 15.000 i bambini da 0 a 3 anni che presentano un'allergia agli alimenti: al primo posto c'è il latte, al secondo c'è, secondo le statistiche l'uovo o il pesce. Allergia possono determinare anche altri alimenti, per esempio le noccioline. Entro i primi 3 anni di vita guarisce il 70% dei bambino. Le proteine presenti nel latte di mucca non solo sono le più frequenti, ma risultano anche le più insidiose perché sono presenti in tanti alimenti che si possono assumere inconsapevolmente, per esempio gelati alla frutta, prosciutto cotto, insaccati, hamburger, salse e anche in alcuni farmaci. L'allergia alle proteine del latte vaccino può determinare un'infinità di sintomi e, dopo i 3 anni, soprattutto vomito, orticaria edema (cioè rigonfiamento delle labbra). Questi disturbi sono fastidiosi, ma non gravi e basta smettere di assumere il latte e i disturbi scompaiono. Il problema è diverso per i "superallergici": sono pochi, ma rischiano la vita, infatti per loro basta assumere una quantità piccola di proteine del latte vaccino (abbiamo visto che possono essere presenti in tantissimi alimenti), talvolta anche il contatto con il latte o sentirne l'odore perché si determinino sintomi anche gravi, sia sulla pelle, sia all'apparato respiratorio con asma, gravissima difficoltà respiratoria che può arrivare fino al soffocamento. Il rischio è ancora maggiore quando i bambini sono piccoli e possono accettare da un compagno di asilo un biscotto o una caramella al latte.

La cura
Fino a 3 anni si attende, proprio perché c'è una alta probabilità di guarigione spontanea. Poi se persiste l'allergia viene attuata una terapia desensibilizzante: si somministrano quantità crescenti dell'alimento responsabile dei sintomi (in alcuni casi anche sottoforma di capsule) in modo da arrivare a tollerarlo.

Allergia ai micofiti. Consigli d’autunno per chi è allergico ai micofiti (muffe).
C’è un rapporto causa-effeto tra umidità visibile e asma bronchiale e i miceti sono più allergizzante degli acari della polvere…
Ecco i consigli per chi è allergico ai funghi:

  • deve evitare, in autunno, di fare passeggiate nei boschi;
  • fare attenzione alle zone umide in casa…
  • non entrare negli ambienti umidi, per esempio garage, cantine, stanze chiuse da molto tempo…
  • cambiare i filtri degli umidificatori;
  • controllare gli scarichi dell’acqua e delle grondaie.

Allergia al latte. Etichette che possono indicare la presenza di proteine del latte vaccino.

Aroma artificiale di burro

Aromatizzante caramello

Aromi da proteine nobili

Aromi naturali

Burro

Caglio

Caseina

Caseina di caglio

Caseinato

Colorante caramello

Derivati del latte

Formaggio

Fosfato di lattalbumina

Grassi animali

Lattalbumina

Lattosio

Panna

Proteine del siero concentrate

Siero

Siero delattosato

Siero in polvere

Solidi

Solidi del burro

Solidi di latte acido

ALTE (Apparent Life Threatening Event)
(vedi Sindrome della morte improvvisa del lattante)

ALTEZZA.
Un bambino nasce lungo 50 cm, è 75 alla fine del primo anno, 85 a 2 anni, 93 a 3 e così in 20 mesi le femmine e in 24 i maschi avranno già realizzata metà della statura da adulto che raggiungeranno a 20 anni.
L’accrescimento in lunghezza non è mai così accentuato come durante i primi sei mesi (più di 15 cm), infatti dal terzo al settimo mese la statura aumenta di circa 2 cm al mese, mentre dall’ottavo al dodicesimo 1 cm, ma è ancora cospicuo, circa 8 cm, cioè un po’ di meno di quanto crescerà nell’intero secondo anno (10 cm) e quanto aumenterà durante il terzo anno.
Riassumendo

    • La metà della statura che si avrà da adulti si raggiunge a 18 mesi per la femmina e 24 mesi per il maschio.
    • Il doppio della lunghezza della nascita(50 cm)si raggiunge a 4 anni (un metro).
    • Aumento medio annuale da 4 a 10 anni: 5-8 cm. all’anno.

