A
 

ACCRESCIMENTO.

 È il primo parametro che permette di valutare lo stato di salute di bambini e adolescenti. I parametri da valutare sono quelli di peso (vedi) e altezza (vedi) che andranno rapportati fra loro.

Ecco una tabella che confronta direttamente il valore del peso con quello dell'altezza, valida per i primi 3 anni di vita.

MASCHI

Se è alto
(in cm)

FEMMINE

Il peso è normale (in kg)

Il peso è normale (in kg)

da

a

da

a

36 mesi

5 anni e 3 mesi

103

 

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 15,500 a 17,200

 

 

 

 

102

36 mesi

5 anni

 

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 15,000 a 16,500

31 mesi

4 anni e ½

100

33 mesi

4 anni e 9 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 14,500 a 16,200

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 14,500 a 16,000

25 mesi

4 anni

95

27 mesi

4 anni

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 13,000 a 15,000

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 13,000 a 14,700

20 mesi

34 mesi

90

21 mesi

36 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 12,000 a 13,900

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 11,600 a 13,400

15 mesi

27 mesi

85

16 mesi

28 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 11,000 a 12,900

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 10,400 a 12,200

11 mesi

21 mesi

80

12 mesi

22 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 10,200 a 11,600

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 9,500 a 11,200

7 mesi e ½

15 mesi

75

8 mesi e ½

17 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 9,200 a 10,200

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 8,700 a 9,800

5 mesi

11 mesi e ½

70

5 mesi e ½

12 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 8,200 a 8,800

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 7,800 a 8,200

3 mesi

7 mesi

65

3 mesi e ½

8 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 6,600 a 7,200

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 6,600 a 7,000

1 mese e ½

4 mesi e ½

60

2 mesi

5 mesi

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 5,100 a 5,300

 

con una simile lunghezza dovrebbe pesare da kg. 5,100 a 5,700

nascita

2 mesi e ½

55

15 giorni

3 mesi

nascita

1 mese

50

nascita

1 mese e ½

nascita

 

47

nascita

15 giorni

Da ricordare

L’accrescimento in altezza non si arresta con il completarsi dello sviluppo sessuale, ma continua fino a raggiungere la statura definitiva prevista dal patrimonio genetico del soggetto.

 

ACETONE

L’acetone si forma quando sono esaurite le scorte degli zuccheri, che sono la principale fonte di energia per l’organismo: questa situazione può avvenire quando se ne introducono pochi, per esempio in caso di digiuno o di vomito, oppure si consuma di più, come quando c’è la febbre, perché il calore accelera tutti i processi dell’organismo e di conseguenza si consuma di più. Quando gli zuccheri sono esauriti, l’organismo ricorre ai grassi, che, però, non vengono demoliti completamente e trasformati in energia, perciò resta una sostanza, che si chiama acetil-coenzima A, che porta alla produzione dei corpi chetonici, che sono l’acido acetoacetico ßidrossibutirrico e acetone: ci accorgiamo di quest’ultimo perché, essendo volatile, viene eliminato attraverso i polmoni e conferisce il caratteristico odore di frutta marcia all’alito del bambino.

Che cosa fare
Capito questo meccanismo, si comprende come
l   se il bambino vomita o ha la febbre, non ci si debba meravigliare che si senta odore di acetone o lo si ritrovi nell’urina: è un fenomeno normale dovuto a un ben preciso meccanismo.
l   Per “mandar via” l’acetone basterà dare un po’ di zucchero, che consente all’organismo di non dover ricorrere ai grassi e perciò di smettere di far produrre corpi chetonici, acetone compreso.
l   Naturalmente, anziché curare il sintomo, cioè preoccuparsi dell’acetone, bisognerà trovare la cura per la malattia che l’ha provocato.
Gli errori di una volta. Una volta esisteva una malattia, definita “vomito acetonenico”: si pensava che prima venisse l’acetone che a sua volta determinasse il vomito. Oggi che si è scoperto il contrario è cambiato anche il comportamento che i genitori devono tenere:
- non servono più le strisce reattive per determinare la presenza di acetone nelle urine, infatti abbiamo visto che in alcune situazioni, soprattutto in corso di febbre, è prevedibile che si riscontri:

  • è inutile anche dare i farmaci per “mandar via” l’acetone, infatti l’intervento più razionale è di evitare di farlo produrre.

ACIDOSI.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice condizione di abbassamento del pH del sangue.

ACNE
 (sono i “brufoli”). Non è dovuto a una mancanza di igiene né a errori alimentari.

È più frequente nelle femmine fra i 14 e i 17 anni, nei maschi un po’ più tardi, fra i 16 e i 19. L’acne viene in questo periodo perché è dovuta all’azione di alcuni ormoni, gli androgeni che agiscono su una struttura anatomica sensibile alla loro azione: i follicoli pilosebacei e questa stimolazione produce 3 effetti: 1) una maggior produzione di sebo, 2) la proliferazione di un batterio e 3) l’infiammazione. La terapia varia secondo i vari tipi di acne.
  • L’acne microcistico è la prima forma a comparire. Si riconosce perché sulla pelle si vedono piccoli noduli simili a cisti dure che però non danno dolore e all’inizio sono solo “punti neri”.

      Se questa forma di acne compare nella femmina prima dei 14 anni e nel maschio prima dei 16, si possono usare creme a base di acido lattico o acido glicolico. Dopo tale età si ricorrerà alla tretinoina conosciuta anche come vitamina A acida. Sarà sempre utile usare anche creme idratanti che prevengono i fenomeni di irritazione ed essiccamento della pelle.

  • L’acne infiammatoria. In questa forma prevalgono le lesioni di colore rosso, che sono l’espressione dell’infiammazione provocata da un batterio che si chiama Propionibacterium acnes. Si può fare un primo tentativo applicando la mattina una crema antibiotica e la sera un’altra contenente un antibatterico il perossido di benzoile.

      Talvolta può essere necessario ricorrere a un antibiotico assunto per bocca, in genere si usano l’eritromicina o le tetracicline, ma non si deve prendere contemporaneamente l’antibiotico, sia per bocca che sulla pelle.
-     La pillola contraccettiva può produrre un miglioramento sull’acne, ma la prescrizione va riservata solo a quelle ragazze che hanno rapporti sessuali, nelle altre non è giustificata la somministrazione della pillola solo per curare l’acne. La contraccezione, però, è indispensabile quando l’acne è resistente alle altre terapie e si deve ricorrere all’isotretinoina che è usata per bocca, perché il principale rischio di questo farmaco è di provocare malformazioni gravi nel feto.
Non si devono avere in nessun caso eccessive aspettative, perché la terapia è lunga e difficile e risultati evidenti non possono essere attesi prima di 2 o 3 mesi durante i quali si siano assunti con regolarità i farmaci.

ACQUA.
Per capire l’importanza dell’acqua basta dire che nel bambino costituisce il 60-65% del peso corporeo e nell’adulto dal 70 al 75%.  Una certa quantità di acqua la si assume anche  attraverso gli alimenti (la frutta ne è particolarmente ricca),ma  la parte più consistente  la si assume proprio dalla bottiglia o,per i più fortunati dal rubinetto.

 

ACQUE MINERALI

 Le acque minerali sia quelle imbottigliate che del rubinetto sono classificate a seconda della quantità di sali minerali che vi sono sciolti all’interno determinata in laboratorio facendo bollire l’acqua e pesando ciò che resta (si chiama residuo  fisso) dopo che sia evaporata completamente. A seconda del peso di questo residuo le acque minerali vengono classificate in quattro categorie:
  • minimamente mineralizzate: il residuo fisso è inferiore a 50 mg ogni litro. Si possono bere.
  • oligominerali: il residuo fisso varia fra 50 e 500 mg per ogni litro: sono quelle da scegliere perché adatte al consumo quotidiano e a questa categoria appartiene la metà delle acque in commercio.
  • mediominerali: il residuo fisso e fra 500 e 1500 mg per litro. Rappresentano 1/3 delle acque minerali italiane, ma per il consumo quotidiano sono da preferire quelle oligominerali.
  • ricche di sali minerali: il residuo fisso è superiore a 1500 mg per litro: sono perciò le più ricche di sali minerali e questo conferisce un sapore cattivo; sono quelle acque definite “medicamentose”, perciò vanno usate solo quando lo prescriva il medico.

Dal punto di vista igienico, l’acqua più sicura è quella che esce dai rubinetti, che sicuramente è potabile, mentre di quella contenuta nelle bottiglie molto probabilmente lo è, ma non se ne ha la certezza. Purtroppo negli acquedotti spesso viene aggiunto cloro per disinfettare l’acqua perciò il sapore è sgradevole, quindi è molto improbabile che i bambini la bevano, per questo non gli va proposta. Al contrario i genitori che vanno in montagna dovranno insegnare ai bambini a bere l’acqua dai rubinetti o dalle fontane, perché è assurdo preferire un’acqua imbottigliata qualche mese prima e trasportata anche a centinaia di chilometri di distanza, quando si ha la possibilità di avere acqua di sorgente.
Ecco allora che cosa fare: convinciamo i bambini a bere l’acqua e diamogli pure quella delle bottiglie. Fra l’altro i bambini e gli adolescenti accettano molto volentieri le bottigliette in plastica da mezzo litro di acqua minerale: di alcune vedono la pubblicità, comunque sono piccole, facilmente maneggevoli, in genere è qualcosa che sentono come propria perché usano solo loro e questo è un motivo anche per accettare la bottiglia in plastica. Possono bere anche alla bottiglia: è una piccola “trasgressione” concessa dai genitori e soprattutto non c’è il rischio che subiscano un trauma ai denti come se la bottiglietta fosse di vetro.
Bottiglia in vetro o in plastica? È preferibile usare sempre acqua o bibite contenute nella bottiglia di vetro. La plastica, infatti, favorisce la riproduzione dei batteri e perciò la contaminazione del liquido. Inoltre ricordiamo che la plastica, anche se è destinata agli alimenti, può contenere sostanze tossiche per l’organismo, anche se in minima quantità.

ACROCIANOSI.
(vedi Freddo)

ACTIVE DRINK.
 Non c’è motivo di usare il termine inglese perché in italiano si traduce: bevanda energetica. 

ADDOME.
verso i nove mesi è il periodo in cui il bambino ha il maggior sviluppo del tessuto sottocutaneo, che perciò gli conferisce un aspetto un po’ «rigonfiato» e così, addome compreso, sembra un po’ «paffutello», ma già dall’undicesimo mese, la pelle inizia ad assumere i caratteri uguali a quella del bambino più grande e dell’adulto.
il “pancino  gonfio” o  “in fuori”: fino all’età di sei anni il bambino ha l’addome spropositatamente in fuori: è un fenomeno normale, dovuto a due aspetti propri dell’età evolutiva: prima di tutto c’è nel bambino fino all’incirca all’età di sei anni un’accentuazione delle normali curve della colonna vertebrale, di cui quella cervicale è più «diritta», quella che corrisponde al torace è piegata maggiormente indietro, mentre la lombare, che corrisponde all’addome, ha la curvatura più accentuata per cui è maggiormente spostata in avanti, cioè «in fuori». Proprio l’aumento della curvatura della colonna vertebrale in corrispondenza dell’addome, spinge il pancino in «avanti», in più, nel bambino piccolo, anche i muscoli hanno un tono minore, cioè sono meno tesi, rispetto alle età successive, per cui anche la parete dell’addome, che è formata da muscoli e che deve formare un «contenitore» anatomico, sarà meno «forte» e perciò la pressione degli organi e dei visceri interni, trovando una minor resistenza alle pareti, provocherà una certa dilatazione dell’addome. Per avere la conferma che effettivamente si tratta non di una qualsiasi malattia del bambino, basterà osservargli il «pancino» mentre sta disteso a letto: in questo caso l’addome sarà sullo stesso piano del torace, infatti, in questa posizione, la colonna vertebrale perde parte della propria curvatura eccessiva e ai muscoli non è richiesta nessuna «forza» per dover trattenere il contenuto dell’addome ed è per questo che tutto torna normale.

ADDORMENTAMENTO.
È una delle fasi più delicate dell’intera giornata del bambino. Per facilitare il passaggio dallo stato di veglia a quello di sonno si deve garantire almeno nelle 2 ore precedenti un ambiente tranquillo e rilassato, non guardare film particolarmente paurosi o con tensione emotiva, evitare litigi e discussioni in famiglia, ma al contrario i genitori dovranno interessarsi al figlio e coinvolgerlo nella vita familiare. Evitare di rendere eccessivamente laboriosa la fase che precede il momento di andare a letto. L’unica operazione da non dimenticare mai è di far lavare i denti (vedi denti). Il bambino e l’adolescente devono andare a letto quando gli “si chiudono gli occhi” infatti non devono stare a letto svegli perché è un sistema per favorire l’insonnia. Non devono nemmeno abituarsi ad addormentarsi in posti diversi dal letto, come poltrone, divani, tappeti o in braccio ai genitori. Ugualmente a letto ci si va solamente per dormire, perciò non è bene andare a letto e guardare la televisione. È importante anche mandare i bambini a letto sempre alla stessa ora, in modo da rispettare i ritmi cronobiologici dell’organismo, meglio se si riesce a far coincidere il momento di andare a letto con un evento che avvenga tutti i giorni, per esempio la fine di un programma televisivo, il vecchio detto “dopo Carosello a letto” era un ottimo sistema. Al bambino più grande che sa leggere da solo l’orologio gli si può spiegare l’ora in cui andare a letto e fargliela controllare da solo.

ADENOIDI.
Sono “grappoli” di tessuto linfatico che si trovano  nella parte posteriore della gola e servono a effettuare la prima difesa contro gli agenti infettivi che cercano di entrare nell’organismo attraverso l’apparato respiratorio.
Durante i primi anni di vita di un bambino si ha un ingrossamento delle adenoidi perché vengono stimolate ripetutamente (devono “lavorare” molto) perché è il periodo in cui ci  si ammala di più. Un tale ingrossamento può rendere difficoltoso il passaggio dell’aria attraverso il naso, per cui il bambino respira con difficoltà, usando quasi esclusivamente la bocca e il sonno risulterà così disturbato per  fenomeni di apnea (resta “senza fiato”) per cui si sveglia.
Si pensa che l'ingrossamento delle adenoidi sia la causa di tosse, raffreddore, mal di gola. Sono solo la conseguenza delle ripetute infezioni delle vie respiratorie.

La cura

Per  ridurre il volume alle adenoidi si deve somministrare un farmaco contenente cortisone, il beclometazone, al seguente dosaggio: una spruzzata per narice 2 volte il giorno, per 2 mesi. Se il bambino presenta un miglioramento la cura va continuata con 1 sola somministrazione giornaliera per altri 4 mesi. In caso di insuccesso, cioè se non c’è miglioramento il farmaco va sospeso.
Questa cura è però quasi sempre efficace e ha ormai soppiantato l’intervento chirurgico.

ADENOPATIE.
(Malattia delle “ghiandole” ovvero “ghiandole” ingrossate). La maggioranza delle adenopatie cervicali hanno un’origine banale per cui non è necessario eseguire accertamenti. Richiedono invece una valutazione attenta quando superano il diametro di 1 cm se cervicali o di 1,5 cm se inguinali. Le adenopatie inguinali non devono far sospettare l’infezione delle vie urinarie (vedi). Un segnale d’allarme è invece la presenza di un linfonodo (ghiandola) isolato, sottoclavicolare, di dimensioni superiori a 1 cm e di comparsa recente.
 Quando e perché stare tranquilli.

  • Dimensioni. Sono normali linfonodi (“ghiandole”) ingrossate fino alle dimensioni di 1 cm di diametro se si trovano nel collo o sotto l’orecchio e 1,5 cm se all’’inguine.
  • Sedi. Di solito sono localizzati al collo, sotto la mandibola e all’inguine, in questi casi si può stare tranquilli. Si dovranno eseguire esami di laboratorio invece se sono localizzati sopra o sotto la clavicola.

In questi casi non pensare a ……

* Se sono al collo……..allo Streptococco Beta Emolitico di gruppo A:lo si riconosce soprattutto per altri segni clinici soprattutto chiazze rosse nella gola.
* Se sono all’inguine…….alle infezioni delle vie urinarie:sono una situazione più frequente di quanto si pensi,ma  creano altri sintomi:inappetenza nel bambino di meno di un anno,disturbi urinari(soprattutto bruciore o dolore al momento di urinare) nelle  età successive.

ADENOVIRUS
 Di questi virus, che fino al 1953 non si conoscevano, ne esistono 47 sierotipi in grado di dare infezioni umane. Sono importanti per l’uomo perché sono fra i più comuni agenti che provocano infezioni delle prime vie respiratorie, soprattutto faringiti, tonsilliti (mal di gola) e laringiti. Le adenovirosi (infezioni provocate dall’adenovirus) in genere sono lievi e guariscono spontaneamente, spesso senza nemmeno dover prendere medicine, ma almeno per la metà dei casi sono asintomatiche, non provocano nessun disturbo cioè nessun sintomo.