L’accrescimento in lunghezza, però, è ancora, e lo sarà fino al termine del secondo anno, influenzato dalle condizioni dell’utero, perciò può darsi che genitori bassi abbiano figli “lunghi” e viceversa, ma non si devono basare su questi primi risultati, perché, dal terzo anno di vita in poi, l’altezza si uniformerà a quella dei genitori. L’accrescimento in lunghezza non si limita ad un “allungamento” delle ossa, ma da un incremento della loro circonferenza, e del volume di determinati segmenti del corpo, in particolare del cranio, del torace e, naturalmente, degli arti che contribuiscono in modo massiccio all’aumento della statura
Da gennaio a luglio, ogni bambino ha un trimestre in cui cresce velocemente, anche tre volte di più rispetto al periodo agosto-dicembre. Questo trimestre è da gennaio a marzo, oppure, per altri, da maggio a luglio.
Ecco le informazioni più utili:

  • L’altezza dei figli è influenzata in parti uguali, per metà dalla statura del padre e per metà da quella della madre e non è vero, come si pensava, che l’altezza dei maschi fosse proporzionata a quella del padre, mentre per le femmine a quella della madre.
  • Ognuno ha “scritto” nel proprio DNA l’altezza che raggiungerà da adulto e che è proporzionata a quella dei genitori (ognuno dei due infatti “concorre” per metà alla costruzione del DNA che contiene tutte le informazioni genetiche). Questa altezza, stabilita perciò geneticamente, può essere raggiunta, se non viene ostacolata da fattori esterni, per esempio alimentazione insufficiente, malattie o cattive condizioni familiari, per esempio genitori che litigano, ma non la si può mai superare nemmeno se si usano stimolanti della crescita, integratori alimentari o ricostituenti, tutt’al più si potrà raggiungere prima questo traguardo.
  • L’influenza della statura dei genitori, però, non si determina subito alla nascita, ma solo dal terzo anno di vita in poi. Per i primi 24 mesi è influenzata dalle condizioni dell’utero e le dimensioni del feto sono sempre proporzionate allo stato di salute e alle dimensioni corporee della madre. Alla nascita contano poco anche le differenze fra i sessi, infatti i maschi sono un po’ più lunghi delle femmine solo di mezzo cm, mentre fra gli adulti la differenza è di 13 cm.
  • Dalla nascita ai 2 anni si ha una progressiva riduzione della velocità della crescita (vedi tabella), infatti le femmine a 18 mesi e i maschi a 24 hanno raggiunto la metà dell’altezza dell’adulto, poi l’aumento della statura rallenta, in media 5-6 cm all’anno per risalire con l’inizio dello sviluppo sessuale. Durante questi primi 24 mesi di vita l’altezza si “allinea” progressivamente a quella dei genitori.
  • L’aumento minimo: da 4 anni a 10 per la femmina e 12 per il maschio, l’accrescimento in genere è di 5-6 cm l’anno, ma, se in questo periodo la crescita non è almeno di 4 cm l’anno, anche in questo caso si deve consultare il pediatra
  • Misurare l’altezza:.  Fino all’età di diciotto mesi ,anche se il bambino riesce a stare in piedi, la statura va sempre misurata quando è supino: in genere conviene prendere due libri, uno porlo all’altezza della testa e l’altro in corrispondenza della pianta dei piedi; la testa deve essere tenuto in modo che gli occhi siano sullo stesso piano verticale del forame dell’orecchio, le gambe devono essere tenute diritte e orizzontali e, per far questo, la mamma o il papà tireranno leggermente le caviglie, i piedi devono essere verticali e appoggiare sul dorso del libro. Dopo che si sarà trovata la giusta posizione del libro in corrispondenza della testa e di quello dei piedi, si potrà togliere il bambino e così si potrà misurare con tranquillità lo spazio corrispondente alla statura.  Dopo i diciotto mesi di età per misurare correttamente  l’altezza, si deve far mettere il bambino in piedi appoggiato a un muro, i calcagni, le spalle e la nuca devono aderire bene alla parete e la testa deve essere piegata in avanti, in modo che il centro degli occhi sia alla stessa altezza del forame dell’orecchio. A questo punto basta appoggiare un libro sulla testa del bambino, tracciare un segno sul muro in corrispondenza del bordo inferiore e misurare con un qualsiasi metro l’altezza. Poiché non si cresce ogni mese in modo uguale, la statura va rilevata una volta all’anno, sempre nello stesso periodo.
  • Lo sviluppo sessuale: in coincidenza dello sviluppo sessuale si ha un’accelerazione della crescita, che nella femmina inizia verso i 10 anni e mezzo - 11 e raggiunge il massimo intorno ai 12. in questo periodo può esserci un aumento di statura anche di più di 20 cm. Nel maschio inizia due anni più tardi, verso i 12 anni e mezzo - 13, raggiunge il massimo verso i 14 e può ottenere anche un aumento di oltre 30 cm. 
  • La statura definitiva dei maschi è, in media 13 cm più di quella della femmina e questa differenza dipende per 9 cm dal fatto che gli uomini hanno continuato a crescere per due anni di più e solo per 4 è una differenza legata al sesso. L’altezza finale che si deve raggiungere è quella contenuta nel proprio patrimonio genetico, che, come abbiamo detto, è dovuta all’altezza dei genitori e verrà raggiunta indipendentemente dal fatto che lo sviluppo sessuale si verifichi in anticipo o in ritardo rispetto ai coetanei.  
  • Fino a quando si cresce? La fase dell’accrescimento rapido in cui ci si “innalza” in modo vistoso termina in media a 15 anni e mezzo per le femmine e 17 anni e mezzo per i maschi, ma fino a 19-20 anni, pur se arrancando, qualche manciata di millimetro si può ancora guadagnare.
  •  Lormone della crescita: serve a stimolare l’allungamento delle ossa. L’ormone è utile solo a chi ne è privo (1 caso ogni 7000 persone) o ne ha una quantità insufficiente: per tutti gli altri, cioè la maggioranza, è inutile.         
  • Medicine o alimenti che si pensa stimolino la crescita, in realtà possono far raggiungere prima l’altezza definitiva, ma non certamente far divenire più alti, perciò sono inutili. 
  • Sport.  Non ci sono sport che facciano crescere di più, nemmeno quelli caratterizzati da lunghe fasi di stiramento. Se fra coloro che praticano alcune discipline sportive ci sono atleti alti, non è dovuto a un vantaggio dello sport, ma solo a una selezione del reclutamento degli atleti, è ovvio che per praticare la pallacanestro è necessario essere alti. Al contrario se lo sport impone una riduzione del peso, non farà di raggiungere l’altezza massima “ scritta” nel proprio DNA e che è proporzionata alla statura dei genitori. In pratica il soggetto resterà più basso