I sintomi

I sintomi più comuni sono mal di gola, con difficoltà e dolore alla deglutizione per cui si tende a mangiare di meno, tosse secca, raffreddore, mal d’orecchie, febbre, talvolta raucedine, bocca secca o, al contrario salivazione abbondante. Questi sintomi durano da 3 a, massimo, 5 giorni. la diarrea, congiuntivite e anche la cistite emorragica cioè il bambino fa, anche per 1-2 settimane, la “pipì rossa” (si chiama ematuria), e ha dolore quando urina.

La cura

Una cura per gli adenovirus non esiste, ma è solo sintomatica (si dovranno curare i vari sintomi).

ADOLESCENZA.
La si può considerare suddivisa in tre fasi: adolescenza precoce o pre-adolescenza, che va da 10 a 15 anni; adolescenza propriamente detta, da 16 a 19 anni; post-adolescenza o adolescenza tardiva, da 20 a 25 anni. In questa fase è importante dare 3 tipi di rassicurazioni:

  • Accrescimento in statura: specificare che la fase “rapida” si esaurisce per i maschi a 17 anni e mezzo e per le femmine a 15 anni e mezzo.
  • I maschi temono, spesso anche inconsciamente di non avere i genitali in ordine, perciò è importante rassicurarli in tal senso.
  • Le femmine invece temono di essere sovrappeso, perciò andranno rassicurate sotto questo aspetto ed è utile fargli vedere i parametri riportati nelle tabelle (vedi), infatti nella maggior parte dei casi hanno un peso appropriato per l’altezza, anche se loro hanno una percezione diversa.

L’accrescimento in altezza non si arresta con il completarsi dello sviluppo sessuale, ma continua fino a raggiungere la statura definitiva prevista dal patrimonio genetico del soggetto.

 

Problemi veri o falsi degli adolescenti

I due problemi che angustiano moltissimo gli adolescenti  sono rispettivamente uno per i maschi e uno per le femmine. Vediamoli.
Le femmine pensano di essere sempre “grasse” cioè soprappeso perché si confrontano con le modelle che al contrario sono eccessivamente “magre”. Anche in questo caso il medico pesando e misurando la ragazza (e confrontando i valori con le apposite tabelle) spesso si accorge che è tutto in ordine.
I maschi temono di non avere i genitali in ordine cioè “normali” o di averli di dimensioni insufficienti, cioè troppo “piccoli”. Nella quasi totalità dei casi si tratta di un falso problema. Per fugare ogni dubbio basta che i genitori ne parlino con il proprio medico.
Un terzo problema riguarda i maschi ed è quello della ginecomastia, è lo sviluppo delle mammelle nel maschio provocato dagli ormoni. Nel 60-70% degli adolescenti, cioè in 2 su 3, le mammelle si ingrossano soprattutto fra i 14 e i 15 anni di età. Non è chiaro esattamente il meccanismo di un simile fenomeno, ma è probabile che sia dovuto ai cambiamenti della quantità di ormoni presenti nell’organismo e che variano proprio in occasione dello sviluppo sessuale. In genere è un fenomeno che preoccupa molto l’adolescente che teme una femminilizzazione o una omosessualità, cioè ha paura di “non essere normale”. Anche in questo caso il medico può rassicurare dicendo che entro 2-3 anni la ginecomastia regredirà spontaneamente nel 90% dei casi, ma se persiste per più di 2-3 anni si deve eseguire un’asportazione chirurgica dettata però solo da motivi estetici, e di conseguenza psicologici .non  medici.  L'intervento è indicato anche se le dimensioni superano i 5 cm (il fenomeno si chiama “macromastia”).

Ecco finalmente come controllare se l'aspetto a 18 anni va bene

Maschi

 

Femmine

1

2

3

5

5

 

1

2

3

4

5

166,5

170,5

174,5

179,0

182,5

Altezza (cm)

156,5

159,0

162,5

166,0

169,5

54,5

57,5

63,0

70,5

76,5

Peso (kg)

47,0

50,0

54,5

59,5

65,5

87,0

89,0

91,0

93,5

95,0

Altezza del tronco (dal collo al pube) cm

83,0

84,5

86,5

88,0

89,5

77,5

80,0

83,5

87,0

90,5

Circonferenza addome cm

66,5

69,5

72,5

76,0

81,0

26,5

27,0

28,0

29,0

30,0

Larghezza fianchi cm

26,5

27,0

28,5

29,5

31,5

32,0

33,5

35,0

36,5

38,0

Circonferenza gamba (al polpaccio)

31,0

32,0

33,5

35,0

37.0

L’aspetto va bene quando le sei misurazioni si trovano nella stessa colonna o, al massimo, in quella accanto (per la prima i valori possono risultare inferiori del 10% e per la quinta superiori del 10%). In caso di oscillazioni superiori, consultare il medico.

AEROSOL.
 L’aerosol viene usato spesso in modo inappropriato perché non si tiene presente che i farmaci somministrati per tale via “saltano” il naso. L’aerosol perciò è inutile in caso di tosse, mal di gola e raffreddore, otite, sinusite. Mentre è utile in caso di bronchiolite, asma, laringite, fibrosi cistica.
Nei casi in cui è indicato per fare bene l’aerosol la durata dell’inalazione deve essere di 5-10 minuti continuativi, cioè senza interruzione.
Distanza: se si usa la mascherina va posta a 2 cm di distanza dalla bocca.
La macchina è efficiente e funziona bene quando riesce a nebulizzare in 10  min 3 ml (corrisponde a 1 cucchiaino da caffè) di liquido, infatti il primo segno che indica che l’apparecchio sta perdendo efficienza è quando inizia a nebulizzare il liquido più lentamente. Questa prova va effettuata quando l’ampolla dell’apparecchio è piena, infatti un po’ di liquido (in genere 0,8 ml) resta sempre nel fondo dell’ampolla.
L’ampolla va lavata con acqua corrente ogni volta che viene usata e va sostituita con una nuova dopo che sia stata usata 100 volte, infatti l’uso potrebbe usurarla e provocare un allungamento del tempo di nebulizzazione.
I genitori non devono usare di propria iniziativa l’aerosol, soprattutto proprio nelle infezioni delle vie respiratorie superiori: è importante ricordare l’inutilità di tale trattamento.

 

AFTE (“bollicine”).

 Sono piccole ulcere. All’inizio il bambino ha bruciore all’interno della bocca, ma non ci sono lesioni, poi si ha un arrossamento delle gengive e in circa 24 ore si formano le afte: sono di aspetto rotondeggiante, di diametro inferiore a mezzo centimetro, dolorose, vuote al centro con il fondo giallastro e i bordi arrossati.

Si ha guarigione in una settimana senza dover assumere farmaci.

AGLIO.
Una componente dell’aglio, l’allicina, ha una potente capacità di uccidere i germi cioè svolge la stessa azione degli antibiotici, mentre l’estratto di cipolla è inefficace. Si tratta soprattutto di una curiosità, ma questa pianta bulbosa rispunta fuori nella terapia di alcune malattie, dopo che gli è giustamente stata negata la capacità di eliminare i parassiti intestinali che era una vecchia e radicata credenza popolare.
Vietato invece applicare l’aglio sulla pelle dei polsi: si tratta di una credenza popolare secondo cui abbasserebbe la febbre, ma può determinare una grave dermatite.

AL BISOGNO.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: da usare quando c’è… (indicare il sintomo).

ALCOOL.
Anche se l'alcol inizia a essere dannoso fin dal momento del concepimento (lo avevano osservato perfino i medici nell'antichità) il periodo a maggior rischio, sia per l'abuso che gli incidenti correlati è quello dell'adolescenza,ma fondamentale il ruolo della famiglia, in grado di agevolare o allontanare l’uso delle bevande alcoliche. Ecco allora cosa devono fare i genitori.
   Non bere bevande alcoliche nemmeno durante i pasti, sia perché l’alcol è, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una droga e non un alimento, sia perché l’abitudine a bere bevande alcoliche si acquisisce in famiglia quando anche “i grandi bevono”, per emulazione degli adulti, per curiosità o per desiderio di assaporare un nuovo gusto.
   Non dare nemmeno piccole quantità di alcol ai ragazzi, spiegandogli che durante la crescita tali bevande possono, anche se assunte in scarsa quantità, interferire negativamente sull’organismo.
   Far capire che, ad una festa, ci si può divertire anche senza bere alcolici o ubriacarsi e che
Non è vero che: l’alcol “riscalda”, ha un effetto sedativo, né che chi beve è forte e coraggioso, ma anzi si deve spiegare che il ricorso all’alcol è una “stampella psicologica” per chi è debole o depresso. L’assunzione di alcol è considerata una condotta additiva, cioè un comportamento che si discosta dalla normalità ed è un sintomo della depressione. (Vedi anche depressione)..
L’intossicazione acuta
Per avere un'intossicazione acuta, perciò molto di più della semplice ebbrezza, basta assumere piccole quantità di alcol etilico: 5 ml (cioè l'equivalente del contenuto di un cucchiaino da thè) di liquore, oppure 10 ml (un cucchiaio da minestra) di vino, o 30 ml (tre cucchiai) di birra, moltiplicati per ogni chilogrammo di peso corporeo.  Infatti un bambino di 1 anno, del peso di 10 chilogrammi, fu ricoverato in ospedale, in uno stato simile al coma, perchè, il giorno di Pasqua, aveva succhiato tante volte il dito pollice dopo averlo immerso nella coppa di spumante degli invitati!
Il feto e il neonato hanno sviluppato incompletamente molte funzioni biologiche, con il risultato dì avere un'attività ridotta, perchè l'organismo è ancora in una fase di formazione.  Tra queste anche quelle degli enzimi che servono ad elaborare le varie sostanze, tra cui l'alcol etilico che per questo risulterà tossico per il feto essendo in grado di attraversare la placenta quando venga assunto dalla madre.  Uno di questi enzimi è l'alcoldeidrogenasi che serve a trasformare l'alcol etilico in acetaldeide togliendogli due atomi di idrogeno e che è presente in quantità misurabili solo dal secondo mese di vita, ma con una funzionalità nettamente inferiore rispetto all'adulto e che, anche in questo caso, si svilupperà progressivamente.
Basterebbe questo a far capire come tutti i soggetti in età evolutiva non debbano assumere bevande alcoliche, ma va anche ricordato la facilità con cui se ne crea una dipendenza fisica, infatti negli adolescenti è sufficiente un uso quotidiano della durata di alcune settimane perchè la sospensione provochi una crisi di astinenza che si verifica entro otto ore e che, se non si effettua nessun trattamento, dura anche fino a due giorni.
Infine un consiglio: se ci si accorge che è stato assunta, volontariamente o accidentalmente, una quantità eccessiva di alcol è bene far vomitare immediatamente il soggetto, infatti l'assorbimento di questa sostanza è molto rapido ed è compreso in un arco di tempo che va da 30 minuti, se l'ingestione è avvenuta a digiuno, fino a 2 ore se si è verificata dopo il pasto.

ALIMENTAZIONE.
Per mettere tutti d’accordo, figli, genitori, pediatri e, naturalmente, la salute, basterebbe preparare ai bambini e adolescenti solo i cibi che piacciono loro di più, variarli durante la settimana, in modo che non vengano a noia. Il medico dovrà indicare ai genitori quali cibi sono controindicati al bambino o all’adolescente (facciano effettivamente “male”). I genitori devono prima di tutto modificare due atteggiamenti: non pensare che, se il bambino non mangia, loro non sono all’altezza del proprio compito, cioè siano “cattivi genitori” e che, se il bambino mangia poco, si nutre con difficoltà e perciò si ammali più facilmente.
La verità è un’altra: “cresce sano chi mangia libero” ed è la filosofia giusta per guardare all’alimentazione di bambini e adolescenti e che è proprio quella che riesce a mettere tutti d’accordo.
Iniziamo dai bambini: si sa che, se sono circondati dai cibi più graditi, disponibili in abbondanza e lasciati liberi di prendere quello che vogliono, anche se mangiano di più a un pasto, si limiteranno al successivo, ma alla fine della giornata, avranno introdotto la quantità giusta (né più né meno) di calorie; perciò, visto che sanno regolarsi da soli, non insistiamo a farli mangiare quando sono più svogliati a tavola, ma l’unica cosa di cui i genitori devono preoccuparsi è di preparare i cibi che piacciono ai bambini, evitare i meno graditi e, soprattutto cucinarli con cura, mai in modo affrettato o trascurato. Bambini e adolescenti, come gli adulti, sono buongustai, perciò non amano i piatti da “ospedale”, come la paillard o la minestrina in brodo, mentre gradiscono la pizza, che, oltretutto, è un ottimo piatto unico, la pastasciutta condita con l’olio e vanno matti per le patate fritte, che, contrariamente a quanto si crede, non solo non fanno male, ma sono un ottimo alimento, tanto da essere consigliate anche in alcune malattie. Non è neppure vero che ai bambini non piacciano le verdure: prima di tutto ce n’è sempre un tipo di solito gradito e sta ai genitori scoprirlo, ma il passato di verdura e l’insalata e, fra i legumi, i piselli, in genere, sono ben accettati.
L’equivoco più grosso nasce con la carne: non è vero che va mangiata tutti i giorni, ma solo tre - massimo cinque - volte alla settimana, invece i bambini ne assumono sempre troppa, e spesso svogliatamente, tanto che alla fine molti si “disgustano” così tanto verso il cibo che diventano inappetenti. La carne, effettivamente, anche fra gli adulti, è il cibo meno “appetitoso”, però ai bambini, in genere, piace la coscia del pollo, il polpettone, ma, se proprio non la vogliono, non ci si deve preoccupare e tanto meno insistere, perché si può sostituire tranquillamente con uova, pesce e formaggi. Perciò, se non vogliono la carne, diamogli il parmigiano: i risultati sono identici e si evitano arrabbiature.
Ma il compito dei genitori non finisce qui, perché devono garantire durante il pasto un ambiente tranquillo, rilassato e sereno, senza litigi o argomenti i conversazione particolarmente coinvolgenti, tenendo il televisore spento e interessandosi anche al bambino o all’adolescente.
Il pasto non deve essere mai affrettato, ma gli si deve dedicare un tempo sufficiente e la preparazione dei cibi e dei vassoi non deve essere mai affrettata, così l’apparecchiatura della tavola mai trascurata e sciatta.
Infine, visto che, dopo aver compiuto un anno, il bambino può assumere praticamente ogni tipo di cibo, a tavola tutti devono avere gli stessi cibi e, naturalmente, genitori e figli devono mangiare, quando è possibile, insieme.
Per i bambini avere le stesse pietanze degli adulti offre un altro vantaggio, quello di assicurare una sufficiente rotazione dei cibi che garantisce il giusto apporto dei vari principi nutritivi, così ai genitori basta far mangiare più pesce e meno carne, e frutta e verdura sia a pranzo che a cena.

Il decalogo riassuntivo

Per crescere bene un bambino deve mangiare ciò che vuole, ma deve seguire queste 10 regole:
1)   la televisione non va d’accordo con il cibo: deve essere spenta durante i pasti
2)   non si deve mai mangiare al di fuori di questi cinque pasti: colazione, spuntino a metà mattina, pranzo, merenda e cena
3)   la prima colazione deve essere sempre consumata: l’ideale è latte o yogurt con biscotti, pane o marmellata e cereali secchi
4)   la merenda deve essere “leggera”, in modo che il bambino
5)   arrivi a cena con appetito
6)   può bere a volontà; l’acqua (va bene anche quella gassata).
7)   sia a pranzo che a cena deve sempre mangiare verdura e frutta
8)   si devono evitare i cibi troppo salati, (favoriscono l’ipertensione) o troppo dolci, per evitare la carie dentale, l’obesità e il diabete.
9)  la carne va mangiata solo tre, massimo quattro, volte la settimana. Il pesce tre volte, mentre salumi, uova, formaggi rispettivamente due volte alla settimana; ad un pasto un piatto unico (pasta, riso o farro con fagioli, ceci o lenticchie

10) pizza e patate fritte sono sempre graditissime e fanno anche bene.