Prevedere l’altezza finale

  • Queste informazione sono importanti per capire se il bambino cresce regolarmente e quanto il bambino sarà alto da adulto. Ecco come fare:
  • Prima del concepimento, dalla nascita e fino a due anni per calcolare l’altezza più probabile da adulti, ci si potrà basare sull’altezza media dei genitori (si ottiene sommando l’altezza del padre a quella della madre e dividendo per 2: per esempio il padre è 1,75, la madre 1,67, si fa 175 + 167 / 2 = 171) e il calcolo può essere fatto secondo  la seguente formula: se si tratta di un maschio

      all’altezza media dei genitori si aggiunge 6,5 e si ottiene l’altezza più probabile che il bambino avrà da adulto.  . Il risultato ottenuto è l’altezza più probabile che raggiungerà il proprio figlio da grande. Questo che abbiamo indicato è il valore più probabile, però il figlio potrà essere più alto fino a un valore di 5,5 cm o in meno sempre di 5,5 cm. Più ci si allontana (sia spostandosi a un’altezza superiore o inferiore) però dal valore più probabile che abbiamo indicato, più diminuiscono le probabilità che il figlio abbia una simile altezza
Facciamo un ‘esempio:
se i genitori sono alti 175 cm il padre e 167 la madre, la formula da applicare è la seguente:
175 + 167 / 2  + 6,5 = 177,5 (potrà variare da 172 a 183).
Per la femmina
all’altezza media dei genitori si sottrae 6,5 e si ottiene l’altezza più probabile che il bambino avrà da adulto
ma potrà essere 5,5 cm in più o 5,5 cm in meno.
Facciamo un ‘esempio:
se i genitori sono alti 175 cm il padre e 167 la madre, la formula da applicare è la seguente:
175 + 167 / 2  - 6,5 = 164,5 (potrà variare da 159 a 170).