Mai forzare il bambino
È sbagliato il comportamento di quelle mamme che tenendo in mano un piatto e una forchetta seguono il proprio figlio che non vuole mangiare sperando che così introduca un po’ di cibo.
Il rischio di questo comportamento è che il bambino interpreta il cibo come una imposizione e qualcosa da conceder o meno alla mamma a seconda che si voglia gratificarla o al contrario opporsi. Alla fine il bambino diverrà inappetente, perché non avrà mai scoperto il gusto di mangiare, diverrà un inappetente e mangiando poco diverrà “magro”.
All’opposto un simile comportamento può favorire anche l’obesità perché il bambino se anziché opporsi alla madre, la vuole gratificare e mangia più del necessario, assumerà una quantità maggiore di calorie rispetto alle proprie necessità, e diverrà se non obeso sicuramente sovra-peso. (Per parlare di obesità il bambino deve avere un peso superiore del 20% rispetto a quello reale).
I bambini sono in grado di autoregolarsi da soli. Se viene dato loro cibo in abbondanza, anche il doppio del necessario, ne mangiano una quantità giusta con una media di calorie per ogni chilogrammo di peso corporeo appropriata per l’età. È dimostrato anche che i bambini non mangiano in modo uguale a ogni pasto, ma che si regolano da soli secondo la “fame”: ma, alla fine della giornata, il totale delle calorie introdotte è sempre quello giusto.
In conclusione è giusto che il bambino mangi secondo il proprio “appetito” che varia nei diversi momenti della giornata, e la madre gli cucini i cibi che preferisce, senza insistere infatti la “fame” la sente lui e non la mamma! I genitori anziché preoccuparsi della quantità totale dei cibi (abbiamo visto che il bambino mangia quando gli serve) dovrebbero interessarsi più della natura dei singoli componenti della dieta.
La situazione.
Ormai in Italia i comportamenti alimentari si sono uniformati fra nord e sud e città e campagna. Ecco l’analisi di cosa mangiano in eccesso o in difetto bambini e adolescenti:

  • in eccesso i lipidi (grassi),
  • pochi grassi di origine vegetale,
  • troppe proteine
  • poco calcio
  • poche fibre e pochi acidi grassi polinsaturi (essenziali)
  • in quantità insoddisfacente ferro, vitamine e acidi grassi monoinsaturi.

ALIMENTAZIONE D’ESTATE.
 Chi ama il giardinaggio sa che le settimane centrali dell’estate rappresentano brutti momenti per le piante, perciò si devono innaffiare abbondantemente e rimandare a settembre la maggior parte degli interventi.
Per bambini e adolescenti la situazione è analoga: rimandiamo a settembre l’educazione alimentaree preoccupiamoci solo che bevano in abbondanza e per “invogliarli a mangiare” prepariamogli cibi appetitosi.
I genitori devono attendersi che i figli d'estate mangino meno soprattutto per 3 motivi: 1) il caldo deprime l’appetito, come, al contrario, il freddo lo fa aumentare; 2) il cambiamento di ambiente e di abitudini, la scuola chiusa, i genitori in ferie, una nuova baby sitter o i diversi compagni dei campi estivi, senza pensare al nuovo ambiente per chi è in vacanza, sono tutti elementi di novità, che fanno “mangiare meno” il bambino piccolo rifiuti il cibo, perché non gli è presentato nel modo consueto, mentre nel bambino più grande e nell’adolescente lo stress dovuto a questi cambiamenti determina uno dei sintomi più classici: l’inappetenza; 3) soprattutto nelle femmine, dagli 11-12 anni in poi, può aumentare la voglia di “fare la dieta”, perché, come è ovvio, si confrontano con le coetanee e i personaggi dello spettacolo e, nella maggior parte dei casi non si trovano proprio “in linea”. Di fronte a questa situazione i genitori spesso commettono l’errore di insistere perché i figli mangino, sia perché hanno paura che nel momento in cui stanno molte ore all’aria aperta e fanno più movimento, gli possa mancare l’energia necessaria, sia perché, ora che sono più liberi dagli impegni di lavoro, pensano di utilizzare il maggior tempo a disposizione, per occuparsi dei figli, insegnargli i comportamenti giusti.
Gli obbiettivi dei genitori, invece, sono due:
-    cercare di far bere il figlio il più possibile, per evitare anche quelle forme iniziali di disidratazione che si verificano con più facilità di quanto si possa ritenere;
-    il secondo obbiettivo è educativo: si deve affrontare nel modo giusto questo transitorio periodo di difficoltà di alimentazione e di inappetenza, per evitare che, forzando il bambino a mangiare, proprio ora che gli fa caldo e non ha fame, possa disgustarsi del cibo con il rischio che gli si determini una inappetenza che perduri anche dopo queste settimane critiche, perciò non forzatelo a mangiare, ma offritegli i cibi che gli piacciono di più.

Il Test per i genitori
Se si tengono presenti queste informazioni, non ci saranno problemi per l’alimentazione d’estate, ma ora vogliamo aiutarvi ad applicarle nella pratica quotidiano, perciò abbiamo dato la risposta alle 12 domande più frequenti che si pongono i genitori, ma c’è di più, contando le risposte esatte, alla fine otterrete un punteggio che vi indicherà come sapete “alimentare” vostro figlio e che tipo di genitori siete.
Le dodici affermazioni possono essere vere o false: pensate qual è la risposta giusta.

  • “Non bere troppo, perché altrimenti sudi”.

2)   “Il latte è da preferire a una bibita analcolica”.
3)   “Per la prima colazione non è necessario prendere qualcosa di caldo”.
4)   “Per la merenda è sufficiente il gelato”.
5)   “Se a pranzo o a cena vostro figlio dice che non ha fame, è giusto lasciare che non mangi, anche se ha fatto molto sport”.
6)   “Se vostra figlia adolescente proprio durante l’estate vuole fare la dieta, è rischioso impedirglielo”.
7)   “È giusto non mandare dopo cena i propri figli adolescenti al fast food o a mangiare la pizza”.
8)   “Durante le passeggiate in montagna non si deve bere troppo”.
9)   “Non si deve mangiare troppo cocomero, perché è caloroso”.
10) “È sufficiente mangiare la carne tre volte alla settimana”.
11) “I fritti d’estate fanno bene”.
12) “Ora che bambini e adolescenti mangiano meno sono necessari i farmaci che stimolano l’appetito, per evitare che si determinino carenze di qualche principio nutritivo”.

Ecco le risposte. 
Le risposte

  • FALSO. Il rischio è che introduca una quantità insufficiente di liquidi, perciò di acqua e possa disidratarsi anche se in forma lieve e per la specie umana il rischio è maggiore perché  il “recupero” avviene lentamente, infatti non si riesce, bevendo, a introdurre subito tutti i liquidi che sono necessari, a differenza del cane, del gatto, del cammello e di altri animali, che riescono sempre a bere tutta la quantità di acqua di cui hanno bisogno. Bambini e adolescenti perciò devono bere a volontà per poter reintegrare le perdite di liquidi.

2)   FALSO. Il latte è un alimento e non una bevanda.
3)   VERO. Soprattutto nelle giornate afose bambini e adolescenti rifiutano i cibi caldi (per esempio il latte o il tè) anche per la prima colazione. Per evitare che saltino la prima colazione che, invece, è fondamentale basterà fargli scegliere ciò che vogliono. I genitori possono proporre yogurt, prosciutto e melone, succhi di frutta, latte freddo, eventualmente con cereali secchi.

  • VERO. La risposta ce la suggeriscono alcuni numeri: la merenda deve fornire il 10% di tutte le calorie necessarie ogni giorno, perciò 120 a due anni, 150 a quattro, 170 a sei, 200 da otto anni a dodici, circa 250 nell’adolescente, mentre 100 gr di gelato fiordilatte contengono 218 calorie, mentre il tipo alla frutta 165 (un cornetto confezionato pesa circa 70 gr). Va bene sia quello artigianale che confezionato e visto che piace praticamente a tutti i bambini, che problema c’è?
  • VERO. Quando si fa sport aumenta l’appetito, ma non è necessario seguire diete particolari né assumere integratori vari, però, considerando che il caldo, al contrario, fa diminuire l’appetito, è rischioso forzare i figli a mangiare, infatti il cibo diventa quasi una “punizione” con il rischio che si determini una inappetenza che si protragga anche nei prossimi mesi. La soluzione: preparargli cibi “appetitosi” e lasciarlo libero di mangiare ciò che vuole.
  • VERO. La maggior parte delle femmine dai 10 ai 17 anni presenta dei notevoli mutamenti nel proprio corpo, ma quasi tutte vorrebbero essere più belle e snelle; è inevitabile che d’estate, soprattutto facendo il confronto con le coetanee in costume da bagno, ognuna vorrebbe essere diversa e, secondo loro, un sistema per migliorare il proprio aspetto è proprio quello di “fare la dieta”. Il rischio è che se i genitori insistono perché la figlia mangi, il cibo acquista ancora più importanza, può darsi che diventi un terreno di scontro con i genitori e potrebbe anche aprire le porte all’anoressia e alla bulimia. Più i genitori si disinteressano all’alimentazione della figlia, più probabilità ci sono che in poco tempo riprenda a mangiare normalmente.