Il punto di partenza è sempre l’altezza media dei genitori, a cui, se è una femmina, si deve sottrarre 6,25 cm, mentre se si tratta di un maschio, andrà aggiunto lo stesso valore. Il risultato ottenuto è l’altezza più probabile che raggiungerà il proprio figlio da grande. Questo che abbiamo indicato è il valore più probabile, però il figlio potrà essere più alto fino a un valore di 5,5 cm o in meno sempre di 5,5 cm. Più ci si allontana (sia spostandosi a un’altezza superiore o inferiore) però dal valore più probabile che abbiamo indicato, più diminuiscono le probabilità che il figlio abbia una simile altezza. Ecco allora come fare i calcoli:

  • Da 2 anni in poi possiamo basarci sull’altezza del bambino: per questo abbiamo preparato una tabella che riporta i valori delle altezze dei bambini suddivisi per età, quando abbiamo trovato in quale colonna (corrisponde al percentile) si colloca la statura del bambino, seguiamola fino a 18 anni e questo sarà il valore dell’altezza da adulto.

Ecco come usarla.

  • I valori che sono riportati sotto il titolo PARTENZA sono quelli dell’altezza media dei genitori (si ottiene sommando la statura del padre +  la statura della madre e dividendo per 2). Questi valori sono quelli di partenza, perché, come abbiamo detto, l’altezza dei figli è sempre proporzionata a quella dei genitori.

A questo punto si può fare la prima valutazione: trovato il “piazzamento” dei genitori, l’altezza dei figli si dovrebbe collocare all’incirca nella colonna sottostante, in caso contrario si può valutare se il figlio è cresciuto di più (si colloca in una colonna spostata a destra) o di meno (in una a sinistra).

  • Adesso seguiamo il PERCORSO.

Cercate l’età vostro di figlio o di vostra figlia, seguite la linea orizzontale fino a trovare il valore dell’altezza più prossima a quella e ricordate che

  • i valori della prima e la quinta colonna sono quelli meno frequenti
  • anche se l’altezza dovesse essere al di fuori di questi numeri, consultate il vostro medico, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratterà di una statura normale, probabilmente i genitori saranno molto alti o molto bassi.
  • I valori più frequenti sono quelli della seconda, terza e quarta colonna.
  • Nella colonna centrale, la terza, si trovano i valori medi, quelli che sono stati rilevati nella maggior parte delle persone.

* Facciamo un esempio

      • se il padre è alto 172 cm e la madre 160 (hanno un altezza media di 166 cm), per cui è probabile che la figlia che a cinque anni sia 105,5 cm e da adulta 159,5
      • se il padre è alto 182 cm e la madre 168 (hanno un altezza media di 175 cm), per cui è probabile che il figlio che a cinque anni sia 113 cm e da adulto 181 cm
      • L’arrivo. Quando avete trovato l’altezza di vostro figlio o vostra figlia, seguitela fino all’ultima riga, quella dei 18 anni e quella è probabile che sia l’altezza da adulto.

MASCHI


Percentile

25°

Altezza media (50°)

75°

95°

La partenza

Statura media dei genitori

160

166

170

175

181

Il percorso

Età in anni

 

 

 

 

 

2

82,5

85,5

87

89

94,5

3

89

92,5

95

97,5

102

4

96

100

103

105,5

110

5

102

106,5

110

113

117

6

107,5

112,5

116

119

123,5

7

113

118

121,5

125

129,5

8

118

123

127

130,5

135,5

9

123

128

132

136

142

10

127,5

133,5

137,5

141,5

148

11

132,5

138

143,5

148

155

12

137,5

144,5

149,5

154,5

162,5

13

143

150,5

156,5

162

170

14

149

157

163

168,5

176,5

15

155

163,5

169

174

182

16

161

166,5

173,5

178

185,5

17

165

172

176

180,5

187,5

L’arrivo: questa sarà probabilmente l’altezza da adulto

18

165,5

172,5

177

181

187,5

FEMMINE


Percentile

25°

Altezza media (50°)

75°

95°

La partenza

Statura media dei genitori

160

166

170

175

181

Il percorso

Età in anni

 

 

 

 

 

2

81,5

84

87

89,5

93,5

3

88,5

91,5

94

96,5

100,5

4

95

99

101,5

104,5

108,5

5

101

105,5

108,5

111,5

115,5

6

106,5

111,5

114,5

118

122,5

7

112

117

120,5

124,5

129,5

8

117

122

126,5

130,5

136

9

122

127,5

132

136,5

143

10

127,5

133,5

138,5

143

149,5

11

133,5

140

145

149,5

156

12

140

147

151,5

156

162,5

13

145

153

157

161,5

168

14

148,5

156

160,5

164,5

170

15

151,5

157

162

166,5

173

16

151,5

158

162,5

167

173,5

17

152,5

158,5

163

167,5

173,5

L’arrivo: questa sarà probabilmente l’altezza da adulto

18

153,5

159,5

163,5

167,5

173,5

Ecco quanti cm si cresce ogni anno
Da 0 a 1 anno


Età

Maschi - Femmine

0 -1 mese

5 cm

1 - 2 mesi

3 cm

3 - 7 mesi

2 cm

8 – 12 mesi

1 cm

Da 1 a 18 anni


Età

Maschi

Femmine

1-2

12

12

2-3

9

9

3-4

8

7

4-5

7

7

5-6

6

6

6-7

5,5

6

7-8

5,5

6

8-9

5

6

9-10

5

6

10-11

6

11-12

6

7

12-13

7

5

13-14

7

3

14-15

6

2

15-16

4

1

16-17

3

1

17-18

1

1

A parità di altezza di genitori, condizioni ambientali, un maschio è sempre 13 cm più alto della femmina, perciò ognuno si potrà divertire a sapere quanto sarebbe alto se fosse appartenuto all’altro sesso: il maschio deve togliersi 13 cm e la femmina deve aggiungerli: per esempio una signora che sia alta 1,67, se fosse stata maschio, sarebbe stata di 1,80, al contrario, un maschio di 1,75, se fosse stato una femmina, sarebbe stato 1,62. Le donne, comunque da sempre hanno bluffato proprio usando i tacchi, talvolta anche di 10 cm e se poi indossano un paio di pantaloni è anche difficile trovare il trucco. Questa differenza si determina perché il maschio continua a crescere due anni in più della femmina, infatti, in genere, le femmine completano il proprio accrescimento in altezza, cioè in pratica smettono di crescere, verso i 15 anni e mezzo, i maschi lo fanno due anni dopo, verso i 17 anni e mezzo. Dopo questa età (15 e mezzo per le femmine, 17 e mezzo per i maschi) si guadagnano solo pochissimi centimetri, fino a 20 anni e poi, fino a 30, si guadagna solo qualche millimetro, poi, lentamente, si inizia ad avere una lenta, ma progressiva, riduzione dell’altezza. In questi due anni in cui i maschi crescono di più si ha un guadagno di 9 cm; in pratica, perciò, i maschi sono più grandi delle femmine solo 4 cm. Le donne, perciò, sono giustificate a cercare di compensare questa differenza e soprattutto non gli fa male alla salute, né alle ossa, né al corpo: i tacchi delle scarpe delle donne servono a compensare i 13 cm di differenza con il maschio.
L’influenza della statura dei genitori su quella dei figli.  Ecco come valutare i genitori.
Per prima cosa vediamo se i genitori singolarmente sono più bassi o più alti rispetto alla media.
   La madre è alta se supera i 170,7 cm, è nella norma se è fra 170,6 e 155,1 (la media  è 162,8), è bassa se è sotto i 155.
   Il padre è alto se supera i 185,4 cm, è nella norma se è fra 185,3 e 167,7 (la media è 176,3, è basso se è sotto 167,6.
L’altezza media dei due genitori
Dopo che ogni genitore, singolarmente, si è fatto il proprio «esame di coscienza», vediamo com’è l’altezza media dei genitori: si ottiene sommando l’altezza della madre e quella del padre e dividendo per 2.
Ecco come interpretare il risultato (box n.1)


l’altezza media è (valori espressi in cm)

questo è il «piazzamento»

inferiore a 155

estremamente basso, al di sotto dei valori considerati normali

da 155 a 160

molto basso

da 161 a 166

moderatamente basso

167-168

nella media

169-173

moderatamente alto

174-177

alto

oltre 178

alto oltre il limite superiore della norma

AMBLIOPIA.
È “l’occhio pigro”. La si sospetta quando il bambino non ha le pupille in asse dopo gli 8 mesi. Per la diagnosi va usato lo stereotest di Lang: è una piastra di dimensioni simile a una cartolina illustrata che contiene tre figure (in genere un gatto, un’auto e una stella) che si possono vedere solo se vengono usati tutti e due gli occhi.
L’esame lo esegue anche il pediatra di famiglia.