7)   FALSO. Dal punto di vista nutrizionale i pasti principali sono cinque, perciò non dovrebbe mangiare dopo la cena, però, poiché per gli adolescenti è importante identificarsi nel gruppo dei coetanei e per questo seguire le mode, capire che si è accettati nel branco, i vantaggi psicologici sono superiori agli errori di alimentazione.

  • FALSO. Quando l’esercizio fisico è intenso e soprattutto quando fa molto caldo si deve bere prima della partenza e poi ogni 20 minuti, senza aspettare di avere sete.

9)   FALSO. Il cocomero contiene moltissima acqua (95,3%), poche calorie (15 in 100 gr), mentre piace al 92% di bambini e adolescenti, perciò “fa bene”.
10) VERO. Si dovrebbe mangiare la carne tre-quattro volte la settimana, perciò, visto che quasi sempre è poco “appetitosa”, questo è un motivo in più perché, d’estate, non gli venga offerta troppo spesso, anche perché può essere sostituita con uova, formaggio e pesce.

  • VERO: i fritti (si possono iniziare a far mangiare dal 3° anno di età) in genere sono molto appetitosi, perciò sono proprio utili in questo periodo, in cui si mangia meno; l’unica indicazione è di scegliere l’olio extravergine di oliva o di girasole, da usare una sola volta.
  • FALSO. Non è necessario. La diminuzione dell’appetito è provocata dal caldo, perciò basta aspettare che la temperatura si normalizzi e bambini e adolescenti ritorneranno a mangiare come prima (chi più chi meno), perciò, essendo un fenomeno transitorio, le eventuali carenze verranno reintegrate successivamente. Il miglior sistema per stimolare l’appetito, invece, è di far svolgere attività fisica, perciò anche se fa caldo, vita all’aria aperta, sport e movimento in generale, e limitare al massimo tutte le attività sedentarie, prima fra tutti guardare la televisione e, naturalmente, come abbiamo già detto, preparare i cibi più graditi.

Il risultato.
Se avete risposto esattamente
l   a meno di 4 domande, siete un genitore troppo apprensivo e protettivo nei confronti di vostro figlio, perché avete paura che possa ammalarsi o che qualcosa possa danneggiarlo. Se vostro figlio è inappetente è probabile che in passato lo abbiate forzato troppo a mangiare e che gli abbiate preparato cibi poco invitanti. Rileggete l’introduzione e le risposte alle varie domande poi eseguite nuovamente il test.
l   da 5 a 8 domande, alcune informazioni che avete sono basate su credenze popolari ormai superate. Dovete cercare di prendere vostro figlio “per la gola” e lasciarlo un po’ più libero anche nell’alimentazione, in modo che possa sviluppare la propria personalità. Dovete rileggere le risposte che avete sbagliato e seguire i consigli riportati nel box.
l   Da 9 a 12 risposte esatte. Probabilmente avete un colloquio aperto con vostro figlio, ci sapete parlare nel modo giusto, motivandogli le vostre scelte. Una delle sensazioni più importanti che riuscite a trasmettere a vostro figlio è che siete perfettamente in grado di condizionare l’ambiente, di dominare le situazioni e avere la risposta giusta e adeguata ad ogni situazione. Per questo vostro figlio ha fiducia in voi. Continuate così: rileggendo le risposte alle domande che avere sbagliate, imparerete qualcosa di più, ma certamente non verrà modificata la vostra linea educativa di genitore.

 

Afa? Ecco cosa mangiare
Ogni mamma conosce i gusti dei propri figli, piccoli o grandi che siano; prepari, perciò, i cibi più graditi, quelli più “freschi” per il pranzo, riservando per la cena i “piatti caldi”. Qualche nuova idea la possono trovare anche nell’elenco che ho preparato, dove sono riportati i cibi che piacciono di più alla maggior parte dei bambini. Come si noterà sono i più semplici: fino a sei-sette anni il bambino vuol riconoscere ciò che mangia, per questo la pasta deve essere “bianca” ed ecco perché i piselli sono sempre ben accetti, infatti se ne individua la forma, ancora più simpatica, perché assomiglia ad una pallina. Un altro requisito è di prendere in mano il cibo e infatti la coscia del pollo è la più scelta. Nel bambino più grandicello e nell’adolescente si può fare qualche concessione in più: scegliere, per esempio il ketchup, attualmente di gran moda e che serve a far accettare i vari cibi e a rendere il pasto familiare un po’ simile a quello del fast food. Ecco allora la nostra proposta.
Pranzo
-    pasta o riso con olio di oliva (ai più grandi piace anche al pomodoro o al pesto), condita con parmigiano
-    pizza a scelta
-    melone con prosciutto crudo
-    prosciutto cotto
-    bresaola
-    uova sode
-    ricotta o parmigiano
-    mozzarella e pomodori freschi (agli adolescenti si può aggiungere basilico, in modo da fare l’insalata caprese)
-    patate fritte
-    insalata condita con olio di oliva in abbondanza, poco sale e aceto (è preferibile prima sciogliere separatamente i vari condimenti e poi versarli sull’insalata per evitare che qualche parte contenga troppo sale o aceto e perciò venga rifiutata)
-    pomodori freschi
-    ortaggi freschi intinti con olio e sale
-    per frutta, cocomero e uva
-    per i bambini di meno di sei anni si può dare la pesca preparata come per un gioco: andrà praticato un taglio orizzontale circolare come l’equatore e poi tanti tagli verticali come i meridiani, poi l’adulto afferrerà la parte superiore e quella inferiore, ruotandole in senso inverso, in maniera che si stacchino dei piccoli cubetti di pesca.
-    la frutta può essere sostituita con un succo o spremuta di frutta, macedonia, yogurt (magro o alla frutta secondo i gusti)
Cena
-    passato di verdura
-    pollo arrosto (soprattutto la coscia)
-    hamburger (agli adolescenti per renderlo più invitante, prepariamoglielo più simile a quello del fast food, eventualmente lo si può mettere in mezzo a un panino, a cui potrà essere aggiunto il ketchup, formaggio e insalata
-    fritti (dopo i due anni di età); dai sei anni in poi, ma soprattutto per gli adolescenti si possono friggere dei piccoli pezzetti di petto di pollo, cioè come sono preparate le crocchette al fast food
-    bastoncini di pesce fritti
-    piselli o zucchine lesse
-    oltre a tutti i cibi che abbiamo consigliato per il pranzo.

ALIMENTI.
Ripartizione settimanale (Quante volte alla settimana?)
Un bambino deve mangiare i vari tipi di cibo un numero determinato di volte alla settimana. Se mangia nel calcolo bisognerà integrare i pasti dell’asilo con quelli di casa: ecco la ripartizione settimanale:
carne                                                                                                  da 3 a 4 volte
pesce                                                                                                      3 volte
piatto unico di cereali e legumi
(per esempio polenta, pasta e fagioli, riso, pasta e ceci e piselli)           da 1 a 2 volte
formaggi                                                                                             da 1 a 3 volte
salumi                                                                                                 da 1 a 3 volte
uova                                                                                                   da 1 a 2 volte

ALITOSI.
Per i pazienti è più comprensibile se si dice: alito maleodorante.  Nel bambino non è dovuto a disturbi digestivi, ma origina da un’alterazione presente nella bocca, che va riconosciuta e risolta. La causa potrebbe essere una cattiva igiene orale o la presenza di carie o placche batteriche presenti nei denti. Un altro motivo, è la sinusite (Vedi), che è l’infiammazione dei seni paranasali che sono otto cavità, quattro a destra e quattro a sinistra del naso, con cui comunicano e si infiammano ogni volta che è presente il raffreddore. Alcune volte i batteri restano intrappolati all’interno e ne provocano l’infezione, cioè la “sinusite”, In questo caso i batteri producono pus, che esce dai seni paranasali e, passando dalla parte posteriore del naso, arriva nella gola, dove, soffermandosi, emana il cattivo odore proprio del pus, che poi esce dalla bocca. Quando il bambino sta disteso, questo pus, per forza di gravità, ha modo di accumularsi più a lungo ed è per questo che, al mattino, l’alito cattivo è più intenso che alla sera.
Che cosa fare
Per prima cosa, quando il bambino ha l’alito cattivo, si deve fargli lavare i denti tre volte al giorno dopo i pasti, usando uno spazzolino di media durezza. Se l’alito cattivo persiste, si dovrà farlo controllare dal dentista e, una volta concluse le cure odontoiatriche, se il problema non è ancora risolto, andrà portato dal pediatra, perché potrebbe trattarsi di sinusite e allora sarà necessario eseguire una cura con antibiotici, in alcuni casi anche ininterrottamente per quattro settimane. Se il bambino russa durante la notte l’alito cattivo potrebbe essere dovuto ad un disturbo della respirazione, perché si favorisce l’accumulo di muco nella gola e in questo caso sarà necessario consultare l’otoiatra.

ALLATTAMENTO AL SENO.
Il latte al seno protegge per molti mesi i bambini da gran parte delle malattie, per esempio quelle dell’apparato respiratorio, in particolare l’otite, che sono di gran lunga le più frequenti, le malattie dell’apparato digerente, delle vie urinarie, previene le allergie e favorisce lo sviluppo di molti organi e apparati, in particolare i bambini allattati al seno sono più intelligenti e con un miglior rendimento scolastico degli altri.
Il latte materno è il miglior alimento per il bambino durante i primi sei mesi di vita, e, visto che la natura non sbaglia mai, 98 donne su 100 possono avere il latte al seno. Il primo passo è perciò quello di capire come “non farsi andar via il latte”, ecco come:
Si inizia ad allattare
Si deve attaccare il bambino al seno subito dopo la nascita, prima lo fa, meglio è: è preferibile che la mamma lo prenda in braccio e l’attacchi ancora prima che al neonato venga fatto il bagno
Durante i primi giorni di vita il bambino dorme molto e succhia poco: molte madri temono che il figlio non riesca a star sveglio perché non mangia ed è stanco, ma non è così, infatti dopo essere stato fino alla nascita in una “dimensione” diversa, al buio e con rumori filtrati da un liquido, si deve adattare al “nuovo mondo”, la madre, perciò deve offrirgli il seno e non preoccuparsi di quanto mangi.

Le regole del latte al seno

La poppata non deve provocare dolore: se ciò avviene si deve consultare il medico.
L’allattamento al seno deve essere improntato alla massima libertà per il bambino: in media esegue una suzione al secondo, ma ci sono i forti succhiatori, che sono più “veloci” e i deboli succhiatori, che, al contrario, impiegano più tempo. I bambini devono poter mangiare quando vogliono e lo dicono alla mamma piangendo, infatti il pianto, soprattutto nei primi sei mesi di vita, è il modo con cui parla e comunica con l’ambiente, perciò la mamma deve attendere che il figlio gli chieda da mangiare, proprio con il pianto, che significa “ho fame”. Per questo il bambino non va mai svegliato quando dorme per dargli da mangiare, né ci si deve meravigliare se vuol mangiare spesso, talvolta anche ogni ora. La mamma deve stare tranquilla, tanto quando ha fame lo chiede da solo. Il bambino ci dice anche se ha mangiato a sufficienza, infatti se, dopo qualche minuto, si stacca da solo dal seno ed è tranquillo, cioè non piange più, oppure si calma dopo aver effettuato il “ruttino”, vuol dire che ha mangiato a sufficienza; se, invece, dopo un po’ di tempo, si stacca dal seno, piange, si agita, cerca con la bocca di attaccarsi nuovamente e non si calma, significa che ha ancora fame. Questo può avvenire nei primi giorni dopo la nascita, quando ancora non si è abituato a mangiare “bene” o quando ha mangiato meno durante una poppata, per esempio quando ci sono intorno al bambino, rumore, confusione, ma anche, in modo apparentemente inspiegabile, dopo i due mesi e mezzo, quando cioè il bambino aveva ormai “imparato a mangiare bene”. Questo fenomeno è facilmente spiegabile: fino a due mesi e mezzo il bambino è aumentato di peso, ma il latte proporzionalmente è divenuto più “nutriente”. Dopo tale età la concentrazione del latte, perciò il potere nutritivo resta costante, ma il bambino continua a crescere in fretta e ad aver più bisogno di maggior energia e, non potendo modificare la concentrazione del latte, lo prende più spesso, in modo che, alla fine della giornata, avrà acquisito la quantità giusta di calorie. Come si vede, il bambino decide da solo e lo fa sapere alla mamma, quando e quanto voglia mangiare: è per questo che oggi si sconsiglia di effettuare la doppia pesata, cioè pesare il bambino prima e dopo la poppata e, per differenza, valutare quanto latte ha preso, infatti si crea solo apprensione se si scopre che a qualche pasto il bambino mangi poco.

Da sapere: Il giusto modo di allattare
In genere la poppata non deve durare mai più di 10 minuti per mammella per i primi 15 giorni e 5 minuti per parte dopo le prime due settimane. Il bambino può alimentarsi anche succhiando il latte da una sola parte, comunque è sempre bene alternare la mammella da cui si inizia la poppata. Un buon sistema è di applicare una spilla nello spallino del reggiseno del lato da cui si è iniziata la poppata.
Per allattare va bene qualunque posto (è uno dei vantaggi del latte materno), ma un “po’ d’atmosfera” va sempre bene, perciò si deve individuare all’interno della propria abitazione una zona tranquilla, lontano dai rumori e ci si porterà una sedia o una poltrona piuttosto bassa, con i braccioli, possibilmente comoda.
Il bambino deve essere preso in braccio e sistemato sul fianco rivolto verso la mamma: il viso si deve trovare esattamente di fronte al seno, in modo che il naso si trovi di fronte al capezzolo, in modo che non debba voltarsi per succhiare il latte. il resto del corpo deve essere attaccato a quello della mamma.
Gli si dovrà introdurre in bocca l’intero capezzolo e gran parte dell’areola; deve essere più la parte scoperta dell’areola che si nota sopra il capezzolo, rispetto alla parte inferiore. Il labbro inferiore deve essere ripiegato sul mento; in caso contrario si deve staccare il bambino dal seno e riprovare.
A questo proposito ricordiamo che, per interrompere la suzione, basta introdurre nella bocca del bambino il mignolo della mamma: in questa maniera si staccherà; comunque si deve interrompere la poppata solo in  casi eccezionali, infatti anche agli adulti non piace alzarsi da tavola per rispondere al telefono.

Per la mamma
La massima libertà c’è anche per la mamma: oggi si è stabilito che, durante la gravidanza e l’allattamento può mangiare tutto ciò che vuole, compreso latte, formaggi, uova, pesce e noccioline, cioè i cibi che più facilmente provocano allergia; può condurre una vita normale, truccarsi, tingersi i capelli, abbronzarsi, anche in topless, se vuole, e può allattare dove vuole, infatti è sufficiente che si lavi il seno una volta al giorno e sempre dopo la poppata (il bambino riconosce l’odore della pelle della mamma, che lo aiuta ad iniziare la suzione). In particolare non si deve creare troppi problemi con l’alimentazione, deve assumere ogni giorno solo 500 calorie in più che corrispondono a una porzione di insalata di riso, o una porzione abbondante di patate fritte o una mozzarella e mezzo. Comunque la mamma può stare tranquilla perché la concentrazione del latte è sempre buona, infatti l’organismo si priva eventualmente delle sostanze per passarle nel latte e darle al bambino;  è per questo che oggi non si effettua più l’analisi del latte. Può iniziare a prendere la pillola contraccettiva dopo cinque settimane dal parto. Nemmeno quando tornano le mestruazioni si avrà un’alterazione o diminuzione del latte al seno.

È noto che la corretta informazione è uno dei principali mezzi per la promozione dell’allattamento al seno.
Ecco i cinque concetti più convincenti per una donna, numerati in ordine decrescente di importanza.

    • L’allattamento al seno è un momento fondamentale perché si instauri un rapporto sano ed equilibrato tra la mamma e il suo bambino.
    • Il latte della mamma protegge il bambino dalle infezioni perché contiene anticorpi contro batteri e virus, oltre a tutte le sostanze che sono necessarie per la crescita.
    • Il latte della mamma è il più digeribile per il bambino e non causa allergie alimentari.
    • Il latte della mamma costa poco! e si può risparmiare fino a 200 euro al mese!).
    • Il latte della mamma è sempre pronto, pulito, a temperatura ideale, non va mai a male, è comodo anche in viaggio.
  • Controindicazioni vere (chi non può allattare)

‑ infezioni da virus dell’AIDS (sieropositività o malattia conclamata)
‑ malattie materne gravi (cuore, reni, tiroide, mentali, tubercolosi)

  • uso di droghe pesanti
  • assunzione solo di alcuni farmaci, soprattutto tranquillanti o i prodotti per dormire. Per l'elenco completo vedi box di seguito:

Quali farmaci può assumere la donna che allatta?  Anche se  nell'80% dei foglietti illustrativi dei farmaci c'è scritto che il prodotto è controindicato in gravidanze e allattamento, nel 18% non c'è scritto nulla e solo nel 2% dei casi c'è l'indicazione che il farmaco può essere assunto anche dalla donna che allatta i farmaci da non assumere durante l'allattamento sono pochi.
Ecco le situazioni più frequenti.