AMBULATORIO.
(Vedi Arredamento dell’ambulatorio)

AMEBIASI
 (vedi Parassiti intestinali)

ANAFILASSI.
Con tale termine vengono indicate alcune situazioni cliniche di estrema gravità determinate con un meccanismo allergico, perciò mediate dagli anticorpi dell'allergia che sono le immunoglobuline Ie, che vengonono indicate con la sigla IgE in cui vi sia pericolo per la vita. In genere si tratta di shock anafilattico, o edema della glottide. Per il trattamento d’urgenza va usata adrenalina per via intramuscolare al dosaggio di 0,01 mg/kg (sono disponibili fiale da 1 ml che corrisponde a 1 mg, oppure, in siringa pronta fiale da 0,165 e 0,33 mg). L’adrenalina per il trattamento d’urgenza è da preferire ai corticosteroidi.

ANCA.
È l’articolazione fra la testa del femore (è l’osso della coscia) che si inserisce nella fossetta dell’acetabolo che è una cavità che si trova nel bacino. La testa del femore che è convessa, cioè rotonda, si inserisce perfettamente nella cavità dell’acetabolo, infatti hanno una forma corrispondente. Quando le due strutture non combaciano esattamente perché hanno una forma non simmetrica o si trovano in una posizione anormale, si parla di displasia dell’anca. Si va da forme lievissime, per cui le due superfici sono sostanzialmente appropriate, per cui la testa del femore si inserisce quasi perfettamente nella cavità del bacino, cioè nella fossetta dell’acetabolo, ma c’è qualche lieve imperfezione per cui con l’uso si avrà una usura e deformazione dell’articolazione, per cui si avrà solo nell’età adulta la manifestazione del disturbo con la comparsa di quella che viene definita coxartrosi giovanile o dell’adulto. si può poi arrivare fino a forme sempre più gravi, per cui la testa del femore combacia sempre meno con l’acetabolo fino a essere addirittura in una posizione diversa. La displasia dell’anca è 5 volte più frequente fra le femmine rispetto ai maschi.
L’ecografia che oggi viene praticata al 3° mese di vita, permette di seguire lo sviluppo dell’anca e di individuare precocemente i casi in cui si possono verificare delle anomalie dello sviluppo in modo da poter fare una diagnosi la più precoce possibile ed evitare che si instaurino alterazioni permanenti.

ANEMIA.
È una situazione clinica caratterizzata da una diminuzione della concentrazione dei globuli rossi (sono gli eritrociti) o dell'emoglobina. Il termine anemia in genere è seguito da un aggettivo: microcitico, se è diminuito il volume dei globuli rossi, al contrario se è aumentato sarà macrocitico. Se invece ci si riferisce alla concentrazione di emoglobina sarà ipocromica se il livello di emoglobina è diminuito, o al contrario ipercromica se è aumentato. Nei bambini in genere si tratta soprattutto di anemia ipocromica. Attenzione ai falsi errori: il bambino, soprattutto nei primi anni di vita ha valori diversi rispetto all’adulto, soprattutto per l’emocromo. Per evitare errori si devono sempre controllare i valori ottenuti o quelli appropriati per l’età (vedi sangue, esami del).

Il pallore per i genitori è una “malattia fantasma” (vedi) in quanto temono che sia  provocato dall’anemia. In realtà l’anemia determina il pallore solo nelle fasi particolarmente avanzate. Nelle forme lievi o iniziali i sintomi che determina l'anemia, di qualunque tipo sia, sono soprattutto facile affaticabilità, cioè il bambino si stanca facilmente, ma in genere la diagnosi viene fatta quando si eseguono degli esami di laboratorio. Attenzione però a non commettere errori di interpretazione perché i valori nel bambino sono diversi da quelli dell'adulto (vedi: esami di laboratorio).
 
 
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