I TRE CASI IN CUI NON SI PUÒ' ALLATTARE
1 -     I farmaci antitumorali non vanno assunti dalla mamma che allatta, ma, per fortuna, si tratta di situazioni estremamente rare e soprattutto la madre che deve eseguire una cura in caso di tumore non viene fatta allattare principalmente per toglierle una situazione che potrebbe essere per lei debilitante.
2 -     Farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, soprattutto ansiolitici, benzodiazepine, compreso quei farmaci ansiolitici, al primo posto le "gocce" che spesso vengono assunte dalla madre, soprattutto nelle settimane successive al parto. Questo tipo di farmaco passa nel latte e può sedare il neonato, che al contrario  ha bisogno di essere particolarmente "vivace" per far iniziare a funzionare il proprio organismo. Il rischio dell'uso di questi farmaci durante l'allattamento è quello che spesso la madre li assume in modo prolungato, così da sedare a lungo il bambino che perciò avrà all'inizio una tendenza a mangiare meno e in seguito anche una minor funzionalità di cuore e polmoni.
3 -     Anestesia generale. I farmaci che "addormentano" la madre potrebbero farlo anche con il bambino, ma anche in questo caso non c'è nessun pericolo, infatti gli anestetici durano solo il tempo necessario all'intervento, periodo in cui il bambino non viene dato alla madre per essere allattato.

I SETTE CASI IN CUI SI PUO' ALLATTARE
1 -     Anestesia locale. E' quella che viene richiesta soprattutto per cure odontoiatriche. Si chiama "locale" proprio perché resta circoscritta nella zona dove viene praticata, infatti per maggior sicurezza viene sempre iniettato contemporaneamente un farmaco vasocostrittore che tiene ulteriormente circoscritto il farmaco, perciò non c'è nessun pericolo che l'anestetico arrivi nel latte e perciò al bambino.
2 -     Antibiotici. Passano nel latte a concentrazioni diverse da farmaco a farmaco, ma non sono tossici per il bambino, infatti in caso di malattia anche un neonato viene curato con antibiotici.
3 -     Ormoni tiroidei. Passano nel latte ma non raggiungono mai concentrazioni tali da essere tossici per il bambino.
4 -     Antinfiammatori. Il farmaco che si può usare con assoluta tranquillità è l'Ibuprofene, per gli altri non ci sono informazioni  esatte. L'acido acetilsalicilico (Aspirina) va usato solo su indicazione del medico, infatti se si assume a lungo può determinare una reazione acida nel latte al seno.
5 -     Insulina. Viene usata in caso di diabete della madre. Passa nel latte, ma essendo una proteina, viene "digerita", cioè distrutta, dall'apparato digerente del bambino. Per questo motivo nel paziente diabetico l'insulina va somministrata sotto cute e non per bocca.
6 -     Eparina. E' una situazione analoga all'insulina: l’eparina è un polisaccaride (è uno zucchero) usato come prevenzione e cura di alcune malattie dei vasi sanguigni e della circolazione. Se l’eparina viene somministrata alla madre  passa nel latte, ma l'apparato digerente del bambino la “digerisce” cioè la distrugge. Proprio per questo  ,per evitare che venga distrutta dall’apparato digerente del paziente viene somministrata per flebo o sottocute.
7 -     La donna che allatta può eseguire le radiografie? . Si in qualunque parte del corpo, infatti il latte al seno non potrà mai produrre raggi X.

  • Controindicazioni false (in questi casi la donna può allattare contrariamente a quello che si ritiene)

‑ anemia (vera o presunta) della madre
‑ problemi oculari, in particolare miopia della madre
‑ capezzoli rientranti
‑ ricomparsa delle mestruazioni
‑ nuova gravidanza della madre
‑ ittero da latte materno.
L’allattamento al seno, se dura almeno tre mesi, protegge la donna dal carcinoma della mammella, in particolare che tale effetto positivo aumenta ulteriormente per ogni figlio nutrito con latte materno almeno per tre mesi, mentre non c’è nessuna relazione con l’età del primo parto o l’interruzione della lattazione con i farmaci.

 

Percentuale bambini allattati al seno in Italia

La tabella è stata elaborata facendo una media dei dati raccolti nelle varie ricerche italiane. Va interpretata ricordando che il 98% delle donne può allattare al seno.

ETA’

ITALIA

NORD

CENTRO

SUD e ISOLE

Nascita

85

81

89

81

1

70

72

78

56

2

60

67

67

45

3

50

50

53

39

4

41

42

45

34

5

38

35

38

30

6

30

30

33

28

 

Doppia pesata
La "doppia pesata" non va fatta mai. Molti genitori si domandano: “se non pesiamo il bambino come facciamo a sapere se mangia abbastanza?”
Le varie possibilità si possono rapportare a due casi "tipo":
1° CASO: se il bambino si attacca al seno per un totale di venti minuti e alla fine è tranquillo e si addormenta, vuol dire che va tutto bene e non c'è bisogno di dare latte artificiale in aggiunta.
2° CASO: se durante la poppata si stacca continuamente, piange, e alla fine è agitato, muove le gambine, non riesce ad addormentarsi probabilmente avrà ancora fame perché non gli sarà più sufficiente il solo latte che trova al seno.  In questo caso dovremo dargli una "giunta" con latte artificiale. 

Si può scegliere un prodotto del commercio.
Il latte in polvere si prepara sciogliendo un misurino (che si trova in ogni confezione) raso e non pressato di polvere ogni 30 gr. di acqua.  Si può usare qualunque tipo di acqua purché sia sterile, non gassata, conservata nel vetro.

Latte al seno e obesità
I bambini allattati al seno hanno una minor probabilità di divenire obesi, e più a lungo i bambini sono stati allattati dalla mamma, meno probabilità hanno di divenire obesi da adulti.
Quale potrebbe essere la spiegazione? La composizione del latte materno, che contiene sostanze più adatte all’organismo del bambino e che perciò stimolerà in modo più equilibrato l’organismo, soprattutto per quanto riguarda l’insulina (è l’ormone prodotto dal pancreas). Sicuramente molta parte la rivestirà anche il buon rapporto fra mamma che allatta e bambino allattato al seno e questo legame impedirà che la mamma veda con ansia il cibo e l’alimentazione del figlio e che, al contrario, ritenga i pasti e la suzione e perciò la masticazione, qualcosa di naturale e normale come durante la poppata al seno. Per il bambino l’alimentazione è qualcosa di naturale e piacevole, associata al contatto con la mamma, e perciò resterà, anche in questo caso, un fenomeno “naturale” e normale, senza perciò legare all’alimentazione il valore di punizione e di gratificazione.

Oggi, anche in base delle precise indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si fa continuare l’allattamento al seno, se il bambino lo desidera, fino a due anni.

ALLATTAMENTO ARTIFICIALE.


I consigli per chi usa il latte artificiale
Ecco un importante consiglio per i genitori dei bambini nutriti con latte artificiale: le mamme non devono sentirsi in colpa perché non possono allattare al seno e, soprattutto, devono imparare a lasciar libero il bambino di prendere dal biberon il latte che vuole, senza “misurarne” la quantità, infatti, con il biberon si controlla ad ogni pasto quanto latte assume il bambino e questo potrebbe essere uno dei rischi che, negli anni successivi, potrebbe far sviluppare l’obesità, infatti i genitori vorrebbero che i figli mangiassero sempre il più possibile e con il biberon, se gli sembra che abbiano assunto un po’ meno latte del solito (anche gli adulti non hanno fame sempre allo stesso modo) cercano di forzare il bambino a prendere un altro “sorso” e così, fin dalle prime settimane di vita, i bambini si abituano a mangiare più del necessario e non smettere quando hanno calmato il senso di fame e i genitori a forzare il bambino perché mangi di più.

ALLATTAMENTO MATERNO.
(vedi Allattamento al seno)

 
 
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